SONIC SYNDICATE – A volte tornano

Pubblicato il 19/07/2014 da

Dopo il temporaneo ritiro dalle scene nel 2011, falcidiata dai litigi tra fratelli/cugini e rallentata da maternità/paternità, sembrava essere calato definitivamente il sipario sulla band svedese, con ben tre membri fondatori migrati nei The Unguided. Invece, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, Robin e Nathan, rispettivamente chitarrista/unico membro originale rimasto e cantante/ultimo entrato, hanno ripreso le redini del progetto e, con il supporto della bassista/neo mamma Karin e del batterista/neo papà Johnatan, sono di nuovo in pista, con un quarto album omonimo che, come da copione, riprende le origini della proposta musicale dei Nostri. A raccontarci la genesi del nuovo album, è proprio il singer inglese, raggiunto ai nostri microfoni in quel di Helsinki…

sonic syndicate - band - 2014


SIETE STATI IN PAUSA PER QUATTRO ANNI…COME CI SI SENTE AD ESSERE DI NUOVO IN PISTA, DOPO UN PERIODO COSI’ LUNGO?

“Davvero bene! Questi anni senza suonare con i Sonic sono stati per me una sorta di tortura, dato che non c’è niente di meglio che suonare dal vivo…comunque ora siamo tornati, ed abbiamo un nuovo album che spacca, quindi ora le cose non potrebbero andare meglio!”.

IL SONGRWITING DEI SONIC SYNDICATE E’ SEMPRE STATO NELLA MANI DI ROLAND E RICHARD, CHE ORA NON SONO PIU’ NELLA BAND…COME CREDI SIA CAMBIATO IL VOSTRO MODO DI COMPORRE, SE E’ CAMBIATO, ORA CHE E’ TUTTO NELLE MANI TUE E DI ROBIN?
“Robin in realtà ha sempre preso parte al processo di scrittura fin dal primo album, anche se il suo nome non compare nei credit; in quanto a me, avevo già lavorato su ‘We Rule The Night’ e sull’EP ‘Burn This City’, ma in quest’occasione abbiamo avuto modo di esprimerci entrambi al meglio delle nostre possibilità, senza freni. Ci siamo ‘palleggiati’ delle versioni demo delle tracce per quasi un anno, per poi condividerle con gli altri ragazzi della band al momento di entrare in studio, per essere sicuri di trovare quell’energia che tutti cercavamo. E’ stato un processo molto collaborativo, e come dicevo siamo pienamente soddisfatti del risultato”.

SIA SU DISCO CHE DAL VIVO, AVETE SEMPRE AVUTO DUE CANTANTI, ANCHE FACENDOVI AIUTARE DA DEI SESSION DOPO L’USCITA DI RICHARD: ORA CHE E’ TUTTO NELLE TUE CORDE VOCALI, COME TI SENTI ALL’IDEA DI CANTARE DA SOLO SUL PALCO?
“Personalmente ho sempre apprezzato l’idea di cantare sia le harsh che le clean vocals, anche se ovviamente appena sono entrato nella band non era possibile. Dopo l’uscita di Richard, ci siamo fatti accompagnare nel tour da Cristoph (Andersson, dei Dead By April, ndR), ma verso la fine ci è capitato di fare 2-3 date in cui ero io da solo sul palco, e ti posso assicurare che sono stati tra i nostri migliori concerti di sempre. Da qui la decisione di continuare autonomamente, anche se ovviamente ora Robin mi dà una mano in più con le backing vocals”.

COME DA TRADIZIONE IN QUESTI CASI, IL NUOVO ALBUM CON IL NOME DELLA BAND: UN MODO PER RICORDARE A TUTTI CHI SONO I ‘VERI’ SONIC SYNDICATE, O CI SONO ALTRI MOTIVI?
“E’ stata una scelta abbastanza naturale. Abbiamo vagliato alcuni titoli delle canzoni, ma alla fine volevamo qualcosa che ci rappresentasse al 100% come Sonic Syndicate, da quello che erano le nostre origini a quello che è il nostro sound di oggi, da qui la scelta del titolo eponimo. Poi certo, visto che siamo stati fuori dalle scene per qualche anno, quale modo migliore per dire ‘ehi, siamo tornati, questi siamo noi’? Eravamo già convinti di questa decisione, e così i nostri fan: prima di ufficializzarlo, abbiamo lanciato sulla nostra pagina Facebook un contest per la scelta del titolo del nuovo album, e la maggior parte ci ha suggerito di chiamarlo proprio con il nome della band”.

COSA RAPPRESENTA INVECE IL COVER ARTWORK, LE FIGURE MASCHERATE CHE EMERGONO DALLE ROVINE DI UNA CITTA’ SONO UNA METAFORA DI VOI QUATTRO, SOPRAVVISSUTI AI TERREMOTI NELLA BAND?
“Sì, in qualche modo sì: al di là della musica, nei testi facciamo riferimento a quelle persone sulle quali credi poter fare affidamento, ma che poi, al momento del bisogno, non sono lì di fianco a te, siano essi parenti, amici o fidanzate. Il concetto di fondo, che si applica a qualunque cosa nella vita, può essere visto come ‘tieniti vicino le persone che tengono veramente a te, e fregatene delle altre'”.

SUL VOSTRO PRIMO SINGOLO, “BEFORE YOU FINALLY BREAK”, FIGURA ANCHE ‘SPEED’ STRID DEI SOILWORK, CHE IMMAGINO ESSERE UNA DELLE TUE PRINCPALI INFLUENZE…
“La cosa buffa è che conosco Bjorn ben prima dei Sonic Syndicate, infatti già nel 2006 avevo preso alcune lezioni vocali da lui, quando era di passaggio in UK. Da allora ci siamo tenuti in contatto, e ovviamente la cosa si è intensificata nel momento in cui sono entrato a far parte di una band svedese, considerato anche che i Sonic sono stati in tour con i Soilwork. Quando ci siamo trovati a lavorare al nuovo album, in cui volevamo spingere sul binomio potenza-melodia, di cui i Soilwork sono tra i migliori interpreti, ci è venuto naturale pensare a lui come guest vocalist. Detto questo, personalmente non apprezzo particolarmente i feature in cui l’ospite si manifesta all’altezza del coro, e magari fa un altro intervento nella seconda strofa, ma volevo veramente la nostra fosse una ‘lotta per il microfono’, in cui entrambi siamo protagonisti come se fossimo su un ring. E’ un qualcosa che ho sempre sognato, fin da quando ho sentito Corey Taylor cantare ‘Jump Da Fuck Up’ con i Soulfly, e finalmente posso dire di esserci riuscito!”.

SIETE SULLE SCENE ORMAI DA UN PO’ DI ANNI, MA COME DETTO SIETE RENTRATI SOLO ORA DA UN PERIODO DI PAUSA DI QUALCHE ANNO, PER CUI E’ PROBABILE CI SIANO NUOVI ASCOLTATORI CHE NON VI HANNO MAI SENTITO: PER CHI SI DOVESSE AVVICINARE SOLO ORA AI SONIC SYNDICATE, COME PRESENTERESTI LORO LA VOSTRA PROPOSTA?
“Effettivamente abbiamo già tre album alle spalle, ma al giorno d’oggi ogni 6/12 mesi i metal kid trovano la loro nuova band preferita, quindi è probabile molta gente venga in contatto con noi per la prima volta, e credo sia il momento migliore per farlo, anche senza averci mai ascoltato prima. Nella nostra musica puoi trovare il classico trademark del melodic death metal svedese così come le influenze del metalcore americano: io stesso sono un cantante inglese in una band svedese, quindi credo la nostra proposta abbia degli elementi non così comuni. Se vi piace la velocità, l’energia e la melodia nei cori, allora direi che questo è il disco giusto per avvicinarvi a questo tipo di musica”.

CHI INVECE VI CONOSCE DA TEMPO POTREBBE ACCUSARVI DI AVER TENUTO SOLO IL NOME SONIC SYNDICATE, DATO CHE BEN 3/4 DELLA FORMAZIONE ORIGINARIA ORA SUONANO NEI THE UNGUIDED, TRA L’ALTRO FRESCHI DI DEBUTTO…
“Ho sentito solo qualche loro pezzo, ma non ho nulla contro di loro: non posso che augurarli buona fortuna per il disco e il tour, così come non credo abbia senso fare confronti tra noi e loro. Ci sono centinaia di band là fuori che suonano questo tipo di musica, quindi se te ne piace più una o l’altra, allora goditela, stop. Credo ci sia spazio per tutti, e ognuno ha il suo stile, al di là di chi suonava prima dove”.

CAMBIANDO DISCORSO, SO CHE SEI UN COLLEGA RECENSORE, AVENDO LAVORATO PER METAL HAMMER UK…
“Sì, ho un mio spazio fisso e, dato che ora vivo in Finlandia, ho avuto modo di curare un po’ di recensioni di band locali, come ad esempio l’ultimo dei Nightwish, e di seguire alcuni show qui a Helsinky, tra cui i Korn, i Deftones, e così via”.

COME CI SI SENTE AD ESSERE, PER UNA VOLTA, DALL’ALTRO LATO DELLA BARRICATA?
“Sicuramente ho modo di vedere le cose con gli occhi del musicista, il che mi fa essere ancora più critico: ad esempio, se chi sta sul palco appare stanco o poco partecipativo, penso che dovrebbe dare comunque il massimo, come riconoscimento per chi è venuto a vederlo stasera. D’altro canto invece, soprattutto nelle interviste, ho avuto modo di approcciarmi ai musicisti come ‘collega’, quindi con un approccio più informale rispetto ad un giornalista tradizionale”.

PARLANDO INVECE DI KARIN, COME RIESCE A CONCILIARE LA VITA DI MADRE DI UN BAMBINO DI 2 ANNI, CON QUELLA DI MUSICISTA A TEMPO PIENO?
“Non è sicuramente facile, e infatti in alcuni casi abbiamo dovuto rinunciare ad alcune date prorio per permettere a lei o a John, anche lui diventato padre da poco, di stare con i loro piccoli, ma d’altronde la famiglia viene prima di tutto, soprattutto a quest’età. Per il resto, cerchiamo di prendere le cose così come vengono, senza particolari pressioni; sicuramente questo è stato uno dei motivi per cui ci siamo presi un periodo così lungo di pausa, per dare modo a loro di prendersi cura di loro figli appena nati, ma ora abbiamo trovato il tempo per registrare un disco in studio, e di iniziare a promuoverlo in giro per il mondo. Quest’estate prenderemo parte a 6-7 festival, e poi ad Ottobre partiremo con un tour in Europa, per cui speriamo di riuscire a passare anche dall’Italia”.

OK NATHAN, E’ TUTTO PER OGGI: COME CONSUETUDINE, A TE LE ULTIME PAROLE PER I SALUTI DI RITO…
“Siamo stati via per un po’, ma ora è decisamente il momento migliore per tornare: abbiamo un grande disco appena uscito, siamo davvero carichi, e non vediamo l’ora di farlo sentire dal vivo anche ai nostri amici italiani!”.

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