SPIDERS – Tempesta elettrica

Pubblicato il 11/01/2015 da

Letteralmente folgorati da quanto udito nel meraviglioso “Shake Electric”, non abbiamo esitato un solo istante a contattare questa giovane promessa del rock scandinavo, artefice di un’opera straordinariamente ispirata, che fonde in maniera egregia tradizione ed innovazione. Alle nostre domande hanno risposto con malcelato entusiasmo ben tre componenti su quattro: la cantante Ann-Sofie Hoyles, il chitarrista John Hoyles ed il bassista Olle Griphammar. Consapevoli del proprio (enorme) talento, i Nostri sfoggiano senza timore alcuno una determinazione ed una lucidità fuori dal comune, unite ad un pizzico di salutare arroganza, che in passato ha contribuito a definire la fisionomia e la personalità di alcune tra le più importanti icone del rock. Ci troviamo al cospetto di una nuova divinità?

SPIDERS - BAND

CIAO RAGAZZI, PRESENTATEVI PURE AI NOSTRI LETTORI.
John: “Siamo gli Spiders, una band svedese composta da quattro elementi proveniente da Göteborg. Ci siamo formati nel 2010 e suoniamo classic rock con una marcata attitudine punk. Da poco abbiamo pubblicato il nostro secondo album, intitolato ‘Shake Electric’”.

QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE CHE DISTINGUONO IL VOSTRO ULTIMO ALBUM CON IL DEBUTTO “FLASH POINT”?
John: “Ho scritto la maggior parte dei brani inclusi nel nostro esordio e non ti nascondo che in quel periodo eravamo parecchio influenzati da cult band come The Runaways e The Dictators. Su ‘Shake Electric’ invece abbiamo lavorato tutti insieme come una squadra ed il processo di scrittura ne ha guadagnato in coesione. Questa svolta ha reso inoltre il disco decisamente più vario ed interessante rispetto al suo predecessore”.

SIETE RIUSCITI A MANTENERE INTATTO IL VOSTRO MARCHIO DI FABBRICA, ARRICHENDOLO ALTRESI’ CON MELODIE PIUTTOSTO MARCATE E RITORNELLI INDIMENTICABILI.  
John: “Esattamente! Il risultato finale di ‘Shake Electric’ dimostra che siamo cresciuti come collettivo e non abbiamo la minima intenzione di fermarci (ride, ndR)”.

QUALE RITIENI SIA IL VOSTRO MIGLIOR PREGIO?
John: “Siamo principalmente un gruppo che ama suonare dal vivo e a cui piace scrivere canzoni che possano essere eseguite fedelmente sul palco. Evitiamo di infarcire inutilmente le nostre composizioni tra effetti, grooves, sovraincisioni o altre diavolerie. Sono convinto che chiunque abbia il piacere di assistere ad un nostro concerto apprezzerà la nostra energia e la nostra vitalità”.

QUALE SIGNIFICATO CELA IL TITOLO “SHAKE ELECTRIC”?
John: “Il fragore dei nostri concerti ed al contempo trae ispirazione da un poema di Herbert George Wells intitolato ‘I Sing My Body Electric’”.

LA COPERTINA DEL VOSTRO NUOVO ALBUM NON PASSA DI CERTO INOSSERVATA. CHI SI E’ OCCUPATO DELLA REALIZZAZIONE?
Ann-Sofie: “Abbiamo chiesto alla nostra amica Nathalie Barusta Gäbel se fosse interessata a concepire il manifesto del nostro disco. Lei è una grandissima artista che nel recente passato ha realizzato alcune tavole di indubbio spessore. Dopo aver accettato l’ingaggio si è messa subito al lavoro, prediligendo l’utilizzo di due colori come il nero e l’argento, allo scopo di esprimere un marcato feeling elettrico con un tocco di glam. Quando abbiamo visto il risultato finale siamo rimasti realmente sbalorditi, sono convinta che David Bowie avrebbe desiderato una copertina del genere (ride, ndR)”.

COME NASCE E SI SVILUPPA IN GENERE UNA VOSTRA CANZONE?
Ann-Sofie: “Solitamente inizio a suonare qualche riff e successivamente abbozzo o intono una melodia vocale. Se sono soddisfatta del risultato ottenuto, registro la mia prova e la propongo ai ragazzi in studio, con i quali cerchiamo di sviluppare al meglio il concetto di base”.

COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LA SPINEFARM RECORDS?
Ann-Sofie: “Inizialmente abbiamo contattato la Universal, la quale ha mostrato un concreto interesse per la nostra proposta. Di conseguenza ci hanno poi introdotto alla Spinefarm con la quale abbiamo stabilito un fruttuoso rapporto di collaborazione. Siamo davvero felici di far parte della loro famiglia”.

HO NOTATO CHE LE PRIME RECENSIONI DEI CRITICI SONO DECISAMENTE POSITIVE. EVIDENTEMENTE IL DURO LAVORO DA VOI SVOLTO STA GENERANDO I SUOI FRUTTI…
Ann-Sofie: “Grandioso, ne sono felice! Mi diverto tantissimo ad interpretare i nuovi brani dal vivo ed anche il pubblico sembra apprezzarli parecchio”.

C’E’ UNA CANZONE ALLA QUALE TI SENTI PARTICOLARMENTE LEGATA?
Ann-Sofie: “Ognuno di noi ama alla follia l’intero album dal primo all’ultimo secondo, ma se sono costretta a scegliere un brano sicuramente opto per ‘Hard Times’. Anche ‘War Of The Worlds’ ha un feeling pazzesco… non è facile risponderti ad una domanda di questo tipo (ride, ndR)”.

VOLETE TRASMETTERE UN MESSAGGIO IN PARTICOLARE CON LA VOSTRA MUSICA O SI TRATTA DI PURO E SEMPLICE DIVERTIMENTO?
Ann-Sofie: “Credo sia una combinazione bilanciata di questi due concetti da te espressi nella domanda, ma sono ancor più convinta che se vuoi trasmettere qualcosa con la musica non devi pianificare nulla a tavolino. Un testo può narrare in maniera dettagliata un argomento specifico, mentre un altro può non aver alcun significato ed essere solo divertente da cantare”.

ESISTE UN CONCERTO MEMORABILE NELLA STORIA DEGLI SPIDERS?
Olle: “Suonare con gli Imperial State Electric è stata un’esperienza meravigliosa, che spero di ripetere in altre occasioni”.

QUAL E’ LA COSA PIU’ FOLLE CHE VI SIA CAPITATA?
Olle: “Di casini ce ne capitano molto spesso (ride, ndR). Ad esempio una volta abbiamo trascorso almeno un paio d’ore di notte dentro un taxi in Germania, vicino a Düsseldorf. Il tassista non capiva neanche una parola di inglese e così ci siamo ritrovati a vagare nel nulla in questa desolata periferia. Ad un certo punto eravamo convinti di essere stati rapiti, ma per fortuna tutto è andato per il meglio (ride, ndR)”.

QUALI SONO LE CINQUE COPERTINE CHE RITIENI PIU’ SIGNIFICATIVE PER LA STORIA DEL ROCK?
Olle: “La front cover del primo album dei Ramones è un’icona, un monumento inamovibile del punk rock. Seguono ‘Hard Attack’ dei Dust, ‘Raw Power’ dei The Stooges, ‘Every Picture Tells A Story’ di Rod Stewart e ‘Diamond Dogs’ di David Bowie”.

LA SCENA SVEDESE E’ DA SEMPRE FLORIDA DI BAND PROMETTENTI. COSA TI SENTI DI CONSIGLIARCI?
Olle: “Morbus Chron, Horisont e The Vanjas sono tre grandissimi gruppi! Dal vivo sono assolutamente pazzeschi”.

COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DA VOI IN FUTURO?
Olle: “Solo il meglio!”.

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