Dopo essere stati Top Demo sul vostro portale preferito – questo, ovviamente! – i bresciani Sunpocrisy sono protagonisti anche in sede di intervista: il loro primo lavoro, l’autoproduzione “Atman”, si è rivelato un ottimo disco di presentazione, un gioiellino di progressive death metal con tutti i crismi per destare interesse attorno a questa giovane creatura nostrana. Il chitarrista/cantante Jonathan Panada, portavoce del gruppo, ha parecchio da dire sulla genesi, l’evoluzione e i progetti futuri della sua formazione, una realtà che speriamo vivamente non si perda nella giungla dell’underground metallico italiano…
BENVENUTO SU METALITALIA.COM, JONATHAN! TI CHIEDO SUBITO DI PRESENTARE A CHI NON VI CONOSCE ANCORA LA TUA BAND, I SUNPOCRISY…
“Volentieri! I Sunpocrisy sono una band bresciana nata circa nel tardo 2005: in quel periodo, io e Carlo, il nostro batterista, suonavamo già insieme in un gruppo death, nulla di serio, ma la nostra volontà era quella di suonare un genere che ci appagasse maggiormente, ovvero una miscela di death e progressive. A quel punto, abbiamo deciso di portare avanti questo progetto che ha piano piano preso forma, grazie soprattutto all’entrata nel gruppo di Matteo alla chitarra, un musicista tecnicamente e mentalmente ideale per il genere da noi proposto, oltre ad essere un grande amico d’infanzia. L’evoluzione del gruppo ha però subito una battuta d’arresto, in quanto la ricerca del bassista è stata molto più complessa del previsto, fino a quando abbiamo avuto la fortuna di incontrare Gabriele, che ha completato la formazione, dimostrandosi un ottimo elemento sia dal punto di vista musicale che, chiaramente, umano. Abbiamo così cominciato a scrivere pezzi nuovi, oltre ovviamente ad arricchire e arrangiare le canzoni scritte precedentemente, visto che, dopo tanta ricerca, eravamo finalmente quattro menti pensanti!”.
COME MAI AVETE SCELTO UN MONICKER COSI’ ‘STRANO’ COME SUNPOCRISY? SONO SINCERO NEL DIRVI CHE, DI PRIMO ACCHITO, NON ATTIRA MOLTO L’INTERESSE, SEMBRA TROPPO FORZATA L’UNIONE DELLE PAROLE ‘SUN’ E ‘HYPOCRISY’. CI SPIEGHI IL SUO SIGNIFICATO?
“(Ride, ndR) Sì, be’, è un po’ strano, forse non molto ‘orecchiabile’, ma ha un grande significato dietro, che sono felice di spiegarti: partendo dall’idea comune di Luce, che evoca gioia e pace, consideriamo il Sole: il Sole illumina tutto indistintamente, come se metaforicamente parlando ci volesse comunicare che tutto è luce, tutto è gioia. Chiaramente non è così, abbiamo dimostrazioni ogni giorno di come le cose non vadano bene: basti solo pensare ai disastri ambientali o, senza andare troppo lontano, alle ‘piccole’ tragedie quotidiane, la perdita di un genitore, un omicidio o quant’altro. Analizzando invece la pioggia, possiamo notare come, di base, ci presenti un ritratto del mondo che, per le già sopracitate problematiche, risulta più appropriato, essendo più cupo e trasmettendo disagio e difficoltà. Il punto fondamentale di questo ragionamento risiede proprio nell’anima della persona nel contesto della pioggia. Faccio un esempio: camminando di fianco ad una siepe, in una giornata di Sole, dove tutto è illuminato, vedremo un insieme di foglie e nulla più, mentre in una giornata di pioggia sarà più facile accorgersi di una foglia che, bagnata dall’acqua, risplende e si illumina. E’ proprio quest’ultima immagine una metafora dell’esistenza umana: anche se di fatto il mondo che ci circonda è cupo e problematico, in questa atmosfera potremo sempre cercare quella piccola foglia che nella metafora rappresenta il nostro pensiero felice, che in tutto quel buio risplenderà ai nostri occhi e ci darà la forza necessaria per andare avanti. E’ quindi questo il contrasto tra l’ipocrisia del Sole (appunto, Sunpocrisy), che ci inganna ponendo luce su tutto, e la pioggia che, pur dimostrandoci come purtroppo il disagio esiste ed è anche ben evidente, ci invita a cercare dentro di noi o intorno a noi, permettendoci di vedere e di focalizzarci sulle nostre felicità, che sono proprio quelle che ci consentono di vivere. Sebbene possa sembrare un ragionamento dalle tinte darkeggianti, in realtà è un concetto ricco di positività! Anche se non nego che l’unione delle due parole sia forzata, era troppo importante per noi richiamare questo concetto; quindi, piuttosto che scegliere uno di quei nomi molto metal ma osceni, abbiamo preferito optare per qualcosa di più personale”.
PASSIAMO A PARLARE DEL VOSTRO MAGNIFICO EP “ATMAN”: COME E’ STATO CONCEPITO, IN QUANTO TEMPO E DOVE E’ STATO REALIZZATO? INSOMMA, LE INFORMAZIONI BASILARI…
“Magnifico?! Questo sì che ci rende felici! ‘Atman’ è stato un lungo parto, non tanto per qualche difficoltà particolare nella stesura dello stesso, ma per il semplice fatto che, purtroppo (ma in realtà per fortuna), siamo molto pignoli nella costruzione dei pezzi. Ogni canzone viene composta e rivista mille volte, cercando ogni volta di arricchirla e perfezionarla, fino al punto in cui si possa dire con soddisfazione ‘ok, non potrebbe essere meglio di così’. Per quanto riguarda le tracce, sono state concepite in periodi molto differenti tra loro, caratteristica percepibile nella diversa fattura delle stesse e, soprattutto, nella diversa impronta che ogni composizione possiede. Per il dove invece, ogni cosa che scriviamo viene creata a casa, da me e Matteo principalmente, dove, con l’aiuto di alcuni software per tablature, tutto ciò che viene composto lo trascriviamo e, quando abbiamo una bozza più o meno completa di una canzone, mandiamo quest’ultima agli altri, che poi ci lavorano su. Chiaramente, tutto questo viene provato e riprovato in sala prove, dove poi altre modifiche e/o nuove idee vengono spontanee. Una volta finiti i quattro pezzi per l’EP, ci siamo affidati al Music Manor Studio di Brescia che, pur non essendo abituato a trattare il nostro genere, si è dimostrato molto competente e disponibile al fine di raggiungere l’obiettivo comune di rendere ‘Atman’ un EP serio e che ci rappresentasse al meglio”.
IL VOSTRO E’ DECISAMENTE UN METAL DI STAMPO PROGRESSIVE DEATH E LE INFLUENZE IN QUESTO CAMPO SONO PIUTTOSTO RISTRETTE. MA COSA VI ISPIRA NELLA SCRITTURA, OLTRE AI PIU’ O MENO SCONTATI RIFERIMENTI MUSICALI?
“Credo che la cosa fondamentale che ci porta a scrivere in un determinato modo sia il nostro essere molto ricettivi verso svariate cose, anche distanti dalla musica stessa. Non ponendoci limiti particolari, ogni cosa può fungere da fonte di ispirazione: esperienze di vita, emozioni momentanee, spunti musicali dettati dall’istinto di un particolare momento. Poi, chiaramente, le influenze musicali sono determinanti, non tanto come lista dei gruppi che ascoltiamo, ma come fonti musicali molto variegate che, su ognuno di noi, hanno effetti diversi. Capita quindi di frequente che magari un singolo passaggio di una canzone di un gruppo a caso, ci trasmetta qualcosa di forte, sensazione che poi noi prendiamo e reinterpretiamo a nostro modo. Credo che comunque, in generale, sia fondamentale essere curiosi e open-minded verso qualsiasi cosa, perché si sa, l’ispirazione può giungere in qualsiasi momento”.
QUALE E’ IL SIGNIFICATO DI UN TITOLO COME “ATMAN”? E CI SPIEGHI UN PO’ LA BELLA IDEA DELL’ARTWORK ‘SEZIONATO’?
“Atman significa ‘essenza’ in sanscrito. Questa essenza prende forma sistemica nel Sole che illumina ed è fonte di vita in un contesto eliocentrico. L’etimologia della parola è legata al significato di respiro come primo motore immobile ed a quello del movimento come prima conseguenza. Il concetto è circoscrivibile anche nell’essenza dell’essere umano, che trova compimento nella autorealizzazione e nella trascendenza che lo accomuna al divino (non si parla però di stronzate cattoliche), e prende forma nella realizzazione di un artwork completamente unico, limitato a 100 copie irripetibili. Siamo dei fieri sostenitori del feticismo discografico-editoriale, infatti! Ogni artwork è realizzato manualmente con vere radiografie umane recuperate qua e là ed utilizzate come cover di un booklet ben impaginato e contenente l’immagine di una scultura realizzata da Matteo. La scultura porta il titolo di ‘DeCultura’ e reca il seguente verso: ‘Nell’attesa, le compagini si fanno labili, gli arti si ghiacciano come rami ciechi ad un nuovo Sole che non vedranno mai più sorgere’. L’essenza è la ricerca della verità intrinseca alle cose, una ‘generatrice’ che noi stessi cercavamo a compimento di un lavoro discografico a tratti eterogeneo, ma approssimabile ad una ricerca gnoseologica-musicale a tratti geniale”.
MERITA UNA DOMANDA A PARTE IL PEZZO CHE PIU’ MI HA COLPITO, CERTAMENTE FRA LE COSE MIGLIORI ASCOLTATE DA CHI SCRIVE DI RECENTE. “AEON’S SAMSARA” E’ UNA SUITE DI QUASI DODICI MINUTI CHE STUPISCE PER BRILLANTEZZA, POESIA ED INTENSITA’. CI DITE COME E’ NATA E COME E’ STATA COSTRUITA?
“Fa sempre piacere sentire un tale apprezzamento per una nostra canzone! Ti dirò che quello che hai detto è ciò che pensiamo anche noi: ‘Aeon’s Samsara’ è il nostro fiore all’occhiello, in assoluto la canzone che più ci rappresenta e che, ancora oggi, quando suoniamo è capace di farci venire la pelle d’oca anche se siamo solo in sala prove. E’ stata sicuramente la canzone che ha richiesto la maggiore gestazione, non tanto per la complessità delle singole parti da imparare, ma più che altro per il già citato processo di perfezionamento che, mai come in questa occasione, ha dato i migliori frutti. Ogni dettaglio è stato curato e ponderato a lungo per creare tutte le diverse atmosfere che si respirano all’interno di questa canzone. Infatti, grazie a ‘Aeon’s Samsara’ ed in parte ad ‘Aprosdoketon’, abbiamo capito e stabilito cosa vogliamo dal nostro sound, ponendole come basi da cui partire per le future composizioni, ampliandone e approfondendo le caratteristiche vincenti e che desideriamo portare avanti per cercare di creare un nostro stile”.
CI DICI UN PAIO DI PAROLE ANCHE SULLE RIMANENTI TRE TRACCE, GIUSTO PER AVERE LA VISIONE GLOBALE DEL VOSTRO DEBUTTO?
“Come detto prima, ‘Aprosdoketon’ rappresenta sicuramente il nostro pezzo più violento e diretto, nonché quello tecnicamente più difficile e complesso. Siamo molto felici del risultato, è una canzone che dà un bella botta, che ha un testo a mio avviso stupendo (e non perché l’ho scritto io, parlo della perfetta connessione tra significato-titolo-musica-parole) e che di solito stupisce perché, dopo diversi minuti di cattiveria, prende respiro con un’apertura melodica su una struttura musicale molto complessa, che arriva a perfetto compimento del percorso umano-naturale descritto nel testo. ‘Insanity’s Glove’ invece presenta la nostra versione più canonica del progressive-death moderno, una bella canzone abbastanza variegata che ha forse l’unico difetto di mettere troppo in evidenza le nostre primissime influenze, radicate nei big del genere da noi proposto. Infine, ‘This Illusion’ è sicuramente la traccia più semplice che abbiamo scritto e, anche se ad un primo ascolto può sembrare distante dal resto dell’EP, in realtà ci regala sempre grandi emozioni, essendo un brano dal grande impatto musicale, caratteristica che in sede live si sprigiona creando un’onda sonora non indifferente!”.
QUALI SENSAZIONI E SENTIMENTI VI PREME FAR TRASPARIRE ATTRAVERSO LA VOSTRA MUSICA?
“Direi che le sensazioni che vogliamo trasmettere sono le stesse che proviamo noi. Non abbiamo particolari preferenze nel tipo di emozione trattata, come la rabbia, la paura, etc. Cerchiamo di dedicare il giusto spazio a tutte le emozioni presenti in una nostra canzone, ed ognuna di essa viene rappresentata al meglio dalle note, che vengono ricercate al fine di creare quel qualcosa che definisca esattamente l’emozione che volevamo evocare. Certe volte basta davvero poco per creare un mondo, che prende forma nelle menti e nella fantasia di chi ci ascolta, diventando quindi padrone e sovrano delle proprie sensazioni e traducendole in sentimenti alcune volte molto differenti, a seconda della propria personalità. Ci piace pensare che un determinato passaggio possa magari evocare una sensazione di apertura in qualcuno e, al tempo stesso, claustrofobia a qualcun altro”.
A LIVELLO LIRICO, INVECE, QUALI ARGOMENTI VI PIACE TRATTARE?
“Per quanto riguarda le tematiche dei testi, ti dirò che non seguono una particolare direzione, ma sono accomunabili sicuramente dall’utilizzo di metafore e immagini evocative al fine di esprimere un concetto. E’ nostra abitudine non essere troppo in-your-face come approccio ai testi, ma troviamo sempre modi particolari per esprimere dei concetti anche semplici, come potrebbero essere la disperazione, la gioia, l’abbandono, la pazzia. Inoltre, spesso usiamo la Natura per esprimere le nostre idee e sensazioni, servendoci di elementi che vengono utilizzati metaforicamente per evocare concetti e pensieri”.
COME VI STATE MUOVENDO PER QUANTO RIGUARDA L’ATTIVITA’ CONCERTISTICA?
“Proprio in questo periodo stiamo cercando di organizzare quante più date possibili, nella speranza di trovare ‘asilo’ anche fuori da Brescia e provincia e – perché no? – magari anche fuori dall’Italia! Sicuramente, la nostra grande occasione l’avremo il 3 aprile (l’intervista si è svolta qualche giorno prima della data citata, ndR), visto che, insieme a Lifend e Adimiron, apriremo ai The Ocean, band che stimiamo profondamente e che rappresenta, a nostro avviso, una delle realtà più interessanti del panorama musicale attuale. Cerchiamo di suonare più possibile anche per poter testare live le nuove composizioni, oltre che chiaramente per far girare quanto più possibile il nostro nome all’interno dell’underground. Le cose stanno andando bene, stiamo cominciando ad essere sostenuti da una fetta sempre più ampia di pubblico, grazie anche ai numerosi apprezzamenti che abbiamo ricevuto dagli addetti ai lavori tramite recensioni e live report, nella speranza che prima o poi qualche label si interessi a noi…ma per questo ci sarà tempo”.
SONO DAVVERO ANSIOSO DI SENTIRE ALTRO VOSTRO MATERIALE, POSSIBILMENTE ATTRAVERSO QUALCHE ETICHETTA SERIA. STATE COMPONENDO NUOVA MUSICA? IL FUTURO COME SI PROSPETTA?
“Se tutto va come deve andare, il futuro si presenta davvero fantastico. Stiamo componendo il nuovo materiale e ti posso anticipare che stiamo lavorando al nostro primo full length, che sarà un concept-album e che, anche in questo caso, l’artwork sarà qualcosa di molto particolare, anche se credo abbandoneremo la via dell’unicità a favore di una maggiore produzione e distribuzione del disco. A livello musicale, ogni nostra caratteristica è stata presa, analizzata ed evoluta, in una sorta di approfondimento di tutte quelle qualità che hanno contraddistinto le quattro canzoni del nostro EP. Quindi aspettatevi molto più di tutto, sempre comunque ben bilanciato al fine di creare un’amalgama variopinta ma concreta”.
BENE, JONATHAN, SIAMO GIUNTI ALLA FINE. TI RINGRAZIO PER LE ESAURIENTI RISPOSTE E TI INVITO A TERMINARE L’INTERVISTA A TUO PIACIMENTO…
“Vogliamo ringraziare di cuore te e lo staff di Metalitalia.com che permette a gruppi underground come noi di avere uno spazio all’interno di un portale dalla fama meritata (la Redazione ringrazia e porta a casa, ndR). Cogliamo l’occasione per rinnovare i nostri ringraziamenti per le belle parole spese in merito alla nostra musica in sede di recensione e in questa stessa intervista ed invitiamo tutti ad andare sul nostro sito (www.myspace.com/sunpocrisy) e a scaricare gratuitamente il nostro EP. Secondo noi non ve ne pentirete! Un salutone e a risentirci presto!”.