SOLSTAFIR – Cowboys From Ice

Pubblicato il 18/04/2012 da


Transitati in Italia circa un mese fa, assieme al carrozzone folkeggiante del Paganfest 2012, gli islandesi Solstafir non rientrano esattamente nello stereotipo odierno della band folk-metal (chi ha detto Korpiklaani?), tutto danze & bevute ridanciane. Il quartetto di Reykjavik, infatti, con l’ultima grandiosa opera – il doppio album “Svartir Sandar”, edito dalla Season Of Mist – ha sviluppato ulteriormente il proprio concetto musicale a 360 gradi, lasciando il folk solo in secondo/terzo piano e andando a mischiarlo con un rock metallizzato e progressivo dalle tinte introspettive e caleidoscopiche, dove elettronica, blues, ambient, punk, country, atmospheric e quant’altro si miscelano senza seguire nessuna logica, se non quella dell’apertura mentale e del sopraffino gusto compositivo. Per scoprire meglio questi stupefacenti cowboys di ghiaccio, abbiamo contattato per voi il drummer Gudmundur Oli Palmason…

 

CIAO, GUDMUNDUR, E BENVENUTO SU METALITALIA.COM! SINCERAMENTE NON RICORDO SE I SOLSTAFIR SIANO O NO LA PRIMA BAND ISLANDESE A RISPONDERE ALLE NOSTRE DOMANDE, MA SUPPONGO DI SI’. PRIMA DI ADDENTRARCI NELL’INTERVISTA, TI ANDREBBE DI PROVARE A SPIEGARCI COSA VUOL DIRE NEL 2012 ESSERE ISLANDESI E METALLARI?
“Certamente che mi andrebbe, ma il problema è che in Islanda non cambia molto la situazione, sia che tu ascolti metal, sia che tu sia fan dei Duran Duran (ride, ndR)! Quindi lasciamo perdere!”.

“SVARTIR SANDAR” E’ IL VOSTRO QUARTO FULL-LENGTH ALBUM. CE LO PUOI PRESENTARE ATTRAVERSO I SUOI ASPETTI LIRICI, GRAFICI E CONCETTUALI? MI PARE CHE IL ROSSO-BIANCO-NERO DELLA COPERTINA RICHIAMINO ABBASTANZA IL TRITTICO MAGMA-NEVE-CENERE VULCANICA CHE CARATTERIZZA LA GEOGRAFIA DELLA VOSTRA ISOLA…
“Non abbiamo deciso a tavolino di fare un concept-album, e mai lo abbiamo fatto in passato, ma col senno di poi è facile vedere come ogni nostro album abbia una sorta di fil rouge che lo attraversa. Sebbene i testi vengano scritti da me e da Adalbjorn (Tryggvason, voce e chitarra, ndR), e noi non discutiamo mai riguardo quello che stiamo scrivendo, funziona sempre che ci intersechiamo bene e spesso centriamo gli stessi argomenti. I nostri primi dischi trattavano più di paganesimo, ‘Masterpiece Of Bitterness’ presenta i temi della Luce e del Fuoco, mentre ‘Kold’ è un lavoro zeppo di fottute canzoni d’amore. Questa volta, per ‘Svartir Sandar’, il cosiddetto fil rouge è rappresentato da un’anima persa che vaga in un freddo deserto vulcanico, piena di rimpianti e probabilmente colpe nei confronti del passato. Tutto ciò è però visto in maniera molto soggettiva e chiaramente ci sono diverse variazioni sul tema, anche se quella traccia, intesa come trama, può ben delineare il flavour lirico del disco. La copertina e tutto l’artwork sono stati dipinti da un artista norvegese di nome Kim Holm. L’abbiamo conosciuto durante il nostro concerto a Bergen e lui è venuto a chiederci se poteva fare dei disegni mentre suonavamo. Un sacco di volte abbiamo avuto a che fare con fotografi, ma un pittore/disegnatore sinceramente mai, quindi perché no? Qualche settimana dopo ci stavamo arrovellando su idee per la cover di ‘Svartir Sandar’ e ci siamo trovati concordi nel trovare il suo stile pienamente rispecchiante la musica. Kim ha anche dipinto un’immagine per ogni canzone dell’album, interpretando i testi e i suoni del pezzo, e inoltre ha scritto a mano le lyrics sul booklet. Insomma, un gran lavoro!”.

COME MAI AVETE DECISO DI SEPARARE LA TRACKLIST IN DUE PARTI (E QUINDI PROPORRE UN DOPPIO ALBUM)? CI SONO DELLE DIFFERENZE FRA I DUE CD? QUALI?
“No, non ci sono reali differenze tra i due dischi. Se vogliamo parlare proprio in questo senso, allora le differenze risiedono nelle song stesse. Ma devo ammettere che alcuni hanno rilevato che i brani più sperimentali sono concentrati nel secondo cd. Potrebbero avere ragione, ma è anche vero che le canzoni d’apertura e chiusura del primo disco sono anch’esse belle sperimentali. Non è stata una nostra decisione dividere ‘Svartir Sandar’ in due. Abbiamo semplicemente scritto un sacco di materiale e quando abbiamo discusso con la Season Of Mist di come pubblicare tutta quella roba, loro, nel loro divertente accento francese, ci hanno apostrofato con un ‘ok, so it’s le doouble albuume!‘”.

VOI VIVETE IN UN POSTO VERAMENTE UNICO AL MONDO. PROBABILMENTE IN TANTI VI AVRANNO CHIESTO CIO’, MA IN QUALE MODO LA VOSTRA PROVENIENZA INFLUISCE SUL VOSTRO MODO DI COMPORRE O SUI VOSTRI GUSTI MUSICALI?
“E infatti ci viene sempre chiesto se i Solstafir sono influenzati dall’incredibile natura del nostro paese. Ti dirò che è difficile da spiegare. Non facciamo certo i buffoni dicendo che scriviamo musica in cima ad un vulcano, come qualche pretenziosa black metal band disse di fare nei Nineties. Ma probabilmente la natura islandese ha un’influenza subconscia su di noi: tutto quello che vediamo, sentiamo, facciamo, pensiamo ci influenza in qualche modo. Alcune influenze diventano ispirazioni, altre addiruttura te la smorzano, l’ispirazione. Ma il vivere in Islanda ha sicuramente avuto l’effetto di mantenerci quasi completamente isolati da tutto il resto del mondo musicale. Ad esempio non abbiamo mai visto suonare nessuna metalband straniera quando eravamo ragazzini, quindi, con la totale assenza di fruizione di heavy metal o hard rock dal 1993 fino a oltre il 2000, i Solstafir sono cresciuti e si sono sviluppati da soli. L’effetto di questa situazione mi pare ovvio, e pensa che siamo più conosciuti al di fuori dell’Islanda che in patria. Nonostante il fatto che, dopo la release dell’ultimo lavoro, quando passeggiamo per Rejkyavik qualcuno sembra iniziare a riconoscerci! Ma – e qui chiudo – la cosa che forse più corrisponde a verità è che noi ci siamo sempre sentiti come emarginati da ogni possibile scena metallica…e così abbiamo sempre fatto come ci è piaciuto”.

VUOI PROVARE A DESCRIVERE – CHI MEGLIO DI UNO DI VOI? – LA MUSICA CONTENUTA IN “SVARTIR SANDAR”? IO NON RIESCO PROPRIO AD IDENTIFICARLA IN TERMINI NOTI ALLA MASSA, FORSE DIREI ‘ALTERNATIVE INTROSPECTIVE METAL’, MA NON VORREBBE COMUNQUE DIRE NIENTE…
“Guarda, non sono convinto neanche io di poter descrivere bene cosa suoniamo…ed infatti non ci provo proprio! Noi facciamo la nostra musica, i Solstafir suonano come i Solstafir e basta. Questo è a tutti gli effetti il più grosso complimento che la gente ci può fare!”.

IN QUALE MODO SIETE SOLITI COMPORRE UN BRANO? E QUESTO ASPETTO, LUNGO GLI ANNI, E’ CAMBIATO ASSIEME ALLA VOSTRA MUSICA OPPURE LA ‘TECNICA’ E’ SEMPRE LA STESSA?
“Il nostro approccio al songwriting è cambiato un pochetto da quello che facevamo nei primi anni. All’inizio la band era formata da me e Addi, quindi funzionava che lui scriveva la musica e assieme la arrangiavamo. Dopo un paio d’anni abbiamo aggiunto in formazione Svavar e Saepor (Austman e Saeporsson, basso e chitarra rispettivamente, ndR) e, attorno al periodo di composizione di ‘Masterpiece Of Bitterness’, ci siamo trovati a lavorare più di gruppo. E funziona così anche oggi: qualcuno porta un riff o un’idea e ci lavoriamo sopra tutti quanti, a volte jammando per ore su un singolo riff in modo da farlo penetrare nel nostro subconscio. A pezzo pronto Addi scrive le linee vocali e poi io o lui ci occupiamo dei testi. Ultimamente abbiamo provato a scrivere qualche lyrics congiunta”.

COSA MI PUOI DIRE RIGUARDO ALLA SCELTA DEI SUONI PER LA PRODUZIONE DI “SVARTIR SANDAR”? CREDO CHE L’ALBUM ABBIA SUONI SPETTACOLARI, MOLTO CARATTERISTICI E ORIGINALI. DA QUALI IDEE SIETE PARTITI?
“Sicuramente non volevamo che suonasse come quei dischi di metal moderno overprodotti, con tanto di batterie triggerate e suoni costruiti in studio. Volevamo che l’album suonasse naturale, analogico…chiamalo anche vintage, se vuoi, anche se penso che quest’ultimo sia un termine fuorviante”.

I VOSTRI BRANI POSSONO ESSERE MOLTO LUNGHI COME PIUTTOSTO BREVI. VI VENGONO SPONTANEAMENTE COSI’? OPPURE C’E’ UN MOMENTO, DURANTE LA COMPOSIZIONE, IN CUI CERCATE DI LIMITARE O ESPANDERE UN PEZZO SEGUENDO LA RAGIONE E NON SOLO IL FEELING?
“Il nostro songwriting non segue proprio mai la ragione (ride, ndR)! Applicare la ragione ad un qualcosa di totalmente irrazionale come la musica è una contraddizione in termini. E nel momento in cui inizi a scrivere musica con un obiettivo da raggiungere, probabilmente non hai afferrato con esattezza il punto e vai a finire in noiosissimi cliché. Bisogna lasciare che la sensazione della musica controlli l’artista, non il contrario. Noi andiamo dove la musica ci porta”.

ULTIMAMENTE, DA QUALI PERIODI E/O STILI MUSICALI TI SENTI MAGGIORMENTE ATTRATTO COME ASCOLTATORE? NUOVA MUSICA O VECCHIA? MUSICA SIMILE ALLA VOSTRA O COMPLETAMENTE DIVERSA?
“Be’, parlo un po’ per tutti: abbiamo gusti molto ampi e variegati a livello musicale. Ci sono gruppi che tutti noi amiamo, ma poi in realtà amiamo andare parecchio fuori dalle righe. Addi, ad esempio, penso ascolti solo classic heavy metal, quindi Judas Priest, Slayer, Thin Lizzy, AC/DC e così via. Saepor, addirittura, non credo sia consapevole che dopo i Seventies molta altra musica è stata scritta. Svavar invece è più dentro la acid house e generi che solo i tamarri di solito ascoltano. Per quanto mi riguarda, adoro le robe depresse à la Swans, Godspeed You Black Emperor! e Bohren & Der Club Of Gore. I gruppi che comunque ci uniscono di più sono Danzig e Duran Duran!”.

VI VESTITE SPESSO DA COWBOY O COMUNQUE MOLTO GENERE COUNTRY-WESTERN, COSI’ UNA MIA AMICA VI HA APOSTROFATO COME ‘COWBOYS FROM ICE’, COWBOY DAL GHIACCIO. PENSI CHE QUESTA DEFINIZIONE CALZI CON IL VOSTRO STILE DI VITA?
“Purtroppo stai parlando con una persona che non ha mai avuto cappelli da cowboy, né stivali. Io sono più tipo da kilt (ride, ndR)! E’ colpa di Saepor, in realtà, perchè ha iniziato a vestirsi così anni e anni fa, e un po’ ci ha contagiato”.

I SOLSTAFIR CHE AMMIRIAMO SUL PALCO SONO PERSONE MOLTO DIVERSE DA QUELLE GIU’ DAL PALCO CHE AFFRONTANO LA VITA DI TUTTI I GIORNI?
“Assolutamente sì! Ma non è da intendere che i ragazzi che vedi sul palco non siamo noi, semplicemente i musicisti Solstafir rappresentano una parte delle persone Solstafir. Tutti noi, singolarmente, abbiamo dei caratteri che differiscono parecchio, ma è chiaro che sono cose che vanno al di là di quanto si veda o si senta. E diciamo che la band può essere vista come una nostra personalità collettiva”.

CI AVVICINIAMO ALLA CONCLUSIONE DELL’INTERVISTA: QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER LA PROMOZIONE LIVE DI “SVARTIR SANDAR”?
“(l’intervista si è svolta tra fine febbraio e inizio marzo, ndR) Dunque, stiamo per partire per un piccolo tour islandese proprio in questi giorni; poi saremo in giro con il Paganfest, a marzo. In aprile abbiamo una manciata di festival molto interessanti, fra cui il Roadburn, l’Arvene Metal Fest e l’Inferno. Poi un breve tour finlandese. Per la stagione estiva, presenzieremo a qualche festival, alcuni già confermati e annunciati, altri solo confermati e in attesa di annuncio. Potete comunque seguire tutte le novità a questo indirizzo: http://www.facebook.com/solstafirice?sk=app_178091127385”.

BENISSIMO, GUDMUNDUR, ABBIAMO FINITO! GRAZIE MILLE PER LA TUA DISPONIBILITA’ E CONCLUDI PURE COME VUOI!
“Grazie a voi per tutto il supporto datoci! Ci vediamo presto on the road!”.

 

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