I Suicide Silence hanno stravolto la propria essenza con un album sulla bocca di tutti, che fa riflettere su diversi temi: sul cambiamento, sull’etica professionale di un gruppo, sulla lealtà dovuta ai propri fan, sul confine tra arte, ambizione, passione e un esperimento oggettivamente mal riuscito. Cosa diavolo è successo? Qualcosa è andato storto? Chi è il vero artefice di una metamorfosi così terribilmente pulsante, che sta infiammando – più nel male che nel bene – gran parte della comunità heavy, solleticando anche chi dei Suicide Silence non si è mai interessato? Parlando con Hernan Hermida siamo stati investiti da un’energia che raramente si può percepire negli artisti contemporanei: le sue parole bruciano di una totale fiducia nel proprio operato, una fede che non si può scalfire, quasi religiosa, che vanifica l’imperante criticismo che arriva dagli stessi fan. Che la band sia stata soggiogata dall’ingombrante figura di un guru che probabilmente ha perso il tocco magico è qualcosa più di un’ipotesi. Forse, d’altro canto, il mondo intero (compreso chi scrive) non è riuscito a cogliere l’importanza e la portata di questa trasformazione…
COME VIVI QUESTI GIORNI, NELL’ATTESA CHE IL MONDO POSSA SENTIRE IL VOSTRO NUOVO ALBUM?
“Sono estremamente eccitato, sto contando letteralmente i giorni. Quando manca al 24 febbraio? La mia curiosità sta crescendo fino a livelli estremi. Vorrei dare a tutti la possibilità di ascoltare la nostra nuova musica ora, in questo momento, il fatto che il momento si stia avvicinando ma non sia poi così vicino mi mette terribilmente sulle spine “.
QUANDO ROSS ROBINSON SI E’ UNITO ALLA PARTITA?
“Eravamo proprio agli inizi. Fu lui a proporsi a noi, voleva lavorare con noi. E’ stata una coincidenza perfetta in termini di tempistiche. Si presentò alla nostra sala prove, che si trova ad un paio d’ore da dove vive: stavamo provando quando lo vedemmo per la prima volta, e le nostre mascelle caddero al suolo, all’unisono. La scena fu simile a quando Wayne e Garth di Fusi di Testa incontrano Alice Cooper: ‘Noi non siamo degni, siamo cacchetta!’, invece lui ci fece sedere e ci disse: ‘Non è così. Voi siete il fuoco che io sto cercando. Cambieremo il mondo insieme. Salveremo il mondo coi Suicide Silence’. Ascoltare quelle parole dalla sua bocca mi fece cambiare posizione, mi fece sentire al sicuro in tempo di guerra, mi fece sentire vivo”.
I PEZZI DEL NUOVO DISCO ERANO GIA’ STATI SCRITTI?
“Avevamo già una motivazione, stavamo lavorando al suono. Mancava solo che Ross ci mettesse una ciliegina sopra. E’ stato come un flash, stavamo camminando in un sentiero buio ed è bastato un flash per illuminare tutto per una frazione di secondo, mostrandoci chiaramente la direzione. Eravamo già sulla strada, ma è stato Ross ad emettere il flash, così che noi potessimo saltare dalla scogliera”.
AVETE QUINDI AVUTO LA POSSIBILITA’ DI SCRIVERE CON LUI PRESENTE?
“Solo ‘Doris’ è stata scritta da zero, gli altri pezzi erano comunque allo stato embrionale. La mano di Ross è stata comunque importante, ha trasformato tutto in una cosa nuova”.
PENSI CHE IL RISULTATO FINALE SAREBBE POTUTO ESSERE MOLTO DIVERSO CON UN ALTRO PRODUTTORE AL VOSTRO FIANCO?
“Questo è sicuro. Ross ci ha aiutato a camminare nell’Inferno. Ci ha aiutato a capire che l’Inferno era nelle nostre teste, e che noi avevamo scelto di essere lì con lui. Con qualcun altro avremmo sicuramente scritto qualcosa di più forzato e di più prudente. Sarebbe stato sicuramente privo di quella carica di passione che ha il disco, sarebbe stato più sterile, più cauto”.
AVETE REGISTRATO DAL VIVO?
“Più o meno. Le registrazioni sono state effettuate su nastro: Ross cliccava REC e noi suonavamo l’intera canzone. E’ stata la prima volta che ho lavorato in questo modo. E’ stata anche la prima volta che ho dato tutto per raggiungere la passione, non la perfezione”.
COME GUARDI AL CRITICISMO VERSO ‘DORIS’ E ‘SILENCE’? RIESCI A RIDERE ALLE BATTUTE CHE SI LEGGONO IN CONTINUAZIONE SU INTERNET?
“Rido alle battute e sto male per le persone che stanno sinceramente soffrendo. Vedo che lo sconforto sta generando una resistenza, quella resistenza è paura, non è reale. Quando spargono odio quelle persone stanno in realtà spargendo amore. Forse non riescono a capirlo, ma io riesco a vedere che è così: è la mia verità, così come la loro è quella che raccontano su internet. Non riesco a sentire altro che gioia per il fatto che tutti ne parlino, vuol dire che stiamo facendo le cose nel modo giusto. Abbiamo l’attenzione di tutti, è un fatto di cui non potrei essere più fiero”.
HAI UNA CANZONE CHE PREFERISCI NEL DISCO?
“Dovendo scegliere ti dico ‘Conformity’, la penultima canzone. E’ una dichiarazione, parla di quello che è diventata la scena musicale, un posto dove si tenta di essere sempre cauti, prudenti, creando musica perlopiù sterile”.
SEI CONSAPEVOLE CHE LA GENTE PUNTERA’ IL DITO SU DI TE, VISTO CHE SEI CONSIDERATO ANCORA ‘QUELLO NUOVO’?
“Sono consapevole. Ricordo una conversazione con Ross, dove gli dissi ‘voglio che mi faccia odiare da tutti i fan del gruppo’. Sta funzionando, sta funzionando molto bene!”.
E’ QUESTO IL MOTIVO PER CUI STAI FACENDO GRAN PARTE DELLE INTERVISTE?
“Mi occupo sempre di parlare con la stampa, sono il frontman del gruppo, quello col microfono. Nel gruppo quello che parla il linguaggio musicale nella maniera più diretta e comprensibile al pubblico è il vocalist. Per questo è un lavoro importante, per questo il vocalist si prende una gran fetta dell’attenzione del pubblico. Parla il linguaggio umano e crea quella connessione col pubblico che nessun altro possiede naturalmente. Per questo parlo io per conto della band, è quello che faccio sempre!”.
QUANDO I SUICIDE SILENCE HANNO SENTITO DAVVERO IL BISOGNO DI CAMBIARE?
“Già da quando Mitch era ancora nel gruppo. Ricordo che era sua volontà che i Suicide Silence non si ripetessero mai. Il secondo, il terzo album, il primo con me alla voce: tutti hanno degli elementi di diversità, ma non c’è mai stato un intero album dedicato al cambiamento. Stavolta le parole d’ordine sono state niente di sicuro, nessuna paura, facciamolo ora. Il miglior modo per ottenere il cambiamento è corrergli incontro. E’ da molto dunque che si cerca di cambiare, sin da quando mi sono unito al gruppo sapevamo che avremmo fatto una cosa del genere”.
PERCHE’ NON L’AVETE ANTICIPATA NELL’ALBUM PRECEDENTE?
“Il nostro cantante è morto. C’erano solo due canzoni scritte quando sono entrato nel gruppo, avremmo potuto. Il miglior modo di onorare Mitch però era mostrare a tutti che la band era ancora forte, ed era ancora nello stesso posto in cui Mitch l’aveva lasciata. In cuor nostro sapevamo che era l’ultima volta che avremmo scritto in quella maniera, senza sperimentare, nel comfort, per provare qualcosa a qualcuno. Oggi non dobbiamo provare niente a nessuno, siamo i Suicide Silence e siamo come ci sentite. Anche per questo il disco è intitolato semplicemente così”.
COME HA REAGITO L’ETICHETTA AL VOSTRO SOSTANZIALE CAMBIAMENTO?
“Molti di loro non l’hanno capito, hanno avuto bisogno di parecchio tempo per comprenderlo e per schierarsi dalla nostra parte. Ce l’aspettavamo, sapevamo che il cambiamento avrebbe potuto metterli a disagio. Quando però gli facemmo ascoltare la musica ci chiesero: ‘ci credete con tutto il cuore?’. Alla nostra risposta ci comunicarono che credevano in noi e ci avrebbero supportato in ogni passo”.
SO CHE ANCHE RANDY DEI LAMB OF GOD E’ COINVOLTO IN QUALCHE MODO…
“Ci ha messo mano a livello artistico: ha scattato tutte le foto della band e le foto che fanno parte dell’artwork, ad eccezione della foto in copertina”.
…TRA L’ALTRO I LAMB OF GOD STANNO COMPIENDO UNA TRANSAZIONE SIMILE ALLA VOSTRA.
“Stanno cambiando il loro suono è vero, ma a mio parere non lo stanno facendo nel modo in cui lo stiamo facendo noi. A parte la voce pulita stanno continuando col loro sound tradizionale: non c’è alcun problema per me, è come vogliono fare, come vogliono esprimere la propria arte. Li rispetto come band, Randy è una delle mie influenze come vocalist, rispetto tutto quello che hanno fatto”.
COME VEDI INVECE L’EVOLUZIONE DEI BRING ME THE HORIZON?
“Hanno avuto bisogno di cambiare le cose perchè si sentivano come ci sentiamo noi. Hanno visto i limiti del deathcore e volevano fare qualcosa che li facesse sentire felici. Con ‘Sempiternal’ hanno spaccato, veramente. Tuttavia penso che siano andati in una strada di prudenza, utilizzando molti trucchi da studio per creare il loro nuovo sound ed ora sono intrappolati in quel mondo, in cui devono suonare sempre perfetti. Da un certo punto di vista il deathcore è la stessa cosa: devi suonare sempre perfetto, senza umanità e senza spazio per la crescita. Non è reale, è musica da studio registrazione. Per loro funziona, sono enormi, non ho problemi a dire che sono uno dei gruppi più grossi in circolazione ma son curioso di vedere fin quando possono percorrere questa strada, non vedo troppe possibilità di crescita”.
SEI MOLTO CONFIDENTE NEL VOSTRO NUOVO SOUND. CONSIDERANDO LA VOSTRA VOGLIA DI CAMBIARE PENSI DARETE MOLTO SPAZIO ALLE NUOVE CANZONI NELLE VOSTRE PROSSIME ESIBIZIONI?
“Sicuro. Siamo molto impazienti di poter suonare le nuove canzoni live. Potete dire quello che volete, potete parlarne male su internet, potete non arrivarci perchè ascoltate la musica dalle casse del vostro cellulare o da quelle del computer, ma il vero test è ascoltare le nuove canzoni dal vivo, e lì sono sicuro vi conquisteranno. Quello che mi dà tanta confidenza è che queste canzoni suonate dal vivo rendono meglio del 90% del rock che sentite in radio. E’ pesantezza vera, è vero metal. E’ reale. Niente trucchi, niente fumo, niente specchi. E’ crudo, non sono altro che sentimenti puri. Vi mostrerà quello che siamo dentro”.
ULTIMA DOMANDA: HAI QUALCHE NEWS SUGLI ALL SHALL PERISH?
“Al momento non c’è nessuna novità. Parlo coi ragazzi tutti i giorni. Stanno lavorando a nuova musica ma è tutto molto lento: tutti hanno un lavoro, dei bambini, una famiglia. E’ gente che lavora duro per stare al mondo. Scrivere nuova musica è divertimento, non è questione di vita o di morte. Ci vorrà il tempo necessario, ma sarà figo”.