Dopo aver impressionato con il debutto “Swallowed By The Ocean’s Tide” – già considerato un classico nel circuito underground – i Sulphur Aeon si sono confermati su livelli grandiosi anche con il suo successore, “Gateway to the Antisphere”. Il secondo album è sempre una prova difficile: i tempi per comporlo sono più ristretti e le aspettative più alte, tanto che molte formazioni tendono a farsi prendere dal panico e a mancare l’obiettivo. Ciò, per fortuna, non è accaduto ai death-black metaller tedeschi: i ragazzi hanno continuato a mantenere un basso profilo per tutto il cosiddetto ciclo promozionale del lavoro precedente, non hanno fatto alcuna dichiarazione ad effetto durante la lavorazione del nuovo album e si sono invece limitati a lavorare sulle loro composizioni, prendendo il suono e il concept di “Swallowed…” e migliorando ulteriormente forma e contenuti. A sentire il chitarrista T., il gruppo non intende affatto cambiare questo modus operandi e, dal canto nostro, non possiamo quindi far altro che aspettarci nuove importanti prove dal terzetto. Non sono molte le giovani band che sono state in grado di imporsi facendo esclusivamente leva sulla qualità della loro proposta, evitando tour estenuanti e grandi trovate promozionali; i Sulphur Aeon sono tra i leader di questa piccola categoria e sarà nostra premura continuare a seguirli in tutte le loro mosse future.
ORA CHE I SULPHUR AEON SONO IN ATTIVITÀ DA ALCUNI ANNI, COME VALUTI LA CARRIERA DELLA BAND? PUOI GIÀ RISCONTRARE DELLE DIFFERENZE TRA IL MODO DI PORVI CHE AVEVATE AGLI ESORDI E IL VOSTRO STATO ATTUALE? PENSI CHE IL GRUPPO SIA RIUSCITO A TROVARE UNA SUA COLLOCAZIONE NELLA SCENA METAL ODIERNA?
“Prima di tutto, devo dire che il nostro obiettivo come band è rimasto lo stesso: comporre musica senza alcun compromesso. Avevamo questa idea in mente agli esordi e lo spirito che ci anima ora non è cambiato. Non voglio sembrare arrogante, ma sì, ritengo che i Sulphur Aeon abbiano trovato una loro nicchia e che ora non possano fare altro che progredire ulteriormente. Desideriamo continuare a comporre musica sfaccettata, che non sia esattamente black o death metal”.
IL VOSTRO DEBUT ALBUM HA RISCOSSO UNA CERTA ATTENZIONE NEL CIRCUITO UNDERGROUND. COME LO VEDI OGGI?
“Onestamente, non ci aspettavamo che lasciasse quel segno. Non volevamo altro che pubblicare il disco, poi le buone recensioni su siti e riviste, la distribuzione e il passaparola hanno fatto il resto. Siamo molto contenti di come è stato accolto, soprattutto perchè non ci siamo mai preoccupati di curare l’aspetto promozionale e i vari risvolti economici attorno alla pubblicazione”.
COME PENSI CHE IL VOSTRO STILE SI STIA EVOLVENDO?
“Per noi è importante cercare di progredire e affrontare nuove sfide. Non credo che potremmo continuare a comporre materiale rimanendo fermi sulle stesse formule. Detto questo, trovo ‘Swallowed…’ un album fortemente legato al suo concept, quindi maestoso ma anche viscido, sempre in grado di evocare paesaggi oceanici. ‘Gateway…’ è invece più aperto: i suoni e le sue storie arrivano anche dalla superficie. Nel complesso è forse anche più violento del debutto”.
PENSO CHE LE NUOVE CANZONI SIANO ANCHE PIÛ ORECCHIABILI RISPETTO A QUELLE CONTENUTE IN “SWALLOWED BY THE OCEAN’S TIDE”, NON TROVI?
“Sì, forse a livello di suoni e produzione. Quest’ultima è più rotonda. I pezzi richiedevano un approccio di questo tipo, soprattutto a livello di basso e batteria. Non so però dire se la musica sia effettivamente più orecchiabile: il nostro modo di comporre non è cambiato rispetto al primo album. Prima di tutto vogliamo creare una determinata atmosfera, poi cerchiamo di dare al brano un senso compiuto. Non è nostra intenzione chiamare canzone una massa di riff. Forse rispetto all’esordio la sola differenza è il mio approccio più sciolto in fase di songwriting e una ulteriore consapevolezza dei nostri mezzi. Trovo infine che sul fronte vocale sia stato fatto un lavoro enorme questa volta: abbiamo trovato il compromesso giusto tra pazzia e parti più aperte che non suonano affatto smielate o dozzinali”.
CREDI CHE I SULPHUR AEON RIMARRANNO SEMPRE UNA BAND LEGATA AD UN CONCEPT?
“Sì, penso che continueremo su questa strada. Le tematiche lovecraftiane ci calzano a pennello e riflettono in pieno i toni della nostra musica”.
L’ARTWORK DEL NUOVO ALBUM È ANCORA UNA VOLTA SORPRENDENTE. COME SIETE SOLITI LAVORARE CON OLA LARSSON?
“Lavorare con Ola è sempre un grande piacere. Gli abbiamo dato istruzioni dettagliate, ma non ordini precisi. Dopo aver ricevuto le prime bozze abbiamo passato un periodo a scambiarci idee e suggerimenti, oltre a dei dettagli specifici sul concept dell’album. Alla fine, devo dire che ci siamo divertiti parecchio nel lavorare a questo dipinto. Non esiterei a dire di sì se manifestasse l’intenzione di volere lavorare anche alla copertina del disco numero 3!”.
QUANTO È IMPORTANTE PER VOI FONDERE MUSICA, PAROLE E ARTWORK?
“Stiamo parlando di uno dei primi fini del nostro progetto. Il concept dei Sulphur Aeon comprende tutti quegli aspetti ed è per noi impensabile non curare nei minimi dettagli la loro unione. Per noi il black e il death metal sono assolutamente delle forme d’arte e devono essere trattati con molta serietà, senza sottovalutare alcun aspetto”.
COME VORRESTE CHE LA VOSTRA ARTE VENISSE DESCRITTA?
“Non ho problemi nel venire descritti come una band dedita ad una sorta di blackened death metal. Questi sono i generi che più ci influenzano e non ho intenzione di inventare chissà che per prendere le distanze da essi. Spero solo che coloro che ci ascoltano riescano a viaggiare almeno un po’ con la mente: se riuscite ad immaginarvi antiche città e luoghi arcani sommersi dalle acque, allora significa che stiamo facendo qualcosa di buono”.
LA VOSTRA FORMAZIONE È MOLTO ESSENZIALE. AVETE MAI PENSATO DI ACCOGLIERE ALTRI MUSICISTI? OPPURE DESIDERATE MANTENERE PIÙ CONTROLLO POSSIBILE SUL CONCEPT E LA MUSICA DEL GRUPPO?
“Quando si tratta di comporre e registrare nuovo materiale, credo proprio che rimarremo un terzetto. Questo è il modo in cui i Sulphur Aeon operano sin dagli inizi. Anzi, devo dire che questo è uno dei motivi principali per cui i Sulphur Aeon sono stati fondati: ognuno di noi non voleva più scendere a compromessi. In ogni caso, siamo stati fortunati nel trovare altri due musicisti per le esibizioni dal vivo. Possiamo dire che il gruppo abbia due incarnazioni: quella creativa e quella per i concerti. Non credo che cambieremo”.
SINORA PERÒ NON AVETE SUONATO DAL VIVO MOLTO SPESSO…
“Siamo rimasti molto soddisfatti dei concerti che abbiamo tenuto sin qui e sicuramente ne confermeremo altri, ma dubito che organizzeremo mai un vero tour. Vogliamo che i nostri show restino qualcosa di speciale e che non diventino parte di una routine”.
COS’È IL SUCCESSO PER I SULPHUE AEON?
“Ciò che sta accadendo ora. Per quanto ci riguarda, siamo già una band di successo. Non ci saremmo mai aspettati un tale clamore attorno alle nostre pubblicazioni. Lavoriamo con ottime etichette che amano e promuovono ciò che scriviamo e inoltre continuiamo a ricevere proposte per concerti. Non potremmo chiedere altro”.
PER CONCLUDERE, QUALI SONO SECONDO VOI GLI ALBUM DEATH METAL PIÙ IMPORTANTI DI SEMPRE?
“Ecco una breve lista, in nessun ordine particolare:
Morbid Angel – ‘Altars of Madness’: Questo è il disco che ha dettato gli standard per ogni album death metal devoto all’occulto. È forse il primo album album death metal con chiari riferimenti a Lovecraft. Non invecchierà mai e penso che continuerà ad ispirare generazioni di gruppi death metal.
Possessed – ‘Seven Churches’: Il primo ‘vero’ disco death metal. Tutti i primi marchi di fabbrica del genere sono qui e nessuno può negarne l’impatto!
Deicide – ‘Deicide’: Secondo me questo è il primo disco death metal ad avere portato il livello di brutalità su vette inumane. Non vi è una sola cosiddetta ‘brutal death metal band’ in grado di competere con questa cattiveria. Il suono, la voce, i testi… è una vera martellata.
Blasphemy – ‘Fallen Angel of Doom’: Essendo un grande fan del lato più occulto e satanico del death metal, non potevo evitare di menzionare questo disco. È quanto di più primitivo, blasfemo e malvagio la nostra scena abbia partorito agli esordi.
Sarcófago – ‘I.N.R.I.’: Follia dagli anni Ottanta. Il fratello perverso e malvagio dei Sepultura. È per certi versi ingenuo, ma anche indubbiamente intenso, violento, primitivo e disturbante. Molte band hanno provato ad emergere dal Brasile, ma nessuna è mai riuscita a sfiorare i livelli di ‘I.N.R.I.’.
Dissection – ‘Storm of the Light´s Bane’: Uno dei capolavori della nostra musica, anche se potrebbe anche essere definito black metal. L’atmosfera fredda e malinconica, i riff, le melodie incredibili… tutto in questo album è perfetto!
Dismember – ‘Like an Everflowing Stream’: La quintessenza del famoso suono HM2.
Behemoth – ‘Demigod’: Qesto album è una pura dimostrazione di potenza e maestosità. Un lavoro seminale per quanto concerne il moderno approccio al death metal.
Death – ‘Leprosy’: Impossibile non nominare i Death. Il primo contatto con questo genere per molti di noi e un album che negli anni non ha mai perso la sua magia.
Grazie per il vostro interesse. IA Cthulhu! IA Yog-Sothoth”!