TANKARD – Riflessi incondizionati

Pubblicato il 03/10/2022 da

Una sana amicizia che perdura da anni – da quaranta per la precisione, anzi di più, a dire il vero. Perché Andreas Gerre Geremia e Frank Thorwarth si conoscono sin dai tempi della scuola, ed un giorno del 1982 hanno deciso di fare uno scambio di strumenti, dando vita ufficialmente ai Tankard, una delle band simbolo del thrash metal di matrice tedesca. Quello più caciarone, festaiolo, birraiolo ma non per questo meno impegnato rispetto a quanto proposto da altre band. Amici di vecchia data i quali, insieme ai due compagni di viaggio, Andy Gutjahr e Olaf Zissel, hanno rilasciato lo scorso venerdì il diciannovesimo album a firma Tankard: “Pavlov’s Dawgs” a sottolineare ancora una volta quella reazione condizionata secondo cui il binomio birra e thrash chiama immediatamente in causa il quartetto di Francoforte. Di questo e altro ne abbiamo parlato insieme a Frank, bassista e fondatore del gruppo teutonico.

CIAO FRANK, BENVENUTO TRA LE PAGINE DI METALITALIA.COM. CON LA PUBBLICAZIONE DI “PAVLOV’S DAWGS” AVETE CELEBRATO AL MEGLIO I QUARANT’ANNI DI CARRIERA. COSA RICORDI DI QUEL GIORNO LONTANO DEL 1982, QUANDO TUTTO EBBE INIZIO?
– Ho ricordi semplicemente favolosi. Torniamo quindi all’inizio e per far questo dobbiamo spostarci al 1981. Eravamo io, nelle vesti di ‘cantante’ e altri due ragazzi: Axel (Katzmann) e Bernhard, entrambi chitarristi, anche se quest’ultimo però non entrò mai ufficialmente nella band. Ci ritrovavamo nella cantina di Axel a fare un po’ di rumore: loro suonavano e io tentavo di urlare qualcosa nel microfono. Avevo pure registrato qualcosa ma, sfortunatamente, o fortunatamente, è andato tutto perduto. Alla fine, avevamo trovato una certa solidità e allora ci siamo messi a cercare gli ultimi due componenti, bassista e batterista. Gerre era il nostro migliore amico, nonchè compagno di classe; per la cronaca conosco Gerre da quando avevamo sei anni. Anche lui amava l’hard rock e l’heavy metal e quindi chiedergli se voleva diventare il nostro bassista era più che logico. Da parte sua, prima di iniziare, voleva andare a scuola di musica… ma non voleva farlo da solo, e così mi ha chiesto di unirmi a lui. Alla fine, abbiamo scoperto che io sono un bassista migliore e lui è il cantante migliore (ride, ndr)! Nel frattempo, un altro compagno di classe ha sentito parlare delle nostre attività e ci ha detto che era un batterista; ed ecco quindi Oliver (Werner) il nostro primo drummer. Più tardi, come detto, Bernhard ha dovuto andarsene, e abbiamo chiesto ad un altro ragazzo che, sapevamo, amava come noi l’hard rock e suonava la chitarra. Era Andy (Boulgaropoulos il quale ha contribuito alla stesura di gran parte dei testi contenuti nel nuovo album, come per esempio “Diary Of Nihilist”, “Memento” ed “Ex-fluencer”), e a questo punto la band era al completo.

COSA MI DICI INVECE RIGUARDO AL VOSTRO NOME? DA DOVE ARRIVA L’IDEA DI CHIAMARVI TANKARD?
– Anche questa domanda rimanda ad un simpatico episodio. Ne avevamo in mente tanti, ma ogni volta scoprivamo che erano già in uso da altre band. Per cui decidemmo per Avenger, sembrava quello giusto. Ma tuttavia abbiamo poi scoperto che gli Avenger già esistevano. E fu in quel momento che un giorno Axel, stava guardando un dizionario inglese solo per trovare una parola che suonasse bene. È venuto da me e mi ha chiesto: “Ehi Frank, cosa ne pensi di ‘Tankard’?” e io risposi “Perchè no?“, senza sapere esattamente cosa significasse. “E cosa vuol dire? Bere tanto alcool? Bene“: ci piacque e per farlo ancor più nostro decidemmo di intitolare il secondo demo “Alcoholic Metal”, andando così a creare, quasi involontariamente, un nuovo genere di metal.

UNA STORIA DI METAL ALCOLICO CHE DURA ORMAI DA QUATTRO DECENNI, CELEBRATA CON L’USCITA DI “PAVLOV’S DAWGS”. COME SI SONO SVOLTE LE REGISTRAZIONI DEL NUOVO ALBUM?
– Il tutto ha preso avvio lo scorso anno. Inizialmente si è lavorato in maniera individuale con Andy che ha iniziato a stendere alcuni riff. Da qui il passaggio a Gerre così da individuare le migliori linee vocali da inserire sui vari riff. Il passaggio successivo è stato quello di trasferirci proprio a casa di Andy il quale ha un piccolo studio; lì abbiamo provato insieme, confrontandoci sulle varie idee tra varie indecisioni e chiacchiere (ride, ndr). Deciso il tutto, ho inserito pure le mie linee di basso. Ultima tappa, in studio di registrazione così da dar vita a “Pavlov’s Dawgs”. Diciamo quindi che, nonostante le difficoltà dovute al periodo per nulla semplice, siamo riusciti a seguire il nostro abituale processo di lavoro.

UN TITOLO, “PAVLOV’S DAWGS” CHE SUONA COME UNA GARANZIA, ANZI COME UNA VERA E PROPRIA TEORIA METAL-SCIENTIFICA!
– Esatto, possiamo dire anche noi siamo dei cani di Pavlov, solo che non corriamo al suono del campanello ma quando sentiamo aprire una bottiglia (ride, ndr); ed il ritornello del pezzo è lì a ricordarlo: “I hear the fizz, i hear the plop, and it occurs to me I am Pavlov’s dawg“.

ALL’INTERNO DELL’ALBUM NON SI PARLA SOLO DI BIRRA OVVIAMENTE: ABBIAMO “EX-FLUENCER” A TRATTARE IL MONDO DEI SOCIAL MEDIA OPPURE “LOCKDOWN FOREVER” IL QUALE HA CERCATO DI INQUADRARE IL PERIODO PANDEMICO SOTTO UN ALTRO PUNTO DI VISTA, QUELLO DEI TANKARD.
– Sì, con un pizzico di ironia. Cosa fare se fossi per sempre in lockdown? Mangiare continuamente pizza, ordinata rigorosamente tramite delivery, ascoltare metal giorno e notte, fare yoga, karaoke in solitudine. Purtroppo tutti noi siamo stati costretti per due anni a vivere situazioni simili e allora abbiamo voluto sdrammatizzare un momento per nulla facile.

E’ UNO DEI VOSTRI MARCHI DI FABBRICA, UNA DELLE VOSTRE ABILITA’: PARLARE DI COSE SERIE CON IRONIA, CON IL SORRISO SULLE LABBRA. NON E’ PER NULLA SEMPLICE.
– Hai perfettamente ragione. Ci proviamo ogni volta: ci sforziamo dei ragazzi, non più giovani, divertenti affrontando anche temi più seri. Quando siamo insieme, anche solo per bere una birra, oppure quando siamo in tour, quando siamo ad un concerto oppure siamo seduti in aeroporto osserviamo la gente, raccogliamo idee e se pensiamo che qualcosa funziona lo annotiamo per metterlo sul nuovo album, cercando poi delle idee per i testi, ovviamente in modalità Tankard.

QUAL E’ IL VOSTRO PIANO D’AZIONE PER LA PROMOZIONE DEL NUOVO ALBUM?
– Non faremo un vero e proprio tour ma alcune date sparse da qui sino alla fine dell’anno (l’intervista è stata realizzata alla fine del mese di agosto, ndr). Tra le altre suoneremo pure in Messico insieme a Sodom, Kreator e Destruction. Speriamo per l’anno prossimo di tornare ovviamente anche in Italia: siamo passati lo scorso maggio in quel di Parma, Venezia e Roma ed è stato fantastico.

A PROPOSITO DI SODOM, KREATOR E DESTRUCTION, QUANDO VEDREMO UN TOUR SIMILE IN EUROPA?
– Credo che non accadrà mai… E non perchè vi sia chissà quale ragione di fondo, o un motivo speciale. Purtroppo non siamo mai stato in grado di trovare il tempo di farlo: è veramente difficile mettere insieme tutti gli impegni delle band; i Destruction, come i Kreator e gli stessi Sodom sono impegnati quasi tutto l’anno per cui è praticamente impossibile incastrare le varie date. Non vi è qualcuno che non vuole una cosa simile, si tratta più che altro di impedimenti, come dire, burocratici.

PARLANDO SEMPRE DI QUESTE QUATTRO BAND, SIMBOLO ASSOLUTO DEL THRASH TEUTONICO: RISPETTO ALLE ALTRE TRE, SIETE IL GRUPPO CON LA LINE-UP PIU’ LONGEVA DI SEMPRE. QUAL E’ IL SEGRETO DI QUESTA SOLIDITA’?
– Sì beh in effetti, Olaf è con noi dal 1994, sono quindi passati ventotto anni, ormai, e pure Andy suona nei Tankard da ventiquattro, io e Gerre vabbe’… E pure la crew è ormai storica, per non parlare del nostro manager Buffo, datato 1986! Siamo semplicemente una famiglia, che si rispetta nel momento in cui ognuno – come disse Andy dopo un paio di anni dalla sua entrata – può liberamente dire ciò che vuole e portare nuove idee senza alcune restrizioni. Un altro motivo può essere anche quello che ognuno di noi ha un altro lavoro e praticamente siamo in tour solo nel fine settimana, per cui ci si vede per vivere un momento speciale, di condivisione. In ultimo, e forse è l’elemento più importante, siamo amici; ci si trova, si beve insieme, si fa musica insieme. E questo è quanto: non so se sia un segreto o meno, ma è lo spirito giusto che ci tiene legati.

COME GIUDICHI IL THRASH METAL NEL 2022? COSA STAI ASCOLTANDO IN QUESTO MOMENTO?
– Ti dirò, in questo momento sto ascoltando te (sghignazza, ndr). No dai, scherzi a parte, ultimamente sto ascoltando i Machine Head e poi vado sul classico come Exodus. Per quanto riguarda il thrash metal, ed il metal in generale, vedo che ci sono sempre parecchi giovani vogliosi di suonare, di fare rumore e di emergere, per cui dico che questo movimento proseguirà ancora, sempre!

QUARANT’ANNI DI TANKARD: QUAL E’ LA PIU’ GRANDE SODDISFAZIONE DELLA TUA CARRIERA?
– Sarò sincero: siamo ancora in grado di suonare, vi è ancora molta gente che ama la nostra musica e viene a vederci. Stop!

PARLANDO DI CARRIERA, DI EPISODI STORICI VE NE SARANNO PARECCHI: TE NE RICORDI UNO IN PARTICOLARE, ANCHE DIVERTENTE, CHE VORRESTI CONDIVIDERE CON NOI?
– Sì, ne ho uno davvero divertente che non dimenticherò e non dimenticheremo mai. Anni ’90, eravamo in Germania, dove esattamente non lo ricordo, e per alcune settimane viaggiavamo a bordo di un nightliner dove, in pratica, l’autista rimaneva isolato nella parte anteriore del mezzo, mentre nel retro avevi tavolini, letti e quant’altro. Bene, dopo uno show, siamo saliti per viaggiare di notte e raggiungere la successiva località. Ricordo che ad un certo punto è iniziata una festa clamorosa tra birra, musica sparata a tutto volume (mi sembra fossero gli Slayer) e tutti senza maglietta che saltavamo ovunque, continuando a rimbalzare qua e là. Ad un certo punto ci siamo fermati ad una stazione di servizio, continuando ovviamente con la nostra personalissima festa. Non so bene come avvenne, ma qualcuno della zona chiamò la polizia la quale, una volta ripartiti, ci raggiunse in strada e ci fermò. Io me ne andai in bagno, da dove potevo comunque capire cosa stava succedendo. E mentre nel retro i ragazzi proseguivano a saltare a suon di Slayer, la polizia iniziò a parlare con l’autista dicendogli che erano arrivate alcune segnalazioni di disordini avvenuti poco prima nei pressi della stazione di servizio. L’autista, preso un po’ dal panico, invitò la polizia a parlare coi ragazzi nella parte posteriore del bus. E quando gli agenti arrivarono e si ritrovano di fronte a quelle scene, con questi giovani mezzi nudi, ci dissero immediatamente di proseguire: “Go away please!”, anche loro si arresero a tale pandemonio. (ride, ndr)!

QUARANTA CANDELINE, SPESE INTERAMENTE CON ANDREAS GERRE. HAI L’OCCASIONE DI DIRGLI TUTTO QUELLO CHE VUOI, VAI!
– Posso solamente dire che lo amo ancora! ‘Still loving you‘ come cantavano gli Scorpions.

LA DISCOGRAFIA DEI TANKARD ANNOVERA DICIANNOVE DISCHI: RIUSCIRESTI AD INDICARCI I CINQUE PEZZI CHE PREFERISCI IN ASSOLUTO?
– Questa è difficile! Ti dico subito che nel nuovo album vi sono diversi brani che mi piacciono molto, tuttavia, dovendo scegliere vado per “On The Day I Die” anzi, ho già detto a mia moglie che il giorno in cui morirò voglio che venga suonata al cimitero. Un altro pezzo che mi piace davvero molto è “Rapid Fire” (dall’album “A Girl Called Cerveza”,ndr); poi, fammi pensare, direi “The Horde” (da “Beast Of Bourbon”,ndr), “Octane Warriors” (da “Thirst”,ndr) e sicuramente “Zombie Attack”. Bella domanda comunque: di solito si parla di album preferiti, è la prima volta che qualcuno si concentra sui singoli pezzi!

ULTIMA DOMANDA, FRANK: LO SCORSO MAGGIO AVETE FESTEGGIATO LA VITTORIA DELL’EINTRACHT FRANCOFORTE IN EUROPA LEAGUE (GERRE E BUFFO SONO TIFOSISSIMI DELL’UNDICI TEDESCO). VI ABBIAMO VISTO IN AZIONE A SIVIGLIA DURANTE L’EVENTO DEDICATO AI SUPPORTER PRIMA DEL MATCH CONTRO I RANGERS DI GLASGOW. COM’È ANDATA?
– E’ stato fantastico. Abbiamo suonato davanti ai tifosi l’inno dell’Eintracht “Schwarz-weiß wie Schnee” che, tra le altre cose, viene trasmesso prima di ogni partita casalinga del club durante la Bundesliga. Una bella festa che, grazie alla squadra, è proseguita poi sul campo. Tutto bene tranne una cosa: purtroppo la birra era vietata all’interno dello stadio, solo acqua… C’erano 35 gradi e una bella birra sarebbe stata l’ideale. Per fortuna è arrivata la vittoria finale!

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