SUNPOCRISY – Morte, Risveglio, Divinazione

Pubblicato il 06/05/2012 da

I bresciani Sunpocrisy, dopo le bellissime premesse lastricate sulla loro via dal demo-EP “Atman”, sono piombati sul mercato metallico underground del fai-da-te con l’ambiziosa nuova opera “Samaroid Dioramas”, album profondissimo nei contenuti lirici, raffinato e ricercato in quelli grafici e assolutamente convincente ed emozionante in quelli musicali. Post-progressive metal carico di feeling, tecnica e potenza, che si dipana attraverso un concept-album di bellezza sopraffina. Una delle migliori pubblicazioni in assoluto (finora) del 2012 ci viene spiegata e raccontata da uno dei suoi principali creatori, il chitarrista Matteo Bonera.

ALLORA, MATTEO, RIECCO I SUNPOCRISY SULLE NOSTRE PAGINE WEB! SI DIREBBE PROPRIO CHE IL VOSTRO “SAMAROID DIORAMAS” STIA FACENDO ABBASTANZA IL ‘BOTTO’. COSA CI PUOI DIRE RIGUARDO I PRIMI RESPONSI E LE PRIME CRITICHE VERSO LA VOSTRA OPERA?
“Siamo molto contenti dell’ottimo responso ottenuto sia a livello di ascolti/download del disco, sia come interesse da parte delle etichette e dei recensori che rispettiamo. Al momento abbiamo ricevuto ottima visibilità e responsi su diversi portali e blogspot, spesso autogeneratisi (cosa molto importante per gruppi come noi), e ci stiamo muovendo per avere qualche risposta anche nell’editoria di settore. Siamo davvero contenti che il disco abbia generato una sorta di dipendenza nell’ascoltatore che, ascolto dopo ascolto, scopre dettagli sempre più profondi nella musica, caratteristica che contraddistingue le opere che hanno la capacità di donare veramente qualcosa, possano queste essere un libro, un disco o un film che non ci si stanca mai di leggere, ascoltare o rivedere”.

L’ALBUM HA AVUTO UNA GESTAZIONE PIUTTOSTO LUNGA, SUPPONGO PIU’ CHE ALTRO PER LA PUNTIGLIOSITA’ CHE VI DISTINGUE. CI PUOI RACCONTARE I PASSAGGI CHE DALL’EP-DEMO “ATMAN” VI HANNO PORTATO AL CONCEPIMENTO DEL NUOVO NATO?
“La gestazione del disco è stata molto lunga per motivi prettamente compositivi: le canzoni di ‘Samaroid Dioramas’ sono state scritte e ri-arrangiate in una maniera molto particolare rispetto ai canoni di composizione standard, scelta dovuta principalmente al concept del disco stesso, basato su strutture complesse, ma anche al nostro modo di comporre. Le ritmiche seguono intrecci particolari e diversi in ogni strumento, al momento unico motivo di critica da parte dei bacchettoni compositori accademici. ‘Samaroid Dioramas’ è la naturale evoluzione di ‘Aeon’s Samsara’, opener del nostro ‘Atman EP’, registrato nel 2008, che conteneva già i primi semi stilistici del soundscape dei Sunpocrisy, germogliati e cresciuti di molto grazie all’esperienza maturata dalla band in tre anni”.

PRIMA DI ADDENTRARCI NELL’ANALISI DEL LAVORO, UNA PAROLA SUI NUOVI SUNPOCRISY: SIETE PASSATI DA QUARTETTO A SESTETTO, A COSA E’ STATA DOVUTA QUESTA VOSTRA SCELTA DI AMPLIAMENTO DI LINE-UP?
“La scelta di ampliare la line-up è stato un passo necessario per adeguare il suono alle composizioni che stavano prendendo forma. Già con il precedente lavoro sentivamo la necessità di decentrare certe attività che rendevano la gestione dei pezzi molto complessa, specialmente in sede live. Siamo molto contenti di aver conosciuto e abbracciato Stefano (Gritti, ndR), nostro synther e live visual operator, oltre che fuck totum (sì, in inglese!), che è entrato nel gruppo verso lo scadere del 2010. Dopo qualche mese, Marco (Tabacchini, già bassista di Ekeskog e amico di suonate folli) è entrato nella band come chitarrista, arrivando a completare la formazione del gruppo”.

“SAMAROID DIORAMAS” E’ UNA AUTOPRODUZIONE DI LIVELLO E SPESSORE ECCEZIONALI, CHE SUPERA ANCHE PRODOTTI DAL BUDGET PIU’ ELEVATO. COME SIETE RIUSCITI IN QUESTA IMPRESA TITANICA? RACCONTACI LE FASI DELLA CREAZIONE DELL’ALBUM…
“Spesso non è facile stabilire e capire fino in fondo quanto lavoro è nascosto dietro alla creazione, e tantomeno alla registrazione, di un disco. Questo album necessitava una registrazione genuina, atipica rispetto allo standard con cui viene prodotto il metal contemporaneo, molto piatto, a mio avviso, con suoni tutti uguali, digitali e dunque impersonali. Dopo un periodo di pre-produzione casereccia, la scelta dello Studio 73 è stata fondamentale nel preservare il dettaglio delle composizioni e la naturalezza dell’ascolto. Riccardo Pasini, fonico che ha curato il lavoro, già famoso per Ephel Duath, The Secret, At The Soundawn, The End Of Six Thousand Years, per citarne alcuni, ha messo in campo tutta la sua esperienza e professionalità nel rispetto totale del suono della band, per riportare su nastro ‘Samaroid Dioramas’. Oltre a sposare pienamente il nostro concetto di musica, un lavoro di incredibile meticolosità è stato fatto in studio, lavoro che ha richiesto tre settimane di take nel caldo agosto ravennate”.

A LIVELLO STILISTICO, INVECE, E’ EVIDENTE L’ALLONTANAMENTO DAL PROG-DEATH CHE VI CARATTERIZZAVA SU “ATMAN”, GIA’ COMUNQUE DI CARATTERE EVOLUTIVO, PER UN POST-METAL DI AMPIO RESPIRO, CHE RIESCE AD ESSERE POETICO, POTENTE E TECNICO ALLO STESSO TEMPO. QUALI ERANO I VOSTRI OBIETTIVI COMPOSITIVI?
“Come già accennato in precedenza, ‘Samaroid Dioramas’ è la naturale evoluzione di ‘Atman’, in cui abbandoniamo completamente le influenze death metal per abbracciare diverse sonorità, sicuramente più affini al nostro modo di scrivere attuale e in parte anche agli ascolti. Il nostro obiettivo con questo disco era raggiungere una buona fluidità dei pezzi nonostante la completa destrutturazione della forma della canzone e, per i riscontri avuti finora, direi che siamo riusciti nella titanica impresa”.

I SUNPOCRISY NON SONO PER NULLA UNA BAND BANALE, QUINDI OGNI ASPETTO DELLA VOSTRA PROPOSTA PARE CURATISSIMO. ARTWORK, CONCEPT E TESTI NON SONO OVVIAMENTE DA MENO. TI VA DI SPIEGARCI SU COSA AVETE VOLUTO PORRE L’ACCENTO QUESTA VOLTA? PARTIAMO DALL’ARTWORK E DAL CONCEPT…
“Le composizioni dei Sunpocrisy sono prima di tutto musicali. Il concept che avevo in mente ha portato alla stesura dei primi pezzi in ordine cronologico (la suite ‘Trismegistus’ + ‘Samaroid’ + ‘Samaroid/Dioramas’ + ‘Dioramas’, che compare nella seconda metà della tracklist). L’intero album rappresenta un percorso di consapevolezza dell’essere umano circa gli schemi via via più complessi che regolano le principali forme dell’universo (dall’apparenza caotica alla sezione aurea, fino alle strutture frattali), posto in parallelismo ad un processo di divinazione delle persone in grado di portare a termine questo cammino. La metafora utilizzata per la trasmissione di questo concetto è racchiusa nel titolo palindromo ‘Samaroid Dioramas’, nella dicotomia tra la forma e la funzione del seme della pianta di samara e i diorami frattali ‘a matrioska’ (pensiamo per esempio alla struttura dell’atomo o a quella del sistema solare). Le composizioni musicali riflettono queste strutture prima ancora dei testi: un esempio su tutti è la seconda parte di ‘Samaroid/Dioramas’, dove è possibile contare numericamente molti rapporti tra le diverse tracce strumentali degli strumenti a corda, sovrapposte alla linea melodica di voce e all’assolo, ri-arrangiato secondo i principali riff che compongono l’intera suite di venticinque minuti. L’artwork è stato realizzato interamente da me e rappresenta il momento di divinazione in quattro diversi paesaggi, più volte richiamati all’interno dei testi: il mare, il cielo, la Luna, la Terra. Ognuno dei quattro artwork contiene un triangolo (due sono bianchi e due neri) che punta verso due corpi celesti (Sole, Luna, Terra e Terra/Luna) e i quattro artwork semitrasparenti possono essere sovrapposti per creare diverse connessioni concettuali e combinazioni grafiche”.

CI SONO ALCUNI CONCETTI ESPRESSI NEL DISCO CHE SICURAMENTE NON SONO MOLTO NOTI AI PIU’. AD ESEMPIO I SIGNIFICATI DI PAROLE QUALI ‘APOPTOSI’, ‘APOFENIA’, ‘SEZIONE AUREA’; IL SENSO DELLA LETTERA GRECA PHI, LO STESSO TITOLO. TI VA DI DELUCIDARCI UN POCHETTO?
“I concetti espressi all’interno dell’album non risultano assolutamente celati agli ascoltatori più recettivi di ‘Samaroid Dioramas’, pertanto consigliamo vivamente ai lettori più interessati di informarsi, intraprendendo questo percorso di consapevolezza che fa da leitmotiv al disco, donandogli anche una continuità come opera divulgativa”.

SCENDIAMO UN ATTIMO NEL PRIVATO, PER FARVI CONOSCERE UN PO’ MEGLIO DAI NOSTRI LETTORI: VOI SIETE ANCORA GIOVANI, COSA FATE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI? LAVORATE, STUDIATE?
“Siamo persone normalissime, non siamo rockstar e crediamo nella genuinità di quello che facciamo (curando ogni aspetto personalmente), ma il sogno di vivere di musica rappresenta più che altro un abbaglio per i più sprovveduti; lavoriamo e/o studiamo come tutti i ragazzi della nostra età. Cerchiamo di conferire la maggior professionalità possibile nella cura di ogni aspetto che caratterizza la nostra musica e ognuno di noi contribuisce con la propria esperienza (anche lavorativa o di studio) negli aspetti corollari di un progetto musicale: chi dall’aspetto visuale, chi dal lato tecnico e chi dal lato burocratico”.

L’ULTIMA DOMANDA VERTE OVVIAMENTE SUL FUTURO: PROSSIMI IMPEGNI DAL VIVO? E, AGGIUNGO ANCHE, STATE INIZIANDO GIA’ A CHIEDERVI COME POTRETE FARE A SUPERARE IN QUALITA’ QUESTO CAPOLAVORO?
“Consigliamo ai lettori di seguirci sui social network (Facebook, Youtube e Twitter principalmente) per avere info sui concerti (al momento abbiamo alcuni show nel nord Italia tra aprile e maggio, più altri da confermare) e siamo infinitamente grati a coloro che sfruttano questi strumenti per la condivisione della nostra musica. In quanto compositori instancabili, stiamo scrivendo nuovo materiale già da un anno, con il quale stiamo ampliando di molto la ricerca sonora, verso una nuova evoluzione del nostro soundscape. Sono fermamente convinto che la musica debba sempre saper donare qualcosa di più all’ascoltatore e al compositore in primis”.

OK, MATTEO, E’ TUTTO! COME AL SOLITO, TI LASCIO LE ULTIME PAROLE DELL’INTERVISTA…
“Salutiamo Sasha Grey per il cameo nel video di ‘Φ – Phi’; salutiamo il Paso e Fede allo Studio73; ringraziamo Crono degli Hungry Like Rakovitz per aver performato le guest vocals su ‘Samaroid’ e i nostri amici bergamaschi While Sun Ends; un abbraccio ai piacentini Kubark e ai cremonesi Lamantide e a tutti coloro che seguono la scena underground partecipando attivamente ai concerti credendo e conferendo importanza ai live stessi, momento impagabile di reale rispetto tra musicisti. Ringraziamo infinitamente chi scarica il disco e chi condivide i nostri pezzi; è inoltre possibile acquistare online la copia fisica di ‘Samaroid Dioramas’ sulla nostra pagina di Bigcartel, e stiamo lavorando per riversare l’intero disco su vinile. Infine, grazie mille a voi di Metalitalia.com per lo spazio dedicato e per le bellissime parole spese in sede di recensione. A presto!
Link:
Facebook – facebook.com/sunpocrisy
Bandcamp – sunpocrisy.bandcamp.com
Youtube – youtube.com/user/sunpocrisy
Bigcartel – sunpocrisy.bigcartel.com
Soundcloud – soundcloud.com/sunpocrisy “.

 

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.