Allergico alla stasi e alla ripetizione, il percorso musicale dei Sonum si è contraddistinto sin dai suoi albori per un approccio multiforme e variopinto al metal estremo, mischiando influenze plurime ed eterogenee in una formula personale dai risvolti imprevedibili.
“Visceral Void Entropy”, album di debutto uscito pochi anni fa, aveva infatti già messo in mostra un songwriting maturo ed eccentrico, che raggiunge oggi con “The Obscure Light Awaits” una nuova vetta di eccellenza dettata da sfide interne (vedi una rivoluzione importante in seno alla line-up) e input esterni che hanno reso ancor più raffinati i lavori di rifinimento del nuovo album.
Tra violenza, introspezione, atmosfera e furia cieca e distruttiva, l’ultimo lavoro del combo vicentino si configura come una piccola perla di metal moderno che poco o niente ha da invidiare a ben più blasonate realtà internazionali.
Abbiamo avuto modo di sviscerare molti aspetti della band insieme ai loro membri, che grazie a risposte precise ed esaustive, hanno avuto modo di fare luce sul mondo criptico ed oscuro che avvolge le gesta dei Sonum, mosse da una passione ed una conoscenza verso la musica estrema che ha portato agli ottimi risultati udibili su disco.
COME ORMAI DA TRADIZIONE PER IL SITO, CI PIACEREBBE INIZIARE QUESTA INTERVISTA CON UN RAPIDO EXCURSUS SUL PASSATO DEI SONUM, PARTENDO DALLE VOSTRE ORIGINI FINO AD ARRIVARE AI PIÙ RECENTI SVILUPPI DEGLI ULTIMI MESI…
– Il progetto Sonum è relativamente recente ma a tutti gli effetti è il risultato di una fase evolutiva nata sotto il nome di Sinatras cambiando pelle negli anni fino a diventare quello che è oggi.
Gli innumerevoli avvicendamenti di idee e di influenze artistiche sono sempre andati di pari passo ai cambi di line up, portandoci dal death’n’roll più sfrontato e goliardico degli inizi al sound più cupo, strutturato e profondo che oggi ci caratterizza.
Ogni fase di questo cambiamento e ogni assestamento di line-up, non ultimo il recente status di ‘power-trio’ datato agosto 2023, è sempre stato portatore di nuovi stimoli e di nuovi obiettivi grazie a una mentalità artistica sempre propositiva e votata alla costante evoluzione.
“THE OBSCURE LIGHT AWAITS” È FUORI DA QUALCHE TEMPO ORMAI, E LE REAZIONI CHE HA SUSCITATO SEMBRANO ESSERE MOLTO POSITIVE: QUALI SONO STATI I COMMENTI CHE PIÙ VI HANNO COLPITO IN MERITO ALLA VOSTRA ULTIMA FATICA DISCOGRAFICA? COME VALUTATE VOI, DA DIRETTI INTERESSATI, LA RESA FINALE DEL DISCO DOPO QUALCHE MESE DALLA SUA ULTIMAZIONE?
– “T.O.L.A.” è la nostra ultima fatica ed è innegabile che esso sia il lavoro di cui, fin qui, andiamo più fieri. Abbiamo ricevuto molte recensioni positive e soprattutto sembra che praticamente tutti coloro che ci hanno conosciuto col primo disco, dopo aver ascoltato questi abbiano percepito chiaramente un’evoluzione in termini di scrittura, composizione e arrangiamenti.
Apprezziamo molto quando le persone colgono le sfumature di questo viaggio sonoro intenso, ricco di atmosfere e che, ascolto dopo ascolto, riescano ad emergere dalle stratificazioni tutti gli elementi che caratterizzano il nostro sound. Questo, insieme alla consapevolezza che le idee che avevamo in mente si siano concretizzate mantenendo una coerenza e un’identità ben definita, è una cosa che ci dà molta soddisfazione.
A distanza di poco più di un mese dalla sua uscita, la nostra valutazione del disco rimane dunque molto positiva. Riascoltandolo, sentiamo che “The Obscure Light Awaits” rappresenta un passo avanti nel nostro percorso musicale, una sintesi matura delle diverse anime che compongono Sonum. Poi si sa, come artisti, sentiamo sempre di poter migliorare e sperimentare ulteriormente ed è quello che faremo, ma siamo orgogliosi di questo lavoro e delle emozioni che sembra suscitare negli ascoltatori.
LA FORMAZIONE DELLA BAND È CAMBIATA DI MOLTO PER QUESTO LAVORO: COSA VI HA PORTATO A DIVENTARE UN TRIO, E QUALE IMPATTO HA AVUTO QUESTO CAMBIAMENTO SULLE DINAMICHE DEI SONUM?
– Essere diventati un trio è stato un processo naturale legato all’evolversi delle cose. Il cambiamento da cinque a tre è stato dettato da circostanze personali in un caso e da crescenti divergenze artistiche nell’altro, ma in entrambi i casi è stato un abbandono del progetto a livello personale e non una decisione della band.
Ritrovarsi in tre, con una visione musicale molto allineata e una forte intesa, ha avuto un impatto significativo sulle dinamiche dei Sonum: se per ogni membro la mole di lavoro è inevitabilmente aumentata rendendo il ruolo di ognuno ancora più cruciale, è anche vero che la comunicazione è diventata più immediata riflettendosi su di un processo creativo più diretto e focalizzato.
Crediamo che questa nuova configurazione abbia paradossalmente ampliato le nostre possibilità sonore, costringendoci a esplorare nuove soluzioni e a sfruttare al massimo le capacità individuali ponendoci di fronte a nuove sfide che finora non avevamo considerato.
IL TEMPO TRASCORSO TRA IL PRECEDENTE “VISCERAL VOID ENTROPHY” E “T.O.L.A.” NON È STATO MOLTO, EPPURE SIETE RIUSCITI AD ELABORARE UN LAVORO MOLTO COMPLESSO E STRATIFICATO: VI ANDREBBE DI DESCRIVERE I PROCESSI CHE HANNO PORTATO ALLA GENESI, ALLO SVILUPPO E POI AL COMPLETAMENTO DELL’ALBUM?
– Nonostante il tempo apparentemente breve, “T.O.L.A.” è il risultato di un periodo di intensa creatività e ricerca. Il processo compositivo non è quello apparentemente standard in cui qualcuno propone dei riff e questi vengono elaborati insieme in sala prove: nei Sonum ogni componente sottopone al resto della band uno o più brani scritti e registrati per intero a casa, in modo da trasmettere chiaramente le proprie intenzioni. Gli altri componenti, allo stesso modo, da casa propria, si prendono il tempo per ascoltare e capire il brano e di conseguenza proporre modifiche strutturali, nuove parti o diversi arrangiamenti, ri-registrando e ricondividendo il materiale modificato: nonostante tutto ciò si svolga a distanza, questo rimane un processo molto organico e imprevedibile e non è raro che l’intuizione di qualcuno possa portare a stravolgere completamente un brano.
Una volta trovata la quadra si passa alla pre-produzione, fase in cui si cerca di registrare i brani facendoli suonare più fedelmente a quello che dovrà essere il risultato finale, valutando per bene suoni, bontà degli arrangiamenti e affrontando le prime soluzioni di mixaggio. Il risultato sarà la base ideale per sviluppare e rifinire le parti vocali: questa è la fase in cui si adattano i testi alla musica lavorando su metriche, seconde voci e rinforzi. L’obiettivo è dunque quello di arrivare alla fase di produzione con le idee più chiare possibili in modo da focalizzare le forze sull’esecuzione dei brani e dedicare il massimo dell’attenzione alla cura dei dettagli, alla ricerca del suono giusto per ogni passaggio e all’equilibrio tra le diverse anime della nostra musica.
Il completamento dell’album è stato un momento di grande soddisfazione, il culmine di un percorso intenso e appassionante.
AD IMPRESSIONARE MAGGIORMENTE IN “T.O.L.A.” È LA CAPACITÀ CON CUI MISCHIATE VIOLENZA, DISSONANZE ED ATMOSFERE CON GRANDE FLUIDITÀ, UNENDO SENSAZIONI E SUGGESTIONI DIFFERENTI, EPPURE OTTIMAMENTE INCASTRATE TRA DI LORO: QUALI DIRETTIVE VI ERAVATE DATI IN QUESTO SENSO PRIMA DI SCRIVERE I NUOVI BRANI? QUAL È IL CONCEPT STILISTICO CHE VOLEVATE DARE A QUESTO ALBUM?
– Prima di iniziare a scrivere “T.O.L.A.”, non ci siamo imposti direttive stilistiche troppo rigide. Sicuramente l’intenzione di non proporre ‘la solita minestra’ cercando di esplorare le diverse sfumature musicali spingendoci oltre i confini di genere è stato il nostro punto focale. Sicuramente volevamo creare un album che non stancasse al secondo ascolto ma che ad ogni ripresa si confermasse un viaggio emotivo, capace di evocare sensazioni contrastanti ma complementari.
Il concept stilistico di “T.O.L.A.” è quello di un’oscura fluidità, dove la brutalità si mescola con momenti di quiete e le dissonanze si fondono con atmosfere evocative. Cerchiamo di creare un paesaggio sonoro dinamico e imprevedibile, che tenga l’ascoltatore costantemente in bilico tra diverse emozioni e in cui la musica sfoci in soluzioni il meno scontate possibili.
IL DISCO GODE DI UNA QUALITÀ TECNICA INDISCUTIBILE, PUR SENZA PERDERE IMPATTO E POTENZA: COME AVETE CERCATO DI MANTENERE QUESTO EQUILIBRIO TRA AGGRESSIVITÀ E PARTI PIÙ INTRICATE NEL CORSO DELLE VARIE CANZONI?
– Essere definiti ‘intricati’ nel 2025, con le proposte che ci sono nel metal estremo, ci fa un po’ sorridere, ma effettivamente questo capita spesso, forse perché, per la quasi totalità del disco, le due chitarre non si limitano a suonare o ad armonizzare la stessa parte, ma ognuna esegue riff completamente diversi: le parti prese singolarmente sono abbastanza semplici, ma credo risultino complesse all’ascoltatore nel momento in cui vengono suonate insieme.
Più che sulla difficoltà, abbiamo cercato di mantenere l’equilibrio tra aggressività e respiro, lavorando molto sulla dinamica dei brani, cercando di alternare momenti di ferocia sonora a passaggi più atmosferici e complessi. Poi, la ricerca di un suono organico e coeso in fase di registrazione e mixaggio è stata fondamentale per garantire che ogni elemento avesse il giusto spazio ed importanza e che ogni parte contribuisse all’impatto complessivo dell’album.
ANCHE L’ARTWORK RISPECCHIA L’ANIMA MULTIFORME DEI SONUM: CI TROVIAMO DI FRONTE AD UNO SCENARIO OSCURO, SIMBOLICO, RAPPRESENTATO ATTRAVERSO UNO STILE MISTICO E TRASOGNANTE. QUALE È LA CHIAVE MIGLIORE PER INTERPRETARE QUESTA CRIPTICA IMMAGINE DI COPERTINA?
– L’artwork di “T.O.L.A.” è stato concepito per essere un’estensione visiva della musica, un’interpretazione del suo lato più oscuro e simbolico, un vero e proprio “portale” visivo.
All’idea di base di rappresentare l’oscurità attraverso la luce, si è voluto aggiungere l’inquietudine di un momento sospeso nell’attesa che qualcosa di oscuro faccia il proprio corso. Ecco che, attraverso un portale, punto di comunicazione tra la dimensione terrena e ultraterrena, tre messaggeri (un riferimento alla formazione a tre della band), brandendo una torcia, illuminano il mondo anticipando ciò che lo attende: il giudizio finale è imminente.
Nella copertina figurano simboli come l’alfa (l’inizio), la croce (simbolo della morte terrena) e l’omega (la fine, la quiete), lo stato finale verso cui tutto è destinato a fluire. C’è spazio anche per la raffigurazione degli ex componenti se guardate bene. L’immagine comunque, per quanto definita, rimane criptica e aperta all’interpretazione personale dell’ascoltatore lasciando spazio ad un ipotetico e trasognante viaggio oltre la realtà tangibile, quasi un’immersione nell’ignoto del subconscio.
Il nostro invito è di lasciarsi avvolgere dall’immagine, e permettere che le sensazioni che essa evoca si connettano con quelle trasmesse dalla musica, creando un’esperienza sinestetica. Fateci sapere.
COME SI ACCOMPAGNANO INVECE I TESTI CON LA VOSTRA MUSICA? QUALI TEMATICHE AFFRONTATE IN QUESTO ALBUM?
– I testi non sono un semplice contorno, ma una componente fondamentale della nostra musica. Come per la fase visiva, anche i testi non sono diretti o didascalici, piuttosto, cercano di evocare immagini, sensazioni e stati d’animo che si sposino e amplifichino l’atmosfera creata dalla musica, essendo scritti in modo da lasciare spazio all’interpretazione e alla riflessione.
Le tematiche che affrontiamo in questo album sono variegate, ma tutte ruotano attorno a un nucleo di introspezione e riflessione sull’esistenza umana. Parliamo di vuoto interiore (“In this void We Dwell”), alienazione (“Famine”), della ricerca del significato in un’esistenza spesso incentrata su cose futili e illusorie (“Nobody’s Innocent”).
In tutto il disco c’è un innegabile forte senso di oppressione emotiva, di angoscia esistenziale, ma anche qualche barlume di timida speranza, presa di coscienza e di trascendenza (“Deliver Us”). Insomma, i testi sono una sorta di manifesto sulla fragilità dell’essere umano, sul rapporto fallimentare che l’Uomo moderno ha con la propria esistenza e il mondo che ha costruito: l’unica via per ritrovare se stesso è nella rinascita attraverso l’Oscurità. (“The Obscure Light…”).
IN SETTE ANNI DI ATTIVITÀ, AVETE PUBBLICATO DUE EP E DUE FULL-LENGTH ALBUM: COME VALUTERESTE IL VOSTRO PERCORSO FINO AD OGGI? COSA RIMANE DELL’IDEA PRIMORDIALE CHE VI HA SPINTO A FONDARE IL GRUPPO, E QUALI ELEMENTI INVECE SI SONO SVILUPPATI SUCCESSIVAMENTE?
– In sette anni di attività, il nostro percorso è stato un’evoluzione costante, una ricerca continua.
Se dovessi valutarlo, direi che è stato un cammino di crescita, sia musicale che personale. Ogni release ha rappresentato una tappa importante, e soprattutto una buona fotografia del nostro essere in quel determinato momento. Dell’idea primordiale che ci ha visti nascere come band, rimane sicuramente intatta la passione viscerale per la musica estrema, l’esigenza di creare qualcosa di autentico e personale, e il fatto che la musica debba essere un’esperienza totalizzante.
Ciò che si è sviluppato successivamente è la consapevolezza delle nostre capacità e dei nostri limiti, affinando una maggiore maturità e padronanza. Abbiamo via via osato di più, non avendo paura di sperimentare e di allontanarci dai cliché delle ‘etichette’. La nostra capacità di lavorare insieme è cresciuta, e l’intesa tra noi è diventata ancora più profonda e la nostra identità musicale ne ha inevitabilmente giovato.
AVETE PARTECIPATO NEL TEMPO A DIVERSI FESTIVAL E DATE IMPORTANTI IN ITALIA: CHE RAPPORTO AVETE CON LA DIMENSIONE LIVE? AVETE NUOVE DATE IN PROGRAMMA A SUPPORTO DEL DISCO?
– La dimensione live per noi è fondamentale, è il momento in cui la nostra musica prende vita in modo completo e diretto. È il momento in cui l’energia che mettiamo nei nostri brani si riversa fisicamente sul pubblico e l’impatto che la nostra musica ha ci permette di connetterci con le persone in un modo unico, intimo, viscerale.
L’esperienza sonora che il disco regala è nulla senza il completamento che un’esibizione dal vivo trasmette, è così per molte band ed è lo stesso per Sonum. Sì, abbiamo diverse date in programma a supporto di “T.O.L.A.”, sia festival che date ‘secche’, e stiamo lavorando insieme al nostro management per aggiungerne alla lista.
Dopo la pubblicazione, l’obiettivo principale rimane quello di portare il nostro nuovo lavoro il più possibile in giro con date nazionali, internazionali e quasi certamente con un tour europeo. Vi invitiamo a seguire i nostri canali social e il nostro sito ufficiale per rimanere aggiornati su tutte le prossime date e i nostri live show. Non vediamo l’ora di celebrare l’accecante forza della Luce Oscura insieme a tutti voi!
CI SONO DELLE INFLUENZE CHE CONSIDERATE FONDAMENTALI PER COMPRENDERE LA VOSTRA MUSICA? QUALI SONO LE BAND CHE VI ISPIRANO MAGGIORMENTE A LIVELLO ARTISTICO?
– Riconoscere influenze specifiche è sempre difficile, perché il nostro suono è il risultato di un amalgama di sensibilità diverse e di ascolti che spaziano dal prog anni ‘70 alla musica classica d’avanguardia. Tuttavia, ci sono sicuramente delle band che hanno lasciato un segno profondo in noi e che consideriamo fondamentali per comprendere la nostra musica, non tanto per una mera riproduzione stilistica, quanto per un approccio alla composizione.
Assodato che la nostra ispirazione non si limita a un genere specifico, ma abbraccia tutto ciò che ci emoziona, se dovessimo scegliere alcune tra le formazioni metal contemporanee più influenti non potremmo non nominare i Gorguts, i Deathspell Omega, o gli Ulcerate per le loro capacità di innovare, di creare atmosfere opprimenti ed evocative e per l’uso di soluzioni non convenzionali sia dal punto di vista melodico che dal punto di vista ritmico.
Band meno note ai più come i Suffering Hour ci hanno ispirati per la loro attitudine ad uscire clamorosamente dai cliché del genere senza però perdere mai un grammo di brutalità e incisività (parti di chitarre meravigliose!!), o i nostrani Nero Di Marte per la bravura nel contrapporre rabbia e malessere ad atmosfere malinconiche di una raffinatezza clamorosa.
Per concludere quindi, siamo ispirati da artisti che non hanno paura di osare, di essere scomodi o di uscire dalle etichette, e in definitiva è proprio quello che cerchiamo di fare anche noi: assorbire ciò che ci colpisce a livello emotivo, rielaborarlo attraverso la nostra sensibilità, per poi cercare di creare qualcosa che sia autenticamente Sonum.