SÓLSTAFIR – Il futuro inizia oggi

Pubblicato il 28/06/2017 da

Dopo essere arrivati su livelli di popolarità impensabili sino a solo pochi anni fa, i Sólstafir hanno seriamente corso il rischio di dovere fermare la loro attività a causa dell’inaspettato (almeno per i fan) split con lo storico batterista Guðmundur Óli Pálmason, il quale è presto degenerato in una spiacevole battaglia legale. Archiviata questa brutta esperienza, i cowboy islandesi sono riusciti a mettersi finalmente al lavoro su delle nuove canzoni e a dare quindi alle stampe l’atteso successore del fortunato “Ótta”. I problemi degli ultimi anni non hanno influito più di tanto sulla direzione stilistica del nuovo materiale: il gruppo ha infatti ripreso e ampliato molti degli spunti presentati sul disco del 2014, abbracciando una proposta sempre più ariosa e contaminata, nella quale elementi hard e post rock riescono a convivere felicemente. Incontrato all’ultimo Roadburn Festival, il cantante/chitarrista Aðalbjörn Tryggvason si è gentilmente concesso ai nostri microfoni per qualche minuto, facendo il possibile per presentarci il nuovo “Berdreyminn” e i programmi per il futuro del gruppo…

IMMAGINO CHE QUESTA VOLTA NON SIA STATO FACILE COMPORRE UN NUOVO ALBUM. PENSO A QUANTO AVVENUTO CON IL VOSTRO EX BATTERISTA GUÐMUNDUR ‘GUMMI’ ÓLI PÁLMASON: LA SEPARAZIONE E’ STATA MOLTO BRUSCA E AVETE ANCHE DOVUTO RICORRERE A DEGLI AVVOCATI…
“Sì, diciamo che buttare ingenti somme di denaro in una battaglia legale contro il tuo ex migliore amico non è il massimo per preparare un nuovo disco. Per la prima volta abbiamo composto musica sapendo che fuori dalla nostra sala prove c’era qualcuno che voleva che fallissimo. Non è stata una bella sensazione. Siamo stati costretti ad isolarci e a fare ricorso a tutte le nostre energie positive per cercare di scacciare almeno un po’ quel tipo di pressione. Amo ‘Berdreyminn’, ma il periodo che ha preceduto la sua creazione va certamente annoverato fra i peggiori della mia vita”.

IL DISCO PERO’ NON SUONA PARTICOLARMENTE NEGATIVO: SEMBRA CHE SIATE EFFETTIVAMENTE RIUSCITI A MANTENERE CERTI SENTIMENTI FUORI DALLA PORTA…
“In verità i testi non sono esattamente positivi, anzi, però è vero che il feeling del disco non è poi così tragico. Siamo riusciti a trovare una notevole armonia in sala prove, anche grazie al nostro nuovo batterista Hallgrímur. E’ una persona molto calma e un musicista ricco di talento: sa suonare anche le tastiere e non se la cava affatto male con il cantato. Con lui ci siamo concentrati su nuovi aspetti del suono Sólstafir e abbiamo sperimentato soluzioni diverse dal solito. Queste nuove dinamiche in seno al gruppo ci hanno aiutato a non pensare a quanto di brutto era avvenuto poco prima. Come dicevo, sono molto soddisfatto del disco, lo abbiamo composto in una situazione particolare, ma contiene alcune delle nostre migliori canzoni”.

CHE COSA SIGNIFICA “BERDREYMINN”?
“‘Berdreyminn’ è una sorta di profeta sognatore. I testi del disco parlano di vari argomenti, ma il titolo è ispirato alla mia giovinezza, quando mi capitava di sognare persone che poi avrei incontrato di lì a poco. Era una sensazione strana e che non riuscivo a spiegare. Ero anche arrivato al punto di pensare di essere un veggente e temevo che avrei sognato il futuro della band, ma poi queste esperienze si sono fatte sempre più rare”.

STA DIVENTANDO SEMPRE PIU’ DIFFICILE DESCRIVERE LA VOSTRA PROPOSTA MUSICALE. DI CERTO IL METAL ORMAI NON E’ PIU’ LA COLONNA PORTANTE DEL VOSTRO SOUND…
“Quesiti come questo mi mettono in difficoltà perchè abbiamo sempre composto in maniera molto spontanea. Sì, probabilmente non siamo più solo una metal band, ma non è una cosa che abbiamo studiato a tavolino. Tra le mie maggiori influenze vi sono le colonne sonore di Ennio Morricone, ma stravedo anche per gli AC/DC. Mi piacciono i temi epici, ma al contempo amo rockeggiare. Credo che il suono del gruppo derivi dallo scontro fra queste due anime. Sicuramente è difficile descriverlo in poche parole, così come è piuttosto complicato per me capire come sia arrivato sin qui, visto che il mio gruppo preferito di sempre sono gli Autopsy (ride, ndR)”.

L’ISLANDA GIOCA ANCORA UN RUOLO IMPORTANTE A LIVELLO DI INFLUENZE?
“Dalla nostra sala prove a Reykjavik riusciamo a vedere il mare, le montagne e i ghiacciai, ma quando componiamo abbiamo lo sguardo fisso su noi stessi e non facciamo altro che fumare. L’influenza della nostra terra è ancora presente, ma forse oggi l’influenza maggiore arriva da noi stessi”.

TI SORPRENDE LA POPOLARITA’ DEL TUO PAESE? L’ISLANDA E’ ORMAI UNA CELEBRE META TURISTICA…
“Quando ero ragazzo era difficile scorgere turisti. Poi, tutto ad un tratto, l’Islanda è diventata questo paradiso che tutti vogliono vedere. Ho un rapporto di amore e odio con questo fenomeno: da una parte sono contento che il mondo si sia finalmente accorto di ciò che abbiamo da offrire, dall’altro non sono abituato a vedere certi luoghi così affollati. Credo sia un sentimento comune fra gli islandesi: la nostra popolazione consta solo di trecentomila persone e siamo praticamente tutti parenti, quindi fa un certo effetto avere a che fare con queste masse di turisti”.

VOI DELLA BAND PASSATE COMUNQUE MOLTO TEMPO IN TOUR. MI SEMBRA CHE SIATE RIUSCITI A INSERIRVI ANCHE IN AMBIENTI LONTANI DAL METAL…
“Sì, possiamo suonare ad un festival metal come l’Hellfest e poi prendere parte ad un festival in Olanda dove vedi famiglie con bambini e non vi è uno specifico target musicale. Pare proprio che la nostra musica riesca a trovare terreno fertile in diversi ambienti”.

UNA BAND COME GLI ANATHEMA NON E’ MAI RIUSCITA AD USCIRE DEL TUTTO DALLA SCENA METAL, NONOSTANTE STIA PROPONENDO DA ANNI UNA MUSICA CHE HA POCHISSIMO A CHE VEDERE CON QUEL GENERE. VOI INVECE SEMBRATE ESSERE GIA’ AD UN PUNTO IN CUI POTRESTE PERMETTERVI DI SUONARE SOLO IN CONTESTI ‘NON METAL’. COME LO SPIEGHI?
“Non lo so, perchè, come ti dicevo, non abbiamo fatto nulla di particolare per ritrovarci in questa situazione. La nostra musica è sempre nata in maniera spontanea e ci siamo sempre posti davanti al pubblico con estrema serenità. Amiamo suonare live e capita di rado che un invito ad un evento non venga preso in considerazione. Conosco bene la storia degli Anathema, ma non so che scelte abbiano fatto negli anni o cosa sia avvenuto ‘dietro le quinte’. Forse loro sono emersi quando per una band dal background metal era più difficile farsi notare altrove. Noi siamo usciti alcuni anni più tardi, magari quando le varie scene musicali erano più ricettive alle contaminazioni”.

COSA VEDI NEL FUTURO DEI SOLSTAFIR?
“Non lo so, sicuramente moltissimi concerti nei prossimi mesi. Questo è praticamente un nuovo inizio per la band, non vogliamo più guardarci indietro. Se siamo riusciti a comporre un album come ‘Berdreyminn’ in una situazione ancora un po’ precaria, non oso immaginare cosa riusciremo a fare fra qualche tempo. In effetti non vedo già l’ora di lavorare ad un nuovo disco”.

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