“Certamente! I Suidakra si sono formati in Germania nel 1994. Da allora, abbiamo pubblicato un discreto numero di dischi ed il nuovo album – il nono della lista, intitolato ‘Crogacht’ – ha visto la luce in Europa il 23 febbraio e negli Stati Uniti il 3 marzo, via Wacken Records/SPV. Siamo soliti chiamare il nostro stile Celtic Metal, ma diciamo che questa dicitura è solo un’utile abbreviazione per identificare la fusione di death metal melodico e folk irlandese, che delinea meglio quello che in realtà si sente sui nostri lavori…”.
COSA MI PUOI DIRE RIGUARDO I RESPONSI DEL VOSTRO PENULTIMO DISCO, “CALEDONIA”? E COSA AVETE FATTO NEL LASSO DI TEMPO COMPRESO TRA QUESTO E “CROGACHT”?
“Il risultato ottenuto da ‘Caledonia’ è stato grandioso! Dopo l’uscita di ‘Command To Charge’, il disco ancora precedente che ci proiettava in una direzione musicale leggermente diversa, un sacco di fans si mostrarono preoccupati sul fatto che potessimo proseguire lungo quella strada. Ma con ‘Caledonia’, invece, abbiamo voluto tornare al nostro classico suono folk-oriented. Abbiamo suonato tantissimi show e fatto parecchi tour, fra i quali un bel giro europeo con gli Ensiferum ed il nostro primo concerto americano, al Pagan Fest! Gran bella esperienza!”.
“CROGACHT”, COME HAI DETTO, E’ IL VOSTRO NONO ALBUM, UN NUMERO CHE INIZIA A DIVENTARE GROSSO. COME VI SENTITE AD AVER RAGGIUNTO UN TALE OBIETTIVO, SINTOMO DI CONTINUITA’ E STABILITA’?
“Oh be’, ci si sente alla grande! Non avrei mai immaginato di arrivare ad avere una discografia di nove album ed un DVD! Sai, dopo che suoni per un paio d’anni la stessa setlist ad ogni concerto, non vedi l’ora di poter scrivere nuovo materiale e fare un nuovo disco. Quando abbiamo iniziato a comporre ‘Crogacht’, avevamo proprio la sensazione che stesse venendo fuori qualcosa di speciale. Ora che è completato, ti dirò che sono ancora più soddisfatto e i primi responsi sono ottimi. I fans adorano i due nuovi pezzi che abbiamo caricato sul MySpace e anche la stampa pare entusiasta”.
IL VOSTRO STILE E’ FACILE DA DEFINIRE: DEATH METAL MELODICO, FOLK IRLANDESE ED UN PIZZICO DI CLASSIC METAL. CI PUOI DIRE QUALCOSA DI PIU’ APPROFONDITO SULLA COMPOSIZIONE DI “CROGACHT”?
“C’è voluto più di un anno per comporre tutto l’album e circa un mese per registrarlo. Come ho già detto in altre interviste, questa volta il songwriting si è sviluppato in modo diverso dal solito. Abbiamo detto a Kris Verwimp – l’artista che da anni si occupa delle nostre copertine e che questa volta si è occupato anche della stesura delle lyrics e del concept – che il disco si sarebbe composto di nove canzoni. Kris si è presentato quindi con la storia pronta e già suddivisa in nove ipotetici capitoli. Così facendo, ancora prima di scrivere le prime note, già sapevamo le atmosfere e gli avvenimenti di cui avremmo dovuto creare la colonna sonora. Abbiamo spedito poi a Kris le prime registrazioni provenienti dalla sala prove e deciso insieme quale testo si adattava meglio alla musica. E’ stata davvero una grossa novità per noi e ci siamo trovati molto bene nel dare musica a lyrics già pronte”.
OLTRE A QUESTA NOVITA’, AVETE ANCHE UTILIZZATO STRUMENTI TRADIZIONALI VERI, UN CORO E ARRANGIAMENTI ORCHESTRALI COMPLESSI. COME MAI QUESTA SCELTA? SENTIVATE CHE “CROGACHT” POTEVA ESSERE IL VOSTRO DISCO PIU’ AMBIZIOSO?
“Guarda, è stato necessario includere tutta la strumentazione e gli arrangiamenti aggiuntivi per creare il feeling autentico di cui abbisognava il disco. Questo album, in mia opinione, è di certo il più ambizioso della nostra carriera, in quanto ormai sono evidenti le migliorie in sede di produzione, songwriting e tecnica individuale, soprattutto se confrontate con quanto fatto in passato. Vero che tutte le nostre release sono più o meno andate in crescendo, ma ‘Crogacht’ ha davvero una marcia in più, forse proprio grazie alla nuova ‘tecnica di composizione’ di cui ti ho parlato prima. E’ certamente il lavoro dei Suidakra meglio bilanciato, e stai sicuro che durante i primi anni di vita non saremmo mai stati in grado di esprimerci così”.
E VENIAMO ALLORA AI TESTI. LA MITOLOGIA IRLANDESE E I SUOI RACCONTI SONO SEMPRE MOLTO AFFASCINANTI. COSA MI RACCONTI CIRCA QUELLO CHE KRIS VERWIMP HA SCELTO?
“Dunque, ‘Crogacht’ è il termine gaelico per ‘valore’, ‘coraggio’. In prima battuta, avevamo pensato di intitolare l’album ‘Valour’, ma in verità non ci piaceva molto, non suonava troppo bene. Così abbiamo cercato il termine gaelico per ‘coraggio’ e ci siamo resi conto che calzava alla perfezione per il concept. La storia narra le vicende dell’eroe Cuchulainn: ci siamo concentrati sul suo viaggio verso l’isola di Skye, dove cerca di imparare le arti guerresche da Scathach, una donna-guerriero Sciita. Le scelte di Cuchulainn mettono in moto gli eventi del racconto, eventi che poi porteranno alla tragica fine di Conlaoch, suo figlio. Ma non voglio rivelare troppo, quindi non vi dirò come finisce il concept (ride, ndR). L’idea di assegnare a Kris il compito di scrivere i nostri testi in realtà nacque già diversi anni fa, quando scoprimmo le sue pubblicazioni di libri e fumetti di stampo pagano che narravano miti celtici. Il problema è sempre stato il fatto che gli album venivamo terminati pochi giorni prima di entrare in studio e quindi non c’era il tempo materiale per combinare per bene gli aspetti dell’eventuale concept. Finalmente però, poco dopo l’uscita di ‘Caledonia’, abbiamo incontrato Kris ad un nostro show in Germania e gli abbiamo parlato della cosa. Si è subito mostrato davvero entusiasta del progetto. Poco tempo dopo è arrivato da noi presentandoci la leggenda di Cuchulainn e noi gli abbiamo dato carta bianca affinché creasse la storia come meglio credeva. Così è nata la nostra collaborazione e ti posso anticipare fin da ora che, molto probabilmente, anche per il prossimo album ci avvaleremo delle doti da cantastorie di Kris!”.
QUALE ASPETTO DEL VOSTRO STILE CONSIDERATE IL PIU’ IMPORTANTE? LA POTENZA, LA MALINCONIA, L’ESSERE EPICI O COS’ALTRO?
“Ognuno di questi! Il motivo per cui inseriamo più elementi nel nostro sound è per mantenere la musica più varia possibile. Ogni singolo aspetto è importante per me: se ne preferissimo uno ad un altro, la stessa essenza dei Suidakra verrebbe a mancare. Il segreto sta nel bilanciare al meglio gli elementi di cui sopra”.
RIUSCIRESTI A DIRMI, SECONDO TE, LA VOSTRA MIGLIOR QUALITA’ ED IL VOSTRO PEGGIOR DIFETTO?
“Mmm…la nostra qualità migliore è che diamo sempre il 100%, non importa se siamo sul palco o in studio. Amiamo enormemente quello che facciamo e, oltre a questo, va considerato anche che non solo siamo compagni di gruppo, ma in primis grandi amici, forse i migliori l’uno per l’altro. Ed in un certo senso, ciò può essere visto anche come il nostro peggior difetto, visto che dedicare troppo tempo ad amici e band certo non è il massimo per i nostri lavori regolari (ride, ndR)…”.
NEGLI ULTIMI TRE-QUATTRO ANNI, IL FOLK METAL, SOPRATTUTTO LA SUA VERSIONE HUMMPA, E’ CRESCIUTO MOLTO IN POPOLARITA’ E CONSENSI; SEMPRE PIU’ GIOVANISSIMI SEMBRANO CONOSCERE MEGLIO KORPIKLAANI ED ELUVEITIE CHE GRUPPI STORICI COME SKYCLAD, PRIMORDIAL O THYRFING, AD ESEMPIO. COSA PENSI DI QUESTO MOVIMENTO, VICINO ALL’ASSUMERE I CONNOTATI DI ‘MODA’?
SIETE STATI DA POCO IN NORD AMERICA PER LA SECONDA VOLTA NELLA VOSTRA CARRIERA. COME REAGISCE IL PUBBLICO AMERICANO AL FOLK-METAL, CHIARAMENTE PIU’ AVVEZZO AD OTTENERE CONSENSI A LIVELLO EUROPEO?
“Abbiamo preso parte al Chicago Powerfest e suonato sei date come special guest del Pagan Fest US Tour l’anno scorso. E’ stato un successo! Ogni concerto è risultato praticamente sold out, i fans sono impazziti di entusiasmo e abbiamo preso nota di quanti ragazzi seguano i Suidakra negli States. E’ vero che i ragazzi americani sono parecchio diversi da quelli europei: loro non si fanno troppi problemi a vedersi nella stessa giornata Korn, Limp Bizkit, Emperor e Dark Funeral… Credo che la ragione per cui molti fan al di là dell’oceano apprezzano le sonorità pagan-folk è perché alle loro orecchie suonano molto esotiche. E poi non dimentichiamo che molti americani hanno radici europee, quindi probabile che sentano qualcosa di speciale nel sound pagano”.
VOI AVETE SUONATO BEN 5 VOLTE AL WACKEN OPEN AIR: COME LO VEDETE ORA CHE E’ DIVENTATO IL FESTIVAL UNDERGROUND PIU’ GRANDE DEL MONDO? LO PREFERITE COM’ERA AGLI ESORDI O COME E’ ADESSO?
“Wacken è davvero speciale per noi: accompagna i Suidakra praticamente dal nostro inizio, visto che abbiamo suonato lì la prima volta nel 1998. Ogni volta che vi abbiamo partecipato è sempre stato per noi uno special event e davvero siamo innamorati di quel festival. Averci suonato ben cinque volte resta un’impresa e siamo felicissimi di avere avuto questa opportunità. E chiaramente apprezzo Wacken ora esattamente come lo facevo qualche anno fa”.
BENE, ARKADIUS, DIREI CHE E’ TUTTO. TI RINGRAZIO E TERMINA PURE COME VUOI TU…
“Ok, speriamo di poter incontrare un sacco di gente quest’anno in tour! Sentitevi liberi di tenervi aggiornati sui Suidakra in rete. Ci sono i testi da leggere e gli orari esatti delle nostre esibizioni. Ci si vede, ragazzi. Prost!”.