SUBLIMINAL CRUSHER – Thrash Breed!

Pubblicato il 13/02/2009 da

Chiamati alla seconda prova sulla lunga distanza, i Subliminal Crusher non deludono le aspettative e ci regalano ancora una volta delle buone composizioni di thrash svedese tecnico ed evoluto. Anche se a larghi tratti la musica dei ragazzi ricalca quanto già fatto dai Darkane, “Endvolution” riesce a colpire grazie ad un impatto decisamente forte, ad una produzione a prova di bomba e ad una line up finalmente coesa e conscia dei propri mezzi. Ovviamente nell’intervista che segue ci siamo focalizati sull’ultimo lavoro, che la band giustamente difende a spada tratta contro le critiche, ma ne abbiamo approfittato anche per fare una breve panoramica sul mondo musicale italiano, che Jerico conosce piuttosto bene. Insieme a lui hanno risposto alle nostre domande anche Hwk e Steph. Buona lettura.


INNANZITUTTO CI POTETE PRESENTARE GLI ULTIMI ARRIVATI IN CASA SUBCRUSH E SPIEGARCI IL PERCHÉ DEGLI AVVICENDAMENTI?

Jerico: “Rispetto alla formazione del precedente ‘Antithesis’, Panda ha sostituito Elvys come chitarrista ritmico mentre Steph da il suo scream al gruppo al posto di Tooz. Non starò qui ad elogiarli (cosa che mi risulterebbe piuttosto facile), dirò solo che i nuovi si sono entrambi contraddistinti da subito come ottime scelte per il proseguo delle attività del SubCrush nei modi e nei tempi richiesti dagli impegni già presi in precedenza senza la loro presenza”.

COME SI SONO SVOLTE LE FASI DI COMPOSIZIONE E DI REGISTRAZIONE DEL NUOVO ALBUM?
Jerico: “In modo piuttosto travagliato. Per farla breve posso dirti che i pezzi di ‘Endvolution’ erano stati progettati già nell’estate del 2007 per la soddisfazione di pochi della vecchia line-up. Tanto che a parte le linee di batteria, registrate nel gennaio 2008 e mantenute nell’attuale album, tutto il resto non era suonato con convinzione… e si sentiva. Questo ha portato i successivi split della formazione, fino alle fortunate scelte di Steph come singer e del reinserimento di HwK in formazione che, ha ricercato ed infine trovato le condizioni ottimali per poter concludere in maniera egregia, ed in tempi decisamente brevi, il lavoro che oggi potete ascoltare. Personalmente sono contentissimo di aver sempre creduto nei pezzi contenuti in ‘Endvolution’ anche perché senza ombra di dubbio è l’album più ‘completo’ che abbia mai realizzato in tutta la mia carriera. Ma dato che penso si possa far sempre meglio, sono vedo l’ora di poter metter mano al nuovo materiale”.

DAL PRIMO “LIFE DROUGHT” AD OGGI COME SI É EVOLUTO IL VOSTRO SOUND?
HwK: ‘Life Drought’ fu figlio della voglia di Rod e Jerico di alternare ai loro S.R.L. un progetto thrash in lingua inglese, riversandovi le idee maturate a furia di ripetuti ascolti di The Haunted, Testament, Darkane… composizioni semplici, dirette e senza fronzoli dalla sostenuta velocità media ma anche dai primi abbozzi di melodia (‘Affection’ è nata in quel periodo). Con il mio ingresso nella band abbiamo iniziato a provare qualcosina di nuovo a livello compositivo, rimanendo però sempre nell’ambito del thrash, magari osando un po’ più agli estremi: affondare il pedale su un pezzo, rallentare morbosamente su un altro, accentuare la componente americaneggiante su qualche passaggio… ‘Endvolution’ invece è il risultato di così tanti eventi in casa Subliminal, a partire dal nuovo cantante, da rappresentare sicuramente il passo più lungo compiuto dalla band dal suo esordio. L’esperienza e gli anni accumulati on stage e in sala prove ci hanno indirizzato verso quello che riteniamo sia lo stile giusto per noi nel 2008. Il titolo del disco, ‘Endvolution’, profeticamente simboleggia anche questo essere arrivati al punto dove si dice ‘ok, crediamo che questo sia la sfumatura di thrash a cui volevamo arrivare’. Poi per il futuro non v’è certezza, come diceva uno”.

DOMANDA CATTIVA: CON IL NUOVO LAVORO NON PENSATE DI ESSERVI APPIATTITI SU UN SOUND VICINO AL THRASH IN GENERALE E AI DARKANE IN PARTICOLARE E DI AVERE PARZIALMENTE TRALASCIATO LE VOSTRE INFLUENZE PIÙ PRETTAMENTE DEATH?
HwK: “Volendo rispondere ‘a tono’, ti direi che tu ci vedi un appiattirsi, io ci vedo un focalizzarsi. D’altronde, di death vero e proprio i Subliminal non hanno mai avuto quasi nulla (almeno per come intendo il death io), a parte la cover dei Death nel primo EP ‘Life Drought’. I Subliminal sono nati come band thrash con influenze sia europee (svedesi in primis) che statunitensi, essendo questi i generi preferiti dai fondatori della band. Mai avuto la pretesa di inventare nulla, quindi; l’obiettivo stilistico semmai era ed è quello di cercare di produrre belle canzoni, potenti ma anche catchy, nell’ambito di metal di cui facciamo parte, obiettivo a nostro avviso centrato con questo disco e in parte anche con il precedente ‘Antithesis’. L’unica variazione importante tra i due dischi, oltre ovviamente alla qualità audio vera e propria del disco, è stato il cambiamento di cantante, e magari era proprio la voce del nostro precedente frontman a farti accomunare i Subliminal a qualcosa che in realtà non sono mai stati, cioè al death metal”.
Jerico: “Penso che ognuno deve fare quello che è capace di fare, senza dover cercare ad ogni costo di snaturarsi per fare quello che gli altri potrebbero aspettarsi da te. I SubCrush nascono come gruppo per far divertire chi li ascolta, suonando qualcosa di immediato ed allo stesso tempo d’impatto. Ma sopra ogni altra cosa, siamo noi cinque sul palco i primi a doversi divertire. Se questo non accade, non vedo come potremmo pretendere che il pubblico che ci supporta possa divertirsi. Detto questo, e dando per scontato che nel 2008 risulta alquanto improbabile inventarsi qualcosa in questo settore, ribadisco come il nostro primario obiettivo sia quello di divertire divertendoci. Venite ad un nostro concerto per capire di cosa sto parlando”.

CI POTETE SPIEGARE DI COSA TRATTANO I TESTI?
Steph: “I giorni in cui viviamo, lo schifo a cui ormai siamo abituati a vedere, sentire ormai con indifferenza tanto da riuscire a conviverci, fa pensare che siamo ormai alla fine di qualcosa fondamentale per l’esistenza. Un incubo, lungo nove brani, in cui un visionario ormai totalmente scosso ripercorre i momenti più duri della sua vita (fatti reali): ‘The Visionaire Pt1’: è la liberazione nel deserto afgano di un ostaggio, che ha paura di tornare nel suo mondo occidentali ormai alla fine. La constatazione che tutto ormai volge al termine, lo porta a reagire, vuole essere ascoltato vuole essere seguito lanciando un messaggio molto semplice: non dimenticare mai i motivi per cui ci si incammina verso una direzione (‘Promise’), rifiutando il marciume comune se non davvero non lo tolleri e non vuoi abituarti (‘Bored’). Si rende conto che qualcosa in lui non va, lo distrugge, ma alza la testa e cerca di ritrovare se stesso scavando nella sua rabbia (‘Later’). Insomma nessun perbenismo: solo realtà e tonnellate di rabbia e veleno”.

COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON MALMSTROM E COME É STATO LAVORARE CON LUI?
Jerico: “Quando ci siamo messi a pensare chi dei grandi della scena potevamo ospitare nel nostro lavoro, per caratterizzarlo col suo stile, Christofer è stato uno dei primi a venirci in mente ed é stato anche quello che si è dimostrato interessato sin da subito al progetto. Con pochi scambi di e-mail, ed anche grazie alla sua grande disponibilità, è stato piuttosto facile inserire il suo assolo nel progetto di ‘The Visionaire Pt.1’. Sicuramente ci ha regalato un bellissimo scorcio musicale, che solo col suo stile poteva essere realizzato”.

COME SONO ANDATE LE VENDITE DEL PRECEDENTE “ANTITHESIS”?
Jerico: “Si arriva a progettare un nuovo lavoro anche alla luce dei risultati del precedente. ‘Antithesis’ è stato il primo vero impatto al pubblico dei Subliminal Crusher e devo dire che è stato ottimo. Ci ha fatto ben conoscere in tutto il globo anche grazie all’ottimo lavoro della NewLM, la nostra precedente label, e dell’album stesso che ha fatto ben parlare di se. Spero che ‘Endvolution’ riesca a fare altrettanto se non meglio, ma sono fiducioso del lavoro che stanno facendo i ragazzi della Punishment 18 Records”.

COME SONO ANDATE LE DATE CON I DARKANE, CHE TIPO DI FEEDBACK AVETE RICEVUTO?
HwK: “Sono stati quattro giorni impagabili, sia per quello che riguarda la componente on stage, sia per le rimanenti 23 ore e 10 al dì! L’obiettivo principale era quello di divertirsi, quelli secondari di presentare la nuova formazione e il nuovo disco, di imparare i ‘trucchi del mestiere’ da maestri del genere, e anche un po’ narcisisticamente (oppure per vederla dall’altro punto di vista, masochisticamente) verificare quanto il confronto con delle macchine da guerra live come i Darkane fosse applicabile. La risposta del pubblico e anche dei Darkane stessi al nostro nuovo disco e alla nostra nuova formazione sono stati più che ottimi, direi esaltanti, specie considerando che si trattava delle prime tre date con la nuova formazione, mai uscita su un palco prima di questo minitour! Devo anche aggiungere che i Darkane, come ho già detto, sono veramente ma veramente impressionanti dal vivo… una delle migliori band live che abbiamo in Europa. Con umiltà ci rimettiamo a lavoro per migliorare ulteriormente i nostri show, soprattutto ora che abbiamo un benchmark da seguire e inseguire”.
Steph: “Ho avuto il sorriso per una settimana di fila (cosa per me difficile da mantenere più di dieci secondi al giorno), c’è ancora gente che nonostante tutto mantiene umiltà e voglia di divertirsi, e credo sia, oltre alla bravura e preparazione, un elemento importante per continuare la propria carriera. Inutile evidenziare che durante questi giorni, gli insegnamenti sono stati davvero tanti e mi aggancio ad HwK: confrontarsi con loro è stato importantissimo e ad essere sincero, la risposta del pubblico è stata molto calda nei nostri confronti quindi dobbiamo solo andare avanti con umiltà”.

A PROPOSITO DI DARKANE, COSA NE PENSATE DEL LORO ULTIMO ALBUM?
HwK: “Ti dico la stessa cosa che ho detto a loro: i pezzi del nuovo album dal vivo rendono cento volte meglio di quanto non rendano su disco; disco che soffre di una produzione forse troppo ‘strana’ per poter passare in secondo piano rispetto alla bontà delle composizioni. Tra l’altro anche loro stavano presentando i nuovi pezzi per la prima volta dal vivo, e quindi ricevere su di essi un così positivo feedback già da subito, li ha esaltati non poco”.
Steph: “Sarò breve nella risposta: a forza di ascoltarlo dopo il minitour, si è smagnetizzato!”.
Jerico: “L’ho trovato di difficile comprensione al principio ma dopo averlo ascoltato per bene, e dopo aver assaporato i brani anche dal vivo, è oramai diventato una perla della mia collezione privata”.

E’ SEMPRE COSÌ DIFFICILE SUONARE NEL NOSTRO PAESE?
Steph: “Alcune cose sono migliorate, ci sono molti ragazzi ben preparati, e locali che pian piano stanno investendo, ciò non toglie che la nostra mentalità e cultura rallentano e a volte bloccano questi processi… ed anche quello che succede alle band stesse”.
Jerico: “Per suonare si suona pure, ma da qui a creare una scena è dura! Non è facile attirare l’attenzione della gente e spronarla a muovere il culo per più di cinque chilometri ed andare a vedere un concerto. Per fortuna in Italia c’è ancora gente che fa il proprio mestiere con passione, e che i media si stanno molto lentamente avvicinando a sonorità sempre più vicine al rock-metal. Magari tra qualche anno…. Chissà”.

JERICO, NELLA TUA DOPPIA VESTE DI MUSICISTA E DI GESTORE DI UNA METAL WEBZINE, CHE IDEA TI SEI FATTO DELLA SCENA METAL ITALIANA?
Jerico: “Posso senza ombra di dubbio dirti che lo spettro musicale italiano è poderosamente ricco di realtà di ogni sorta e qualità. È importante a prescindere creare e dare spazi a tutti, indistintamente. Chi può, deve farlo! Sono poi dell’idea che se poi un gruppo ha la marcia in più, non saranno le webzine a dirlo con le recensioni (che sono sempre dei pareri soggettivi) ma il passaparola di chi segue la scena. Mi arrivano decine di CD ogni mese, ed è piacevole notare come la qualità dei lavori che pervengono a MetalWave (che supporta prettamente l’underground italico) sia sempre migliore”.

C’É QUALCHE BAND CHE VI PIACE PARTICOLARMENTE E SENTI DI CONSIGLIARE MAGARI ANCHE AI FAN DEI SUBCRUSH?
HwK: “Non c’entrano nulla col nostro genere, ma io invito chi non conosce gli Alter Bridge a procurarsi i loro due album, specie il primo ‘One Day Remains’. La band di Mark Tremonti è la migliore interprete del rock/alternative americano di oggi, altro che Nickelback e Stone Sour. A parte loro, e per tornare al metal, ‘Epitaph’ dei Necrophagist, ovviamente”.
Jerico: “Potrei darti un’infinità di nomi che sicuramente hanno caratterizzato nel tempo il mio modo di ‘sentire’ la musica. Per citare invece qualche nuova proposta, ultimamente mi hanno ben impressionato i Sylosis”.

CI PUOI DIRE QUALI SARANNO LE PROSSIME MOSSE DELLA BAND?
Jerico: “Per ora ci godiamo ‘Endvolution’ supportandolo con i live in via di definizione. Vedremo quante buone nuove ci porterà il 2009”.

GRAZIE PER L’INTERVISTA, A PRESTO.
HwK: “Grazie a te”
Steph: “Grazie per lo spazio”.
Jerico: “A presto e restate sintonizzati con i SubCrush”.

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