Il nuovo corso dei Soilwork aveva lasciato scontento più di un fan e non erano poi così pochi coloro i quali li avevano dati per moribondi. Peccato che i Nostri abbiano deciso di tirare fuori il doppio asso dalla manica, pubblicando con grande stupore di tutti il doppio album “The Living Infinite”, ovvero il nuovo inizio di una band che, con un guizzo da campione, ci ha dimostrato in un colpo solo di saperci fare e di avere ancora un sacco di cose da dire. La parola al bassista Ola Flink…
UN DOPPIO ALBUM E’ SICURAMENTE UNA GRANDE IMPRESA ED E’ INUTILE DIRE CHE RAPPRESENTI UN RISCHIO NOTEVOLE. CHE COSA VI HA SPINTO A REALIZZARE UN LAVORO COSI’ ARTICOLATO?
“E’ stata un’idea di Björn. E’ arrivato prima di tutto con il titolo e poi ci ha comunicato che aveva intenzione di lavorare su un album doppio. Sai, in quelle situazioni inizialmente ci si sente un po’ spiazzati e spaventati, perché comunque è un qualcosa con cui non ci siamo mai confrontati, ma abbiamo accettato di vedere cosa veniva fuori. Abbiamo cominciato a scrivere e senza quasi accorgercene avevamo già praticamente tutto il materiale per i due album. Da lì abbiamo dovuto solo concentrarci sulle rifiniture”.
“THE LIVING INFINITE” RAPPRESENTA SENZA OMBRA DI DUBBIO L’INIZIO DI UN NUOVO CORSO, DOPO LE PROVE PER MOLTI NON ESALTANTI DEGLI ULTIMI VOSTRI ALBUM: E’ UN MOMENTO SICURAMENTE CREATIVO PER VOI. VISTA L’ALTA QUALITA’ DEI PEZZI AVRESTE POTUTO FARE I FURBACCHIONI E TENERVI IL SECONDO CD COME PROSSIMO ALBUM, COSI’ DA RIPOSARVI E NON DOVER RIAFFRONTARE IL SONGWRITING APPENA FINITO IL TOUR…
“Sicuramente avremmo potuto prendere una decisione di questo tipo, ma non fa per noi. Vedi, noi volevamo provare a noi stessi che ce l’avremmo fatta e, a giudicare dai primi responsi della critica, siamo soddisfatti di come è stato recepito. Per me tutti i pezzi dell’album stanno bene insieme, non sarebbe stato lo stesso se li avessimo, per così dire, ‘separati’”.
QUANTO HA PORTATO DAVID ANDERSSON AL SOUND DEL NUOVO ALBUM?
“Moltissimo, più di quanto si possa immaginare. Oltre ad essere una persona positiva, è un grande songwriter. Ha una mente molto creativa ed ha portato molto materiale in fase di composizione”.
E COSA INVECE VI HA LASCIATO LA COLLABORAZIONE CON JUSTIN SULLIVAN DEI NEW MODEL ARMY?
“Björn è un grande fan dei New Model Army ed ha sempre sognato di collaborare con Justin. Nel 2009 ha avuto modo di contattarlo, poi gli ha raccontato la storia dell’album e lui ha accettato. Ha registrato le sue parti velocissimamente e ce le ha inviate via mail. E’ stato divertente e sono molto soddisfatto del risultato”.
LA PRODUZIONE E’ SICURAMENTE UNO DEI PUNTI FORTI DELL’ALBUM E MANTIENE LA NOSTRA ATTENZIONE LUNGO TUTTA LA SUA DURATA. TUTTO MERITO DI JENS BOGREN…
“Puoi dirlo forte! Avevamo lavorato con lui sugli album precedenti ed apprezziamo il suo approccio alla musica. Il suo suono è organico, naturale. Non dà quella fastidiosa sensazione di album assemblato su un computer. Siamo felici del mood ‘live’ che ha dato alla registrazione. Non è solo un lavoro per lui, ma una vera e propria passione”.
AVETE USATO LO STESSO METODO DI COMPOSIZIONE A CUI ERAVATE ABITUATI IN PASSATO?
“Sì, certo, abbiamo prodotto come al solito un po’ di demo, per lavorare al meglio sui pezzi. Tutti hanno scritto le loro parti, le hanno registrate, poi ci siamo ritrovati tutti insieme ed abbiamo iniziato ad assemblare ed arrangiare le idee migliori. Siamo stati insieme per due mesi, lavorando duramente al materiale. E’ stato molto divertente”.
SIAMO TUTTI AL CORRENTE DI COME SIA DIFFICILE OGGI VENDERE CD. AVETE PENSATO A QUALCHE EDIZIONE SPECIALE COSI’ DA INCENTIVARE IL MERCATO?
“So che la Nuclear Blast ha in mente qualcosa, ma al momento (l’intervista risale al 16 gennaio, ndR) non ti so dire nulla di preciso. Tornando al mercato, mi piace pensare che il pubblico metal sia ancora affezionato al CD, al libretto; che sia interessato ad accrescere la sua collezione in quanto appassionato. L’artwork è parte integrante della musica, a mio avviso, e non credo che fruendone su Spotify, per esempio, si possa godere appieno dell’intero concept”.
E’ IMPOSSIBILE NON PARLARE DI DEVIN TOWNSEND, CHE VI HA DATO UN GRANDE SUPPORTO IN “NATURAL BORN CHAOS” IN VESTE DI PRODUTTORE. COSA RICORDI DI QUELL’ALBUM?
“E’ stato stupendo e siamo davvero fieri di quell’album. Lui è sempre stato una nostra grande influenza e ricordo ancora quando sentii ‘City’ degli Strapping Young Lad per la prima volta. Fui letteralmente spazzato via dalla follia e dalla potenza sprigionate da quella band strepitosa. Quando l’abbiamo incontrato all’aeroporto è stato emozionante per noi e l’idea di lavorare con lui ci ha esaltati. Ha anche aiutato Björn nella produzione delle parti vocali di ‘Sworn To A Great Divide’, e possiamo dire di essere buoni amici”.
MOLTI CONSIDERANO “FIGURE NUMBER FIVE” IL VOSTRO PUNTO PIU’ BASSO. COSA HAI DA DIRCI A RIGUARDO? PERCHE’ L’HANNO ODIATO COSI’ TANTO?
“Il problema è che prima di quell’album abbiamo pubblicato il già citato ‘Natural Born Chaos’ e ‘A Predator’s Portrait’; due album di grande successo, che hanno segnato indelebilmente la nostra storia. Per ‘Figure Number Five’ abbiamo adottato un approccio molto più semplice, quasi pop nella composizione, e la cosa ha cozzato non poco con i gusti dei nostri fan più accaniti, che si sono sentiti in qualche modo traditi. Magari non è melodic death metal in senso stretto, ma ci sono alcune idee che io trovo davvero interessanti. Purtroppo non possiamo accontentare tutti. Noi facciamo solo quello che sentiamo di fare”.
CHE E’ SUCCESSO ANCORA CON PETER WICHERS?
“E’ stata una sua decisione. Già nel 2006, mi pare, aveva lasciato i Soilwork perché voleva concentrarsi sul suo lavoro di produttore negli Stati Uniti. Ha chiesto di rientrare e noi l’abbiamo accettato senza rancori. Poi di recente ha deciso di lasciarci di nuovo, dopo ‘Panic Broadcast’, dove ha svolto un lavoro egregio. Il suo interesse non è quello della band, vuole stare con la sua famiglia e lavorare nel suo studio”.
COME CI DESCRIVERESTI LA SENSAZIONE CHE PROVATE QUANDO STATE REALIZZANDO UN NUOVO ALBUM, SAPENDO CHE C’E’ DELLA GENTE CHE NON VEDE L’ORA DI ASCOLTARLO?
“E’ da un lato esaltante e dall’altro inquietante. Quando stai registrando sei così focalizzato che difficilmente pensi a queste cose, ma una volta terminato il lavoro cominci a sentire un certo nervosismo; la curiosità di sapere cosa ne penseranno i nostri fan ci divora letteralmente. E’ una sensazione surreale”.
COSA CI RACCONTI DELLA CROCIERA ALLE BAHAMAS SU CUI AVETE SUONATO DI RECENTE?
“E’ stato divertente, direi anche qui surreale. C’erano i Mayhem, i Possessed, è stato tutto molto heavy. Ne conservo un bel ricordo”.
AVREMO DELLE SORPRESE IN OCCASIONE DEL VOSTRO NUOVO TOUR?
“Porteremo la nostra energia positiva sul palco, sarà sicuramente divertente ed avrete modo di vedere di che pasta siamo fatti. Siamo rigenerati e ‘The Living Infinite’ è qui per dimostrarlo. Non mi resta che invitarvi ai nostri concerti!”.