I Soen questa volta si sono superati. Con il nuovo “Lotus” Joel Ekelöf e compagni hanno scritto il disco più intenso e coinvolgente della loro carriera. E’ giunto il tempo di dimenticarsi dei continui paragoni con Opeth e Tool, perché la formazione svedese oggi ha raggiunto la piena consapevolezza dei propri mezzi ed è riuscita a scrivere canzoni in cui spicca una notevole personalità. ‘Progressive metal’ non significa solo Dream Theater, Ayreon o Symphony X, dopo “Lotus” anche i Soen reclamano a ragione il loro posto negli alti ranghi della scena musicale internazionale. Il cantante Joel Ekelöf e il batterista Martin Lopez ci raccontano la loro personale concezione di fare musica, di incanalare emozioni e di scrivere testi in grado di far riflettere chi sta all’ascolto.
AVETE IMPIEGATO CIRCA SEI MESI PER TRADURRE IN MUSICA LE VOSTRE EMOZIONI CHE SONO POI CONFLUITE NELLE NOVE CANZONI DI “LOTUS”. E’ STATO UN PROCESSO DIFFICILE?
– Joel Ekelöf: Da sempre noi cerchiamo di riversare le nostre mozioni nelle canzoni che scriviamo. Non siamo una band che scrive in modo distaccato o che parla di tematiche lontane da noi, come il fantasy, dove si possono trovare storie messe solo al servizio della canzone. Le emozioni aggressive come la rabbia oppure come l’amore, se consideriamo l’aspetto benevolo del termine ‘aggressivo’, non sono così semplici da tradurre in musica, c’è sempre il rischio di cadere nella banalità. Allora per prima cosa, quando viviamo certe emozioni, dobbiamo cercare di metabolizzarle noi stessi, cercare di capirle, solo dopo possiamo pensare di usarle per la nostra musica. Secondo noi la musica per emozionare deve derivare proprio da emozioni, il difficile è amalgamare questi due aspetti. In giro ci sono un sacco di musicisti che scrivono un pezzo dopo l’altro per mestiere, noi non riusciamo a lavorare in questo modo, perché così finiremmo per diventare solo degli intrattenitori, cosa che non vogliamo, non ci interessa. Ci deve essere un quid in più che riesca a rendere emozionante la nostra musica e ad arrivare al cuore di chi è all’ascolto.
IL FIORE DI LOTO SIMBOLEGGIA LA PUREZZA DI ANIMA E SPIRITO. AVETE SCELTO IL TITOLO DEL NUOVO DISCO IN QUESTI TERMINI?
– Joel Ekelöf: Diciamo che abbiamo scelto la parola “Lotus” perché ci ricorda qualcosa di oscuro e dolce contemporaneamente. Il sound delle nuove canzoni è oscuro, ma con un ascolto accurato ed una lettura dei testi approfondita emerge una forte positività. L’importante è non lasciarsi ingannare dalle apparenze, un ascolto distratto potrebbe indurre a considerale i brani come introspettivi, malinconici, ma così non è. Per quanto mi riguarda “Lotus” è uno dei dischi più positivi che abbiamo composto, al suo interno trattiamo temi sociali o argomenti legati allo spirito delle persone, ma in chiave di speranza e positività. Raccontiamo di come si possa cambiare una situazione, interiore o esteriore che sia, perché crediamo che l’essere umano, se consapevole, possa migliorare il proprio status a livello di spirito e di consapevolezza. Il concetto principale che vogliamo trasmettere è quello della crescita e della trasformazione interiore, per non lasciarsi scoraggiare da tutta la merda che ogni giorno dobbiamo affrontare a causa della situazione pessima che sta mettendo a dura prova l’umanità.
QUINDI VEDETE UNA LUCE ALLA FINE DEL TUNNEL? SIETE FIDUCIOSI NEI CONFRONTI DELLA FORZA CHE L’UMANITA’ POTREBBE MANIFESTARE PER RIALZARSI E MIGLIORARE LE COSE?
–Martin Lopez: Certamente, noi siamo ottimisti e positivi. Anche in passato l’umanità ha dovuto affrontare epoche molto buie, ma in qualche modo è sempre riuscita ad andare avanti e a cambiare le cose. Dovrebbe accadere un evento particolare per spingerci a cambiare il nostro modo di pensare e noi speriamo accada molto presto perché stiamo percorrendo una strada decisamente sbagliata.
VI SIETE PRESI UN GRANDE IMPEGNO NEL PARLARE DI QUESTI ARGOMENTI, CHE IN REALTA’ MOLTE ALTRE BAND STANNO TRATTANDO IN QUESTI ANNI.
– Joel Ekelöf: Noi come musicisti cerchiamo di diffondere un certo pensiero, anche se oggi per chi fa il nostro mestiere è molto difficile perchè non ci vengono date molte opportunità. Una volta era diverso, pensa a John Lennon, probabilmente il più grande di tutti i tempi, lui poteva parlare di certi argomenti anche perché gli veniva data questa possibilità. In gran parte è colpa della gente, perché sembra non dare più peso a certi argomenti, interessa solo comprare una macchina nuova, avere l’ultimo modello di iPhone o cose del genere, per il resto rimane distaccata. Questo distacco si traduce in un grande disinteresse verso temi più sociali. Noi comunque continuiamo per la nostra strada, anche se pochi ci ascoltano crediamo fortemente in ciò che proponiamo con la nostra musica. Noi in quanto artisti sentiamo di avere l’obbligo in un certo senso di porre questo tipo di tematiche all’attenzione di chi ci ascolta, come dicevo prima non ci interessa fare solamente intrattenimento. Siamo persone oneste e se scrivessimo un certo tipo di musica leggera andremmo contro alla nostra natura. Sentiamo giusto esprimere ciò che pensiamo e speriamo che ascoltandoci la gente inizi magari a riflettere.
POCHI MESI FA IL VOSTRO CHITARRISTA MARCUS JIDELL HA LASCIATO LA BAND. COSA E’ ACCADUTO?
– Martin Lopez: Non c’era nulla di personale nei suoi confronti, ci tengo a specificarlo. Marcus suona in un sacco di band differenti e questo lo porta a dover dividere le sue forze fra diversi progetti. Una band come i Soen richiede molto tempo e dedizione, cosa che Marcus non poteva garantire. Siamo stati molto fortunati a trovare un chitarrista come Cody Ford, sin dall’inizio si è integrato molto bene con noi perché viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda. Apprezziamo molto Marcus come persona e musicista, semplicemente le cose tra noi non hanno funzionato, al contrario di Cody con cui si è creata una grande alchimia.
IN PASSATO, PARLO DEL PERIODO IN CUI SONO USCITI DISCHI COME “COGNITIVE” E “TELLURIAN” SIETE STATI SPESSO PARAGONATI A BAND COME TOOL E OPETH.
– Martin Lopez: Visto che si parla di grandi band, noi non ci offendiamo di certo se qualcuno ci paragona a loro (ride, ndr). Come giustamente hai ricordato, questi paragoni sono arrivati ai tempi di “Cognitive” e “Tellurian”, ma già a partire dal successivo “Lykaia” il pubblico ha iniziato a capire quale fosse la nostra personalità. Noi stessi forse siamo riusciti ad esprimerci in modo più personale rispetto al passato, questo credo sia un processo normale per una band che cresce, matura esperienza ed evolve. I Soen vengono definiti una band progressive e questa parola per noi significa proprio evolvere, crescere, diventare più onesti e consapevoli e sviluppare a forza di suonare insieme la capacità di mostrare chi veramente siamo, con la nostra personalità. In un certo senso oggi i Soen sono più puri rispetto al passato, ad ogni nuovo disco lavoriamo in modo maniacale sul sound da ottenere, sugli arrangiamenti, in studio per avere i suoni migliori e sui testi per rendere il nostro messaggio più chiaro possibile.
DI SOLITO COME PRENDE FORMA UNA VOSTRA CANZONE?
– Joel Ekelöf: Normalmente cerchiamo di focalizzare il tema portante della canzone, poi ci occupiamo separatamente di musica e testi. Quando l’embrione del brano è pronto, lo si prova insieme a tutta la band fino a renderlo perfetto, almeno per noi. La parola d’ordine è lavoro, lavoro e ancora lavoro. Solo con una profonda dedizione si possono ottenere grandi risultati, ad esempio nel nostro caso capita spesso che un pezzo sia stravolto perché durante le prove a qualcuno viene un’idea, un’intuizione, la volontà di cambiare certi arrangiamenti e cose del genere.
NELLA COPERTINA DI “LOTUS” TRONEGGIA UN TRIANGOLO CON ALL’INTERNO UN OCCHIO. QUALCHE AMANTE DELLA TEORIA COMPLOTTISTA POTREBBE COGLIERE UN RIFERIMENTO AGLI ILLUMINATI.
Joel Ekelöf: – Nel momento di decidere la copertina di “Lotus” avevamo molte idee per la testa, così ci siamo trovati insieme all’artista che l’ha realizzata per valutare diverse ipotesi. Volevamo rappresentare positività e negatività, la forza dello spirito e credo che l’artista abbia fatto uno splendido lavoro. Il simbolo del triangolo al contrario con l’occhio al suo interno può rappresentare il sesto senso, quello della maggior consapevolezza, ma nulla impedisce di trovare altre chiavi di lettura. Se la copertina di “Lotus” fa riflettere, vuol dire che abbiamo raggiunto il nostro scopo. E’ stato fatto un gran lavoro, noi siamo molto soddisfatti.
QUESTA COPERTINA IN FORMATO VINILE SI APPREZZA ANCORA DI PIU’.
– Joel Ekelöf: Sono d’accordo, la versione in vinile di “Lotus” è fantastica, poter avere fra le mani il disco con la copertina di grandi dimensioni rende onore al lavoro che ha fatto l’artista. Il vinile è magico e noi siamo contenti che in questi anni sia tornato a suscitare l’interesse dei fan. Non cambierà di certo le sorti del mercato musicale, ma non credo nemmeno sia destinato a morire tanto presto perché ci saranno sempre appassionati disposti ad investire in questo formato. Non siamo contro il nuovo che avanza, siamo ben consapevoli che molti ascolteranno “Lotus” su Spotify, non possiamo farci nulla. Noi siamo semplicemente felici se la nostra musica riesce a raggiungere il maggior numero di persone. Certo, se dovessimo scegliere opteremmo per il formato fisico, ma bisogna anche rimanere al passo con i tempi.
NEGLI ANNI LA LINE-UP DEI SOEN HA VISTO PASSARE MUSICISTI PROVENIENTI DA PAESI DIVERSI. CREDETE CHE QUESTA “INTERNAZIONALITA’” ABBIA AIUTATO LA BAND?
– Joel Ekelöf: Questa è una bella domanda. La risposta non è facile, non saprei, in fondo noi abbiamo gli stessi gusti musicali. Per quanto mi riguarda si tratta semplicemente di buona musica, senza confini geografici. Alla fine io e Martin siamo i maggiori compositori e abbiamo le idee chiare. Cody Ford è arrivato in un momento in cui i lavori erano in stato avanzato ed ha potuto contribuire soltanto con alcuni assoli. Avere a che fare con persone e musicisti provenienti da diversi paesi è stimolante, perché comunque si possono confrontare diverse esperienze, diverse culture e mentalità.