Attesissimo dopo il ‘boom’ underground di “A Diabolic Thirst”, “Songs of Blood and Mire” ha riconfermato gli Spectral Wound ai vertici della scena black metal nordamericana, offrendo un lotto di brani in cui aggressività, melodia e inedite scorie punkeggianti si fondono in un flusso arrangiato e interpretato con il gusto di chi, dopo un decennio di carriera alle spalle, è ormai perfettamente padrone della propria arte.
Un lavoro che, nell’ambito del genere della Nera Fiamma, rientra abbastanza agevolmente nell’elenco di quelli più interessanti pubblicati quest’anno, e che non a caso sta venendo spinto a dovere da un’etichetta – la Profound Lore – che difficilmente punta sul cavallo sbagliato.
A ridosso della sua uscita, abbiamo quindi contattato il gruppo canadese per una breve intervista via e-mail, anche se come vedrete non è stato affatto semplice ottenere delle informazioni approfondite da questi determinati musicisti…
SOTTO UN CERTO PUNTO DI VISTA, “A DIABOLIC THIRST” È STATO UN SUCCESSO INASPETTATO. DOPO LA SUA USCITA, IL VOSTRO NOME HA INIZIATO A CIRCOLARE MOLTO NELL’UNDERGROUND, PORTANDOVI A UN LIVELLO SUPERIORE RISPETTO A QUELLO RAGGIUNTO GRAZIE AI VOSTRI PRIMI LAVORI. CONSIDERANDO QUESTA SITUAZIONE, VI SIETE SENTITI SOTTO PRESSIONE QUANDO È ARRIVATO IL MOMENTO DI INIZIARE A SCRIVERE IL SUO SUCCESSORE?
– Non particolarmente. Il ‘successo’ non è mai stato la nostra mira principale. Lavoriamo per noi stessi e suoniamo la musica che vogliamo fare.
PARLANDO DI “SONGS OF BLOOD AND MIRE”, UNA DELLE PRIME COSE CHE MI HA COLPITO È STATO IL VIBE CRUST HARDCORE DI ALCUNI PASSAGGI. A MIO PARERE, SI TRATTA DI UN’EVOLUZIONE CURIOSA E INTERESSANTE, CHE HA PERMESSO AL VOSTRO SOUND DI ESPANDERSI E DIVERSIFICARSI SENZA SNATURARE LA PROPRIA ESSENZA.
È STATO UN PASSO NATURALE, ANCHE DOVUTO ALLA VOSTRA ATTIVITÀ LIVE SEMPRE PIÙ INTENSA? QUALCUNO DI VOI HA RADICI IN QUELLA SCENA?
– Molti nella band hanno radici nella scena punk e crust, ma per noi questi elementi non sono esattamente estranei alla sfera black metal. Si possono sentire influenze simili fin dai primi dischi partoriti dal genere (pensate al brano “Begravelsesnatt” dei Gorgoroth, contenuto in “Pentagram”), e naturalmente i Darkthrone possono essere visti come l’esempio ‘moderno’ più significativo di questo approccio.
SI PUÒ DIRE CHE IL VOSTRO IMMAGINARIO GRAFICO SIA GIÀ DIVENTATO ICONICO. OVVIAMENTE, L’USO DELLA FOTOGRAFIA IN BIANCO E NERO NON È UNA NOVITÀ NEL MONDO DEL BLACK METAL, MA L’IMPATTO DELLE COPERTINE DI “A DIABOLIC THIRST” E “SONGS OF BLOOD AND MIRE” NON È INDIFFERENTE. Q
UANTO STUDIO E LAVORO CI SONO DIETRO QUEGLI SCATTI? VI ISPIRATE ANCHE AD ALTRI MOVIMENTI ARTISTICI, OLTRE CHE A QUELLO BLACK METAL?
– C’è pochissimo studio o premeditazione dietro le nostre grafiche, almeno per quanto concerne le copertine degli album. Sono più il frutto dell’ispirazione del momento e di cosiddetti ‘incidenti di percorso’, anche se è senz’altro vero che il nostro approccio è influenzato da altre correnti estetiche, come la pittura olandese di nature morte, l’Espressionismo tedesco e alcuni aspetti del Modernismo cinematografico. L’obiettivo è arrivare a qualcosa collocabile fra la ricchezza e la perversione del Barocco e la severità del Modernismo, senza riferimenti troppo espliciti alle convenzioni tematiche di entrambi.
QUANTO (E IN CHE MODO) PENSATE CHE L’ESSERE CANADESI ABBIA INFLUENZATO IL VOSTRO APPROCCIO ALLA MUSICA?
– Per niente. Non è un’identificazione che ha solide radici nel gruppo. La maggior parte di noi non si considera neppure ‘canadese’, provenendo rispettivamente da Québec, Terranova e British Columbia.
CHE COS’È IL BLACK METAL PER VOI?
– Non trovo sia una domanda interessante. Ci sono molte band che si attribuiscono questa etichetta, ma per quanto sia difficile (e probabilmente inutile) offrire una definizione specifica, si sa quando qualcosa NON è black metal. Gli aspetti esteriori del genere possono esserci, ma manca lo spirito.
SIETE IN CIRCOLAZIONE ORMAI DA UN DECENNIO: IN QUALI ASPETTI LA SCENA È MIGLIORATA E IN QUALI È PEGGIORATA, A VOSTRO AVVISO?
– C’è molta più esposizione rispetto a dieci anni fa, e questo porta sia a dei pro che a dei contro. Per noi, ha reso l’attività live molto più facile, ma sento che si perde sempre qualcosa quando le persone si abituano ad avere tutto quello che vogliono senza impegnarsi o investendo del tempo, anche se questo sforzo risiede solo nel cercare una band, piuttosto che riceverla passivamente da un algoritmo. Senza un coinvolgimento personale, senza un’anima, tutto questo diventa una mera consegna di prodotti. Un avvelenamento dello spirito, ciò che trasforma la ‘scena’ in ‘mercato’.
RICORDATE COME È AVVENUTO IL VOSTRO IMPRINTING CON IL METAL ESTREMO E COSA LO HA SCATENATO?
– Il racconto sarà diverso per ognuno di noi. Nel mio caso, è stato ascoltare “World Eater” dei Bolt Thrower su una cassetta regalatami da mio fratello maggiore.
DI RECENTE, QUALI PERIODI O STILI MUSICALI TI ATTIRANO DI PIÙ COME ASCOLTATORE?
– Come sempre, i classici dell’heavy metal e del black metal. Più recentemente, il primo Oi! inglese e francese, il rock underground giapponese, la musica sperimentale degli anni Settanta e Ottanta, vari filoni di musica folk per chitarra (celtica, greca, dell’Africa occidentale, ecc.), alcuni artisti americani esoterici come Wilburn Burchette, Linda Cohen e Robbie Basho.
PRESTO SARETE IN TOUR IN EUROPA. QUALI SONO LE VOSTRE ASPETTATIVE PER QUESTI CONCERTI? SONO RIMASTO COLPITO DALLA SCELTA DI POCHE DATE MOLTO MIRATE, PIUTTOSTO CHE UNA PROGRAMMAZIONE PIÙ LUNGA E INTENSA…
– Le prossime date europee avverranno sotto l’egida del lancio di “Songs of Blood and Mire”, e in questo senso ognuna sarà una specie di serata ‘one-off’, piuttosto che costituire un vero e proprio tour. Avendo già fatto due tournée negli Stati Uniti e in Asia questa primavera, non abbiamo avuto il tempo di dedicarci ad un tour europeo completo quest’anno, ma in futuro ci sarà sicuramente qualcosa in cantiere su questo fronte.
PARLANDO DI ESPERIENZE LIVE LEGATE AL MONDO DEL BLACK METAL, SAPPIAMO QUANTO QUESTA SCENA POSSA OFFRIRE ANEDDOTI FOLLI. AVETE MAI ASSISTITO O PARTECIPATO A QUALCOSA DI VERAMENTE AL LIMITE? SE SÌ, VI VA DI RACCONTARCI COSA È SUCCESSO?
– Certamente, ma tali aneddoti sono meglio se condivisi attorno a un tavolo, davanti a molte bottiglie! Fino ad allora…