SUN OF THE SUNS – Il metallo venuto dallo spazio

Pubblicato il 06/01/2022 da

Comparsi all’improvviso come un’astronave da un portale nello spazio i Sun Of The Suns hanno consegnato uno dei debutti italiani più interessanti del 2021. Un segreto ben nascosto svelato tramite Scarlet Records, che farà felici gli amanti del metal più moderno ed estremo e che promette di unire eccellenza strumentale, un concept dettagliatissimo degno di Giorgio Tsoukalos in una formula ai limiti dei confini di tech death, deathcore e groove metal. C’è molta carne al fuoco nel dettagliato debutto “TIIT”, come c’è molto da scoprire su una formazione della storia recente che ha volutamente scelto di presentarsi con un prodotto profondo e ben rifinito. Abbiamo raggiunto Luca Scarlatti per approfondire la questione e toglierci qualche punto interrogativo riguardo al trio, in attesa di poter assistere alla ‘prova del fuoco’ sulle assi del palco.

COME MAI SIETE SBARCATI SUI SOCIAL NETWORK SOLO NEL MAGGIO 2021?
– Abbiamo deciso di aprire i nostri canali social solo poco prima dell’uscita del nostro debut album perché non sentivamo l’esigenza ed era totalmente insensato iniziare a pubblicare contenuti prima di aver definito i piani riguardanti la pubblicazione. Ci siamo presentati alle label con un pacchetto completo, cioè consegnando un press kit che includesse l’album già registrato, e non demo o EP, una dettagliata presentazione del concept dietro alle liriche, testi ed un videoclip (“The Golden Cage”). Tutto il materiale è stato realizzato al fine di essere pubblicato solo dopo aver trovato un contratto con un’etichetta, e così è stato dopo la firma con Scarlet Records. Abbiamo lavorato con la mente già proiettata alla release di un album e per noi non aveva senso realizzare contenuti di qualsiasi altro tipo destinati solo a foraggiare un eventuale canale social.

QUANDO SI È FORMATO IL GRUPPO E IN QUALI CIRCOSTANZE?
– Questo progetto nasce all’incirca nel 2017 mentre io (Luca Scarlatti, voce) ed i chitarristi Marco Righetti e Ludovico Cioffi eravamo impegnati nella scrittura del nuovo materiale per i Carnality. Ci siamo presto resi conto che ciò che volevamo realizzare era notevolmente diverso dal death metal di stampo brutal di quello che era il nostro progetto all’epoca, ed abbiamo così deciso di ripartire da zero con una nuova band. Non possiamo parlare di un contesto preciso e delineato, si è trattato di un processo naturale, figlio di un’evoluzione del sound e dell’approccio alla scrittura, nei quali noi tre, il nucleo fondatore dei SOTS, ci siamo ritrovati.

COME AVETE COINVOLTO FRANCESCO PAOLI ALLA BATTERIA E SIMONE MULARONI AL BASSO?
– Semplice, amicizia! Ludovico ha stretto un bel rapporto con Francesco qualche anno fa, quando ebbe l’opportunità con i suoi Nightland di andare in tour come opening act ai Fleshgod Apocalypse. Noi siamo nati come un trio composto da una voce e due chitarre e, data la mancanza di un batterista ed un bassista, in fase di songwriting e registrazione abbiamo deciso di rivolgerci a dei session man che potessero aiutarci a portare i nostri brani ad un livello superiore. Dato questo presupposto domandare a Francesco di lavorare con noi alle parti di batteria del nostro disco è stata una scelta naturale ed è superfluo dire che ha fatto un lavoro fenomenale. Simone invece lo conosciamo da anni, lui e Marco sono amici di vecchissima data ed abbiamo già lavorato con lui in veste di produttore con i nostri progetti musicali, ed era naturale per noi tornare al suo Domination Studio per registrare il disco dei SOTS, solo che questa volta gli abbiamo anche chiesto di suonare. Potremo vantarci di avere uno dei migliori chitarristi italiani in abito metal come ospite nel nostro disco e che gli abbiam fatto suonare il basso!

COME SIETE RIUSCITI A SVILUPPARE IL PROGETTO CON LE RESTRIZIONI RELATIVE ALLA PANDEMIA? IL COVID HA RALLENTATO I VOSTRI PIANI?
– “TIIT” era già pronto prima dell’arrivo della pandemia quindi non abbiamo subito rallentamenti di nessun tipo. Abbiamo anzi colto ‘l’occasione’ per osservare quale fosse l’andamento delle varie release musicali e prenderci il nostro tempo per presentarci alle etichette. Il nostro timore era che nessuno avrebbe voluto scommettere su una band al suo debutto dato il periodo nerissimo per l’attività dei musicisti e dello spettacolo in generale ma poi è arrivata la proposta di Scarlet Records ed ora siamo qui a parlarvi di noi e della nostra musica.

COM’È NATA L’IDEA DI UN CONCEPT ALBUM FANTASCIENTIFICO?
– Io e Marco abbiamo una passione comune per le opere a sfondo fantascientifico ed io in primis come cantante e scrittore di testi volevo realizzare un concept che rientrasse in questo genere. Ho colto anche l’occasione di legare alla fantascienza degli elementi riguardanti lo studio della mitologia sumera ed altri riguardo studi ‘alternativi’ della Bibbia che si legano alle teorie paleoastronautiche, altro argomento che mi ha incuriosito nel corso degli anni e devo dire che c’è del fascino in alcuni lavori che ho avuto modo di leggere.

PUOI SPENDERE QUALCHE PAROLA PER RACCONTARCI DI COSA PARLA IL CONCEPT E COME SI COLLEGA ALL’IMMAGINE DI COPERTINA?
– Qui mi devo sforzare per essere sintetico dato che il concept di questo album segue una narrazione ben delineata e piuttosto lunga. Posso limitarmi a dire che c’è un riassunto dentro al booklet del disco e che trovate lì tutte le informazioni? Scherzi a parte, la trama si svolge in un futuro in cui la Terra è stata resa inabitabile a seguito di una guerra nucleare durante la quale Helyo, un famoso scienziato e filantropo a capo di una multinazionale che opera nel campo della genetica, converte una città sperimentale di proprietà della sua azienda con lo scopo di accogliere i sopravvissuti. Ossessionato dalla teoria degli antichi astronauti Helyo ed il suo team continuano il lavoro di perfezionamento del genoma umano (il Tiit) unendolo ad un DNA sintetico (lo tselem) per creare degli individui ibridi in grado di vivere fuori da questa città chiusa attraverso una mutazione genetica, con lo scopo di ripopolare il pianeta. Il lavoro di Helyo prosegue fino a quando Nakjiàsh, il suo principale collaboratore, viene a scoprire che la guerra che ha devastato il pianeta sia stato favoreggiata dallo stesso Helyo al fine di dare inizio ad un ‘Great Reset’, decimando la popolazione mondiale per poi ripopolare la Terra con una nuova generazione di individui ibridi. Inorridito da quanto scoperto Nakjiàsh inizia segretamente a rimaneggiare il lavoro di Helyo rivoltandogli contro la sua stessa tecnologia.

CHE SIGNIFICA “TIIT”?
– È un’antica parola sumera che significa ‘ciò che è con la vita e contiene la forma’, si riferisce a qualcosa che esiste già e che è stata modificata con un altro elemento. È il corrispettivo della parola ‘afar’, termine biblico individuabile nel codice masoretico, che viene tradotta con ‘argilla’ date le capacità di quest’ultima di mantenere la forma che le viene data. Secondo studiosi della Bibbia invece il termine si riferirebbe al DNA ominide sul quale ‘gente venuta da un altro posto’ è intervenuta con l’intento di fabbricare l’Homo Sapiens. Nel caso specifico del nostro concept il Tiit è il DNA umano, sul quale si interviene per creare una nuova tipologia di individui.

I COMUNICATI STAMPA VI PRESENTANO COME “FUTURI INNOVATORI DEL METAL ESTREMO MODERNO”: È UNA DEFINIZIONE CHE VI METTE PRESSIONE O VI CREA DISAGIO IN QUALCHE MODO? VI CI RITROVATE?
– Una presentazione simile ci sprona a fare sempre meglio, per cui no, assolutamente nessun disagio. Spero che in futuro potremmo rispondere con fierezza “si” alla seconda parte della tua domanda, ovvero se sentiamo effettivamente nostra questa definizione. Per noi l’innovazione deve partire prima di tutto da noi stessi, rinnovare ed evolvere il nostro songwriting passo dopo passo e crescere di conseguenza. Personalmente ritengo che innovare all’interno del calderone della musica estrema al giorno d’oggi consista nel trovare un sound distintivo che possa chiaramente identificarti, e qui mi vengono in mente esempi come i Gojira ed i Rivers of Nihil, e non per forza una vera e propria rivoluzione, e qua sempre a parere personale potrei citare i Meshuggah come esempio. Questo perché ritengo che oggi come oggi sia difficilissimo riuscire a trovare qualcosa che non sia stato già detto, e che si debba quindi cercare il modo di dire le cose in una maniera che non sia già stata usata e non per forza dire qualcosa di totalmente nuovo. Tornando ai SOTS, penso che con il nostro album di debutto abbiamo già gettato una buonissima base in termini di sound e personalità, ora l’obiettivo è evolvere quanto abbiamo già creato.

IL DISCO È STATO ACCOLTO IN MANIERA MOLTO CALOROSA DALLA STAMPA. AVETE LETTO GLI ARTICOLI? C’È QUALCOSA CHE VI HA DATO FASTIDIO, QUALCHE INESATTEZZA O QUALCHE ERRORE GROSSOLANO IN QUEL CHE SI LEGGE IN GIRO? COSA VI HA FATTO PIÙ PIACERE INVECE?
– Ci ha fatto molto piacere constatare l’apprezzamento generale ricevuto e che per la maggiore “TIIT” sia piaciuto alla critica. Siamo molto orgogliosi del risultato ottenuto con questo album ed il fatto che piace anche agli addetti ai lavori non fa altro che alimentare questa sensazione. Confesso che abbiamo notato qualche inesattezza in giro per il web ma nulla di grossolano che possa intaccare la ricezione del pubblico o crearci fastidio. Una cosa che invece non ho mai apprezzato, ma qui parlo in senso generale e non solo riguardo le opinioni su “TIIT”, è come talvolta sia trasparente come delle recensioni, non importa se positive o negative, siano il prodotto di un ascolto distratto se non insufficiente alla formulazione di un’analisi che possa dare un giudizio veritiero ad un’opera.

IN MEZZO ALLE PARTI PIÙ TECNICHE HO SENTITO ANCHE RIFERIMENTI DEATHCORE: NON VI SPAVENTA SPORCARVI LE MANI CON UN GENERE OSTEGGIATO DA GRAN PARTE DEL PUBBLICO ESTREMO?
– Assolutamente no, siamo nati con l’intento di osare ed ampliare i nostri orizzonti sonori, quindi non possiamo permetterci di pensare che il pubblico più oltranzista non apprezzi certi aspetti del nostro sound. Siamo consci che non è possibile piacere a tutti, infatti la nostra condizione ideale sarebbe riuscire a crearci una nostra nicchia di pubblico dagli orizzonti ampi, ma ciò che rimane imperativo è creare materiale che rispecchi la nostra visione musicale.

È VOSTRO DESIDERIO CHE I SOTS DIVENTINO UNA TOURING BAND O SIETE PIÙ ORIENTATI VERSO UN PROGETTO IN STUDIO?
– Certo, vogliamo portare la nostra musica su più palchi possibile, non siamo nati come studio project. Recentemente abbiamo annunciato l’ingresso nei SOTS di Filippo Scrima, già in forza ai Nightland, come bassista e ci affideremo a Federico Leone (batterista dei The Modern Age Slavery e che ha già lavorato con noi apparendo nel videoclip del nostro secondo singolo “TIIT”) come session drummer in sede live.

QUALI PROGETTI AVETE IN CANTIERE PER IL FUTURO PROSSIMO?
– L’obiettivo è suonare live il più possibile a partire dallo show del 27 novembre allo Skull Club a San Marino (l’intervista è dello scorso autunno, ndr) per promuovere “TIIT” e probabilmente inizieremo a lavorare a del nuovo materiale entro i primi mesi del 2022.

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