Dopo l’ottimo “The Crowning Of The Fire King”, i Sorcerer ci hanno nuovamente convinto con “Lamenting Of The Innocent”, un lavoro che non raggiungerà ancora la perfezione, ma che ci dimostra ancora una volta come la formazione svedese sia una di quelle band da tenere d’occhio con grande attenzione, perchè, ne siamo sicuri, il loro capolavoro è ormai dietro l’angolo. Forte di uno spettro di influenze sempre più ampio, che parte da un epic doom di scuola Candlemass per allargarsi verso praticamente ogni sfaccettatura dell’hard/heavy tradizionale, il quintetto si dimostra giustamente ambizioso e desideroso di raggiungere un pubblico più ampio. La cosa appare evidente nella chiacchierata avuta con il cantante Anders Engberg, che riconosce l’appartenenza ad una scena, senza però esserne prigioniero, rivendicando sempre la più completa libertà espressiva.
CIAO ANDERS, BENVENUTO SU METALITALIA.COM. PRIMA DI ADDENTRARCI NEL DETTAGLIO NEL NUOVO ALBUM, VORREMMO FARE UN PASSO INDIETRO A “THE CROWNING OF THE FIRE KING”. A TRE ANNI DI DISTANZA, TI VA DI FARE UN PICCOLO BILANCIO?
– Credo che sia un album fantastico e non mi sono ancora minimamente stancato delle canzoni che contiene. Ne suoniamo diverse dal vivo e devo dire che anche da quel punto di vista funzionano alla grande.
RECENTEMENTE SIETE PASSATI ATTRAVERSO UN IMPORTANTE CAMBIO DI LINE-UP. VI SIETE SEPARATI DAL VOSTRO STORICO BASSISTA, JOHNNY HAGEL, E AVETE ANCHE UN NUOVO BATTERISTA. COSA VUOI DIRCI A RIGUARDO?
– Johnny Hagel ha preferito fare un passo indietro, in modo da focalizzarsi maggiormente sul comporre musica, continuando però ad occuparsi per conto nostro di numerosi aspetti organizzativi, più legati al business. In questo senso è ancora parte integrante dei Sorcerer, ma nel ruolo di bassista ora abbiamo Justing Biggs, che è un eccellente sostituto. Prima di registrare “The Crowning Of The Fire King”, invece, ci eravamo separati da Rob Iversen, il nostro batterista, e per le registrazioni ci aveva dato una mano, come session, Lars Sköld (Avatarium/Tiamat). Non appena terminato il suo lavoro, ci siamo messi nuovamente in contatto con Ricky Evensand, il nostro primo batterista, che ha accettato di ritornare nella band dopo tanti anni. Siamo fortunati, è una vera bestia dietro al suo kit.
I DUE NUOVI INGRESSI HANNO AVUTO UN EFFETTO ANCHE SUL PROCESSO DI SCRITTURA DEL NUOVO ALBUM?
– Il processo in sè non è cambiato, ma certamente gli input che provengono da Justin e Ricky sono sempre in benvenuti. Justin, ad esempio, ha contribuito con diversi riff e mi ha aiutato nella stesura dei testi, assieme a Conny Welén, il nostro co-produttore.
IL NUOVO ALBUM CI SEMBRA PIÙ VARIO RISPETTO AL PRECEDENTE, CON UNO SPETTRO DI INFLUENZE PIÙ AMPIO: DOOM, HEAVY, HARD ROCK, UN PO’ DI PROGRESSIVE, MUSICA FOLK…
– Sì, è stata una scelta voluta, volevamo dare un segnale di cambiamento e progredire. Non siamo il genere di band che si limita a replicare la stessa musica, album dopo album. Ci teniamo a crescere, ad ampliare i confini della nostra musica. Vogliamo che gli ascoltatori si sentano parte di una sfida, in un certo senso. Abbiamo ancora le nostra fondamenta nell’epic/doom, ma quando scriviamo lo facciamo senza limitazioni, lasciando che le canzoni nascano spontaneamente. Non facciamo grandi ragionamenti, lo facciamo e basta.
PENSI CHE QUESTO STILE, MENO ANCORATA ALLA CLASSICA DEFINIZIONE DI DOOM METAL, POSSA AIUTARVI A RAGGIUNGERE UN PUBBLICO PIÙ AMPIO?
– Penso di sì. Siamo una band che gravita nella scena hard/metal, con radici che tornano indietro negli anni Settanta e Ottanta. Il doom è solo una delle nostre influenze e non ci diciamo mai cose tipo “ok, ora scriviamo un pezzo heavy metal”. Siamo ciò che siamo, la nostra musica nasce in maniera spontanea e naturale. Poi abbiamo influenze ancora diverse, ma senza dubbio la parte del leone la fanno quelle che ho citato poco fa.
I TESTI DELLE CANZONI FANNO SPESSO RIFERIMENTO AL PERIODO DELL’INQUISIZIONE, UNA NARRAZIONE CHE SEMBRA ESSERE PARTICOLARMENTE CARA AL DOOM. COME MAI SECONDO TE?
– Non saprei dire con sicurezza, ma personalmente ho sempre trovato affascinante la lotta tra il bene e il male. Credo che la religione sia il male assoluto, voglio dire, guarda quanta merda ha portato nel mondo. La religione è la principale causa di tutte le atrocità inflitta all’umanità. Penso anche che i testi debbano in qualche modo convogliare l’atmosfera della musica, aiutando a creare un’immagine mentale, se uno vuole.
IL NUOVO ALBUM VEDE COME OSPITE UN VERO E PROPRIO GIGANTE DELLA SCENA, JOHAN LÄNGQUIST DEI CANDLEMASS. COM’È NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
– Conosco Johan da più di trent’anni, quindi davvero il problema non è stato chiederglielo, è stato dopo, quando ci ha detto di sì! Lui è un’icona del genere, oltre che un cantante fantastico. Siamo cresciuti nella stessa zona e ho suonato con suo fratello nella mia prima band. Il suo contributo su “Deliverance” è stato davvero prezioso.
ABBIAMO APPREZZATO MOLTISSIMO ANCHE LA COPERTINA, COSÌ VECCHIO STILE…
– È bellissima, vero? L’artista che l’ha realizzata si chiama Dusan Markovic ed ha un talento enorme. Noi abbiamo avuto l’idea del concept album e gli abbiamo inviato dei dettagli sulla storia e sui testi. Lui ci ha presentato una prima bozza, che era già grandiosa, ma noi volevamo qualcosa che potesse essere incorniciato, in modo da poterlo usare anche per i poster e il merchandising. Lui ci ha risposto mandandoci quello che ora puoi vedere sulla copertina e ci ha lasciati proprio a bocca aperta. Semplicemente incredibile, un’immagine così dettagliata.
IL DOOM È UN GENERE ESTREMAMENTE PROLIFICO, CI SONO TANTISSIME BAND DI VALORE, ANCHE SE MAGARI NON SONO TUTTE NOTE AL GRANDE PUBBLICO. QUALE PENSI SIA IL PREGIO PRINCIPALE DI QUESTO GENERE?
– Non ci ho mai riflettuto in modo approfondito, a dir la verità. Non posso dirmi esattamente un fanatico del doom metal, ascolto ogni genere di musica e questo mi aiuta a trovare la giusta ispirazione nell’esprimermi attraverso la mia voce. Ovviamente ascolto band come Candlemass, Memento Mori, Solitude Aeturnus, Below e tanti altri, ma non sono un grandissimo fan del genere in sè. Ti sembrerà strano, ma ho dei gusti molto ampi.
NON POSSO FARE A MENO DI FARTI UNA DOMANDA RELATIVA ALLA CRISI CAUSATA DAL COVID-19. VOI SIETE UNA BAND SVEDESE E LA SVEZIA SI È DISTINTA RISPETTO AL RESTO D’EUROPA PER MOLTE SCELTE IN CONTROTENDENZA. UN APPROCCIO CHE MOLTI HANNO GIUDICATO FIN TROPPO BLANDO RISPETTO ALLA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE. TU COSA NE PENSI?
– Ho piena fiducia nelle scelte fatte dal nostro Governo, nessuno può dirsi escluso da questa pandemia e la gente continuerà a morire ancora per un po’ di tempo, indipendentemente dalle strategie messe in atto dai governi di qualunque Paese.
QUESTA SITUAZIONE STA AVENDO UN EFFETTO DEVASTANTE SUL MUSIC BUSINESS, CHE ORMAI SI BASA QUASI ESCLUSIVAMENTE SULLA MUSICA DAL VIVO PER POTER SOPRAVVIVERE. SEI PREOCCUPATO DA QUESTO PUNTO DI VISTA?
– Non sono preoccupato per i Sorcerer, ma la situazione è esattamente quella che descrivi: tutto il music business è stato colpito duramente, sarà un grosso problema, con cui dovremo convivere a lungo, anche quando il virus sarà sparito o quando avremo un vaccino. L’economia intera avrà delle ripercussioni profonde e ne saremo tutti vittime.
CHIUDIAMO, PERÒ, CON UNA NOTA POSITIVA: QUALI NOVITÀ POSSIAMO ASPETTARCI DAI SORCERER NEL PROSSIMO FUTURO?
– Stiamo ragionando su diversi progetti, tra cui un live show completo in streaming. Non ce ne staremo seduti con le mani in mano aspettando che tutto questo passi, continueremo a lavorare al nuovo materiale per il prossimo album e tante altre cose. Intanto grazie a voi e a tutti i fan italiani per l’opportunità, state attenti e lavatevi le mani! A presto!