SOULFLY – Born to lose, live to win

Pubblicato il 05/12/2018 da

La dedizione totale al metal ha fatto di Max Cavalera un artista leggendario, lo sappiamo. Un uomo che ha dedicato la sua vita al genere, come molti, ma è riuscito anche a costruirci una famiglia, stretta dal legame di sangue quanto dalla passione musicale. La sua incredibile prolificità, unita al parziale declino fisico, sembrava averlo fatto accartocciare su se stesso dopo una serie quasi infinita di ripetizioni, rendendolo quasi una caricatura. Quando però la dedizione incontra la mano esperta e l’entusiasmo di un produttore come Josh Wilbur può ancora nascere un lavoro degno dell’importante passato di Max. Lo raggiungiamo telefonicamente per farci spiegare, con il suo incrollabile entusiasmo, la sua semplicità e la sua trasparenza, qualcosa di più sui retroscena di “Ritual”, per molti una delle liete sorprese del 2018.

CIAO MAX TUTTO BENE? STATE GIA’ PROVANDO PER IL PROSSIMO TOUR?
– Benissimo grazie. Ci stiamo godendo una piccola pausa, siamo tornati da poco dalla Russia dove abbiamo suonato il tour di celebrazione di “Beneath The Remains” e “Arise”. Tra poco toccherà al Sud America ma siamo già caldi, non abbiamo bisogno di prove ulteriori.

PRIMA DI TUTTO CONGRATULAZIONI: PENSO CHE “RITUAL” SIA IL MIGLIOR DISCO DEI SOULFLY DAI TEMPI DI “DARK AGES”. HAI AVUTO UN APPROCCIO DIVERSO ALLA SCRITTURA, O FORSE SEMPLICEMENTE PIU’ TEMPO?
– Forse ci ho dedicato più tempo. Ho cominciato a buttar giù qualche riff l’ottobre dello scorso anno, per iniziare a mettere insieme qualche pezzo assieme a Zyon in novembre. Siamo entrati in studio i primi giorni del gennaio 2018, subito dopo le festività. Abbiamo lavorato sodo, ho scritto molto perchè mi sentivo molto ispirato. Sono molto contento stia avendo riscontri molto positivi.

IL PRODUTTORE, JOSH WILBUR, SI E’ DICHIARATO UN GRANDE FAN DELLA TUA MUSICA. PENSI SIA UNO DEI MOTIVI PER CUI L’ALBUM SIA RIUSCITO PARTICOLARMENTE BENE?
– Josh è stato un componente importante nella realizzazione dell’album. Ho sentito da subito la sua energia, mi ha contagiato sin dalla registrazione della titletrack, “Ritual”. Ha spinto perché cercassimo il groove in “Bite The Bullet” e “Blood On The Street” e mi ha aiutato comunque a dare il meglio nelle canzoni che più sentivo mie, quelle più death/thrash metal come “Under Rapture” e “Dead Behind The Eyes”. La combinazione delle spinte groove e delle influenze thrash/death rende “Ritual” un album davvero riuscito.

LE CANZONI ERANO COMPLETAMENTE FINITE QUANDO AVETE INIZIATO A REGISTRARE O JOSH VI HA SPINTO A CAMBIARE QUALCOSA?
– Avevo moltissimi riff con cui volevo creare delle canzoni, e molti di questi effettivamente si sono trasformati nelle tracce del disco. “Feedback”, “Dead Behind The Eyes”, “Demonized” invece erano già praticamente finite. “Ritual”, “Bite The Bullet” e “Summoning” sono nate completamente in studio. E’ una combinazione tra un lungo lavoro e di una lunga preparazione precedente e quello che poi accade in studio. Un bel modo di lavorare a mio parere.

IN “RITUAL” C’E’ UN GRAN RITORNO DEL GROOVE…
– Adoro il groove. Ascolta i Pantera. Ascolta il break di ‘Angel Of Death’ degli Slayer. Ho sempre tentato di incorporare del groove nei miei pezzi, rende la canzone speciale: prendi in esame per esempio “Dead Embryonic Cells”. Abbiamo tentato di creare questi momenti in pezzi come “Summoning”, “Under Rapture”, sul finale di “Dead Behind The Eyes”, “Evil Empowered”… Avere un bel groove combinato a roba veloce può rendere la canzone incredibile.

HAI UNA LUNGHISSIMA LISTA DI COLLABORAZIONI. COSA TI PIACE FARE CON GLI ARTISTI CON CUI COLLABORI? TI PIACE PARLARE, STARE CON LORO O ANDATI DRITTI IN SALA PROVE?
– Le collaborazioni sono una parte irrinunciabile dei Soulfly. E’ un nostro marchio di fabbrica: su ogni disco, sin dal primo, c’è sempre qualche ospite. Non riesco ad immaginare un album dei Soulfly senza alcuna collaborazione. Mi piace perché lavoro con i miei idoli: tutti gli artisti con cui collaboro sono artisti che apprezzo profondamente, come Randy Blythe e Ross Dolan, esperienze assolutamente fantastiche. Non sempre si riesce a stare molto insieme a livello umano, lo scambio artistico è comunque la cosa che mi gratifica maggiormente.

A MIO PARERE C’E’ UN PEZZO CHE EMERGE NETTAMENTE SUL DISCO, ED E’ “FEEDBACK!”. COM’E’ NATA E PERCHE’ HAI SCELTO DI SPERIMENTARE IN QUELLA DIREZIONE?
– “Feedback!” nasce dall’amore per i Motorhead e il punk rock. Volevo uscire dalla mia zona di comfort e cercare di scrivere una canzone che non sia immediatamente riconducibile a me, un po’ fuori dagli schemi. Tutto è partito da un riff à la Motorhead, da cui siamo stati trasportati velocemente. E’ stato divertente. Il testo parla della vita on the road, ed è ovviamente un tributo a Lemmy e alla lineup originale dei Motorhead, che non c’è più. Ho sentito il bisogno di questa dedica. Il titolo è “Feedback!” perchè i Motorhead sono sempre stati molto rumorosi e pieni di feedback!

PENSI CHE IL PEZZO POSSA TROVARE UN POSTO NELLA SETLIST DEI VOSTRI PROSSIMI CONCERTI?
– Penso che “Feedback!” possa essere una grande canzone per concludere un concerto, un finale punk rock e divertente. Ti dirò di più: mi piacerebbe anche realizzare un video di questa canzone, dove tutti noi ci vestiamo da Motorhead. Sarebbe un bel tributo.

I SOULFLY SONO SEMPRE STATI UNA FAMIGLIA. RIESCI AD IMMAGINARE UN ALTRO CAVALERA PRENDERE IL TUO POSTO E CONTINUARE, IN FUTURO?
– Potrà accadere solo quando sarò morto, perchè voglio suonare finchè sono in vita. Igor è un buon vocalist, così come Richie, che canta negli Incite. Mi piace pensare che siamo una famiglia metal e restiamo vicini attraverso la musica: è una cosa molto speciale.

SALUTARE TUTTI CON UN ULTIMO TOUR NON TI SEMBRA UNA BUONA IDEA?
– Voglio suonare fino a quando morirò. Spero di non dovermi mai ritirare, non sono in grado di stare con le mani in mano a far niente. Non fa per me, non riesco ad immaginarmi da pensionato. Mi piace rimanere occupato, fare interviste, fare tour, scrivere nuovi dischi. E’ il motivo per cui vivo, non so fare nient’altro.

QUALI SONO I TUOI PROSSIMI IMPEGNI?
– Stiamo mettendo insieme un tour mondiale che partirà in Nord America con Kataklysm ed Incite. Successivamente ci sarà di sicuro un grosso tour europeo, dove spero avremo più di una tappa italiana. Staremo in tour per tutto il 2019 almeno, “Ritual” si merita un tour molto lungo.

NIENTE REGISTRAZIONI CON I KILLER BE KILLED NEL PROSSIMO ANNO?
– Non so ancora. Come sai il manager dei Mastodon è scomparso recentemente e per loro è davvero un brutto momento, rispetto la scelta di staccare da tutto per un po’. Forse ci troveremo nel corso del prossimo anno, ma non c’è alcuna fretta. Se uscirà nel 2019 bene, nel 2020 andrà bene lo stesso.

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