Eletto a furor di popolo ad icona della scena progressive, Steven Wilson è un artista vero, che nel suo percorso musicale si lascia condurre dalla propria ispirazione e dalle proprie emozioni. Nel suo ultimo capitolo solista ci propone una nuova entusiasmante storia che, all’interno di un’ambientazione metropolitana e traendo ispirazione da una storia realmente accaduta, ci conduce attraverso sentimenti di nostalgia e solitudine fino ad arrivare alle difficoltà comunicative che la società di oggi impone. Al cospetto di una persona umile e disponibile, abbiamo sviscerato alcuni dei segreti di “Hand. Cannot. Erase.” e del talento compositivo di questo musicista unico.
CIAO STEVEN, CONCENTRIAMOCI SUBITO SULLA TUA ULTIMA FATICA, “HAND. CANNOT. ERASE.”: LIRICALMENTE PARLANDO SI TRATTA DI UN CONCEPT-ALBUM, POTRESTI APPROFONDIRE I DETTAGLI DELLA STORIA E L’ISPIRAZIONE CHE NE HA PORTATO ALLA STESURA?
“L’ispirazione mi è venuta da una storia vera di una donna chiamata Joyce Vincent, che ha vissuto a Londra e nel 2003 è morta nel suo appartamento in città: la cosa strana sta nel fatto che la sua morte è stata scoperta solo nel 2006, quindi per quasi tre anni il corpo esanime di questa donna è rimasto chiuso nel suo appartamento senza che nessuno si accorgesse di nulla e soprattutto senza che nessuno si preoccupasse di capire dove fosse finita. Inoltre, un’altra particolarità che mi ha fatto riflettere sta nel fatto che un quadro simile farebbe pensare ad una donna sola e poco in vista, mentre la Vincent era una donna giovane, attraente e in carriera, che ha scelto in un certo senso di isolarsi dagli amici e dalla famiglia. Uno dei temi sulla quale mi sono soffermato, che si ricollega direttamente a questa triste storia, è proprio quello della vita in città. In fondo, se una persona vuole scomparire veramente, non esiste posto migliore per isolarsi dal mondo di una grande metropoli”.
A LIVELLO COMPOSITIVO TI SEI CONCENTRATO PRIMA SUI TESTI O SULLA MUSICA?
“Le liriche sono arrivate prima della musica. Ciò accade spesso nel mio modo di comporre, ma non sempre. E’ il metodo operativo che preferisco. Partire con una storia sulla quale strutturare la musica mi permette di rendere quest’ultima più espressiva e funzionale, dà maggior forza alle composizioni”.
POTRESTI SOFFERMARTI SUL PROCESSO DI REGISTRAZIONE DI “HAND. CANNOT. ERASE.”? CON IL PRECEDENTE “THE RAVEN THAT REFUSES TO SING” AVETE REGISTRATO MOLTE PARTI IN PRESA DIRETTA CON LA SUPERVISIONE DI UN GURU COME ALAN PARSONS, COME AVETE OPERATO QUESTA VOLTA?
“Questa volta in effetti abbiamo operato in maniera differente. Al di là dell’essermi occupato in toto dell’aspetto di produzione, l’intero processo di registrazione è avvenuto con sessioni singole. Rispetto al disco precedente, abbiamo affrontato tematiche diverse e dunque anche a livello sonoro volevo qualcosa di diverso. L’ambientazione metropolitana e moderna mi ha suggerito un sound più elettronico, più pesante e con riflessi industrial, dunque c’è stato bisogno di un lavoro più ‘prodotto’ rispetto all’approccio ‘live’ del disco prima”.
IN OCCASIONE DELL’INTERVISTA PER IL PRECEDENTE “THE RAVEN THAT REFUSES TO SING”, SENZA FARE TROPPA RETORICA MI DICESTI DI ESSERE PARTICOLARMENTE ORGOGLIOSO DELLA TITLETRACK DELL’ALBUM. C’E’ UNA FAVORITA ANCHE PER “HAND. CANNOT. ERASE.”?
“Sì, in effetti questa volta sono particolarmente soddisfatto della canzone ‘Routine’, perchè ritengo che rappresenti qualcosa di diverso rispetto a quanto ho fatto in questi anni, una sorta di sfida per me. In questa traccia, infatti, ci sono diverse parti vocali cantate con voce femminile e creare musica per un registro vocale così differente dal mio è stato un qualcosa di assolutamente nuovo. La canzone presenta stati emotivi differenti e pur essendo molto variegata risulta fluida, al momento è la mia canzone preferita dell’album”.
TORNANDO AL PERSONAGGIO DI JOYCE VINCENT, E’ STATO DIFFICILE PER TE IMMEDESIMARTI IN UNA FIGURA FEMMINILE PER LA STESURA DEI TESTI?
“Il fatto di relazionarmi per la prima volta con un personaggio femminile ovviamente rappresentava per me una bella sfida. In fondo, se ci pensi, ho trattato di solitudine, nostalgia, rabbia, tristezza e felicità, sono sentimenti comuni agli esseri umani a prescindere dal sesso; però in effetti ho cercato di relazionarmi ad essi con una prospettiva differente, che doveva essere appunto quella di una figura femminile. Ho raccolto la sfida e spero di essere riuscito nel mio intento di trasmettere i sentimenti della Vincent”.
AVVERTI PRESSIONE NELLA STESURA DI UN ALBUM, ED EVENTUALMENTE COME LA GESTISCI?
“Certamente c’è sempre pressione sulla mia attività compositiva. Perchè ci sono delle scadenze e perchè tutti si aspettano sempre nuove canzoni da me. Cerco di veicolare questa pressione in maniera positiva per essere più produttivo. Mi ritengo anche fortunato, perchè fino ad ora sono stato piuttosto prolifico, però è sempre più difficile in un certo senso, in quanto le aspettative aumentano ed è dura, dopo tutti questi dischi, tirar fuori qualcosa di nuovo e fresco. E’ sempre dura ricominciare con la stesura di un nuovo album, ogni volta che devo ripartire con la pagina completamente bianca sono terrorizzato”.
RECENTEMENTE ABBIAMO ASCOLTATO LA BELLISSIMA TRACCIA “THE OLD PEACE”, NATA DA UNA COLLABORAZIONE ESTEMPORANEA CON IL LEADER DEI RIVERSIDE MARIUSZ DUDA. POTRESTI RACCONTARCI COME E’ NATA LA COLLABORAZIONE?
“Certo, si tratta di una triste storia invero: un nostro giovane fan, Alec Wildey, quando ha scoperto di essere malato di cancro, ha chiesto a Mariusz e me di collaborare insieme per mettere in musica con una canzone un suo poema, dal titolo appunto ‘The Old Peace’. Alec era un ragazzo molto dolce e brillante ed abbiamo subito accettato il suo invito, sfortunatamente però non siamo riusciti a finire il pezzo prima della sua morte. Ora abbiamo messo a disposizione la canzone, acquistabile attraverso una piccola donazione per la ricerca”.
IN QUESTI ANNI CI HAI ABITUATO AD ACCOMPAGNARE ALCUNE DELLE TUE MIGLIORI CANZONI A DEI BELLISSIMI VIDEO ANIMATI: HAI IN MENTE QUALCOSA DEL GENERE ANCHE PER QUALCUNA DELLE NUOVE TRACCE?
“Sì, certamente ci sarà qualcosa del genere. Anzi, ti posso dire che abbiamo appena ultimato l’animazione per la canzone ‘Routine’; inoltre abbiamo preparato video per altre tracce, come “Perfect Life” ad esempio. Durante gli spettacoli dal vivo la musica sarà sempre accompagnata dalle immagini, per cui abbiamo fatto un lavoro per ogni traccia molto curato e che avrete modo di apprezzare ai concerti”.
A PROPOSITO DI ASPETTO LIVE, CI SONO ANTICIPAZIONI PER L’IMMINENTE TOUR?
(l’intervista si è svolta prima del passaggio di Wilson nel Belpaese, ndR)
“Per i prossimi spettacoli, che toccheranno ovviamente anche l’Italia, suoneremo con la medesima line-up che trovate nell’album, mentre dal punto di vista della setlist ci stiamo ancora lavorando; ma oltre a quelle tratte dal nuovo disco, sto scegliendo una serie di brani del mio passato artistico che ben si conciliano a livello di tematiche o a livello musicale con l’ultima uscita”.