Ci sono tanti Marissa, Seth, Summer e Ryan ad O.C., proprio come racconta la fortunata serie televisiva che ha attaccato alla tv milioni di adolescenti. Ma grazie al cielo non ci sono solo ville, macchinoni e mignottoni. Ci sono anche delle Marissa senza soldi che vivono nel disagio, come ovunque. Gli Stick To Your Guns escono da questa realtà cromata e sfavillante, ma non hanno paura di raccontare cosa c’è sotto. Dopo aver catturato la nostra attenzione con “Comes From The Heart”, abbiamo fatto due chiacchiere, nei camerini dell’Alcatraz, con il leader Jesse Barnet, frontman e compositore di tutti i brani del gruppo. Ecco il resoconto…
VUOI PRESENTARE GLI STICK TO YOUR GUNS AI LETTORI CHE NON NE HANNO MAI SENTITO PARLARE?
“Siamo un gruppo hardcore punk metal proveniente dal sud della California, Orange County per la precisione. Stiamo tentando di fare più concerti possibili, è la prima volta per noi in Italia e fin’ora è stato tutto bellissimo. Amiamo fare quello che facciamo”.
MAGARI VE LO CHIEDONO IN MOLTI MA… IL NOME DEL GRUPPO E’ CORRELATO ALLA CANZONE DEI BON JOVI IN QUALCHE MODO?
“Non c’è nessun legame! Ho scelto io il nome del gruppo: mentre ci pensavo ho visto ‘Stick To Your Guns’ scritto su una t-shirt e ho pensato che sarebbe stato un nome adatto. Anche se è un nome abbastanza serioso, chiunque si accorgerà presto che non siamo dei musoni…”.
DA DOVE E’ NATA LA VOSTRA PASSIONE PER LE GANG VOCALS?
“Non sono sicuro di quale sia la prima band che le abbia utilizzate, il fatto è che le gang vocals sono un fattore distintivo di tutti i gruppi hardcore. Rendono le canzoni più potenti su disco e soprattutto rendono i concerti molto più divertenti”.
DAL VIVO LE LASCIATE ESCLUSIVAMENTE AL PUBBLICO?
“Dipende da come parte il concerto. Il pubblico di casa nostra, SoCal, di sicuro riuscirà a coprire anche gli strumenti urlando i ritornelli, ma anche se lo spero con tutto il cuore non penso che questo accadrà qui in Italia, siamo un gruppo poco conosciuto attualmente. In base alla reazione del pubblico, decidiamo come eseguire la canzone”.
“ACCESSORY CHILDREN” PARLA DI UNA TEMATICA MOLTO SERIA: VUOI SPIEGARCI IL TESTO?
“La canzone parla di violenza domestica. E’ un problema che ho vissuto nella mia città natale ma penso sia un argomento universale, sfortunatamente. Anche se il mondo ha una visione idilliaca di Orange County, amplificata dall’omonima serie tv, la realtà è diversa e ci sono situazioni gravi, di disagio, che coinvolgono minori innocenti. Noi, nella condizione di essere umani privilegiati – nel senso che abbiamo da mangiare, possiamo permetterci il lusso di comprare determinati vestiti e possiamo girare anche il mondo facendo musica – ci sentiamo in dovere di supportare in qualche modo questi ragazzi, anche solo facendo in modo che la gente ne venga a conoscenza”.
E’ VERO CHE SOLO TU E CASEY (batterista, che ha lasciato il gruppo) AVETE REGISTRATO L’INTERO ALBUM?
“E’ la verità. Anche nell’album precedente ho scritto personalmente la maggior parte della musica e tutti i testi. Io ho messo assieme la band, abbiamo fatto un demo di tre pezzi, che avranno ascoltato venti persone, poi abbiamo prodotto un EP, ascoltato da circa venticinque persone forse, per poi giungere infine al primo album. ‘Comes From The Heart’ compreso, ho scritto l’80-90% del materiale”.
COME TI SEI TROVATO A LAVORARE CON ZEUSS?
“Benissimo direi, come posso esprimermi negativamente? E’ un personaggio divertente ed è un grande nome nella scena hardcore, conosce lo stile alla perfezione ed è per questo che è così bravo in quello che fa. Ha lavorato con Terror, The Red Chord, Hatebreed per far dei nomi, non avremmo potuto chiedere di meglio. E’ anche una persona molto sbrigativa, di solito registra in meno di un mese, con noi in sole due settimane… immagina quanto eravamo stressati gli ultimi giorni. Una sua qualità è il saperti contraddire in maniera convincente: spesso si è ipercritici sul proprio materiale, perché si vuole che il risultato sia il migliore possibile; quando c’è qualcosa di valido però, Zeuss non si fa problemi ad urlarti ‘stai zitto, mi piace questa parte, finirà sull’album!’ (risate, ndR)”.
PUOI NOMINARCI QUALCHE BAND DI ORANGE COUNTY CHE MERITA ATTENZIONE ANCHE QUI NEL BELPAESE?
“Abbiamo un sacco di amici ad O.C.: ci sono i The Ghost Inside, i Winds Of Plague, e se volete qualche nome più underground gli Archetypes, Seven Generations e tanti altri gruppi che suonano alla grande con passione immensa”.
E’ DURA SUONARE PRIMI IN UN BILL COSI’ LUNGO, ALLE SEI DEL POMERIGGIO E DAVANTI A POCA GENTE?
“E’ fantastico lo stesso, ci divertiamo, e penso che sia la posizione che ci spetta in un bill del genere (si parla dell’Hell On Earth assieme a Walls Of Jericho, The Red Chord, Evergreen Terrace, Animosity e Cataract, ndR); i ragazzi hanno comunque l’opportunità di scoprirci ed è assolutamente fantastico per noi. Se giochiamo bene le nostre carte, la prossima volta verrà più gente a vederci, e più gente la volta dopo ancora”.
TI INTERESSA SE LA GENTE SCARICA LA VOSTRA MUSICA?
“Assolutamente no. Siamo consapevoli dei prezzi dei CD, anche in formato digitale. L’industria musicale è messa male al momento, e noi facciamo musica per i ragazzi, non per le case discografiche. Per quello che ci mettiamo in tasca dalle vendite, preferisco che ci sia gente ai nostri concerti, dovendo scegliere”.
RIUSCITE A VIVERE DI MUSICA?
“Siamo in tour quasi ininterrottamente, tanto che ci è impossibile trovare dei lavori nei brevi periodi in cui siamo a casa. Viviamo in condizioni di estrema povertà ma sì, viviamo solo con la musica, e appena mettiamo da parte qualche soldo lo spendiamo per strumentazione e… tatuaggi!”.