STRATOVARIUS – Indistruttibili!

Pubblicato il 27/02/2013 da

Come ci racconta il cantante degli Stratovarius Timo Kotipelto in questa intervista raccolta presso la sua patria Finlandia dalla nostra collaboratrice Valentina Piccione, l’aggettivo “Unbreakable”, già titolo del nuovo singolo dell’album “Nemesis”, può benissimo riferirsi proprio alla band stessa, anche se originariamente non era stata composta a questo scopo. ‘Indistruttibile’, una parola che rende bene la resistenza che gli Stratovarius hanno dovuto offrire ai talvolta crudeli scherzi che il fato ha giocato loro in trent’anni di carriera. Tra il pesante abbandono del fondatore e compositore principale, la perdita dietro i tamburi di un batterista storico come Jorg Michael ed una serie di dischi risalenti all’ultimo periodo di Tolkki con il gruppo non certo esaltanti, ci sono tutti gli elementi  per stupirsi nel ritrovarli ancora qui, tra l’altro con un album solido e fresco come “Nemesis”, in grado di mostrarci  ancora quella verve e quella classe che in molti avevano dato per perdute. Ma quali sono i segreti per sopravvivere come band a tutto ciò? Forse proprio Timo può aiutarci a capirlo…  

 stratovarius - band - 2012

UNA PRIMA DOMANDA RIGUARDANTE LA BAND STESSA: NEL 2012 SI E’ REGISTRATO UN NUOVO CAMBIO DI LINE-UP. JORG MICHAEL SE N’E’ ANDATO PER SERI PROBLEMI DI SALUTE. COSA CI RACCONTI DELL’ACCADUTO?
“Ecco… tutti pensano che Jorg abbia dovuto lasciare perché aveva il cancro, ma non è proprio solamente quella la ragione. Della malattia sapevamo già da tre o quattro anni, ma comunque lui aveva reso chiaro che se ne sarebbe andato solo quando fosse stato per il bene della band, e comunque non finché sarebbe stato ancora in grado di suonare. Come puoi ben capire, comunque, suonare la batteria in una band metal è una cosa veramente impegnativa, specialmente in condizioni fisiche non appropriate, quindi c’era l’eventualità di smettere. Però, in più, Jorg lavora anche per una sua agenzia di booking, collaborando anche per noi nell’organizzazione dei concerti, e negli ultimi tempi è stato molto occupato anche su quel fronte, con gli accordi per i diversi festival estivi in Germania… e credo che semplicemente alla fine egli abbia ritenuto fosse più semplice smettere di suonare per dedicarsi a quello. Suona ancora la batteria di tanto in tanto, ma solo come hobby. Questo è più o meno tutto quello che c’è da dire su come è andata. Si sapeva però da almeno due anni che questo sarebbe successo prima o poi… abbiamo finito il tour con gli Helloween, fatto qualche altra data in Finlandia e in Sud America, e alla fine ha lasciato per occuparsi d’altro. Ma siamo ancora buoni amici, ci tengo a specificarlo, il rapporto non si è guastato”.

POTETE ALLORA PRESENTARCI IL NUOVO VOLTO, ROLF PILVE. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI? CE NE VUOI PARLARE?
“Appena due settimane dopo l’ultimo show con Jorg, tenutosi a fine gennaio in Guatemala, abbiamo deciso di pubblicare subito sul nostro spazio Facebook un annuncio riguardante il fatto che cercavamo un nuovo batterista.  Abbiamo ricevuto in pochissimo tempo quelli che credo fossero almeno centocinquanta video su YouTube, registrati da parte di bravi batteristi provenienti da tutto il mondo. Non pensavamo così tanti! Ne abbiamo scelti inizialmente quattro da convocare in studio per un provino. Le cose con Rolf sono state molto facili: semplicemente, appena ha cominciato a suonare ci siamo detti ‘Eh? Ma che cazz…’ (letteralmente: “What The F..k”, ndR)! Sai, avevo già sentito parlare circa sette anni fa di questo giovane batterista finlandese chiamato Rolf Pilve, quando un amico mi aveva chiesto se lo conoscessi, se lo avessi mai sentito. Gli dissi di no, a quei tempi il suo nome non mi era noto… Ma da quel giorno Rolf ha fatto tantissima esperienza, ha suonato per tutti questi anni, inciso una serie di album con delle band minori, e quindi lui era esattamente ciò che cercavamo. Inoltre è una persona simpatica, davvero alla mano”.

QUALE DIRESTI CHE E’ IL SUO PUNTO FORTE?
“Il fatto che è molto concreto. Possiede uno stile suo, ben definito. Non volevamo un clone di Michael, questo ci era chiaro fin dal principio, e lui ha appunto un approccio completamente diverso, molto più moderno. Possiede un groove che non abbiamo mai avuto, ma non è veloce come lo era Jorg. Sono due batteristi molto differenti, entrambi eccellenti, ma con qualità assai diverse. Questo ci dà la possibilità di ‘reinventare la band’, di costruire qualcosa intorno ad una caratteristica nuova. Siamo felici di questo”.

VENIAMO A “NEMESIS” ALLORA, IL NUOVO ALBUM: MI PARE LEGGERMENTE PIU’ AGGRESSIVO E VELOCE RISPETTO AD “ELYSIUM”. SEI D’ACCORDO?
“Sì, sono d’accordo con te. Specialmente le canzoni firmate da Mathias (Kupianen, chitarrista, ndR) sono un po’ più veloci rispetto al nostro passato recente. E anche più aggressive, volendo. La differenza è dovuta sicuramente al drumming di Rolf, che come dicevo prima è diverso da quello di Jorg, e poi anche al fatto che Mathias ha potuto occuparsi del mixing dell’album tutto da solo, mentre su ‘Elysium’ aveva lavorato per metà su quell’aspetto, anche per ragioni di tempo, mentre il lavoro era stato poi completato da un’altra persona. Quest’album è anche in qualche modo più ‘oscuro’, soprattutto nei suoni; non so se per volontà o se semplicemente sia venuto fuori così. Ma mi piace il risultato, mi piace questa nuova vena, sono convinto che aggiunga una nuova energia alla band”.

QUALE ASPETTO DELL’ALBUM TI PIACE DI PIU’?
“Le canzoni. Anzi, tutto quanto, direi. Penso che sia il nostro album migliore in dodici anni. Sì, lo so, tutte le band dicono la stessa cosa durante le interviste alla vigilia di una nuova uscita, ma ne sono veramente convinto. Sono sempre soddisfatto ed eccitato ad ogni nostra nuova uscita, ma sento che stavolta, in qualche modo, è diverso. Sto ascoltando il disco tutt’ora, non mi ha ancora stancato, e sono tre mesi che ce l’ho nelle orecchie. Vorrà pur dire qualcosa, no?”.

ABBIAMO NOTATO UNA MAGGIOR VARIETA’ NEI SUONI DI TASTIERA STAVOLTA, E UNA GRANDE ATTENZIONE SULLE ORCHESTRAZIONI E SUI CORI. AVETE LAVORATO ALLE COMPOSIZIONI NEL SOLITO MODO, O QUALCOSA E’ CAMBIATO?
“A parte il fatto che il missaggio è stato stavolta affidato ad una sola persona, comunque in effetti qualche piccola modifica c’è stata. L’approccio alle tastiere è in effetti diverso, è molto più moderno. Qualcosa è cambiato nell’approccio di Jens: come tutti sanno, il suo punto focale erano gli assoli di tastiera, lui è noto soprattutto per quello, praticamente ha inventato il modo di suonare gli assoli di tastiere per il nostro genere, ma stavolta si è concentrato di più sulla scelta di suoni diversi, non solo su composizione e arrangiamento dell’assolo in sé. E’ bene che si cerchino nuove soluzioni, e stavolta l’abbiamo fatto anche nella produzione e nel missaggio. Comunque vedremo come andrà. Se ai fan piaceranno queste novità, vorrà dire che siamo sulla strada giusta”.

INTITOLARE UN ALBUM CON UNA SOLA PAROLA SEMBRA ESSERE UN VOSTRO TRADEMARK, ORMAI. CE NE PUOI PARLARE?
“(Sembra rimanere un po’ spiazzato, ndR) Be’, si, ora che mi ci fai pensare… tante volte abbiamo usato come titolo una unica parola, di sette lettere tra l’altro. ‘Visions’, ‘Episode’, ‘Elysium’, ‘Polaris, ‘Nemesis’, ‘Destiny’… tutte parole di sette lettere. Non so perché, però. Non è una cosa pianificata, è solo strana. Mah, ti dirò, comunque non siamo una band progressive death metal o cose del genere… E’ a loro che piacciono titoli tipo: ‘Dispute In The Middle Of The Darkest Ocean… bla bla bla’. Mille parole. Non è affatto il nostro stile. Non c’è niente dietro, penso solo che ci piacciano parole singole, con un bel significato. Come il nome della band: ‘Stratovarius’. Un’unica parola, facile da memorizzare e ricordare. Tutto qui”.

COME SCEGLIETE PERO’ I VOSTRI TITOLI? PARTITE DA UN CONCETTO CHE SARA’ IMPORTANTE PER L’ALBUM, O IL NOME VIENE IN MANIERA PIU’ CASUALE?
“Non so risponderti, posso però dirti la storia che sta dietro il titolo di questo specifico album. Tornavamo da un festival in Spagna, e dopo sei ore, scomodi, in un bus, siamo stati scaricati all’aeroporto Barajas di Madrid. Allora ricevetti un SMS da Mathias, contente una sola parola: ‘Nemesis’. Basta, solo questo. Pensai: ‘Ma che diavolo…’, ma poi mi venne in mente che potesse essere un buon titolo per il prossimo disco. Dopo aver scelto il titolo, scrivemmo la canzone e componemmo un testo… ma la canzone è venuta dopo. ‘Nemesis’, un’altra parola singola di sette lettere. Boh. Comunque se con la tua domanda volevi chiedere se ‘Nemesis’ si trattava di un concept album, devo dirti di no”.

ALCUNI FAN O ALCUNI GIORNALISTI DIVIDONO LA CARRIERA DEGLI STRATOVARIUS UN DUE PARTI. GLI STRATOVARIUS PRE-TOLKKI E POST-TOLKKI. E’ UNA COSA CHE TI DA’ FASTIDIO? O ANCHE TU SENTI CHE QUALCOSA E’ CAMBIATO NELLA BAND, TALE DA GIUSTIFICARE QUESTA DIVISIONE?
“No, non mi da più fastidio questo fatto. Quando Timo se ne andò, nel 2008, la cosa mi infastidiva di più, perché tutti sembravano convinti che non saremmo riusciti a fare nulla senza lui nel gruppo. Ma questa band non era proprietà di un solo personaggio. Certo, Timo era una grande personalità, ha composto delle bellissime canzoni, e tutt’ora rispetto il suo lavoro come chitarrista; ma per come era la situazione, allora, o se ne andava lui o tutto il resto della band. Ammetto che ‘Polaris’ risentì un po’ di più di questa separazione: era un bell’album, ma non il migliore che avremmo potuto fare. Da ‘Elysium’ in poi le cose sono migliorate, e abbiamo cominciato a comporre un po’ tutti. Adesso contiamo su ben quattro compositori, solo il nuovo arrivato Rolf non ha composto almeno una canzone per quest’album. Siamo nella stessa band da parecchio tempo, ci conosciamo bene, e ora le cose funzionano anche sotto questo punto di vista. Forse non è del tutto sbagliato parlare di un pre-Tolkki o di un post-Tolkki. E’ certamente stato un gran cambiamento, ma molte cose nella vita cambiano, e se anche ci sono delle differenze, alla fine siamo sempre gli Stratovarius. Una cosa che mi fa sorridere è che Mathias ha scritto per ‘Nemesis’ una canzone intitolata ‘Unbreakable’. Non è stata pensata per la band, non parla certo di noi, ma qualcuno ha suggerito che quella canzone sembrava essere dedicata agli Stratovarius, dicendo che eravamo una band indistruttibile… e ho pensato che forse poteva avere ragione! Ci sono stati tanti che hanno cercato di affossarci, anche tra gli ex membri della band stessa, ma non siamo mai finiti, non siamo mai ‘morti’. Indistruttibili, appunto (ride, ndR)”.

MOLTE BAND ODIERNE ADOTTANO QUELLO CHE PUO’ ESSERE DEFINITO COME LO ‘STRATOVARIUS SOUND’, UN MODO PARTICOLARE DI PRODURRE I SUONI CHE INTRODUCESTE NELLA SCENA POWER CON I VOSTRI LAVORI DELGI ANNI ’90. MA VOI VI SENTITE DEGLI INNOVATORI DELLA MUSICA METAL, IN QUESTO SENSO?
“Non l’avevo mai vista sotto quest’ottica, ma forse hai ragione. Il nostro modo di produrre richiede da sempre grandi spese in senso monetario e in termini di tempo, nonché l’impiego alla consolle di grandi professionisti, provenienti da studi tecnologicamente all’avanguardia. E’ il nostro modo di lavorare, diciamo, una cura molto alta del dettaglio nel tentativo di ottenere risultati che riteniamo buoni. Non ci sentiamo dunque degli innovatori, anche se sono molte le band che dicono di ispirarsi al nostro sound, soprattutto qui in Finlandia. I Nightwish ad esempio, e anche i Children Of Bodom, dissero qualche tempo fa di essersi ispirati a noi almeno agli inizi, quindi credo che almeno ‘influenti’ lo siamo stati, se non proprio ‘innovatori’”.

GUARDANDO INDIETRO A TRENT’ANNI DI CARRIERA, QUALI PENSI SIANO STATI I MOMENTI MIGLIORI? O I PEGGIORI?
“Uno dei momenti peggiori penso che sia stato quando mi sono bruciato la mano con un fuoco d’artificio a Wacken… e poi, naturalmente, tutti i problemi che abbiamo avuto quando Tolkki ha iniziato a creare difficoltà, perché allora tutta la band ne ha risentito. I momenti migliori me li ricordo agli inizi, ma anche adesso, perché la pressione almeno su di me mi sembra scesa. Sono sempre stato un po’ sotto pressione in questa band, ma per come stanno le cose ora è tutto più tranquillo, più rilassato. Finalmente trovo divertente essere in questa band, non solo quando sono sul palco durante gli show. Posso dire che amo questa band, adesso”.

QUALE PENSI SIA STATO IL TUO PIU’ GRANDE SUCCESSO? LA COSA PIU’ IMPORTANTE CHE HAI OTTENUTO IN CAMPO MUSICALE?
“Il mio primo album degli Stratovarius ‘The Fourth Dimension’ è stato molto importante per me. E poi ovviamente ‘Episode’ e ‘Visions’ sono di sicuro i nostri album più importanti. E poi anche qualche altro disco o canzone realizzata al di fuori degli Stratovarius, come il Blackoustic Duo, con Jani Liimatainen, E’ qualcosa di diverso rispetto la mia solita musica, e stiamo ancora girando per fare qualche data live con quel progetto. E’ proprio divertente, e spero in futuro di scrivere nuove canzoni da poter cantare. E’ questo che mi piace: cantare. Non viaggiare o stare in giro… solo cantare”.

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