SONATA ARCTICA – L’ora del cambiamento

Pubblicato il 18/10/2016 da

“The Ninth Hour”, “l’ora nona” è il nono studio album per i finnici Sonata Arctica, band che negli anni ha affrontato un’evoluzione sonora dal power metal più classico e veloce fino ad accostarsi a sonorità più variegate e in certi casi anche vicine al progressive, il tutto sempre marchiato a fuoco dall’inconfondibile voce del cantante e mastermind della band, Tony Kakko. In occasione dell’uscita del nuovo disco, abbiamo incontrato proprio quest’ultimo per un interessante e approfondito discorso su vari aspetti della vita, della società, della musica e per un un’immersione nei meandri dell’ultimo lavoro attraverso il suo commento traccia per traccia.

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CIAO TONY, ANDIAMO SUBITO A PARLARE IN GENERALE DEL VOSTRO NUOVO DISCO, “THE NINTH HOUR”: QUALI SONO LE TEMATICHE PRINCIPALI? SI TRATTA DI UN CONCEPT ALBUM?
“Allora, non si può dire che questo sia un vero e proprio concept album, ma ci sono alcune canzoni che sono connesse con la copertina del disco… sono tuttavia anche presenti molti argomenti completamente separati l’uno dall’altro. C’è il richiamo biblico della nona ora, quella del pentimento, che si sviluppa attraverso tematiche diverse. E’ presente il concetto che le scelte che facciamo dovrebbero essere ben ponderate e che avranno delle conseguenze sul futuro, quindi il tema del pentimento rimane comunque sullo sfondo. E’ come se sulla copertina ci fossero due prospetti del nostro futuro: un mondo ideale e uno invece in deperimento. Io penso che dovremmo davvero soffermarci tutti quanti a pensare ad alcune delle scelte che stiamo facendo, ad esempio quelle che riguardano l’ambiente e l’inquinamento: a volte dovremmo pentirci di quello che stiamo facendo a questo pianeta, e a mio parere non abbiamo ancora tanto tempo per recuperare”.

QUINDI NON SEI TANTO POSITIVO RIGUARDO AL FUTURO? NON PENSI CHE IL GENERE UMANO’ SARA’ IN GRADO DI SALVARE SE STESSO E IL NOSTRO PIANETA?
“In realtà sono positivo al riguardo, ma penso che ci debba essere la volontà di compiere un cambiamento, sia da parte delle grandi potenze, ma anche individualmente; inoltre anche la tecnologia dovrebbe essere sostenibile e venirci incontro in questo senso”.

DA DOVE DOVREBBE PARTIRE SECONDO TE IL CAMBIAMENTO?
“E’ sia una questione di volontà personale che di leggi imposte, deve andare tutto in quella direzione. Se dovessimo prendere un campione di cento persone e osservare se queste possano essere potenzialmente parte del cambiamento, di sicuro alcune lo sarebbero, ma altre certamente no, alcuni si sacrificherebbero, ma altri penserebbero solo a loro stessi… e non è bello comportarsi bene e poi vedere il proprio vicino che fa unicamente i propri interessi. Quindi dovrebbe esserci anche una sorta di ‘imposizione’ dall’alto e tutti i Paesi dovrebbero essere parte di questa cosa e collaborare. Faccio un esempio: noi in Finlandia siamo molto ‘puliti’, abbiamo tanta natura incontaminata, ma se vai poche centinaia di chilometri ad Est, in alcune zone della Russia, non troverai la stessa situazione. Lì non c’è lo stesso rispetto per la natura che abbiamo noi, quindi dovrebbe essere loro in qualche modo imposto un certo comportamento. Penso che in questo caso sia una questione di storia: noi Finlandesi siamo da sempre stati abituati a ad avere uno stretto contatto con la natura e a rispettare la stessa. Io ad esempio abito fuori dalla città e vedo proprio come sia speciale essere circondati dalla natura e vederne i cambiamenti in base alla stagione, ad esempio vedere i conigli correre fuori durante l’estate. E’ una questione di scelte se vivere in città o fuori, di sicuro vivere fuori dalla città è meno caro (ride, ndr). A volte comunque mi rendo conto di essere io stesso parte sia del problema che della soluzione: nel mio piccolo però, ad esempio, cerco di educare i miei figli al rispetto ed alla consapevolezza. Io credo che tutti dovrebbero educare i propri figli al riciclo, per dirne una. In alcuni posti non si fa nemmeno la raccolta differenziata, invece i miei figli sono anche più preparati di me su questo argomento e mi correggono se sbaglio (imita la voce dei figli che lo sgridano, ndr). Loro sono nati un’era diversa, quando ero piccolo io non si faceva la raccolta differenziata. Anche una piccola cosa come questa comporta dei piccoli sacrifici personali, a cui bisogna abituarsi. Mi ricordo benissimo quando ha iniziato ed esserci, mi sembrava una cosa particolare, devi mettere le cose al posto giusto”.

PARLANDO DELL’ASPETTO STRETTAMENTE MUSICALE: IN QUESTO DISCO SONO IMPORTANTI LE ORCHESTRAZIONI E LE PARTI DI TASTIERA. VORREMMO SAPERE IN QUALE FASE DEL PROCESSO COMPOSITIVO ARRIVANO: SONO TRA LE PRIME O LE ULTIME COSE AD ESSERE STATE SCRITTE?
Le tastiere sono più o meno ciò da cui parte tutto… registro delle piccole demo di ciò che mi viene in mente. Non penso a una storia in particolare, mi immagino proprio la musica e solo in seguito penso di cosa potrebbe parlare la canzone. E’ un processo per certi versi opposto a quello che utilizzano altri compositori. A volte mi ritrovo con una decina o una dozzina di canzoni pronte e tutti i testi da scrivere e penso: ‘Oh, cavolo… e ora da dove inizio?’. E devo forzarmi a smettere di scrivere la musica e iniziare a pensare alle parole. E allora inizio e leggere, a studiare e a guardare film per trovare l’ispirazione. I testi però sono un processo completamente separato dalla parte musicale a livello temporale nel 95% delle mie canzoni. Se ho l’ispirazione, subito dopo aver scritto la musica magari butto giù una bozza del testo e in seguito penso a come migliorarlo. Penso che sarebbe tutto molto più razionale, se riuscissi ad obbligarmi da solo a fare una bozza di testo subito dopo aver composto ciascuna canzone… almeno avrei un’idea da cui partire e da migliorare in seguito, al posto di dover scrivere poi tutto insieme. Scrivere i testi dopo aver composto le musiche sicuramente comporta alcune difficoltà, perchè sei in qualche modo vincolato a ciò che hai composto, in termini di numero di sillabe e di rime, devi trovare la parola giusta per quel particolare punto. A volte mi metto a cercare con il dizionario delle rime tutte le parole che potrebbero fare rima con quello che ho in mente, e saltano fuori delle cose anche un po’ strane (ride, ndr)”.

MA A TE PIACE SCRIVERE I TESTI O NO?
Certo, amo scrivere i testi, è una delle parti del mio lavoro che preferisco, anche se è uno dei processi più difficili di esso. Io poi sono anche molto autocritico e voglio sempre migliorare le idee che mi vengono in mente. A livello personale penso che sia molto istruttivo scrivere i testi. Penso che se li facessi scrivere a qualcun altro, non sarebbe più una cosa così personale per me e dovrei immedesimarmi nella testa di qualcun altro… e poi scrivere i testi per un cantante rende anche più facile l’interpretazione della canzone stessa. Ma, ripeto, penso che dovrei obbligarmi a scrivere le musiche e i testi quasi contemporaneamente, per non ritrovarmi con un carico di lavoro eccessivo tutto insieme! E inoltre se riuscissi ad organizzarmi in questo modo sarebbe per me anche più facile modificare le melodie per farci ‘entrare’ il testo, cosa che davvero non ho mai fatto in vita mia, ma credo che salterebbero fuori delle cose interessanti in questo modo. Le parole potrebbero modificare la melodia stessa e quindi dovrò assolutamente provare. Riassumendo: comunque a me riesce più facile scrivere le musiche rispetto ai testi (ride, ndr)”.

QUAL E’ LA TUA CANZONE PREFERITA DELL’ALBUM? EFFETTIVAMENTE E’ COME CHIEDERE A UNA MADRE QUALE SIA IL SUO FIGLIO PREFERITO, MA PROVA A DARCI UNA RISPOSTA.
Effettivamente è così e in entrambi i casi la risposta cambia a seconda del giorno e dipende da come si comporta il figlio quel particolare giorno (ride, ndr). Infatti anche nel caso delle canzoni la risposta non è la medesima ogni giorno, specialmente poi quando si inizia a suonare le canzoni live e alcune di esse acquistano maggiore potenza e quindi le preferisci rispetto a prima. Per ora tra le mie preferite ci sono tracce molto melodiche con testi molto profondi come ‘On The Faultline’ e ‘Among The Shooting Stars’, canzoni poetiche ed introspettive, però ce ne sono altre che hanno più carattere e che parlano di fatti come ‘Fairytale’, che trovo molto interessante e che non vedo l’ora di suonare live, specialmente in Nord America, dove andremo in tour quando avranno eletto il nuovo presidente, ed è una canzone abbastanza provocatoria, azzardata e sarcastica. Ci sono cose che proprio non vanno nella società americana, alcune cose che accadono io le considero proprio dei delitti: ad esempio ci saranno le elezioni e la gente crede di poter decidere, ma in realtà ci sono potenze talmente forti che saranno in grado di scegliere di fatto chi sarà il nuovo presidente, lasciando l’illusione agli elettori di avere qualche potere decisionale. Ok, non procedo oltre con la politica, è un interesse che mi è venuto un po’ con l’età, insieme al bisogno di sentire di poter fare la differenza, ma non sono il più fine esperto in materia, quindi non mi dilungo”.

TI ANDREBBE DI FARCI IL TUO PERSONALE COMMENTO TRACCIA PER TRACCIA DEL DISCO, SOFFERMANDOTI IN PARTICOLARE SULLE CARATTERISTICHE MUSICALMENTE PIU’ RILEVANTI DI CIASCUNA CANZONE E SUL SIGNIFICATO DEI TESTI?
“‘Closer To An Animal’ è la canzone più strettamente collegata alla copertina del disco. Parla di quanto il genere umano talvolta sia egoista e si prenda tutto ciò di cui ha bisogno senza fermarsi. L’egoismo è ciò che ci avvicina di più agli animali, .anche se di fatto io penso siamo degli animali anche noi, con la sola differenza che noi abbiamo un cervello che in teoria dovrebbe essere più sviluppato. Penso sia un’ottima opener per il disco e il fatto che sarà anche il primo singolo è solo una coincidenza. E’ stata una scelta dell’etichetta, quando abbiamo deciso l’ordine dei pezzi non sapevamo che sarebbe stato il primo singolo. ‘Life’ sarà il video tratto dall’album e anche in questo caso è una mera coincidenza il fatto che sia la seconda traccia (ride, ndr). Ho provato a scrivere una canzone positiva, che parlasse di come si possano incontrare persone positive nella vita, persone che ti spingano al miglioramento, e non solo persone che ti vogliono affossare. Penso sia una delle tracce più catchy dell’intero album. E’è molto radio friendly ed è per questo che sarà il singolo principale. E’ cambiata molto durante le registrazioni: ho continuato a modificarla fino a che non è diventata come volevo e non mi sono arreso fino a che il risultato non è stato convincente. Amici, non arrendetevi mai! (ride, ndr). ‘Fairytale’ è, musicalmente parlando, una delle canzoni più ‘frizzanti’ dell’album: melodicamente è diversa da qualsiasi cosa abbiamo mai fatto. Il testo parla delle prossime elezioni del presidente americano e parla anche di alcune cose che trovo sbagliate del sistema americano. E’ una canzone decisamente sarcastica. ‘We Are What We Are’ è la seconda canzone che è connessa con la copertina del disco e parla di quante volte facciamo delle scelte e poi ci ripensiamo e rimuginiamo su ciò che sarebbe potuto essere: ma non ci possiamo fare niente, perchè appunto ‘siamo ciò che siamo’. Qui abbiamo come ospite Troy dei Nightwish. ‘Till Death Done Us Apart’,questa canzone fa parte della stessa saga che è iniziata con ‘The End Of This Chapter’ del nostro secondo disco ‘Silence’ e che è continuata attraverso gli album successivi. Come atmosfera è molto vicina a ‘Juliet’ (tratta da ‘The Days Of Grays’, ndr) e ha un approccio molto teatrale. E’ stata una delle tracce più divertenti per me da comporre per questo album: mi sono sentito libero di scrivere qualunque cosa strana mi passasse per la testa e amo il fatto di aver potuto usare la mia voce in modi molto diversi. E’ stato tutto molto divertente, dalla composizione musicale alla stesura del testo. Spero avremo l’occasione di suonarla live. ‘Among The Shooting Stars’ è una traccia che avevo in mente da molto tempo, direi più o meno dal periodo in cui stavamo componendo ‘Stones Grow Her Name. E’ maturata molto da allora e la versione che ora c’è sull’album è il frutto di questa evoluzione. L’avevo fatta sentire agli altri membri della band all’epoca a loro non piaceva, ma ora è un pezzo decisamente maturo. E’ un brano molto ‘radio friendlyr e penso che piacerà molto alle ragazze (ride, ndr). ‘Rise A Night’ è stilisticamente quello che più si avvicina ai primi due album dei Sonata Arctica, quindi si discosta un po’ dallo stile di questo disco. E’ come se fosse l’unico fiore giallo in un campo di fiori rossi. Il testo è una considerazione ambientale sul fatto che se un alieno dovesse visitare il nostro pianeta penserebbe: ‘Perchè stanno facendo queste cose?’.” ‘Fly, Navigate, Communicate’ è una canzone vecchia, che non è necessariamente nel mood dell’album. In realtà l’avevo scritta perchè facesse parte del mio album solista a cui sto lavorando da circa quindici anni e che spero che esca nei prossimi cinque/dieci anni (ride, ndr). Negli ultimi due anni ci ho lavorato di più e ho scritto del materiale che mai, mai, potrebbe fare parte del repertorio dei Sonata Arctica. Quindi questa è l’ultima canzone del mio solo album ad essere ‘rubata’ dai Sonata Arctica (ride, ndr). E’ la più aggressiva del disco e nella mia prima versione era ancora più violenta. ‘Candle Lawns’ è anch’essa vecchia: l’ho scritta quando stavamo mixando ‘Stones Grow Her Name’. Ho un amico che di lavoro fa il regista a Hollywood e a quel tempo mi aveva chiesto di comporre tre canzoni per un suo film, quindi ho iniziato a lavorarci su e sono saltate fuori un po’ di cose. Lui mi ha mandato una sorta di bozza della trama per ispirarmi e da lì ho iniziato a ragionarci. Per questo album l’ho sostanzialmente riscritta e ho composto il testo ed i soli di chitarra. Parla di due amici che hanno un rapporto fraterno, poi partono per la guerra, uno dei due muore e chiede all’amico di prendersi cura della sua famiglia al posto suo.
‘White Pearl, Black Oceans Part II’, beh, direi che il titolo si spiega da solo: è la continuazione della traccia presente nel nostro quarto disco ‘Reckoning Night’. Anche se ci sono stati diversi album in mezzo, questo ci ha sempre accompagnato e anche i fan non l’hanno mai abbandonato, tanto che ci mandano foto di tatuaggi e fan art collegati a quel disco. Non è stato facile scrivere il sequel, dal momento che alla fine di ‘White Pearl, Black Ocean’ i personaggi muoiono tutti…quindi non è il punto di partenza migliore che si possa desiderare, ma, in buona sostanza, ho fatto resuscitare il protagonista (ride, ndr). Inizia lentamente e ha delle parti più dure, ma senza diventare mai davvero aggressiva. E c’è anche un happy ending. ‘On The Faultline (Closure To An Animal)’ è una traccia divertente; anche questa mi era venuta in mente tantissimi anni fa e l’ho scritta e riscritta in tantissimi modi diversi nel corso tempo. Questa e ‘Closer To An Animal sono in pratica la stessa canzone, ma in due versioni diverse. Funzionano entrambe come pezzi singoli ma non sarebbero mai potute essere separarate in due album diversi”.

ULTIMA DOMANDA PER TE: AVENDO FATTO TOUR IN PRATICAMENTE TUTTO IL MONDO, QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE CHE NOTI TRA L’AUDIENCE DI UN PAESE E QUELLA DI UN ALTRO E QUALI SONO LE TUE PREFERITE?
In realtà trovo che ci siano differenze anche all’interno di ciascun Paese. In Finlandia, come in Germania, c’è una grande differenza tra Nord e Sud e credo sia lo stesso anche in Italia. Quindi ogni città è una realtà a parte, in concreto. E’ bello vedere certe differenze: ad esempio in Giappone le persone sono molto rispettose, riservate  e molto contenute. C’è un grande rispetto per l’artista in quanto tale. Il Nord America è più uniforme, tranne nelle parti del Sud, in cui sono più vicini ai messicani come approccio, mentre in Canada hanno un approccio più francese… New York è ancora diversa come realtà, perché sostanzialmente i suoi abitanti hanno tutto nella loro città, quindi non è facile attirare la loro attenzione e stupirli. Cosa completamente diversa è il Sud America, direi che è proprio un mondo a parte. Per certi versi i sudamericani sono comparabili agli italiani o agli spagnoli, ma sono molto più fisici e passionali e cercano il contatto fisico. A volte sembra che a loro non importi cosa tu suoni, basta che sia veloce, ed è inoltre uno dei pochissimi posti in cui le persone cantano anche i soli di chitarra (canta un solo dei Sonata Arctica, ndr)”.

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