“Capisco anche i fan che vorrebbero che ogni disco dei Sonata fosse come i primi. Ma questo non può succedere perché il cambiamento è inevitabile nella vita di una band, non ci puoi fare niente”. Pensiamo che con questa frase Henrik Klingenberg illustri appieno la filosofia attuale della sua band. Non suona nemmeno tanto come una giustificazione, quanto semmai come una presa di coscienza: la semplice realizzazione del fatto che essendo in sei membri ed essendo sottoposti, come collettivo e come individui, all’inesorabile azione modellante del tempo, non sia possibile ricreare sonorità e approcci identici a quelli degli album più amati da ogni fan. Pur con questa convinzione, però, i Sonata Arctica un certo ritorno alle sonorità degli inizi l’hanno tentato, e scoprire dalla loro voce le motivazioni di ciò è sicuramente interessante. Sentiamo dunque cosa il serioso tastierista ha da dirci al riguardo…
I SONATA ARCTICA CELEBRANO IL QUINDICESIMO ANNO IN CARRIERA… E TANTE COSE SONO CAMBIATE IN TUTTI QUESTI ANNI, INCLUSO IL VOSTRO SOUND E LA LINE-UP, DI CUI I SOLI TONY (KAKKO – VOCE, ndr) E TOMMY (PORTIMO – BATTERIA, ndr) SONO I SUPERSTITI. VORREI CHIEDERVI A COSA PENSATE GUARDANDO A QUESTI CAMBIAMENTI ORA, DOPO QUINDICI ANNI…
“Be’, mi sembra solo che questo mostri come la band sia più forte di ogni singolo membro e di ogni singolo album. Lo hai detto tu stesso, la formazione è cambiata molte volte, il nostro stile pure… ma l’essenza dei Sonata Arctica è sempre rimasta la stessa! Essa risiede nello stile compositivo di Tony, ed è grazie a questo filo continuo che abbiamo avuto una carriera così lunga, che speriamo che continui ancora per un lungo tempo”.
RIMANENDO IN TEMA… AVETE UN NUOVO BASSISTA, PASI KAUPPINEN. SAPPIAMO CHE ERA GIÀ COINVOLTO CON I LAVORI DELLA BAND PER L’ALBUM PRECEDENTE, MA VORREMMO SAPERE COME AVETE AFFRONTATO L’ALLONTANAMENTO DI MARKO E COME MAI AVETE CONFERMATO LUI…
“Non è mai facile quando un membro decide di andarsene, ma nel caso di Marko non si poteva proprio fare niente. Non aveva proprio intenzione di continuare con i Sonata. Pasi invece ha gravitato intorno alla band si dai tempi di ‘Unia’, e ha anche mixato entrambi i nostri DVD. Lo conoscevamo bene e io stesso ho suonato con lui fin da quando avevamo tipo quattordici anni… è stata una scelta logica chiedergli si sostituire Marko. Tra l’altro proprio Marko ha detto che Pasi avrebbe dovuto prendere il suo posto, quindi non avevamo molta altra scelta, ti pare? Non abbiamo considerato alcuna candidatura, si sapeva che il posto sarebbe andato a lui”.
IL PROCESSO DI SONGWRITING NE HA RISENTITO IN QUALCHE MODO? PASI HA CONTRIBUITO A QUESTO ALBUM?
“No, il processo di scrittura non è cambiato per nulla, ma in qualche modo Pasi ha collaborato come tutti noi altri, quando ci siamo trovati insieme per lavorare sulle demo scritte da Tony”.
“PARIAH’S CHILD” SUONA MOLTO VICINO AL POWER METAL DEI VOSTRI ESORDI. COME PENSI CHE LA PRENDERANNO I FAN? QUALI SONO INVECE LE VOSTRE ATTESE PER QUEST’ALBUM?
“Abbiamo capito che ci eravamo allontanati un po’ troppo da ciò che questa band ha sempre rappresentato, ed era ora di riportare un po’ di vecchi elementi nella nostra musica un altra volta. Non ho invece idea di come la prenderanno i fan… ma sono felice di come è venuto, e spero solo che anche per loro sia così! Vedremo cosa succederà…”.
TROVIAMO CHE LE TASTIERE SUONINO MOLTO INVADENTI QUESTA VOLTA. RIVESTONO QUINDI UNA PARTE IMPORTANTE PER IL VOSTRO LATO PIÙ POWER? L’USO INTENSIVO DEI SYNTH CHE POSSIAMO SENTIRE, ERA PREVENTIVATO O È FIGLIO DELLA DIREZIONE CHE VOLEVATE DARE ALL’ALBUM?
“Le tastiere hanno sempre rivestito un grande ruolo nella band. Forse su alcuni album potevano essere u po’ più in background, ma sono sempre state una parte importante del nostro sound, non solo del ‘lato power’, come dici tu. E’ giusto quindi che le tastiere siano così presenti su questo album. Semplicemente suoniamo così”.
TRA I CAMBIAMENTI RISPETTO GLI ALBUM PRECEDENTI NOTIAMO UN PIÙ ECLETTICO USO DELLA VOCE, CHE PORTA A RISULTATI PIÙ VARIEGATI. IN CHE MODO TONY HA CAMBIATO IL PROPRIO MODO DI CANTARE NEGLI ANNI?
“E’ una domanda cui Tony risponderebbe meglio, ciò nonostante concordo che Tony sia diventato un diverso tipo di cantante rispetto agli esordi. Ha aggiunto col tempo molti aspetti nuovi alla sua voce e, fortunatamente, può impiegarli tutti all’interno dei Sonata e della loro musica”.
UNA COSA CHE INVECE È RIMASTA LA STESSA È IL FATTO DELL’UNICITÀ CHE OGNI VOSTRO ALBUM HA. “UNIA” MOSTRAVA UN LATO PROGRESSIVO, “THE DAYS OF GRAYS” AVEVA INVECE UNA VENA PIÙ SCURA… “PARIAH’S CHILD” È UN PO’ PIÙ VELOCE E HA UN FEELING UN PO’ PIÙ LEGGERO RISPETTO ALLE ULTIME USCITE. DURANTE LA FASE DI SCRITTURA DI UN’ALBUM, COS’È CHE DIRIGE LA VOSTRA PENNA IN UNA DIREZIONE O NELL’ALTRA?
“In realtà dipende dall’album. Per esempio durante le fasi di composizione di ‘Unia’ eravamo tutti molto stanchi del power metal e cercavamo emozioni diverse. Ai tempi di ‘The Days Of Grays’ alcune tragedie personali ci avevano colpito, e il clima risultante è stato quindi molto cupo e introspettivo. Con ‘Pariah’s Child’ abbiamo semplicemente pensato ad un nuovo inizio, e questo ci ha messo nell’umore giusto per realizzare qualcosa di fresco e divertente… è da qui deriva il tono leggero di cui parli”.
“LARGER THAN LIFE” CI È PIACIUTA MOLTO. E’ UN BRANO CON UNA SORTA DI TAGLIO POP/ROCK CHE ABBIAMO SENTITO DI RADO NEI SONATA, MA CHE VI CALZA A PENNELLO. VUOI DESCRIVERCI QUESTA TRACCIA?
“Tra le demo che ci ha portato Tony, era una delle poche delle quali diceva che DOVEVA finire sull’album a tutti i costi. Per fortuna fummo tutti d’accordo! C’è voluto molto tempo per mettere le parti insieme e per dare il taglio giusto alla canzone, ma penso che il risultato sia ben valso la fatica. Sono più che felice di quel brano!”.
LA PAROLA ‘ROCK’ È PERÒ CHIAVE ANCHE DEL BRANO “X MARKS THE SPOT”, UNA TRACCIA CHE PERÒ NON HA L’ELEGANZA E LA CLASSE DI “LARGER THAN LIFE”. A DIRTI LA VERITÀ, NON IN MOLTI L’HANNO APPREZZATA… È TROPPO STRANA. QUALI ERANO I VOSTRI PENSIERI E LE VOSTRE IDEE QUANDO L’AVETE SCRITTA?
“E’ nata una canzone molto semplice e diretta, ma poi si è iniziato ad aggiungere elementi come il predicatore, per renderla in qualche modo più divertente, quasi comica. Alla fine penso sia importante non prendere tutto troppo sul serio, e quello che volevamo da questa canzone era solo un po’ di divertimento. Capisco che magari non sia il tipo di humour che tutti i nostri fan possono apprezzare… ma noi ci siamo fatti quattro risate con quel brano!”.
I VOSTRI TESTI TENDONO AD EVITARE I CLICHÉ FANTASY CLASSICI DEL POWER, E SI CONCENTRANO INVECE SULLA VITA REALE E SULLE RELAZIONI INTERPERSONALI. IN GENERALE, DA DOVE TRAETE ISPIRAZIONE PER UN TESTO DEI SONATA ARCTICA?
“Che io sappia, Tony legge molti libri e guarda tanti film, e spesso si basa su queste esperienze per scrivere. Inoltre, molte delle nostre liriche tendono ad essere completamente inventate… solo che, per qualche motivo, non ci siamo mai trovati a parlare di draghi e cavalieri”.
PENSATE CHE LA VOSTRA MUSICA ABBIA INFLUENZATO LA SCENA POWER METAL? VI CAPITA MAI DI ASCOLTARE LAVORI DI BAND GIOVANI, E NOTARE QUANTO VI SOMIGLIANO IN ALCUNI PUNTI?
“Ogni tanto sentiamo le demo di band all’esordio e alcune di loro sono chiaramente influenzate dalla nostra musica, questo sì. Per quanto riguarda la scena in generale invece non credo che abbiamo avuto un grande impatto. Ma è difficile valutare quando si è coinvolti… decidere quanto abbiamo influito sulla scena è qualcosa che deve fare qualcun altro”.
VE L’HO CHIESTO PERCHÈ ORAMAI AVETE DI SICURO UNA CERTA NOTORIETÀ. E QUANDO QUESTA ARRIVA, ARRIVANO ANCHE I FAN PRONTI A DIRE: “OH! ‘ECLIPTICA’ ERA MEGLIO!”. CAPITA PER TUTTI. “THE NUMBER OF THE BEAST” ERA MEGLIO. “IMAGES AND WORDS” ERA MIGLIORE. CHE NE PENSATE DI QUESTO FATTO? PERCHÉ I FAN CONTINUANO A DIRE CHE I VECCHI ALBUM ERANO MIGLIORI?
“Penso che quando scopri una nuova band, lo fai con l’album che poi diventerà quello più importante per te. Non importa che sia il primo, il quarto o il ventesimo. Semplicemente, la maggior parte delle volte succede così. Io capisco che alla gente piacciano ‘Ecliptica’ e ‘Silence’, e capisco anche che questi vorrebbero che ogni disco dei Sonata fosse come quelli. Ma questo non succede perché il cambiamento è inevitabile nella vita di una band, e non ci puoi fare niente. Puoi solo decidere se combattere questo fatto, prendendoti dei rischi, o se assecondarlo, accollandotene degli altri. Io personalmente propendo per la seconda strada e ne ho ricavato grandi soddisfazioni ma anche delusioni”.
SUPPONGO CHE IL PROSSIMO TOUR, CHE PASSERA’ IN ITALIA IL 28 APRILE AL LIVE CLUB DI TREZZO SULL’ADDA, SARÀ UN TOUR D’ANNIVERSARIO… MA AVETE ANCHE UN ALBUM NUOVO DA PROMUOVERE. COME VI COMPORTERETE? VI CONCENTRERETE SU QUELLO O ASCOLTEREMO MOLTI PEZZI VECCHI? CI SARÀ QUALCHE SORPRESA?
“Abbiamo già fatto delle date per l’anniversario in Finlandia e in Sud America, concentrandoci solo sulle nostre radici e suonando anche pezzi che dal vivo generalmente proponiamo poco o mai. Ma i prossimi show sono per il tour di ‘Pariah’s Child’ e quindi presenteremo di sicuro quello… con ovviamente i soliti classici del nostro repertorio. Vedrete presto cosa succederà…”.