SPECTRAL VOICE – Gente che scompare

Pubblicato il 13/03/2024 da

Lungamente atteso dopo i ‘botti’ dell’EP “Necrotic Doom” e del debut album “Eroded Corridors of Unbeing”, il ritorno degli Spectral Voice è stato accolto con entusiasmo dalla comunità degli appassionati di musica estrema.
“Sparagmos” ha spinto il tipico death-doom degli statunitensi su lidi ancora più inquieti e nebulosi, introducendo una componente atmosferica, talvolta anche flirtante con la corrente black metal, sinora mai così pronunciata nel repertorio del quartetto. Le quattro lunghe composizioni del disco ci presentano un gruppo in possesso di una rinnovata maturità compositiva e di uno stile ormai riconoscibile, che si lascia indietro i riferimenti death metal più ovvi per puntare maggiormente sulla sua profondità emotiva e la sua capacità di trasportare l’ascoltatore in territori oscuri e inesplorati.
“Sparagmos” ha insomma confermato lo status degli Spectral Voice come una delle band più interessanti e personali nel panorama death-doom contemporaneo, sottolineando più che mai la caratura di leader dei ragazzi americani, il cui bagaglio di esperienze ha ormai davvero pochi eguali in questo determinato filone. Parliamo di questo atteso ritorno con il chitarrista Paul Riedl.

Foto di Emily Power – https://emilyspower.photography/ – https://www.instagram.com/emilyspower.photo/

“SPARAGMOS” ESCE CIRCA SETTE ANNI DOPO “ERODED CORRIDORS OF UNBEING”. OVVIAMENTE DA ALLORA MOLTE COSE SONO CAMBIATE NEL MONDO. COSA C’È DI NUOVO NEGLI SPECTRAL VOICE E COME DESCRIVERESTI LA GENESI DI “SPARAGMOS”?
– Mentre il mondo marcia verso il proprio patibolo, la cripta Spectral Voice è rimasta più inquieta che mai. Anche se ovviamente impegnati con la nostra vita privata e con le altre nostre band, abbiamo comunque lavorato sul materiale per un periodo che è sembrato secoli.
Il disco esce a febbraio 2024, ma lo abbiamo registrato a marzo 2022: già allora pensavamo che queste fossero vecchie canzoni, quindi puoi immaginare come ci sentiamo adesso. È come essersi tolti un grosso peso. La canzone più vecchia è “Be Cadaver”, che è stata scritta nell’inverno del 2018 e suonata per la prima volta dal vivo in tour nel 2019… o forse alla fine del 2018, ora che ci penso. Alcuni spunti vanno anche più indietro, al 2013 e al 2014, e sono rintracciabili su “Red Feasts…” e “Sinew Censer”.
In tutti questi anni sono state scritte altre canzoni, di otto o nove minuti ciascuna: brani che abbiamo finito di arrangiare e che abbiamo provato per mesi, solo per poi buttare via tutto, tranne uno o due riff che alla fine abbiamo ritenuto degni dell’atmosfera che avevamo in mente per questo disco. Secondo me, questo tipo di approccio ha contribuito notevolmente al risultato finale. Come “Eroded…”, “Sparagmos” presenta i pezzi nella sequenza in cui sono state scritti: entrambi gli album, forse inconsciamente, sembrano documentare il nostro viaggio, una discesa in quelle profondità che cerchiamo continuamente di esplorare con la musica.

QUESTO ALBUM SI SPINGE UN PO’ OLTRE IL DEATH-DOOM RISPETTO AL PRIMO ALBUM, A MIO PARERE. COME DESCRIVERESTI IL SUONO DI “SPARAGMOS”? È PIÙ SINISTRO E STRATIFICATO; A VOLTE AVVERTO PERSINO UN PO’ DI BLACK METAL. MI HA RICORDATO VAGAMENTE ANCHE UN ALBUM COME “LUNARTERIAL” DEGLI SWALLOWED.
– “Sparagmos” a oggi rappresenta il culmine delle nostre ambizioni estetiche e sonore. Ciò che definirei oscurità palpabile, vetriolo misantropico e malizia corrosiva sono il risultato diretto di ciò che stavamo vivendo insieme come persone durante gli anni in cui abbiamo composto i brani dell’album. Per noi è stato naturale cercare di ricreare tali abissi emotivi nella nostra musica.
L’evoluzione che puoi sentire è la diretta conseguenza della nostra necessità di fare qualcosa di più individualistico e interessante per noi stessi: non avrebbe avuto senso per noi ripercorrere semplicemente i sentieri del passato per il gusto di farlo. Di certo sarebbe stato semplice replicare un “Necrotic Doom”, ma non era ciò che ci avrebbe reso felici.
Riguardo alla tua sensazione, una rapida occhiata alla nostra storia collettiva come band rivela che ognuno di noi ha fatto parte di progetti di stampo black metal e funeral doom prima o contemporaneamente agli Spectral Voice, quindi questa atmosfera non è del tutto nuova per noi come singoli musicisti. C’è sempre stato un sentore black metal sullo sfondo, tanto che per anni abbiamo detto che il nostro stile definitivo sarebbe stata la versione più marcia e funerea di un “De Mysteriis Dom Sathanas”. Personalmente percepisco l’atmosfera di “Sparagmos” più simile a un ‘disco black metal lento ma minaccioso’ che a un “disco di death metal old school che rallenta”: è un lavoro pieno di malizia, oscurità e di un’intensità soffocante che ti graffia le ossa.

IL RESPONSO OTTENUTO DA “ERODED…” È STATO NOTEVOLE, SIA A LIVELLO DI CRITICA CHE DI PUBBLICO. AVETE MAI AVVERTITO QUALCHE PRESSIONE MENTRE LAVORAVATE AL SUO SUCCESSORE? CI SONO STATI DISACCORDI SIGNIFICATIVI TRA DI VOI, RIGUARDO ALLA PRODUZIONE E ALLA DIREZIONE ARTISTICA DI “SPARAGMOS”?
– Come accennato, tutta l’esperienza legata alla composizione di questo album parte oltre un decennio fa. Molti dei primi passaggi composti semplicemente erano troppo astratti per adattarsi a “Eroded…” all’epoca, quindi sono stati relegati a cripte più profonde fino a quando le atmosfere appropriate non si sono rivelate nel materiale successivo, anche se ciò ha appunto richiesto tanti anni.
Non c’è mai stata pressione esterna sugli Spectral Voice: suoniamo la musica che esprime i lati più oscuri di noi stessi, solo in un secondo momento consideriamo l’esperienza di ascolto, ma questa deve comunque andare incontro prima di tutto al nostro gusto personale, poi magari a quello di un pubblico. Stiamo cercando di evocare energie dentro di noi ed esorcizzandole per i nostri bisogni personali, non creando qualcosa che pensiamo sarà piacevole per una persona a caso, per quanto essa possa essere genuinamente interessata ad ascoltare i nostri sforzi.

QUINDI NON AVETE ALCUN TIMORE CHE CHI VI HA SEGUITI SINORA POSSA NON GRADIRE LA VOSTRA EVOLUZIONE. IL CONSERVATORISMO NEL METAL È UN FATTORE IMPORTANTE, MA MI SEMBRA CHE SIATE ESTREMAMENTE LONTANI DA CERTE LOGICHE…
– Anche se sono d’accordo che la tua opinione sia corretta riguardo a una scena di cosiddetti “non conformisti”, alla fine non posso proprio esprimermi su questa sorta di relazione fra musicisti e spettatori, poiché semplicemente non è rilevante per i miei interessi nell’arte o nella musica. Si applica ancora meno a una band ‘anti-pubblico’ come gli Spectral Voice…
Basta chiedere a un fan entusiasta di valutare la nostra relativa penuria di interviste/foto promozionali rispetto a molti altri nostri progetti, il nostro approccio letargico alla disponibilità del merchandise o semplicemente lo sconcerto del pubblico quando ci vede suonare nell’oscurità totale in mezzo a una fitta nebbia e ai fumi pungenti di erbe mistiche. Insomma, l’apprezzamento della nostra musica da parte di qualcuno non è esattamente una priorità. Sono anzi contento di sottolineare come con “Sparagmos” questa attitudine sia decisamente più esplicita che mai.

COME SI SONO CONCRETIZZATI IL TITOLO DELL’ALBUM E I TESTI? QUAL È STATA L’INFLUENZA PRINCIPALE DIETRO AL CONCEPT, SE CE N’È UNO?
– Questa è una domanda a cui Eli saprebbe rispondere meglio, dato che il mio ultimo contributo lirico alla band risale al 2016 per “Terminal Exhalation of Being”. Tra il 2012 e il 2015, collaboravamo ai testi cercando semplicemente di creare un’atmosfera densa, primitiva e morbosa, tuttavia, man mano che la nostra musica diventava gradualmente più personale, anche i testi di Eli e il suo approccio vocale sono cambiati.
I testi di “Sparagmos” sono i suoi più personali e interessanti, a mio parere, così come la sua performance vocale stessa, che ha contribuito direttamente all’orientamento artistico del disco, compresi copertina e layout.

COME VEDI IL PANORAMA DEATH-DOOM METAL NEL SUO STATO ATTUALE? “NECROTIC DOOM” HA AVVIATO UNA NUOVA CORRENTE UNDERGROUND E HA PORTATO MOLTI GIOVANI MUSICISTI A SCOPRIRE ED ABBRACCIARE MOLTE BAND DEGLI ANNI NOVANTA E IN PARTICOLARE LA VECCHIA SCENA FINLANDESE. VI PIACCIONO LE NUOVE BAND ALL’INTERNO DELLA SCENA ATTUALE? È QUALCOSA CHE VI RENDE FELICI O RIGETTATE CIÒ CHE È DIVENTATO?
– Lo percepisco allo stesso modo dello stato di qualsiasi scena, cioè cerco di non badarci (ride, ndr)! Quando io ed Eli abbiamo originariamente fondato la band nel 2012, volevamo solo fare “Necrotic Doom”, che era, come dici tu, una sorta di lettera d’amore per quelle antiche scene e per alcuni demo per noi mitici, che all’epoca erano molto meno celebrati di oggi. Parlo di roba anni Novanta come Rippikoulu, Thergothon, Disembowelment, Abhorrence, Crypotophobism, Rottrevore, ecc. Siccome semplicemente non riuscivamo ad averne abbastanza di quel tipo di atmosfera morbosa e schiacciante, abbiamo cercato di contribuire al filone al meglio delle nostre possibilità.
Dal 2014 (quando “Necrotic Doom” è stato finalmente registrato), molte di queste band hanno fatto ritorno e hanno iniziato a suonare dal vivo, a registrare nuove canzoni e successivamente a ispirare un’intera nuova generazione di fan e gruppi, molti dei quali, rispettosamente, hanno chiaramente scoperto le band sopra citate attraverso l’estetica del nostro stesso demo, le cui influenze musicali erano appunto estremamente evidenti.
All’epoca, ci identificavamo di più con la scena dei tardi anni 2000, ovvero con le band dei nostri amici, come Anhedonist, Pissgrave, Mortuous/Scolex e Trepanation qui negli Stati Uniti, e Krypts/Swallowed, Undergang e Anatomia all’estero, mentre veneravamo realtà underground contemporanee come Necros Christos, Dead Congregation o Excoriate – motivo per cui abbiamo chiesto a Dan dei Cruciamentum di mixare e masterizzare il nostro demo. Oggi queste persone sono ancora attive e spesso collaborano con grandi nuove band come Mortous, Sijjin, Excarnated Entity, Necrot, Phrenelith, Wormridden e molti altri. Vedevamo tutta questa scena come un modo per portare avanti un filone troppo presto dimenticato, piuttosto che un mero revival nostalgico.
Lo scambio di cassette stava tornando a essere un piccolo fenomeno, le tirature in vinile erano relativamente abbondanti e i bootleg costavano 15 dollari e venivano realizzati a mano da un vero appassionato, anziché costarne 55 da un’azienda qualsiasi.
Sinceramente, era un buon momento per essere in una band, liberi da ogni pressione mediatica e dalla sovrasaturazione che sembra aver preso il sopravvento negli ultimi tempi. Con l’originale Kill-Town Death Fest di David Mikkelsen, queste band hanno finalmente avuto uno spazio per incontrarsi e collaborare, tanto che noi stessi fummo assolutamente sconvolti quando nel 2014 l’evento decise di fermarsi e di archiviare ciò che pensavamo fosse l’unico vero festival death metal underground rimasto. Da allora, molte buone band si sono formate, ma la maggior parte delle mie preferite hanno qualche tipo di legame che le riporta a quei giorni.

COME SPESSO ACCADE FRA MUSICISTI CHE SONO ANCHE GRANDI APPASSIONATI DI METAL, I MEMBRI DEGLI SPECTRAL VOICE SUONANO ANCHE IN ALTRE BAND, A VOLTE ANCHE PIUTTOSTO DIVERSE FRA LORO. OVVIAMENTE, TRE DI VOI FANNO PARTE DEI BLOOD INCANTATION, PER CITARE IL NOME PIÙ IN VISTA. COM’È PASSARE DA UN MONDO MUSICALE ALL’ALTRO E COME GESTITE IL TEMPO E LO SFORZO NECESSARI PER GRUPPI DIVERSI?
– Le cose per me non sono mai veramente cambiate, visto che sono sempre stato in vari progetti che spaziavano tra stili o sottogeneri diversi. La musica è la mia intera vita, e da più di vent’anni faccio doppio, triplo o addirittura qualche volta quadruplo lavoro. Quindi, questa situazione è naturale per me e non c’è mai stato un problema (o un’alternativa…) con questo metodo. Ogni band o progetto occupa il proprio spazio nella nostra mente, e ogni prova o processo di registrazione viene affrontato con il rispetto appropriato per ciò che tutte queste attività richiedono intrinsecamente.

SE DOVESSI SCEGLIERE TRA REGISTRARE MUSICA E ESIBIRTI DAL VIVO DAVANTI AI TUOI FAN SUL PALCO, COSA PREFERIRESTI E PERCHÉ?
– Per me, dipenderebbe davvero dal progetto. Alcune band non hanno bisogno del palco per trasmettere l’essenza di ciò che stiamo cercando di comunicare, mentre altre si rivelano nella loro forma più potente quando l’energia è condivisa con una folla famelica.
Per i miei interessi personali, sarei più felice di poter vivere in studio indefinitamente (con qualcun altro che controlla i comandi…), il che però non vuol dire che non mi piaccia essere in tour o condividere la mia musica con le persone durante i concerti; semplicemente, mi sento più a mio agio e in grado di realizzare le mie ambizioni musicali in un contesto di registrazione piuttosto che sul palco. Mi piace anche il processo fisico della registrazione, costruire gradualmente qualcosa ed esplorare i suoni con i compagni di band.
Per quanto riguarda gli Spectral Voice, non credo di poter dire con esattezza di avere una preferenza, poiché sia sul palco che in studio, ho generalmente gli occhi chiusi e sono avvolto dal fumo e da luci molto forti, cosa che mi va benissimo.

AVETE PUBBLICATO UNO SPLIT CON GLI UNDERGANG L’ANNO SCORSO, MA NON SI TRATTA CERTO DEL PRIMO LAVORO DI QUESTO TIPO NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA. IN CHE MODO QUESTO GENERE DI RELAZIONI COLLABORATIVE HANNO INFLUENZATO LA VOSTRA MUSICA NEL CORSO DEGLI ANNI? AVETE IN PROGRAMMA DI REALIZZARE ALTRI SPLIT O SPERATE DI FARLO?
– Come accennato prima, abbiamo sentito una stretta affinità con David e la scena originale di KTDM fin dall’inizio. Abbiamo fatto, finora, split con Blood Incantation, Phrenelith, Vastum, Anhedonist e Undergang – che fanno tutti parte o hanno legami personali con la suddetta scena delle band dei tardi anni 2000. Venendo da una formazione DIY/crust, ho sempre avuto una passione per gli split e, in particolare, per le compilation autoprodotte, quindi una pubblicazione come la raccolta “Necrotic Demos” era in realtà in cantiere già molto prima che tutti i nostri demo venissero registrati.
Anche se sinceramente non sono sicuro se gli Spectral Voice abbiano altra musica degna di essere pubblicata, le uniche band con cui penso saremmo interessati a condividere uscite di questo tipo sarebbero Krypts, Anatomia, Mortuous o Excarnated Entity.

SO CHE MOLTI MUSICISTI TENDONO A EVITARE DI SCEGLIERE LE CANZONI O GLI ALBUM PREFERITI PER UNA SERIE DI RAGIONI, MA C’È QUALCHE TRACCIA DEGLI SPECTRAL VOICE IN PARTICOLARE DI CUI HAI UN BEL RICORDO DI AVER CREATO?
– Per ragioni puramente nostalgiche, tutto ciò che è stato incluso su “Necrotic Demos” occuperà sempre un posto molto speciale nel mio cuore, poiché è stato realizzato in modo minimale e senza alcun pensiero per il mondo esterno. Posso ancora sentire Eli, le mie ambizioni e il mio entusiasmo manifestarsi durante le prime sessioni di registrazione, così come la facilità con cui l’intera formazione è stata in grado di scrivere le successive tracce pubblicate sui vari split. L’album di debutto è ancora molto attuale, personalmente preferisco i brani più lunghi e in particolare il suono della batteria del master dell’edizione in CD, ma se dovessi lasciare tutto alle spalle per affermare “Cos’è Spectral Voice?’”, la mia risposta è, inequivocabilmente, “Sparagmos”.

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