La coerenza di un personaggio come Michael Kiske è ormai proverbiale. Raggiunta la fama quando era solo un teen-ager, insieme agli Helloween il nome del cantante tedesco è entrato ufficialmente nel firmamento dei grandi nomi che hanno dato vita e fortuna alla scena metal! Poi la fuoriuscita dalla band, il netto distacco dal metal ed una serie di poco fortunati album solisti hanno fatto sì che Michael arrivasse ad essere ‘licenziato’ dalla sua casa discografica. Poteva il nostro eroe demoralizzarsi? No, coerentemente con la propria concezione di musica, Kiske si è rimboccato le maniche ed è riuscito a mettere in piedi una vera e propria band, i Supared che , pur lontani anni luce da qualsiasi stilema heavy metal, suonano musica genuina, onesta e soprattutto senza nessuna pretesa dettata dal music business. E’ rilassato e soddisfatto Michael Kiske, raggiunto dai nostri microfoni, si lascia andare in un fiume di parole…MICHAEL, COMINCIAMO SUBITO A PARLARE DELLA NASCITA DEI SUPARED.
“Ok, intanto la prima cosa che ho voluto fare con questa mia nuova creatura è stata intenderla come una vera e propria band, per cui su questo disco non appare semplicemente il nome ‘Michael Kiske’, ma Supared. Se ci pensi la musica rock è per lo più intesa con il concetto di band, non di artista solista, di conseguenza la nascita dei Supared è arrivata in maniera più che naturale…in passato le cose erano ancora diverse, per me non era ancora arrivato il momento giusto poiché volevo esprimere la mia musica personale e capire ciò che veramente volevo. Se ricordi, durante i primi sei-sette anni dallo split con gli Helloween, ho praticamente smesso di rilasciare interviste, mi sono allontanato dalla scena metal e ritirato in una sorta di eremitaggio, proprio perché volevo capire a cosa sarebbe stato legato il mio futuro. Dovevo capire effettivamente ciò che volevo fare, in questi anni ho letto molto, specialmente una gran quantità di libri di filosofia, c’erano delle domande a cui dovevo assolutamente trovare una risposta, e fra queste vi era la mia concezione di arte, di musica. Purtroppo una parte del metal stava prendendo una piega verso il male, si affermavano gruppi con tematiche inerenti Satana o la morte, comunque molto negative e lontane dalla mia concezione di heavy metal. Non ti nascondo il mio disappunto per l’affermarsi a icone, ad una sorta di esempio per i fans, musicisti che trasmettevano il male. Era difficile per me continuare a riconoscermi all’interno di questa scena, ed il mio ‘isolamento’ è stato necessario per chiarirmi le idee su diversi aspetti della mia vita e della mia persona. Oggi la mia pace l’ho trovata nella musica rock…”
QUALE SIGNIFICATO SI CELA SOTTO IL MONIKER SUPARED?
“Ad essere onesto, Supared non è una parola che cela arcani segreti o significati particolari, semplicemente cercavo qualcosa che desse l’idea di un forte colore rosso. Il rosso è un colore molto caldo e che attira su di sé l’attenzione dell’occhio, inoltre si ricollega ad alcuni simboli della cristianità molto forti. Non fraintendermi, non sono un bigotto, separiamo il concetto di Chiesa da quello di Cristianità, semplicemente ci sono alcune icone, alcune simbologie, che ritengo molto interessanti.”
IL SOUND DI “SUPARED” E’ SICURAMENTE ORIENTATO SUL POP-ROCK, MA CI SONO ALCUNI CASI, COME “RECONSIDER”, CHE MANTENGONO ANCORA QUALCHE INFLUENZA HARD ROCK…
“Sì, anche se può sembrare strano, ‘Reconsider’ mi ricorda certe soluzioni dei Judas Priest, le strofe mi hanno fatto tornare alla mente ‘Electric Eye’ nonostante i vocalizzi siano molto influenzati da bands come gli U2. Poi è chiaro che ognuno, a seconda del proprio orecchio, può imbastire tutti i paragoni che vuole, il bello della musica è che non esiste un parametro fisso di analisi, la soggettività assume grande importanza in questo caso.”
COSA MI DICI, INVECE, DELLE TEMATICHE AFFRONTATE?
“Per lo più i brani parlano delle mie esperienze e dei problemi che ho attraversato nella mia vita. In alcuni casi questi vengono trattati anche in maniera decisamente ironica, magari con testi cupi accompagnati da una musica solare. Questo è il bello del rock, ti da un’infinita serie di possibilità di espressione non per forza basata sulle sole parole. Attualmente, nel momento in cui inizio a dedicarmi ai testi dei pezzi, cerco di non trattare mai tematiche come ‘peace & love’, non mi piace quando un musicista cerca di influenzare il modo di pensare della gente e proprio per questo preferisco magari scrivere delle mie esperienze personali, della mia vita. Ovvio che ciò di cui parlo viene espresso attraverso il mio punto di vista, le mie concezioni, ma questo è inevitabile proprio perché le persone sono tutte diverse fra loro.”
MICHAEL, CREDI CHE TI IMBARCHERAI IN UN TOUR DI SUPPORTO A “SUPARED”?
“Ancora non so rispondere a questa domanda, dovremo aspettare i responsi delle vendite: sei numeri parleranno a nostro favore, avremo sicuramente la possibilità di andare in tour, altrimenti sarà difficile.”
COME TI TROVI A LAVORARE CON LA NOISE?
“Sono molto contento delle persone con cui ho a che fare. Sembrano avermi capito come persona e non mi hanno fatto pressioni sulla direzione musicale dei pezzi, credo un musicista non possa chiedere di meglio. Non avendo una major che spende miliardi in promozione, l’interesse che susciti nelle persone che ti ascoltano è fondamentale, se ci crede la tua etichetta ci sarà anche una sorta di ‘passa parola’ che pian piano arriverà alle orecchie dei fans!”
ULTIMAMENTE TI ABBIAMO VISTO PARTECIPARE AD UNA SERIE DI PROGETTI METAL COME “AVANTASIA”, “MASTERPLAN” O IL DISCO SOLISTA DI TIMO TOLKKI. SAI GIA’ COSA I TUOI FANS STARANNO PENSANDO, VERO?
“Ah ah ah, certo che lo so, tutti si aspettano che Michael Kiske ritorni un cantante metal full time! Vedi, questa è una delle ragioni principali per cui sul primo capitolo di ‘Avantasia’ ho voluto usare lo pseudonimo di Ernie, la mia intenzione era proprio quella di evitare il diffondersi di voci su un mio possibile ritorno al metal. Non rinnego il mio passato, il metal fa ancora parte di me, però da tempo non mi da più stimoli! Anche quando suonavo insieme agli Helloween, erano Kai Hansen e Michael Weikath a comporre le tipiche speed metal song, i pezzi che portavano la mia firma avevano un stile totalmente diverso…non ho mai amato composizioni alla velocità della luce. Parlando di Timo Tolkki, beh, il pezzo su cui ho cantato non si può definire metal, è una sorta di ballad molto intensa…quando l’ho sentita mi è piaciuta e ho deciso di cantarci sopra, tutto qui. Ho anche partecipato su un paio di brani di ‘Aina’, il nuovo progetto di Sascha Paeth (chitarrista degli Heavens Gate nonché produttore di bands come Rhapsody, Kamelot…ndJR): quando ho sentito i pezzi sono rimasto meravigliato, non sentivo una musica del genere da anni, per cui non ho potuto fare a meno di accettare. I due pezzi su cui ho cantato sono stati concepiti come una specie di musical, ed il disco intero, a parte un brano in stile Helloween, non si può certo definire come ‘metal oriented’.”
INVECE CHE MI DICI DEI MASTERPLAN? VEDERE INSIEME TRE EX HELLOWEEN POTREBBE AVER ALTERATO L’UMORE DI QUALCUNO IN PARTICOLARE…
“Ahahah, se ti riferisci a Weiki probabilmente sì, ma francamente è un problema suo! Ho partecipato su un brano dei Masterplan per lo stesso motivo che mi ha fatto cantare sui pezzi di Kai Hansen…loro sono miei grandi amici, con Kai ci sono stati alcuni problemi fortunatamente risolti, ci siamo parlati e, visto che le canzoni mi piacevano, ho deciso di cantarci sopra.”
TU NON SEI UN ARTISTA CHE SFORNA UN DISCO OGNI ANNO: RIESCI ANCORA A VIVERE DI MUSICA?
“Oggi non faccio fatica ad ammettere che mi è molto più difficile rispetto al passato! Riesco ancora a vivere, non sono assolutamente coperto d’oro, ma si riesce a campare. Il periodo più difficile in assoluto della mia carriera è stato dopo l’uscita del mio secondo album, quando a causa delle vendite non soddisfacenti mi sono trovato senza più alcun contratto. Fortunatamente le difficoltà sono durate solo poche settimane, poi è arrivato un nuovo contratto che mi ha permesso di continuare il mio lavoro, fare dischi. Il comporre porta via tempo, ed il tempo è danaro…”
CHE DIRE, SICURAMENTE SE AVESSI VOLUTO RIEMPIRTI LE TASCHE, TI SAREBBE BASTATO FARE UN DISCO POWER “ALLA HELLOWEEN” E I TUOI PROBLEMI SAREBBERO FINITI SUBITO. LA TUA ONESTA’ E LA TUA COERENZA, VERSO TE STESSO E VERSO I FANS, CREDO SIANO DA LODARE…
“Grazie davvero, non sai quanto le tue parole mi facciano piacere! Sono d’accordo con te, sarebbe stato facile, proprio la cosa più facile del mondo tornare con Kai Hansen, andare insieme in studio e, in tutta tranquillità, comporre ‘Keeper Of The Seven Keys part III’…stai certo che le mie tasche si sarebbero rimpinguate a dovere! Ma non è questo il punto. Io dalla musica voglio sensazioni, voglio che i pezzi che scrivo mi trasmettano forti emozioni, mi eccitino, oggi però questa eccitazione non la trovo nel power metal. Quando abbiamo registrato ‘Keeper I’ e ‘Keeper II’ sentivo il sangue ribollirmi nelle vene, erano dischi in cui credevo, ma sono passati ormai quindici anni…Chi lo sa, non posso escludere a priori che tra dieci anni il metal torni a regalarmi quelle sensazioni di cui ti parlavo, ma fin quando non accadrà io mi sentirò realizzato solo a suonare la musica che mi proviene dal cuore, anche se i miei dischi vendono cinquanta, cento volte meno degli Helloween non me ne preoccupo perché sono in pace con me stesso.”
C’E’ QUALCOSA NELLA TUA CARRIERA CHE OGGI CAMBIERESTI?
“I musicisti sono prima di tutto esseri umani, quindi come tutti fanno degli errori. Anch’io ne ho fatti, ma non rimpiango nulla e sai perché? Proprio per i motivi di cui ti parlavo, ho sempre fatto ciò che sentivo fosse giusto fare, senza mai farmi influenzare da trend o da qualsiasi altro agente esterno. “
A DISTANZA DI ANNI, LA TUA VOCE E’ ANCORA IN GRANDISSIMA FORMA. HAI QUALCHE SEGRETO PER MANTENERLA COSI’ BRILLANTE?
“No, nessun segreto, ad essere onesto quando mi si pone questa domanda, rispondo sempre che l’unico accorgimento che uso è non bere alcool e non fumare, oggi come in passato. Personalmente odio l’odore ed il sapore dell’alcool, non ne sono mai stato attirato, il tutto a vantaggio della mia voce. Ultimamente ho ripreso ad allenarmi, ma devi sapere che ci sono stati lunghi periodi, addirittura si parla di due anni filati, durante i quali non ho mai, mai, mai cantato. Oggi me ne pento, ma ai tempi ero proprio fuori dal music business.”
OK MICHAEL, SIAMO AL TERMINE DELL’INTERVISTA.
“Vi ringrazio per lo spazio concesso e spero che ‘Supared’ possa piacere a tutti i fans. So che non è un disco metal, ma è comunque musica onesta….almeno un ascolto consiglio di darlo. Ciao!”
SUPARED – Intervista a Michael Kiske
Pubblicato il 23/03/2003 da Andrea Raffaldini
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