STORM{O} – Tempesta e impeto

Pubblicato il 09/04/2015 da

Intervista di Davide Romagnoli

Foto di Federico Rucco

“Chi di noi dà ascolto all’inno del ruscello quando parla la tempesta?” diceva “il Profeta” Khalil Gibran. L’impeto e la tempesta romantici, figli a metà di uno Sturm Und Drang moderno e di un hardcore viziato dai Converge e dalle architetture sghembe dei loro pattern, si manifesta in Italia con una delle realtà più significative ed emergenti che porta il nome -criptico- di Storm{O}. Usciti con il loro primo lavoro “Sospesi Nel Vuoto Bruceremo In Un Attimo E Il Cerchio Sarà Chiuso”, già in ristampa, e martorianti le più importanti venue dell’underground italiano ed europeo, i quattro ragazzi di Belluno si presentano così a coloro che, magari, non hanno ancora avuto modo di testare la loro potenza e irruenza giovanile. Accompagnati dal rumore di lattine di birra che si aprono, si aspetta il momento dell’entrata in scena al Lo-Fi di Milano, coi compagni Nero Di Marte e Giacomo, Luca, Gabriele e Federico parlano un po’ di quel che si cela dietro al sodalizio tra musica estrema e lingua italiana targato Storm{O}.

 

STORM[O] - band - 2015

 

GLI STORM{O}. DA QUANTO SONO IN GIRO E CHE HANNO COMBINATO FINO ADESSO?
Luca Rocco: “Il nome Storm {O} c’era dal 2005. C’eravamo solo io e il chitarrista in realtà. Poi c’è stato il bassista due anni dopo. Te da quando cazzo hai iniziato? (rivolto a Gabriele)… boh..vabbè, da un po’. Poi abbiamo buttato fuori una demo nel 2007 e uno split, che però ha due pezzi della demo quindi siam sempre lì, e dopo un bel po’ siamo venuti fuori con questo “Sospesi….” che è fondamentalmente il nostro primo lavoro ufficiale. Mi dispiace ma non c’è tanto da dire. Abbiamo suonato un botto in giro, in Italia e non, e abbiamo ancora un altro po’ di concerti da fare in questo periodo e appena ne abbiamo l’occasione, soprattutto in alcune date con i nostri amici Nero Di Marte”.

DA DOVE ESCE QUESTO NOME?
Luca Rocco: “Allora, il nome ha una storia piuttosto bruttina, nel senso che risente dell’adolescenza in cui eravamo immersi al momento della decisione. Praticamente: ‘storm = tempesta’ e ‘stormo’ inteso come stormo di uccelli; le parentesi graffe rappresenterebbero degli uccelli stilizzati e la O nel centro sta a rappresentare una goccia d’acqua. Il logo sintetizza i due significati generali e in più a livello matematico lo zero tra parentesi sta per ‘insieme vuoto’ quindi ci si può vedere il vuoto dopo la tempesta. Molto adolescenziale ma del resto avevamo 16 anni”.

E PER QUANTO RIGUARDA LA RE-RELEASE DI “SOSPESI NEL VUOTO BRUCEREMO IN UN ATTIMO E IL CERCHIO SARA’ CHIUSO”?
Luca Rocco: “Beh, quello che posso dire è che sinceramente nessuno si aspettava di finirli così presto. Però che sia successo è una bomba. C’è da vedere – e da sperare – che succeda ancora adesso con questa ristampa”.
Giacomo Rento: “C’è questa etichetta tedesca che si chiama Moment Of Collapse, molto rinomata in Europa, che ha ristampato il disco. Ci aspettiamo ci diano una grossa mano. Hanno gestito la ristampa del vinile e siamo molto contenti di come hanno fatto il loro lavoro”.

MUSICA ESTREMA E LINGUA ITALIANA. UNA SCELTA O UN’ESIGENZA?
Luca Rocco: “Io scrivo in italiano perchè di base è la lingua che conosco ed è l’unica che mi permette di esprimermi meglio. Spero che resti qualcosa in chi mi ascolta, se no amen. Le traduzioni in inglese ci sono nel disco quindi se ti interessa alla fine cerchi il significato, altrimenti so benissimo che c’è gente che non canterà i ritornelli sotto il palco. Ma chissenefotte. L’impatto è quello che ci metti sul momento, piuttosto che quello che stai dicendo. Io scrivo perchè mi piace farlo, e devo riuscire a farlo nel modo più potente e naturale che riesco per renderlo interessante. Credo sia la formula migliore”.
Gabriele Coldepin: “Ci è capitato di suonare con dei gruppi slovacchi che cantano in slovacco. Il tutto arrivava direttamente, senza vincoli. E’ chiaro che se vuoi approfondire il discorso devi darti da fare, ma il tutto era una bomba. Arrivava diritto senza che si capisse un cazzo. E funzionava. Quindi credo che il discorso della lingua lasci il tempo che trova. Nonostante sappiamo benissimo che quello di cantare in italiano è uno scoglio decisivo da affrontare quando ci si approccia ad una musica come la nostra”.

PARLANDO DI INFLUENZE INVECE, QUANTO C’E’ DI LETTERARIO, ANTROPOLOGICO, DISAGIO SOCIALE, VITA NELLA VOSTRA MUSICA?
Luca Rocco: “Di influenze c’è tutto quello che ho letto, che ascolto, che vedo e soprattutto che studio. Per esempio mi piace moltissimo Emidio Clementi (scrittore e musicista, ndR), anche se è totalmente diverso da come scrivo io, però credo sia comunque un’influenza importante, anche se non direttamente visibile. Poi studio antropologia politica e sicuramente qualcosa viene fuori anche da lì. Per quanto riguarda la vita e il disagio sociale che dire? E’ sempre lì. Inevitabile”.

UNA MUSICA CHE VA PER LA SUA STRADA E CHE AD UN CERTO PUNTO ARRIVA AD UN MOMENTO DI CONTATTO CON LE PAROLE. UNA SINERGIA ALCHEMICA. E’ QUESTA LA FORMULA STORM{O}?
Giacomo Rento: “Questo aspetto si catalizza assolutamente dal vivo, secondo me. Per cercare di creare una catarsi, di sviscerare il contenuto. Questa musica forse rincorre il resto, e il resto rincorre la musica. In questo aspetto penso che, dopo un po’ di tempo, siamo riusciti a tirar fuori la parte migliore di noi e della nostra musica”.
Gabriele Coldepin: “Potrebbe esistere e sussistere indipendentemente. Ma non funzionerebbe. Ora c’è un alchimia perfetta. La musica sicuramente potrebbe anche funzionare come se fosse suonata da un gruppo strumentale ma mancherebbe quel qualcosa che ormai non riusciamo più a non sentire quando c’è di mezzo il nostro sound”.
Federico Trimeri: “Viene tutto naturale. Nasce in sala prove. Ci sono due testi: quello musicale e quello lirico-vocale. E probabilmente non collimano tante volte, sai? Allora si cerca di dire: “Ah ok, proviamo invece questa cosa qui che abbiamo scritto tempo fa, così per vedere un attimo se funziona”. E alla fine funziona eccome. Allora si crea questo tipo di amalgama che abbiamo raggiunto dopo molti anni. E che penso necessiti di tempo per venire fuori appieno. I due ambiti, musica e liriche, potrebbero esistere indipendentemente. Ma mancherebbero i presupposti per far venire fuori quello che in realtà ci piace della nostra situazione attuale”.
Luca Rocco: “Il veicolo di espressione è lì che aspetta un apporto. Io cerco di mettere questo, quello che fanno loro tre è perfetto. Non mi resta che inserirmi in questo spazio e lasciare che la musica si inserisca nel mio. E il gioco è fatto”.

UN CONSIGLIO PER FARE MUSICA ADESSO: BUTTAR FUORI QUELLO CHE SI HA DENTRO O SEZIONARE INFINITESIMAMENTE IL TUTTO?
Gabriele Coldepin: “Se tu ci fossi venuto ad ascoltare cinque anni fa avresti sentito un qualcosa di totalmente diverso. Beh, totalmente forse no, ma parecchio diverso. Non lo so, io direi di buttare fuori tutto tendenzialmente, poi si fa sempre in tempo a decidere che fare”.
Giacomo Rento: “Si, in realtà noi abbiamo stra-sezionato tantissimo e buttato via una valanga di materiale. Un po’ perchè non ci piaceva, un po’ perchè non eravamo convinti e un po’ perchè cercavamo sempre il meglio di quello che avevamo a disposizione. Ci deve essere sempre del ritaglio nel proprio lavoro”.
Luca Rocco: “Se non abbiamo buttato fuori un cazzo per sette anni è perchè, non so, forse non eravamo pronti o convinti. Avremmo buttato via due dischi di materiale, forse. Ora c’è la giusta alchimia ed è venuto fuori un lavoro di cui siamo assolutamente soddisfatti e ogni sera lo presentiamo carichi a mina”.

LA FINE CANONICA DELL’INTERVISTA DEVE AVERE UN MOMENTO DA SPENDERE SUL FUTURO, O SUL PRESENTE IMMINENTE, DATO CHE FRA 3 MINUTI SIETE SUL PALCO.
Gabriele Coldepin: “Nel giro di un annetto torniamo in studio. Credo proprio di si. Ora siamo carichi come molle e stasera i suoni sono una bomba. Il motto della serata è: “Mal che vada sarà un successo””.
Luca Rocco: “Abbiamo già una decina di pezzi. Ora direi che beviamo una sciocchezza, così viene fuori tutto meglio. E poi siam sempre più carichi per fare baracca”.
Giacomo Rento: “Salutiamo un grande come Mattia Alagna, che ha creduto in noi prima di tutti. Vero bomber. Ci hanno chiamato anche a Budapest a suonare anche per quello che lui ha scritto. Speriamo ci sia molta gente che si prenda bene e creda in noi e in tutti quelle realtà che spaccano nel nostro paese e abbiano la possibilità di emergere e di fare casino come stiamo facendo noi. Lo salutiamo e lo ringraziamo vivamente”.

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