La cornice di questa intervista è un po’ diversa dal solito schermo del pc con le domande aperte davanti e il fidato telefono con vivavoce attivo di fianco: stavolta davanti a noi avevamo i volti divertiti di Jens Johansson e di Timo Kotipelto, rispettivamente tastiere e voce degli Stratovarius, intenti a finire di godersi il relax a seguto dell’infuocato show che li ha visti protagonisti poche ore prima sul Party Stage del Wacken Open Air. Fuori i Queensryche stanno finendo di suonare, ma noi abbiamo appunto avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con i due, chiacchiere durante le quali abbiamo colto qualche spiegazione sul nuovo album fresco di pubblicazione ‘Eternal’, ma abbiamo anche dissepellito ricordi di vecchi rancori mai sopiti…
ALLORA, SIETE FRESCHI DI SHOW… COME È ANDATO? E’ STATO UN SUCCESSO?
Timo Kotipelto: “Il Wacken non è certo il più semplice dei festival. Inutile che nelle interviste si sostenga questo, è l’evento metal più grosso che ci sia. Ci sono tante persone, ma ci sono anche tantissime band che suonano contemporaneamente a te o a poca distanza nella stessa giornata, e questo rende sempre difficile capire se uno show è stato un successo o no. Ma, ti dirò, penso che oggi sia stata una gran giornata. La reazione generale è stata fantastica. Sono veramente felice di come è andata, considerata l’ora e la giornata in cui abbiamo suonato. Ci siamo veramente sorpresi della partecipazione al nostro show”.
A QUESTO PROPOSITO VI CHIEDEREI SE IN EFFETTI SUONARE PIÙ O MENO ALL’ORA DI PRANZO È DAVVERO COSÌ PENALIZZANTE PER UNA BAND…
Jens Johansson: “In un altro festival suonare alle 14:00 e nemmeno sul palco principale sarebbe stato una merda. Però, così non è andata male. La gente era più fresca, e la concorrenza meno serrata. Abbiamo visto tanti fan e tanti presenti, con gli altri palchi spenti o ancora privi dei nomi principali chi passava davanti al Party Stage e ci sentiva suonare avrà detto: ‘hey, andiamo a vedere lì chi c’è’ e così magari abbiamo attirato anche gente che stava solo passando le prime ora del pomeriggio in attesa dei propri nomi preferiti ai palchi principali. Non credo che la situazione ci abbia nuociuto”.
TK: “No, per niente. Dal mio punto di vista posso dire che ho qualche problema in uno show fatto troppo presto, ma le due sono ancora gestibili. Pensa ai nostri amici Angra che si sono esibiti alle 11:00, è una cosa terribile per un cantante, questo. E’ una cosa fisica e anche mentale, cantare uno show a quell’ora su buoni livelli è quasi impossibile. Comunque il fatto di parlare di ‘palco secondario’ è solo nominale… lo spazio e le dimensioni sono quasi paragonabili! Credo che questo stage sia stato perfetto per la nostra giornata di oggi”.
JJ: “Il feeling è stato perfetto. L’unico difetto dell’esibirsi di giorno a queste condizioni per me sono le luci, ma è un aspetto che non ci impatta troppo”.
E LA NUOVA CANZONE “SHINE IN THE DARK” COME VI SEMBRA STATA ACCOLTA?
TK: “Beh, che dire… crediamo che sia andata bene. E’ uscita sul nostro social ieri, la gente non ha avuto il tempo di sentirla, quindi è impossibile che te la applaudano come una ‘Hunting High And Low’, però pare che la sua figura l’abbia fatta lo stesso. La gente la seguiva e applaudiva, anche se ovviamente in pochi o nessuno la cantava. Ci sarà tempo per lei”.
HAI CITATO UN VOSTRO CLASSICO, E IN REPERTORIO NE AVETE TANTI… DOPO UN PO’ NON DIVENTA NOIOSO SUONARLE?
TK: “Dipende. Certamente preferiamo suonare qualcosa di nuovo, ci divertiamo di più. Però, ogni volta che la suoni l’interlocutore, cioè il pubblico, è diverso. E ti assicuro che non reagisce mai nella stessa maniera, e questo ci rende la cosa divertente. La vita di un musicista è fatta di cose ripetute e noioso, questa stessa intervista potrebbe esserlo. Devo parlare di me e odio farlo, devo rispondere a domande su argomenti che mi stancano, però per dire con te non ho mai parlato in questa sede, e quindi magari viene fuori qualche argomento di discussione diverso, che diverte entrambi. L’importante è sempre ricordarsi che sia suonare che parlare è qualcosa che fai con e verso qualcuno. La cosa po’ ti può anche stupire”.
JJ: “Comunque alcune cose sai che devi farle. Fanno parte del gioco. Se non suonassimo ‘Hunting High And Low’ la gente a fine concerto direbbe: ‘ma che cazzo si son fumati stasera?’. Però che problema c’è? E’ un bel pezzo, piace, attira sempre successo e fa cantare i fan. Perché dovrebbe dispiacerci di suonarla?”.
VERO. PERÒ C’È DA DIRE CHE AVETE PROVATO ANCHE VOI SCELTE ALTERNATIVE… AD ESEMPIO AVETE PROVATO A SUONARE TUTTO “VISIONS” DURANTE ALCUNE SERATE IN FINLANDIA… QUESTO COME LO INTERPRETIAMO? UNA SORTA DI REGALO AI FAN VOSTRI CONTERRANEI?
TK: “Una specie. Stavamo lavorando a ‘Eternity’ da più di un anno, ed è un tempo lungo per noi. Le canzoni erano pronte, ma mancava qualcosa e l’ispirazione si abbassava. E così abbiamo detto: ‘Fuck! Suoniamo un po’ assieme e ritroviamo lo spirito’. Abbiamo chiamato la nostra agenzia di booking per schedulare un mini tour che ci portasse un po’ in giro e ci permettesse di rifocalizzarci. Siccome si cerca sempre un hook per motivare il tour, dall’agenzia stessa ci hanno proposto di omaggiare ‘Visions’, idea che ovviamente ci è piaciuta. Come si poteva dire di no? Due piccioni con una fava! Avevamo il nostro tour e potevamo rendere omaggio a uno dei nostri album migliori”.
JJ: “E’ stato bello. La gente ha reagito in maniere diverse a quei concerti. E’ stata una cosa più nostalgica, che ci ha ricordato come era essere negli Stratovarius quegli anni. E’ stata un esperienza bella, senza dubbio.”
JENS, IL TUO STILE ALLE TASTIERE, ALMENO PER QUANTO RIGUARDA GLI STRATOVARIUS, È CAMBIATO PARECCHIO. DAGLI ASSOLI VELOCI E LE PARTI DA PROTAGONISTA COL CLAVICEMBALO SIAMO PASSATI A UNA PRESENZA PIÙ MASSICCIA A LIVELLO DI ORCHESTRAZIONI, NONCHÉ A UNO STILE PIÙ BASATO ALL’ACCOMPAGNAMENTO. SEI D’ACCORDO?
JJ: “Lo stile non è cambiato, l’animo sì. Semplicemente le canzoni hanno preso pieghe diverse che mi hanno portato a lavorare ad arrangiamenti più complessi e parti più meditate. Un tempo le canzoni erano scritte in altro modo, e mi era richiesto di fare ‘driii drii driii’ alla velocità della luce (mima con le mani di suonare la tastiera velocissimo, facendo una faccia molto buffa, ndR). Adesso questo non serve più, le canzoni hanno un altro approccio che abbiamo deciso assieme, e io chiaramente l’ho seguito, sfruttando il mio stile personale per ottenere il risultato migliore. Questo lavoro sulle orchestrazioni è molto arricchente, è un modo diverso di lavorare piuttosto che improvvisare un assolo su una base”.
TU INVECE, TIMO, HAI UN PO’ ABBASSATO LA VOCE, SEPPUR RIMANGA ANCORA SU REGISTRI MOLTO ACUTI. SONO PERÒ IN TANTI A DIRE CHE NEL POWER LA VOCE NON LA SI PUÒ MANTENERE COSÌ STRIZZATA PER SEMPRE, E MI CHIEDEVO SE ERI D’ACCORDO.
TK: “Certo, questo tipo di canto è difficile per chiunque se mantenuto a lungo. Fiato, tecnica e impostazione, sono tutte cose che si perdono in frettissima se non ti addestri e non ti prendi cura della tua voce. E’ strano, più vai avanti con la carriera più hai controllo della tua voce, la usi meglio; d’altro canto devi fare i conti con uno strumento che può deteriorarsi. Non ho più venti anni, e nel corso della mia carriera ho dovuto prendere più volte delle decisioni importanti per me stesso e per la mia voce. Come dice Jens le canzoni sono cambiate un po’ e ora richiedono un approccio diverso, ma non posso negarti che mentre il tempo passa anche il fisico e conseguentemente le corde vocali si modificano. Riesco ancora adesso a prendere perfettamente tutte le note alte che prendevo un tempo, solo non sento più il bisogno di farlo in tutte le canzoni e riesco quindi giocando con il nuovo repertorio a giostrarmi bene le energie per fare al meglio tutti i pezzi. Alla fine, però, penso che come stile non sono cambiato tanto. La mia voce è forse sottilmente diventata più… ‘oscura’ se vogliamo, ma non vedo differenze sostanziali in essa tra ‘Eternal’ e ‘Visions’”.
JJ: “Sono ben altre le cose ad essere cambiate, non la sua voce…”.
TK: “Parliamoci chiaro. E’ cambiato il fatto che Tolkki non scrive più i pezzi degli Stratovarius. Era lui a dirmi di cantare sempre alto, era lui a spingere sugli assoli super veloci. Al momento attuale i brani alla ‘Find Your Own Voice’ ci appartengono di meno. Si può essere power metal anche con altri elementi. Le melodie, per esempio. Non serve solo ed esclusivamente il tono acuto per fare questo genere di musica”.
POSSO IMMAGINARE CHE DOPO L’ADDIO DI TOLKKI MOLTE COSE SIANO CAMBIATE PER VOI…
TK: “Tantissime. Prima componeva uno solo. Ora siamo una band. Sia chiaro, abbiamo superato i litigi con lui, e io sono il primo a dire ‘Onore a Tolkki per le canzoni che ha scritto’, però ammetto che ora siamo un’altra band. E, ti dirò, ad essere cambiato non è il genere che facciamo, ma esclusivamente il modo. Certo, un po’ anche la musica ha degli elementi diversi da prima come dicevamo, ma è sempre stata nostra intenzione non allontanarci troppo da quel power melodico che è poi il vero volto della band”.
JJ: “Per Tolkki era quasi come se la band fosse all’interno di un videogame. Sai di quelli dove guadagni tanti livelli per essere sempre più forte? Ecco, per lui era così da ‘Infinity’ in poi. Più acuto. Più veloce. Più bombastico. Adesso noi facciamo musica, non abbiamo più l’ipotetica asta da saltare sempre più alta. Sarò stronzo a dire certe cose, ma in fondo la vedo così”.
INTERVISTANDO TUOMAS HOLOPAINEN DEI NIGHTWISH, MI RICORDO CHE MI DISSE UNA COSA SIMILE ALLA VOSTRA. CHE ERA SUCCESSO DOPO ‘IMAGINAERUM’ CHE SI FOSSE PREOCCUPATO PER IL FATTO DI AVER GONFIATO TROPPO IL SUONO. TROPPA ORCHESTRA, TROPPI CORI, E QUINDI PER UN ATTIMO C’ERA STATO DA PENSARE A COME PROGREDIRE, PERCHÉ NON SI PUÒ FARE ‘TROPPO’ PER SEMPRE. ERA COSÌ ANCHE PER VOI?
JJ: “Hai dipinto perfettamente il 2003 degli Stratovarius. Dopo ‘Elements’ insomma. Non sapevamo più dove andare, davvero. L’album del 2005 è per questo che è venuto come è venuto. Poi le cose come abbiamo detto sono cambiate, e abbiamo capito che si poteva fare marcia indietro. Se ci pensi, con ‘Nemesis’ un po’ l’abbiamo fatto. Una band deve essere libera di poter tornare a un sound più asciutto, non deve vincolarsi a fare sempre di più. In questo errore, ci eravamo caduti in pieno”.
TK: “A pensarci adesso, la cosa ci sembra ridicola, di avere esagerato così alcune parti del nostro sound, ma errare fa parte del cammino di ogni band. Ora forse siamo più una band rock’n’roll come approccio, quindi con meno pensieri. E’ comodo viverla così”.
MI PIACEREBBE PARLARE CON VOI DEL CONCETTO DI POWER METAL, CHE AVETE USATO COSÌ SPESSO NELL’INTERVISTA. ALLA FINE, QUESTO PARTICOLARE TIPO DI POWER, L’AVETE PIÙ O MENO INVENTATO VOI. POI I SONATA ARCTICA L’HANNO CAMBIATO, I NIGHTWISH PURE E COSÌ VIA. MA QUINDI, ALLA FINE, HA SENSO PER LA VOSTRA MUSICA DEFINIRLA ANCORA ‘POWER METAL’?
JJ: “E’ una domanda complessa… c’è il trucco? Scherzi a parte, anche noi non abbiamo inventato il power metal. Gli abbiamo dato un volto diverso nel 1996, ma prima esisteva già, e l’avevano portato a noi gli Helloween. E prima di loro c’era qualcosa ancora. Sono come rami dello stesso albero… noi siamo sbucati su un ramo dove c’erano gli Helloween, i Sonata sono germogliati dal ramo dove c’eravamo noi. Ognuno apporta qualcosa, cambia l’aspetto del ramo, ma alla fine ha tutti nutrimento comune”.
TK: “In molti ci attribuiscono un ruolo di pionieri perché il ‘nostro momento’ è stato quando il genere, da underground che era stava virando verso una popolarità maggiore. Siamo arrivati in quel periodo e il nostro nome si è incollato a quella modifica che già era in corso. Adesso, il power metal secondo me è di nuovo un genere di nicchia. E’ tornato underground, e i nomi incollati a quel genere sono rimasti gli stessi. Certo possiamo considerarci grandi quanto vogliamo su quel ramo, ma è ovvio che non siamo i Metallica o gli Iron Maiden. Né lo vogliamo essere, ci va bene così. Suonare questa musica e rimanere su queste sonorità è una nostra scelta”.
PER CONCLUDERE VORREI CHIEDERVI: I MOTIVI PER CONTINUARE A FARE QUELLO CHE FATE PENSATE CHE SIANO CAMBIATI?
TK: “E’ una domanda arguta. Sì, sono cambiati molto. All’inizio vuoi sfondare. Perché vuoi fare la rockstar? Beh, quando sei giovane ti sembra il lavoro più bello del mondo. Diventi ricco facendo quello che ti piace, ci sono le donne, viaggi, vedi il mondo, è una festa unica. Adesso? Beh, ti dico che viaggiare fa schifo, è tutto tempo perso tra un concerto e l’altro. Soldi… quando se ne vedono non descrivono certo il concetto di ricchezza e anche la festa continua pare si sia fermata! Però rimane il fatto che puoi esprimere te stesso, esprimere quello che provi, e condivedere la tua arte con il pubblico, con i fans. Questo non è cambiato, e questo rende il lavoro del musicista ancora il più bello che si possa fare. Diciamo che quelli che prima erano le molle… ora sono diventate le cose che ci interessano di meno!”.
JJ: “Le giornate come questa sono belle. E’ qui che il nostro lavoro veramente ci piace”.