Dopo lo speciale track-by-track e la recensione di “Hesperia”, ultima fatica in casa Stormlord, abbiamo affrontato una lunga chiacchierata con Cristiano Borchi, leader della band, e Francesco Bucci, autore dei testi e “mente” dietro il concept virgiliano alla base dell’ultimo disco. Un lavoro complesso ed ambizioso come “Hesperia”, dalle molte sfaccettature, necessita di una grande cultura, unita ad una forte sensibilità e ad una visione personale e ben definita dell’opera a cui ci si ispira. E quando l’opera è l’Eneide, il risultato rischia di essere scolastico e stucchevole; cosa che il songwriting della band ha saputo evitare. Così, in bilico tra presente e passato, troviamo anche l’occasione per “pungolare” Cristiano con alcune vecchie polemiche.
COMINCIAMO, NATURALMENTE, PARLANDO DI ‘HESPERIA’. LE ATTESE DOPO UN LAVORO COME ‘MARE NOSTRUM’ ERANO TANTE E VOI AVETE ALZATO IL TIRO, CON UN CONCEPT SULL’ENEIDE. CI PARLI DEL NUOVO DISCO E DI COME SIETE ARRIVATI ALLA DECISIONE DI UN CONCEPT DI QUESTO TIPO?
Francesco Bucci: “L’ottima accoglienza riservata a ‘Mare Nostrum’ ci ha permesso di crescere sia come band che dal punto di vista strettamente musicale, rendendoci più sicuri dei mezzi a nostra disposizione e delle nostre capacità. Quando si è trattato di mettersi al lavoro per comporre il nuovo disco è stato per noi naturale raccogliere l’eredità di ‘Mare Nostrum’ filtrandola attraverso le nostre esperienze e l’acquisita maturità; in questa maniera abbiamo creato un lavoro diverso dal precedente che, pur mantenendo tutte le caratteristiche tipiche degli Stormlord, porta il nostro sound ad un nuovo livello. Sentivamo il bisogno di affrontare una grande sfida per rimettere in moto gli ingranaggi e, per questo motivo, abbiamo deciso di lavorare su un concept album (un’idea che, a dire il vero, mi ronzava per la mente sin dai tempi del debut album ‘Supreme Art of War’ nel lontano 1999). I due obiettivi principali alla base del progetto sono stati, sin dall’inizio, la voglia di continuare a trarre ispirazione dalle tradizioni Classiche dell’area Mediterranea, che hanno sempre contraddistinto i testi degli Stormlord e che, oggi più che mai, sentiamo nostre, e la volontà di affrontare tale concept non come una didascalica esposizione dell’opera di riferimento, piuttosto come un’occasione per esprimere e sviluppare alcune riflessioni – anche personali – stimolate dal lavoro a cui avrei scelto di ispirarmi. L’idea di cimentarmi con l’’Eneide’, il poema epico scritto dal sommo Publio Virgilio Marone fra il 29 ed il 19 a.C., è nata nel corso di una chiacchierata con il mio amico Flavio, chitarrista dei Lahmia, ma è stato solo dopo aver ripreso in mano l’opera – che conoscevo bene ma che non leggevo nella sua interezza dai tempi del liceo Classico – ed aver passato qualche tempo a studiarne la struttura e le varie interpretazioni, che ho realizzato con chiarezza quanto lo stile di Stormlord avrebbe potuto adattarsi ad un tale soggetto. I testi di ‘Hesperia’ sono scritti in tre diverse lingue, italiano, inglese e latino, ed analizzano il personaggio di Enea e la sua relazione con il Volere Divino ed il Fato sia dal punto di vista ultraterreno – l’eroe era infatti figlio della dea Venere e del mortale Anchise, quindi un semidio a tutti gli effetti – che da quello umano. L’intera storia può essere vista come una sorta di flashback nell’ambito del quale Enea riesamina e valuta alcuni episodi della sua vita che lo hanno portato a provare sentimenti di amore, odio, scoramento e vendetta, untiti al suo rispetto per gli antenati e alla speranza riposta nelle nuove generazioni. Per quanto riguarda il suono del disco, curato da Giuseppe Orlando dei The Outer Sound Studios e masterizzato da Mika Jussila dei Finnvox, sin dall’inizio ci siamo orientati verso una produzione che suonasse moderna ed ‘umana’ al tempo stesso. Spesso, ascoltando le produzioni della maggior parte dei CD di metal estremo, si ha come l’impressione di trovarmisi di fronte ad perfezione senz’anima caratterizzata da chitarre compresse in maniera innaturale e batterie completamente triggerate. Ciò, alla lunga, rischia di appiattire la dinamica del lavoro e di diluire il carattere stesso della proposta (a meno che non si tratti di band come Meshuggah o Fear Factory, che da tali caratteristiche hanno tirato fuori un sound personale). In questo caso il nostro obiettivo è stato quello di mantenere delle sonorità al passo con i tempi senza perdere il ‘fuoco’ dell’esecuzione musicale: abbiamo preferito impegnarci per suonare ogni partitura al nostro meglio senza aggiustare troppo il tiro con i software, in modo da creare un panorama musicale più reale ed organico, specialmente per quanto riguarda i due strumenti sopraccitati. In poche parole, ciò che ascolti su ‘Hesperia’ è ciò che gli Stormlord sono quando suonano dal vivo”.
LA LETTURA CHE DATE DI ENEA SEMBRA PIÙ VICINA A QUELLA DEL ROMANTICISMO OTTOCENTESCO: UN EROE LACERATO DAI DUBBI E CHE SENTE IL PESO DEL SUO DESTINO. SEI D’ACCORDO?
Francesco Bucci: “La tua validissima osservazione fa emergere proprio quelle caratteristiche della figura di Enea che mi hanno affascinato e su cui ho voluto incentrare il concept: egli non è un invincibile supereroe come Achille, né un personaggio dall’incrollabile sicurezza con una risposta ad ogni domanda. Piuttosto, il principe Troiano è un uomo come noi che si ritrova, per volere degli Dei e dei suoi Padri, a sopportare un grosso fardello latore sia di gloria imperitura sia di sudore, sangue e lacrime. Se togli tutto il superfluo non è forse questo ciò che siamo? Esseri umani che dubitano, che temono, che compiono scelte non sempre corrette ma che, in alcuni casi, riescono a dimostrarsi più eroici di qualsiasi personaggio di fantasia. Parlando più in generale, credo che il messaggio dietro il concept di ‘Hesperia’ differisca dalle tematiche trattate nell’ambito del metal estremo. Mi spiego meglio: sappiamo bene che l’heavy metal è una musica di reazione, che spesso estrinseca la propria urgenza comunicativa attraverso argomenti piuttosto nichilistici e distruttivi (e, nella maggior parte dei casi, è giusto che sia così). D’altro canto penso che i difficili tempi in cui viviamo richiedano un approccio capace di andare oltre atteggiamenti quali: ‘possa bruciare il mondo, io me ne frego!’. Se vogliamo compiere dei progressi, dobbiamo trovare il coraggio e la volontà di lavorare duramente per cambiare ciò che non ci piace piuttosto che limitarci a palesare disgusto per la situazione attuale. Credo che, al giorno d’oggi, un uomo capace di lottare per i propri ideali, anche accettando l’inevitabile carico di delusioni e fatica che ne deriva, sia il prototipo dell’eroe che noi tutti dovremmo imitare”.
‘BEARER OF FATE’ RACCONTA UNA DELLE STORIE D’AMORE PIÙ FAMOSE (E TORMENTATE) DELLA LETTERATURA MONDIALE. COM’È STATO PER UNA BAND BLACK CON UNA FORTE COMPONENTE EPIC, CONFRONTARSI CON LE VICENDE DI ENEA E DIDONE?
Francesco Bucci: “Assolutamente naturale. Parte della canzone in argomento è nata prima del testo ed, al momento di decidere quale parte del concept assegnarvi, non ho avuto dubbi in considerazione dell’atmosfera malinconica e struggente che caratterizza l’intero brano.’Bearer of Fate’ è stata una vera e propria sfida poiché in passato solo una volta ( ‘A Sight Inwards’ da ‘At The Gates Of Utopia’, che parlava del mito di Orfeo ed Euridice) avevo affrontato tematiche inerenti l’amore e mai in maniera approfondita. ‘Bearer Of Fate’, colui che deve sopportare il fato, si esplica già nel titolo: da una parte c’è la passione nella sua forma più deteriore, quella che sprofonda nell’oblio ogni dovere riducendo il mondo intero al grembo dell’amante ed alle sue labbra. Dall’altra c’è la forza di volontà ed il richiamo ad ideali superiori, che danno alla vita un senso che travalica il rapporto fra due persone, per quanto forte possa essere, ed aprono una finestra sul domani ponendosi come esempi per le future generazioni. Enea si trova intrappolato fra queste due forze e naviga, non senza difficoltà, in mezzo ad una tempesta emotiva che alla fine lo porta a compiere la scelta più razionale e dolorosa: abbandonare Didone e partire, nottetempo, alla ricerca della terra ove costruire una nuova Troia. Didone, incapace di accettare la decisione del principe troiano, si getta viva nella pira mentre la flotta di Enea scompare all’orizzonte. Dal ponte della sua nave l’eroe vede un pennacchio di fumo alzarsi dalla città di Cartagine e capisce ciò che è accaduto, imparando così una dura lezione: ogni scelta, anche quella più giusta, porta con sé un carico di responsabilità e di conseguenze che possono segnarci per sempre. E’ eroico non chi si getta contro il nemico incurante della propria sorte, bensì chi sa assumersi il coraggio e la responsabilità delle proprie scelte. Come vedi gli argomenti trattati sono tutt’altro che sdolcinati e si sposano, a mio parere, in maniera egregia con le atmosfere della nostra musica, sempre in bilico fra tinte drammatiche ed aperture epiche”.
LA TITLE TRACK È IL BRANO PIÙ SPERIMENTALE DELL’INTERO DISCO E, NONOSTANTE UN TESTO MOLTO INTENSO E DAVVERO POETICO, SPIAZZA ED È UN PO’ IN CONTRASTO CON GLI ALTRI PEZZI. SEI D’ACCORDO? E COME MAI QUESTA SPERIMENTAZIONE PROPRIO SULLA TITLE-TRACK?
Francesco Bucci: “Innanzitutto desidero ringraziarti per la maniera in cui hai descritto il testo, a cui sono molto legato e che considero uno dei miei lavori più riusciti. Come hai giustamente notato, ‘Hesperia’ rappresenta un momento particolare del disco ma non è un unicum nella nostra carriera. Ogni volta che siamo alle prese con un nuovo album cerchiamo di arricchire il nostro sound con elementi diversi. Nel corso del precedente ‘Mare Nostrum’ c’era ‘The Castaway’, un brano acustico accompagnato dal cantanto in screaming di Cristiano e dai refrain melodici di Gianpaolo (Caprino – chitarrista, tastierista e principale songwriter), mentre questa volta l’idea era di creare una sorta di colonna sonora che da una parte riuscisse ad esaltare l’aspetto più epico del nostro sound e, dall’altra, fosse valorizzata da un tocco moderno grazie agli arrangiamenti elettronici di cui Gianpaolo è maestro. Era nostra intenzione proporre un pezzo dal sapore orchestrale che non suonasse come la solita piece sinfonica di cui i dischi metal sono pieni, piuttosto eravamo alla ricerca di un brano capace di fare da ponte fra le nostre influenze più tradizionali, musicalmente parlando, e la volontà di guardare avanti. La parte musicale di ‘Hesperia’ mi ha soddisfatto tanto da spingermi a scrivere un testo completamente in italiano, il primo della nostra carriera, incentrato sulle conseguenze dell’abbandono di Didone da parte di Enea e, volendo leggere fra le righe, sulla difficoltà di affrontare la vita in maniera attiva, ponendosi degli obiettivi da raggiungere invece di farsi trascinare dalla routine e dalle scelte altrui. Quest’ultima è una tentazione che, a parole, appare disgustosa, ma cui ognuno di noi rischia di cedere ogni giorno e che, soprattutto in questo contesto storico, dobbiamo imparare a respingere per i motivi a cui ti accennavo pocanzi. Come vedi la decisione di farne la title track è giunta solo in un secondo momento ma, con il senno di poi, sono convinto che si sia trattato di una mossa corretta perché dona maggiore visibilità ad un pezzo particolare che, relegato in un’altra posizione, avrebbe rischiato di non essere sufficientemente valorizzato”.
FERMANDOCI ANCORA UN ATTIMO SULLA CANZONE ‘HESPERIA’, PENSI CHE RAPPRESENTI UN’ANTICIPAZIONE DI UN NUOVO CORSO PER GLI STORMLORD O È SOLO UNA SPERIMENTAZIONE?
Francesco Bucci: “Ti mentirei se rispondessi con un’affermazione o un diniego. Noi non decidiamo mai a tavolino come si evolverà il nostro sound, piuttosto preferiamo farci trascinare dalle vibrazioni in sede di songwriting. Esperimenti come il brano ‘Hesperia’, la già citata ‘The Castaway’ o ‘Those Upon The Pyre’, la canzone che conclude il disco, ci permettono di prendere confidenza con linguaggi musicali che non ci sono usuali e che, a lungo andare, cambiano il nostro modo di approcciarci al processo compositivo. Ciò che so dirti è che con gli ultimi due dischi, ‘Hesperia’ e ‘Mare Nostrum’, crediamo di aver espresso nella migliore delle maniere quello stile, da noi ribattezzato Extreme Epic Metal, che stavamo cercando di mettere a fuoco si dai tempi del primo album. Ciò che faremo in futuro sicuramente partirà dalle coordinate stabilite da questi due lavori, ma non so dirti dove ci porterà”.
‘THOSE UPON THE PYRE’ CHIUDE ‘HESPERIA’. UN PEZZO COMPLESSO, EVOCATIVO ED INSIEME EPICO E TRAGICO E, PER LA SUA STRUTTURA E DURATA, QUALCOSA DI NUOVO PER GLI STORMLORD. L’ULTIMO PEZZO DI UN DISCO (SPECIALMENTE DI UN CONCEPT) SPESSO È QUELLO CHE RESTA PIÙ IMPRESSO AI PRIMI ASCOLTI; TROVI CHE RAPPRESENTI BENE ‘HESPERIA’? O C’È UN ALTRO PEZZO CHE TROVERESTI INDICATO A RAPPRESENTARE L’INTERO DISCO?
Francesco Bucci: “Ti do pienamente ragione. ‘Those Upon The Pyre’ è il manifesto di ciò che gli Stormlord sono al momento attuale e rappresenta, secondo la mia personalissima opinione, il momento più intenso dell’intero concept . E’ un brano che ha richiesto mesi di duro lavoro da parte di noi tutti, proprio perché l’abbiamo sempre ritenuto uno dei migliori, se non il migliore del lotto. Per questo motivo siamo stati molto cauti nell’affrontarlo senza tradirne l’essenza e bilanciandone la lunga durata ed i molteplici paesaggi sonori con una struttura piuttosto fluida. Considerata la faticosa genesi di tale canzone, mi auguro con tutto il cuore che gli ascoltatori vorranno dare una chance ad un brano complesso che necessita più di un ascolto per essere goduto appieno. Il mio timore è che, al giorno d’oggi, chiunque può scaricare ore ed ore di musica con un solo click ma la durata della giornata è rimasta ferma a ventiquattro ore, motivo per cui molti fra i ragazzi più giovani tendono ascoltare solo i primi secondi dei brani skippando in maniera frenetica fra l’innumerevole marea di dati archiviati sugli hard disk o sui portali streaming. Addirittura ho sentito che Spotify (che io, per inciso, adoro) offre la possibilità di interrompere un brano a metà per poter ascoltare una breve anteprima di un’altra canzone! Credo che questo sia un approccio bulimico alla musica; la gente ha bisogno di prendersi il proprio tempo, di immergersi nel feeling dei brani e di lasciare che le vibrazioni crescano e si sviluppino senza trasformare il tutto in una gara a chi ascolta più musica”.
ABBIAMO TROVATO L’ESPERIMENTO DI PROVARE AD UTILIZZARE LA METRICA DI VIRGILIO MOLTO INTERESSANTE ED INNOVATIVO, ANCHE SE SI È FORSE UN PO’ PERSO NELLA RESA FINALE. E’ UN ESPERIMENTO A SE’ STANTE O PENSI CHE RIPROPORRETE QUALCOSA DI SIMILE?
Francesco Bucci: “Data la particolarità di questo esperimento, penso che ripeterlo significherebbe svilirlo. L’utilizzo del latino non è una novità per Stormlord e per molti altri gruppi, ma questa volta, vista l’opera trattata, avevo voglia di portare l’intera esperienza ad un livello superiore: nel opener ‘Aeneas’ Cristiano canta il proemio dell’Eneide utilizzando le parole di Virgilio e seguendo la metrica originale in esametro dattilico. Credo che un esperimento del genere, che proviene direttamente dal mio passato (remoto) sui banchi di scuola del liceo Classico, non sia mai stato tentato prima d’ora nell’ambito della musica metal. Per la parte puramente tecnica mi sono avvalso della preziosa collaborazione di due latinisti seri, Maurizio Rosati e Patrizia Marra, che hanno studiato i testi e ci hanno garantito un approccio corretto all’utilizzo di detta metrica. Una volta entrati in possesso del testo correttamente accentato, ho lavorato duramente con Cristiano sulle linee vocali del brano in modo da adattarle al contesto musicale nella maniera più omogenea possibile. Posso capire che il risultato non salti subito all’orecchio, data la scarsa comprensibilità del testo dovuta allo screaming (anche se Cristiano è uno dei cantanti estremi che pongono più cura nell’interpretazione e nella sillabazione delle parole), eppure l’impegno profuso in questo adattamento è stato notevole. La difficoltà principale è rinvenibile nella cadenza delle parole, quasi a mo’ di filastrocca, che la metrica classica porta con sé e che mal si adatta alla musica metal. In ogni caso, dopo un po’ di tentativi siamo riusciti a trovare la chiave di volta e, tuttora, ‘Aeneas’ rappresenta uno degli episodi che preferisco all’interno del nuovo disco”.
IL SOUND DEGLI STORMLORD HA AVUTO UN’EVOLUZIONE NOTEVOLE DURANTE GLI ANNI. DOPO GLI ESORDI PROPRIAMENTE BLACK ED UN PASSAGGIO CON INFLUENZE SYMPONIC/GOTHIC, ORA IL VOSTRO STILE SEMBRA ASSESTATO SU UN EPIC BLACK METAL. CREDI CHE QUESTO SIA UN PASSAGGIO O AVETE TROVATO UNA DIMENSIONE DEFINITIVA?
Francesco Bucci: “Come ti accennavo prima, spero di non trovare mai la dimensione definitiva perché fermarsi vuol dire arrendersi ed impigrirsi. Il sound di Stormlord deve evolversi, cambiare forma e perfezionarsi disco dopo disco, altrimenti diverrebbe tremendamente noioso comporre brani costretti a seguire sempre lo stesso canovaccio. Ciò che abbiamo imparato con i nostri ultimi due dischi, però, è un’eredità a cui teniamo tantissimo e che difficilmente cancelleremo dalla nostra futura proposta musicale”.
‘NEMO PROPHETA IN PATRIA’. PENSI CHE POSSA DIRSI DEGLI STORMLORD?
Cristiano Borchi: “Penso che possa dirsi per la quasi totalità dei gruppi metal nostrani. Purtroppo il nostro Paese ha delle radici esterofile che hanno origini antiche, e che si manifestano non solo nella musica. Sembra quasi che i gruppi italiani abbiano sempre avuto bisogno dell’approvazione dello straniero per poter essere visti in un certo modo qui da noi. Negli altri Paesi è normale che i gruppi inizino dalla loro nazione, creandosi un forte giro di supporter locali che muoverà l’interesse degli altri Paesi e delle etichette. Da noi invece vige la regola della denigrazione del vicino di casa in quanto tale. Se si guarda la storia, non è mai successo che un gruppo di grande fama internazionale abbia iniziato dall’Italia il suo percorso di successo. Le cose stanno lentamente cambiando con le nuove leve, ma la strada è ancora lunga”.
TORNIAMO INDIETRO NEGLI ANNI. ESSERE IN UNA BAND BLACK METAL NEGLI ANNI ’90, IN UN PAESE CHE È SEMPRE VISSUTO DI RIVALITÀ E POLEMICHE, E SCRIVERE SU UNA DELLE RIVISTE PIÙ IMPORTANTI DEL SETTORE. ALL’EPOCA LA COSA DIVISE MOLTI DEI BLACK METALLER PIÙ ‘PURISTI’, ANCHE PERCHÉ IL GENERE ERA MOLTO PIÙ UNDERGROUND E DIVERSO DA OGGI. RIPENSANDO A QUEGLI ANNI, COSA TI VIENE IN MENTE?
Cristiano Borchi: “Sicuramente il divertimento di quegli anni. E’ stato un periodo della mia vita molto intenso e ricco di soddisfazioni, in cui mi sono ritrovato in mezzo a moltissime cose, alcune molto belle, altre meno, ma che rappresenta un’annata chiave della mia vita, fosse solo per il fatto che parliamo della decade dei vent’anni. Per quanto riguarda la disputa ‘purista’ sul black metal che imperversava all’epoca, con gli occhi di oggi la giudico un comportamento adolescenziale al pari di tanti altri, e lo dico bonariamente”.
‘THE CURSE OF MEDUSA’, ‘AT THE GATES OF UTOPIA’ E ‘THE GORGON CULT’ USCIRONO SU SCARLET. C’ERA UN CERTO BINOMIO SCARLET RECORDS-GRIND ZONE, C’È QUALCOSA CHE VORRESTI DIRE?
Cristiano Borchi: “C’erano persone che lavoravano in entrambe le aziende, la cosa era abbastanza risaputa. Personalmente, ma è solo la mia impressione da membro di band, credo che questa focalizzazione sul piccolo mercato italiano abbia penalizzato l’espansione dell’etichetta in ambito internazionale, in un’epoca dove ancora i dischi si vendevano e forse sarebbe stato possibile raggiungere certi obiettivi. Comunque da anni l’etichetta ha cambiato ‘mente’ e quella rivista non esiste più, si è sicuramente chiuso un ciclo. Auguro il meglio ai ragazzi di Scarlet, con cui abbiamo lavorato bene e che hanno fatto molto per noi”.
POI È ARRIVATO ‘MARE NOSTRUM’ CHE, SE ANCORA CE NE FOSSE BISOGNO, HA SPAZZATO VIA QUALUNQUE POLEMICA RELATIVA AGLI STORMLORD, PORTANDO MOLTI RICONOSCIMENTI SIA IN ITALIA CHE ALL’ESTERO. QUALCHE SENSO DI RIVALSA?
Cristiano Borchi: “Sicuramente, ma non davvero per i motivi che hai elencato prima. Ti assicuro che in quel periodo a tutto avevamo da pensare tranne che ad eventuali polemiche sul nostro conto. Piuttosto, il nostro problema era rappresentato da una fase di forte stallo compositivo, cambi di lineup e ‘scricchiolii’ interni… per farla breve, ad un certo punto ho cominciato a vedere per la prima volta la concreta possibilità che la nostra avventura come Stormlord stesse per finire. Non ne abbiamo mai parlato tra di noi ed è stato un bene, ma credo che tutti in cuor loro abbiano visto le brutte. Poi è scattato qualcosa, una sorta di istinto di sopravvivenza, un colpo di reni… ci siamo approcciati a ‘Mare Nostrum’ con uno spirito diverso, abbattendo molte barriere mentali che avevamo su alcune cose e lavorando solo su quello che ci diceva il cuore… il risultato fu il migliore della nostra carriera. ‘Mare Nostrum’ rappresenta un momento importantissimo della nostra vita di band, e ci ha dato tanto sia in termini di responso che personale. Senza quel disco, oggi non ci sarebbe stato un album come ‘Hesperia’”.
ED INFINE, ‘HESPERIA’ E LA TROLLZORN. SUL VOSTRO SITO CI SONO GIÀ DUE DATE DI FESTIVAL A CUI PARTECIPERETE IN GERMANIA (TRA CUI LA NONA EDIZIONE DEL RAGNARÖK). QUANTO AIUTA UN’ETICHETTA TEDESCA A LIVELLO DI ESPOSIZIONE E PROMOZIONE, CONSIDERANDO QUANTO SIA POPOLARE IN GERMANIA LA MUSICA METAL?
Cristiano Borchi: “E’ sicuramente una delle cose che hanno influito nella nostra scelta al momento della firma del contratto, oltre al voler provare la via di un’etichetta dedicata al nostro genere. E’ fuori discussione che la Germania sia l’epicentro europeo del metal, sia come numero di fans che come approccio alle cose. Certo non è solo questo che può determinare il successo o insuccesso di un album, ma il loro modo di lavorare (oltre al fatto di ‘essere sul posto’) ci sta dando una forte esposizione da quelle parti. I ragazzi di TrollZorn credono in noi in maniera assoluta, e sono pronti a fare il massimo e anche di più per supportarci. Siamo davvero felicissimi del loro lavoro, che è oltre le nostre più rosee aspettative”.
NEL PIÙ CLASSICO DEI MODI, CHIUDIAMO CHIEDENDOTI SE C’È QUALCOSA CHE VUOI DIRE AI LETTORI DI METALITALIA.COM…
Cristiano Borchi: “Supportate la buona musica! (e non possiamo che aggiungere ‘Hesperia’ al novero della musica di qualità, ndR)”.