I Sorcerer, album dopo album, stanno raggiungendo una maturità invidiabile, figlia di un percorso oculato che rapidamente si sta scrollando di dosso le influenze più evidenti del doom, per abbracciare invece uno spettro più ampio, ancorato al metal classico dalle tinte oscure ed epiche, ma con una personalità che lo rende sempre più riconoscibile.
Dopo lo splendido “Reign Of The Reaper”, abbiamo raggiunto Kristian Niemann, uno dei due chitarristi, che ci ha confermato il desiderio della band di trovare sempre più una propria strada ed una propria voce.
D’altra parte il nuovo album della formazione svedese sembra aver già raggiunto quel raro equilibrio tra melodia, atmosfere epiche e paesaggi oscuri intrisi di ombre e quello che manca, come ha ammesso con una punta di amara autoironia lo stesso Niemann, sarebbe la possibilità di raggiungere finalmente una platea più ampia, che possa consacrare definitivamente questa eccellente realtà, permettendo loro di vivere della propria arte.
KRISTIAN, INIZIAMO OVVIAMENTE DAL NUOVO ALBUM, “REIGN OF THE REAPER”. CHE OBIETTIVI VI ERAVATE POSTI DOPO UN LAVORO GIA’ OTTIMO COME “LAMENTING OF THE INNOCENCE”?
– Volevamo realizzare un album che potesse essere contenuto in un singolo vinile, anche per staccarci un po’ dal formato della canzone molto lunga. Questa volta la nostra scrittura è stata più focalizzata e in generale le nostre canzoni sono un po’ più veloci. Inoltre volevamo affrancarci dall’etichetta che viene abitualmente associata alla nostra musica, quella del doom, perché non ci sembra più una definizione azzeccata nei nostri confronti.
Certamente ci sono degli elementi doom nella nostra musica, ma non abbiamo molto in comune con una band come i Candlemass, ad esempio. Loro, a mio parere, sono i veri re del doom epico. Sono assolutamente fantastici in quello che fanno e Leif Edling è uno dei più grandi autori in campo metal, a mani basse, ma quello è il loro sound e noi dobbiamo cercare il nostro da qualche altra parte. Abbiamo iniziato a mescolare cose diverse: power, prog, heavy metal, perfino qualche elemento post-metal.
Ci piace pensare che stiamo facendo un passo in avanti – o di lato, come preferisci – visto che non è facile tirar fuori qualcosa di veramente originale, ormai. Ci proviamo.
IN EFFETTI E’ UNA COSA CHE ABBIAMO SOTTOLINEATO ANCHE NELLA NOSTRA RECENSIONE DELL’ALBUM: DEFINIRVI UNA BAND DOOM ORMAI E’ RIDUTTIVO.
– Esatto, già le etichette in generale non mi fanno impazzire, a maggior ragione ora ci sta proprio stretta. Qualcuno ci ha definito come una ‘epic heavy metal’ band e ci può stare. Per me si tratta di metal, punto e basta, non serve perderci altro tempo.
INVECE I TESTI DELLE CANZONI DI COSA PARLANO? E’ UN ASPETTO CHE CURATE TANTO QUANTO LA MUSICA?
– Onestamente non penso che i testi siano così importanti. Certo, se sono una merda mi danno fastidio, ma finchè sono decenti per me è più che sufficiente.
Detto questo, sono convinto che i testi del nuovo album siano ottimi. Justin (Biggs, bassista dei Sorcerer, ndr) ha fatto un ottimo lavoro: è lui ad occuparsi della maggior parte dei testi ora e sa il fatto suo! E’ molto bravo a raccontare delle storie, ha una grande cultura e conosce bene la letteratura, questo è certo.
Se chiedessi a me, ti potrei solo dire che i testi ruotano intorno al concetto di morte, nelle sue diverse forme, ma ci vorrebbe Justin: lui saprebbe elaborare il concetto molto meglio.
A PROPOSITO DI JUSTIN, ABBIAMO APPREZZATO MOLTO QUEI PASSAGGI IN CUI HA INSERITO IL CANTATO IN GROWL A FARE DA CONTRALTARE ALLA VOCE PULUTA DI ANDERS ENDBERG. E’ QUALCOSA CHE SFRUTTERETE ANCORA IN FUTURO?
– Assolutamente sì. Amo il cantato growl e crea un bel contrasto con la voce di Anders. Se in futuro si adatterà bene alla nostra musica useremo ancora questa soluzione.
VORREMMO ANCHE FARVI I COMPLIMENTI PER IL LAVORO CHE TU E PETER HALLGREN AVETE FATTO SULLE CHITARRE. QUALI SONO I VOSTRI CHITARRISTI DI RIFERIMENTO?
– Grazie per il complimento! Io e Peter siamo dei grandi fan di Yngwie Malmsteen e ci sarà sempre qualche richiamo al suo stile nella nostra musica. E’ il migliore, punto.
Poi c’è tutta la scuderia della Shrapnel Records degli anni Ottanta: Friedman, Gilbert, Bouillet, Becker, MacAlpine, Howe, Firkins, eccetera. Così come tutti i proto-shredder europei tipo Uli Jon Roth e Michael Schenker. Ma anche Andy Laroque e Mike Wead, Smith e Murray, Allan Holdsworth, Warren Demartini, Lynch, John Norum, Kee Marcello… La lista è infinita, sono così tanti gli artisti che ci hanno influenzato.
PRIMA DI “REIGN OF THE REAPER” AVETE PUBBLICATO ANCHE UN EP DI COVER CON DEI GRANDI CLASSICI DEL PASSATO, DAI RAINBOW AI SAXON. TI VA DI DIRCI QUALCOSA IN MERITO?
– Il nostro EP di cover è stato frutto del lockdown durante il Covid. Non potendo suonare dal vivo, abbiamo pensato di divertirci un po’ in studio. Abbiamo scelto quali canzoni includere in maniera democratica e le abbiamo messe in piedi abbastanza in fretta. Siamo molto contenti del risultato finale ed è il nostro tributo nei confronti di questi grandi maestri.
HO AVUTO LA FORTUNA DI VEDERVI SUONARE DAL VIVO IN UN’OCCASIONE, ALLO SWEDEN ROCK FESTIVAL. COSA RICORDI DI QUELLA GIORNATA?
– E’ stata un bella giornata anche se Peter si era rotto una gamba la settimana prima mentre giocava a calcio e ha dovuto suonare stando seduto. Siamo stati un po’ sfortunati perché contemporaneamente a noi suonavano i The Halo Effect nel loro primo concerto in assoluto, quindi da noi non c’erano tantissime persone, ma è stato comunque divertente.
Abbiamo suonato, ci siamo fatto una bella bevuta dopo e in hotel abbiamo passato una magnifica serata in compagnia di un altro eroe della chitarra, Rob Marcello. Una persona gentilissima e un mostro della sei corde. Siamo stati lì a parlare un sacco di chitarre, quasi fino all’alba, ed è stata la chiusura perfetta della giornata.
IMMAGINO CHE CON IL NUOVO ALBUM VI STATE ATTIVANDO PER FARE ALTRI CONCERTI. SPERIAMO ANCHE IN ITALIA!
– Cercheremo di suonare il più possibile: suoneremo all’Hammer Of Doom, poi abbiamo un bel po’ di date in Svezia e quattro concerti di supporto ai Blind Guardian. Alcune date in Germania e Polonia e poi sicuramente se ne aggiungeranno altre. Ci piacerebbe molto venire in Italia, quindi se conoscete dei promoter che potrebbero essere interessati, contattateci!
C’E’ DA DIRE CHE OGGI E’ DIVENTATO MOLTO COMPLICATO FARE DEI TOUR, SOPRATTUTTO PER UNA BAND ANCORA POCO CONOSCIUTA. VOI COME STATE AFFRONTANDO QUESTA SITUAZIONE?
– Non facciamo molti tour, tutto qui. E’ veramente difficile riuscire a guadagnare qualcosa oggi… grazie, Spotify.
RECENTEMENTE VI SIETE SEPARATI DAL VOSTRO BATTERISTA, RICHARD EVENSAND, CHE ERA RIENTRATO IN FORMAZIONE DA POCO. COS’E’ SUCCESSO?
– Ricky ha lasciato la band per dedicarsi ad altri progetti musicali. Una grossa perdita per i Sorcerer, ma siamo ancora amici e gli auguriamo il meglio.
INVECE JOHNNY HAGEL (EX TIAMAT) COLLABORA ANCORA CON VOI, GIUSTO? EPPURE NON E’ PIU’ UN MEMBRO EFFETTIVO DELLA BAND. COME FUNZIONA?
– Sì, Johnny è ancora coinvolto nella composizione dei brani. Ha contribuito con dei riff e delle idee anche in questo disco, ad esempio su “Curse Of Medusa” e la title-track, su cui poi noi abbiamo lavorato, aggiungendo altri riff, cambiando alcune cose. E’ una collaborazione molto proficua e amo molto quello che scrive. Ha uno stile molto diverso dal mio o da quello di Peter: lui registra sempre delle demo molti basilari, ma sono quasi sempre le cose più pesanti.
Inoltre lui è coinvolto in tutto ciò che riguarda il merchandise. Lavora davvero bene e diamo molto valore al suo supporto in tutto quello che fa.
INFINE QUAL E’ IL SOGNO NEL CASSETTO CHE HAI IN MENTE PER I SORCERER E CHE NON SIETE ANCORA RIUSCITI A REALIZZARE?
– Ce ne sono tanti, alcuni non potranno mai avverarsi. Ad esempio mi piacerebbe poter vivere solo di musica, ma al momento non è così e probabilmente non lo sarà mai. Poi mi sarebbe piaciuto aprire un concerto dei Maiden o dei Sabbath, ma anche questa la vedo difficile (ride, ndr). Restando su qualcosa di più fattibile, mi piacerebbe suonare in Giappone, Australia e America. Sarebbe fantastico.