STAR ONE – Godiamoci il nostro tempo

Pubblicato il 28/02/2022 da

Che si tratti di Ayreon, The Gentle Storm o Star One, la mente dietro tutta questa fantasia di sonorità metal progressive melodica è sempre e solo una: Mr. Arjen Anthony Lucassen. Dal suo studio il polistrumentista e cantante ci offre un’intervista a tutto tondo, parlando di gusti e influenze musicali tipicamente anni Settanta, film che hanno segnato la sua crescita, ricerca di nuovi talenti da poter inserire nel mondo nella musica e amicizie di lunga data che rispondono subito ad una proposta di collaborazione o di apparizione anche solo per un assolo (Steve Vai e Michael Romeo, per esempio). Infatti, con l’uscita di “Revel In Time” abbiamo potuto vedere l’elenco delle guest star aumentare di settimana in settimana, fino ad un cast stellare per quello che è il ritorno del progetto Star One. Lasciamo ora la parola a Mr. Lucassen e facciamogli spiegare quanti più aneddoti porta con sé la realizzazione di questo terzo capitolo della sua creazione.

È PROPRIO IL CASO DI DIRLO, IL PREZIOSO TEMPO È ALLA BASE DI TUTTO, ANCHE DI QUESTA TERZA OPERA DI STAR ONE. PARTIAMO SUBITO QUINDI CON UNA DOMANDA SULLA CREAZIONE DI QUESTO LAVORO: QUANTO CI È VOLUTO A IMMAGINARE E METTERE IN MUSICA “REVEL IN TIME”, CHE SEGUE DI QUASI DODICI ANNI IL PRECEDENTE “VICTIMS OF THE MODERN AGE”?
– Beh, devo dire che rispetto al precedente lavoro degli Ayreon, “Transitus”, che aveva portato via tre anni, “Revel In Time” è stato per me un album molto veloce da pensare e anche molto semplice da fare. Una volta presa la chitarra e improntate le prime note, ci sono volute solo tre settimane per avere pronte tutte e undici le tracce; ho iniziato con riff dall’impronta tipica degli anni Settanta e poi sono venuti tutti gli altri strumenti; è stato tutto molto veloce, non come per Ayreon, che invece prevede molto lavoro di arrangiamenti e di parti strumentali.

SAPPIAMO GIÀ MOLTO, GRAZIE AGLI AGGIORNAMENTI FREQUENTI, DEI MOLTI SIGNIFICATI DI QUESTO NUOVO ALBUM. POSSIAMO PERÒ APPROFONDIRLI ANCORA – PARTENDO DAL TITOLO, PER ESEMPIO?
– La scelta del titolo è veramente buffa! Voi tutti sapete che il primo album di Star One si intitola “Space Metal” perché prende spunto dai film ispirati allo spazio, come “Alien” o “2001: Odissea Nello Spazio”, così come il secondo è “Victims Of The Modern Age” perché si basa su opere distopiche, come “Blade Runner”. “Revel In Time” tratta di film legati al Tempo e alla sua manipolazione: pensando ai viaggi nel tempo (“Travel In Time”) ho provato a levare la T (“Ravel/Revel”) e subito ho capito che suonava bene come titolo. Inoltre il significato del titolo (“Goditi il tempo”) è una frase molto importante in “Blade Runner” (declamata dal replicante Roy Batty, impersonato da Rutger Hauer, ndR), che per me rimane uno dei migliori film di tutti i tempi, e dato che il tempo è tutto quello che abbiamo, goderne è il massimo che possiamo fare. Come si potrà notare, questo lavoro è più speranzoso e positivo rispetto al cupo predecessore e può essere considerato la combinazione delle sensazioni espresse nei primi due: il primo era molto catchy, il secondo molto cupo e questo invece è molto eclettico, spostandosi da un estremo all’altro.

OLTRE AL TITOLO, SAPPIAMO DEL CONCETTO DI TEMPO E DI ALCUNI FILM CHE NE SONO INTRISI. CI PUOI RACCONTARE QUALI HAI SCELTO PER IL TUO RACCONTO?
– Probabilmente il mio film preferito è “Donnie Darko”, e infatti la canzone “28 Days (Till The End Of Time)” è ispirata proprio a quel film. Inoltre apprezzo molto come attore Jake Gyllenhall, tant’è che ho scelto anche un altro film interpretato da lui, “Source Code”, come spunto per un altro brano (“A Hand On The Clock”, ndR). Ho apprezzato molto questi film perché sono sì criptici, permettono di chiedersi perché o come una cosa sia accaduta, ma non totalmente fantasiosi, caratteristica che non amo particolarmente.

VENIAMO ORA ALLE SCELTE STILISTICHE. SAPPIAMO CHE DAL MONDO PIÙ STRUMENTALE DI AYREON SI DISTACCANO VARIE COSTOLE E PROGETTI. COME SVILUPPI LE LINEE DELLA MUSICA E DELLE VOCI NEL PROGETTO STAR ONE?
– Sicuramente lavoro in maniera differente rispetto a quando penso ad un album di Ayreon, dato che in quel caso la musica e le parti orchestrali sono immaginate per un’opera che ha un inizio e una fine, poiché ogni lavoro di Ayreon è una storia, un viaggio. In questo ultimo disco di Star One, ogni canzone è legata ad un film che ha come tema il tempo e ogni singolo pezzo parte con un’idea legata ad un passaggio di chitarra. Una volta che hai un buon chitarrista che interpreta quell’assolo, diventa molto rapido poi sviluppare la canzone, perché viene tutto facile dopo, sia le parti vocali che le registrazioni degli altri strumenti. È tutto molto più lineare rispetto ad una canzone degli Ayreon.

RISPETTO ALLE PRECEDENTI USCITE CON IL NOME DI STAR ONE, NON CI SONO SOLO LE VOCI DEI QUATTRO DEFINITI PROTAGONISTI, MA CI SONO MOLTI TEMI E MOLTI INTERPRETI. CI VUOI RACCONTARE COME È AVVENUTA LA SCELTA?
– È vero, rispetto ai primi due album di Star One stavolta non ci sono solo Russell Allen, Damian Wilson, Floor Jansen e Dan Swanö e non si ripete il gran numero di dialoghi che avvengono tra di loro in ogni singolo pezzo. Di solito ci si riuniva nel mio studio e si registrava in presenza con loro. Sfortunatamente, a causa del Coronavirus e dell’impossibilità di volare, la registrazione di dialoghi è diventata complicata, così ho deciso di fare qualcosa di diverso, questa volta. Un cantante, una canzone. Dopo averne decisi alcuni per qualche pezzo, ero rimasto con sette tracce ancora senza una voce ed è allora che ho preso in mano la lista dei desideri, dove avevo scritto alcuni con le timbriche più interessanti, tra cui anche nuovi bravi talenti. A quel punto ho guardato la lista e le canzoni rimaste e ho cercato il giusto accoppiamento e chi poteva cantare cosa; è un’operazione che mi riesce alquanto bene, trovare il giusto interprete per quella sfumatura che voglio dare alla canzone. Comunque, tengo molto al fatto che al cantante piaccia la canzone assegnatagli (e, in questo caso, forse anche il film).

E PER I MUSICISTI, HAI AVUTO SUBITO LA PERCEZIONE DI DETERMINATI OSPITI O È VENUTA MAN MANO CHE IL PEZZO SI STRUTTURAVA?
– Devo ammettere che sono davvero fortunato a collaborare con i migliori musicisti al mondo, con i migliori chitarristi e posso cercare di puntare alle eccellenze. Per me Steve Vai è uno dei migliori al mondo, è nella mia top 3, e avevo già cercato di contattarlo per l’ultimo album degli Ayreon, ma in quell’occasione declinò l’invito perchè non aveva tempo. Così questa volta avevo tre minuti di una parte da solista molto d’atmosfera e ho pensato: “Questa è davvero perfetta per Steve Vai per via delle belle armonie”. Una volta spedito il sample, ho sperato che fosse la volta buona per averlo sull’album e due mesi dopo mi ha risposto con una mail, il cui oggetto era “Ta-dam” (intende uno squillo di tromba, ndR) e la sua interpretazione era veramente fantastica. Mi piace lavorare con dei grandi professionisti come me e per le altre parti di chitarra ho scelto altri grandi musicisti che mi piacciono, come Ron ‘Bumblefoot’ Thal, Michael Romeo e Joel Hoekstra. Sai com’è, in questi giorni di ferma obbligata per la pandemia, visto anche il fatto che non ci sono tour, tutti hanno risposto subito ed eccoli qui su “Revel In Time”.

VEDIAMO CHE “REVEL IN TIME” È COMPOSTO DA DUE DISCHI, CHE PRESENTANO LE STESSE TRACCE MA CON DIVERSI INTERPRETI. DA DOVE È NATA L’IDEA DI CAMBIARE I CANTANTI DELLE SINGOLE TRACCE E DI METTERLE POI NEL SECONDO CD?
– Di solito, come ti dicevo, sono abituato ad invitare nel mio studio di registrazione i cantanti, a fornire loro le linee guida per arrivare alle melodie che ho in mente, ma ovviamente in questo periodo non era possibile. Con qualcuno è stato possibile, per esempio con John Jaycee Cuijpers, un bravo interprete olandese con cui ho già lavorato agli ultimi show dal vivo dell’Electric Castle Tour, ed anche con Marcela Bovio, che canta la maggior parte dei cori nel primo CD. All’inizio hanno registrato loro le linee vocali di canzoni poi incise da altri, ma ho pensato che era un peccato che nessun altro avrebbe potuto sentire le loro parti vocali. Partendo da quelle tracce bonus ho iniziato a cercare altri interpreti e per questo non lo chiamerei disco numero due, direi piuttosto che ci sono semplicemente due CD, perché in entrambi ci sono ottimi cantanti, a parte quel ragazzo alto e biondo (ovviamente parla di sé e infatti si mette a ridere, ndR). Sono due modi diversi di sentire le stesse canzoni, a volte suonano molto simili, altre invece in maniera differente.

DURANTE GLI ULTIMI DUE ANNI ANCHE SOLO MUOVERSI ALL’INTERNO DEL PROPRIO PAESE NON È STATO COSÌ FACILE. COME È AVVENUTA LA FASE DI REGISTRAZIONE PER QUESTA OPERA COSÌ RICCA DI OSPITI?
– Come già detto in precedenza, ho usato le tracce guida per quasi tutti gli ospiti dato che quasi tutti i voli e gli incontri erano impossibili ad eccezione degli artisti olandesi, infatti gli unici con cui ho potuto registrare in presenza sono stati Jaycee, Irene Jansen (la sorella di Floor) per i cori e altri conterranei. È stato strano guidare a distanza Damian (Wilson), con il quale sono abituato a lavorare a stretto contatto.

NELLA TRACCIA CONCLUSIVA, NONCHÉ PRIMO SINGOLO ESTRATTO ANCHE CON UN BEL VIDEO, VIENE UTILIZZATO UN CORO EPICO IN LATINO DOVE VIENE RIPORTATA LA FRASE “SOLA VIA EST SCIENZA”. NEL TUO PARLARE DI TEMPO, VUOI COMUNQUE VEICOLARE UN MESSAGGIO SU COME AFFRONTARE IL FUTURO?
– Prima di tutto, io sono un uomo di scienza, io credo veramente molto nella scienza e credo che sia quella che ci porterà fuori da questo momento pandemico. Io la supporto in ogni modo. Anche nei miei lavori attingo e parto da essa e la trasporto nella fiction; non sono mai stato un ragazzo amante del fantasy, di dragoni e nani. Se per esempio guardiamo alla storia di Ayreon, si parte da un’enorme cometa che ha estinto i dinosauri e in seguito sono apparsi gli esseri umani e questa è una realtà scientifica, ovverosia una cometa ha colpito la terra e molto probabilmente conteneva frammenti di DNA. Quindi sì, secondo me tutto si basa sulla scienza.

TRA TUTTE LE TRACCE DI QUESTO NUOVO CAPITOLO DI STAR ONE, QUAL È QUELLA CHE TI È PIACIUTO DI PIÙ SCRIVERE?
– Direi che non è solo una! Per iniziare direi proprio l’ultima traccia, “Lost Children Of The Universe”, perché ha tutto, è una grande canzone epica, c’è l’assolo di Steve Vai, nella versione del video ci sono entrambi i grandi interpreti Roy Khan e Tony Martin. Mi piace molto poi “Fate Of Man”, perché è una canzone tiratissima e Brittney Slayes nel suo modo di cantare è assolutamente fantastica, senza dimenticare Michael Romeo nel suo assolo. Pure “28 Days (Till The End OF Time)” mi è rimasta dentro perché c’è Russell che canta in una maniera così cupa che ricorda tanto “Victims Of The Modern Age”, ed è magnifico come sempre, così come nella versione del secondo CD possiamo sentire Jaycee. Questa canzone è molto simile allo stile dei Black Sabbath perché ha un incedere lento e cupo. Mi piace anche “Prescient”, che è la traccia che più ricorda quelle di Ayreon, per le melodie e gli intrecci vocali di Micheal Mills e Ross Jennings, che ricordano i Gentle Giant. Non posso poi non citare “Revel In Time”, una canzone così allegra e così catchy. Mi sa che le ho dette quasi tutte! Vedi, questa volta non ho avuto problemi a scegliere i singoli, mentre invece li ho avuti quando è stato il momento di sceglierli per “Transitus” (l’ultimo album degli Ayreon, ndR), e sono contento perché sono così diverse le une dalle altre, ma tutte sono come le volevo. Questo è anche il motivo per cui amo i Led Zeppelin, perché hanno scritto tanta musica differente: rock, folk, blues…

PRIMA DI SALUTARTI E RINGRAZIARTI ANCORA UNA VOLTA, CI PIACEREBBE SAPERE SE CI SARANNO ALTRI PROGETTI COME THE GENTLE STORM, CON SINGOLI INTERPRETI, E SE, DOPO LE DATE EVENTO DELL’ELECTRIC CASTLE, CI SARÀ NEL FUTURO LA POSSIBILITÀ DI VEDERE ANCORA UNA VOLTA, SUL PALCO, LA TEATRALITÀ DEI TUOI SHOW.
– Ok, una cosa alla volta! Un album futuro con un singolo cantante? Mi piacerebbe, uno potrebbe essere con me come cantante (ride, ndR): per una rivista olandese ho registrato un CD di cover degli ZZ Top in soli dieci giorni con un’ottima band di musicisti olandesi, tra cui Jaycee, con cui lavorerei volentieri ad un progetto. Per cui sì, farei volentieri un album con un solo performer, ma devo trovare l’idea giusta; come per Ayreon, Star One o The Gentle Storm, dev’essere qualcosa di unico, anche perché ci sono così tanti bravi interpreti che è difficile scegliere. Quindi è andata così bene in “Revel In Time”, dove tra tante belle voci non ho avuto la necessità di scegliere ma le ho tenute tutte! Per quanto riguarda il discorso dal vivo, sapete che la prima rappresentazione di Ayreon è stata nel 2015, poi nel 2017 è stata la volta di Ayreon Universe e infine nel 2019 è stato portato sul palco l’album “Electric Castle”. Ormai era un appuntamento consolidato, ma ovviamente non è potuto avvenire nel 2021, anche perché nell’ultimo evento avevamo mobilitato migliaia di persone da sessantaquattro Paesi; avevamo pensato di spostarlo nel 2022, ma, come tutti vediamo, non si sta ancora andando verso una normalità e per preparare uno spettacolo come quello che ho in mente ci vogliono mesi e mesi di lavoro e prove. A questo punto abbiamo deciso di fissarlo per il 2023, nello stesso posto dell’ultima volta, a Tilburg, e di nuovo probabilmente per quattro serate. Perciò, dita incrociate e faremo il possibile per vederci di nuovo dal vivo!

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