Dopo tutto questo tempo è evidente. La malattia che affligge Corey Taylor è in palese stato degenerativo e andrà a consumare un artista vulcanico col rischio di portarlo sull’orlo della follia – avete presente la fine di Devin Townsend? E’ un onore raggiungerlo nella cornice di questo picco creativo: siamo sempre di fronte a un musicista che ha segnato il volto della musica heavy contemporanea con gli Slipknot, perdipiù nel momento topico in cui sta per rilasciare uno dei progetti più ambiziosi della sua vita nella dimensione più intima degli Stone Sour. Questi ultimi, dopo un’ossessiva ricerca di un’identità definita, tentano, con “House Of Gold And Bones”, un salto verso l’eccellenza, in un progetto complesso e articolato di cui abbiamo potuto assaporare solo la prima metà. Le parole di chi ha firmato quest’opera fanno trasparire, anche nella forma scritta, tutta l’energia e la passione dietro un progetto di una consistenza rara ai giorni nostri. Signore e signori, mister Corey Taylor!
SIAMO DAVANTI AL TUO PROGETTO PIU’ GRANDE E AMBIZIOSO: DUE ALBUM, UN CONCEPT LIRICO ALLA BASE… QUAL E’ STATO IL VOSTRO APPROCCIO ALLA SCRITTURA?
“Il nostro approccio è stato caratterizzato da molta energia ed entusiasmo. Iniziando a parlare di un progetto tanto grande ci siamo eccitati e abbiamo gettato le nostre persone nel progetto, e la bontà della musica che abbiamo iniziato a produrre non ha fatto altro che aumentare la nostra energia positiva, rendendo più facile mettere insieme le parti. In pratica abbiamo registrato due album in tre mesi, il lasso di tempo in cui la maggior parte dei gruppi registra un solo disco. Questo ci ha fatto procedere nella maniera migliore, ci ha dato la forza per lavorare duramente, estatici del fatto che stavamo lavorando a un progetto così ambizioso”.
DUNQUE NON VI E’ SERVITO PIU’ TEMPO DEL PREVISTO…
“Non ci è servito. Ci siamo posti un tempo limite, ma l’abbiamo fatto perlopiù per noi stessi, non per una reale necessità discografica. Abbiamo finito tutto una settimana prima della data che ci eravamo prefissati e siamo stati capaci comunque di infondere nella musica tutto ciò che volevamo esprimere”.
HAI DICHIARATO CHE LA TRAMA DEI DUE ALBUM E’ INCENTRATA SULL’EVOLUZIONE PERSONALE, SU UN UOMO CHE SI TROVA AD UN BIVIO, CHE TENTA DI CAPIRE CHE STRADA INTRAPRENDERE. E’ IN QUALCHE MODO LA SITUAZIONE CHE TU E JIM (ROOT) AVETE VISSUTO RECENTEMENTE CON GLI SLIPKNOT, DOPO LA PERDITA DEL VOSTRO COMPAGNO PAUL?
“In parte sì, immagino sia una sensazione che è rimasta da qualche parte nel mio animo. La storia raccontata nel disco però è più un viaggio personale, è un cercare di focalizzare che tipo di persona si diventerà per il resto dell’esistenza. A tutti noi capiterà, una volta nella vita, di porci questa domanda, cercando di capire cosa succederà nel futuro. Io mi sono domandato ‘Sarai una persona diversa, cercherai di evolvere nella persona migliore che tu possa essere? Oppure ti tratterrai per paura di compiere quella scelta e cambiare te stesso?’. Riguarda il guardare dentro sé, conoscere se stessi e trovare la forza di prendere certe decisioni, portandole avanti sino a compimento”.
LA STORIA E’ TUTTA TUA? HAI SCRITTO TUTTI I TESTI?
“Sì, ho fatto tutto da solo sotto questo punto di vista. Ho scritto un racconto breve che la casa discografica inserirà nel libretto del CD, così che l’ascoltatore potrà leggerlo mentre sente la musica. E’ una cosa di cui sono molto fiero. Ho voluto fare una cosa speciale, che non avevo mai fatto in precedenza. Penso sia riuscita molto bene”.
QUINDI SARA’ UN RACCONTO SCRITTO, NON UN FUMETTO COME AVEVO SENTITO…
“Nel libretto ci sarà un racconto scritto. Ti confermo che sto lavorando anche a una graphic novel con Dark Horse Comics, ma questa uscirà separatamente, con tempistiche diverse rispetto agli album”.
COME PRENDE PARTE AL CONCEPT LIRICO LA CASA CHE DA’ IL TITOLO ALL’ALBUM?
“La casa è il mio modo di descrivere l’unità di corpo e mente. C’è molto più di una creazione nell’uomo. C’è questo metallo prezioso, questa ricchezza divina nella nostra anima, mentre le fondamenta che conosciamo sono relative solamente ad uno studio approfondito della nostra struttura materiale. Ho giocato con queste metafore”.
LA SECONDA PARTE DEL PROGETTO AVRA’ UN ARTWORK LEGATO ALLA PRIMA?
“Certamente. La cosa bella è che ho diviso la storia in due parti, ma stiamo anche creando un packaging speciale che unirà fisicamente le confezioni dei due album. E’ bello poter giocare in questo modo, con tutta la libertà creativa che ci è stata concessa, e fare qualcosa di unico, di speciale”.
NON VEDO L’ORA DI VEDERLO! SEI UN FAN DEL SUPPORTO FISICO QUINDI? VUOI PRIVILEGIARE CHI ACQUISTA IL CD PIUTTOSTO CHE UNA COPIA DIGITALE, DANDO QUALCOSA IN PIU’?
“Sono un grande fan del CD. Da ragazzo sono stato circondato da musicassette e vinili. Per me l’eccitazione arrivava dall’attesa spasmodica dell’uscita dell’album e c’era un rituale, un viaggio. Si doveva cercare, trovare, e non si arrivava mai a casa per poterlo ascoltare abbastanza in fretta. Si passavano giornate intere ad ascoltare il disco, leggere i testi, leggere le note, conoscere chi ha fatto cosa, a spulciare ospiti. Quel fantastico tragitto faceva parte della magia. La tecnologia ha facilitato l’accesso alla musica e questo è fantastico, ma al contempo ha tolto la magia che esisteva ai tempi. Ora basta cliccare un bottone. Ho fatto tutto questo lavoro per ricreare quel rituale, per invogliare la gente ad avere il libretto, la confezione, per creare qualcosa di più grande di un normale album”.
LA SECONDA PARTE E’ PRONTA AD ESSERE PUBBLICATA?
“Certo, abbiamo registrato entrambi gli album insieme, stiamo giusto sistemando il mixing in questi giorni e suona enorme. Non ho ancora una data di pubblicazione, si pensa a maggio/giugno del prossimo album. Vogliamo che gli ascoltatori possano assorbire pienamente la prima parte così che possano essere impazienti della seconda. I primi feedback che stiamo ricevendo sono entusiastici, la seconda parte chiuderà la storia a dovere”.
SO CHE SEI LETTERALMENTE MALATO DI LAVORO: TRA SLIPKNOT E STONE SOUR TI ESIBISCI COME ARTISTA SOLISTA, HAI MESSO IN PIEDI UN FESTIVAL… E ORA STAI PENSANDO A UN FUMETTO E A UN SECONDO LIBRO. SEMBRA TU STIA PEGGIORANDO COL TEMPO!
“Sì, lo so (ride, ndR)! Il fatto è che in questo periodo della mia vita sono creativo come non lo sono mai stato. Mi sento anche molto forte riguardo al contributo che sto dando ai vari progetti in cui sono coinvolto. Non so quanto durerà, ma voglio continuare a battere il ferro finchè è caldo, voglio sfruttare questa energia creativa finchè sarà possibile, fare cose nuove, godere del fatto di farle e metterci anima e cuore nel farle. Giusto quando penso di non poter essere più impegnato faccio l’esatto opposto e mi impegno in qualche nuova attività. Infatti ti sei dimenticato di elencare la casa di produzioni cinematografiche che abbiamo da poco creato io e il Clown: stiamo vagliando i primi script in questi giorni. Inoltre sto sviluppando uno show televisivo, una fiction basata su una storia di mia invenzione… sono giorni davvero folli per me”.
QUANTE ORE DORMI LA NOTTE?
“Non dormo molto (risata isterica, ndR), saranno sei ore, ma penso sia un bel ‘problema’ da avere. Mi preoccuperò seriamente solo quando si esauriranno le idee”.
JOHNY CHOW SARA’ IL NUOVO BASSISTA DEGLI STONE SOUR?
“Johny è un ottimo bassista e un gran ragazzo, lo penso da quando l’ho conosciuto e suonava nei Systematic. Non sappiamo ancora se entrerà a far parte della band, ad oggi non vediamo l’ora di portarcelo in tour. Solo allora potremo chiarirci le idee in merito”.
CI SARANNO ACCENNI O ANTEPRIME AI PEZZI DEL ‘PART 2’ NELLE PROSSIME DATE?
“Non penso, ci concentreremo sulla prima parte dell’opera ovviamente. Forse quando si avvicinerà l’uscita della ‘Parte 2’… ora davvero non vediamo l’ora di far conoscere ‘Parte 1’ ai nostri ascoltatori”.
E’ COLPA DI INTERNET E YOUTUBE?
“Non ci penso, tendo ad ignorare quel lato. Sono focalizzato sulle persone che assistono al concerto, a coloro che ho davanti ogni sera, verso cui impegno anima e corpo. L’unica cosa che mi importa di YouTube è il suono con cui veniamo ripresi! Alla fine una live band non vuole altro che la propria musica suoni bene, il Tubo non è che un bonus”.
PARLANDO DI SUONO HAI DICHIARATO DI VOLERE UN RISULTATO NATURALE PER L’ALBUM: SEI RIUSCITO NEL TUO INTENTO?
“Oh, sono più che contento, sono estasiato. Volevo ottenere un equilibrio tra la grande energia che esprimiamo dal vivo e le finezze multistrato da studio, quegli espedienti che riescono a creare una grande atmosfera. Ogni canzone suona nel modo in cui si può esprimere al meglio. Credo che il risultato finale sia molto equilibrato: è frizzante ma caldo, è heavy ma con svariate dinamiche. Non potrei essere più felice”.
COME FAI A DARE PRIORITA’ ALLE TUE IDEE MENTRE SCRIVI? COME DECIDI SE E’ SLIPKNOT O STONE SOUR?
“Viene abbastanza naturale. Quando scrivo da solo riesco facilmente a incanalare una nuova creazione verso una band o l’altra. A volte scrivo con una penna su un quaderno, senza alcuna musica ancora, e istintivamente so già se diventerà un testo degli Slipknot o degli Stone Sour. Penso sia una cosa relativa allo stato d’animo”.
GLI SLIPKNOT SONO TANTO ESTREMI QUANTO ENORMI: DOMINATE I FESTIVAL E LE ARENE DI TUTTO IL MONDO, CON VENDITE DA CAPOGIRO. D’ALTRA PARTE GLI STONE SOUR SONO PIU’ MELODICI, SICURAMENTE PIU’ ACCESSIBILI, MA NON GRANDI QUANTO GLI SLIPKNOT. TI ASPETTAVI DIVERSAMENTE? E’ TUA VOLONTA’ RENDERE GLI STONE SOUR GRANDI QUANTO I ‘KNOT?
“Non saprei in realtà. Certo vorrei conquistare palchi più grandi anche con gli Stone Sour, ma in tutta onestà non mi piace nemmeno l’idea di una competizione tra gruppi di cui faccio parte. Quello che vorrei veramente è creare un mondo per gli Stone Sour come siamo riusciti a crearlo per gli Slipknot, e non parlo solo di popolarità. Non so dirti ancora se siamo riusciti a far questo con i due album degli Stone Sour, ma so che questi album ci porteranno ad un nuovo livello. Sarà eccitante vedere cosa accadrà nel prossimo paio d’anni”.
PENSO CHE IL NUOVO DISCO POTREBBE ESSERE IL VOSTRO MIGLIOR ALBUM SINO AD OGGI.
“Lo penso anche io. Penso che tutto il lavoro che abbiamo fatto con gli Stone Sour ci ha portato a questi risultati. I primi tre album, per quanto fossero buoni, credo siano stati essenzialmente solo parte di un processo di apprendimento: ad ogni album siamo diventati più confidenti su quello che potremmo o non potremmo fare, per arrivare a questo grande progetto che mostrerà al mondo cosa può fare questa band”.
ROADRUNNER HA PERSO MONTE CONNER, MOLTISSIME FIGURE DI STAFF, BAND COME MACHINE HEAD, MEGADETH, DEVILDRIVER… COME LA VIVI?
“E’ strano. Ricordo bene quando sono venuto a sapere del licenziamento di moltissimi collaboratori dell’etichetta, è stato strano ed è stato triste. Sono le persone con cui ho lavorato per quasi tutta la mia carriera da musicista. E’ stato come se dei familiari se ne andassero di casa. Ho voluto che tutte queste persone sapessero quanto mi dispiacesse e quanto ho apprezzato il loro coinvolgimento nel lavoro, quindi sono entrato in contatto direttamente con molti di loro e ho notato con piacere come la maggior parte si siano già rialzati e siano già coinvolti in nuovi progetti ambiziosi, adatti alla loro passione e creatività. Penso che alla fine tutto si sia risolto al meglio, anche se mi mancheranno”.