TAV – Nell’inizio e nella fine

Pubblicato il 18/03/2025 da

Foto di Sonja Rodríguez (sunnyshotmedown, facebook, instagram)

Per chi ha cuore l’inusuale, per chi non ama le rigide restrizioni da pollaio, le categorizzazioni da marchettari che a volte prendono piede anche in contesti artistici, etichettando come mero ‘prodotto’ ciò che semplice prodotto non è, una formazione come i Tav è manna dal cielo.
Il gruppo tedesco è uscito finora con due album brillantemente fuori dai canoni, bizzarri – ma melodici e armoniosi – crocevia di doom, post-rock e metal, darkwave, progressive, soundtrack.
Orgogliosamente inclassificabili, quasi dei The Cure in formato metal, i Tav sono stati finora abbastanza fuori dai radar anche nel mondo underground, per quanto la collaborazione con la rinomata Vàn Records dica molto dello spirito che li anima e della personalità a loro sostegno. Nel novero delle sonorità oscure, dannate, ma eleganti e baciate di una certa vellutata poetica, la band si distingue chiaramente, offrendoci affreschi sonori in coloriture mediamente cupe e per nulla monocromatiche.
Tra l’esordio omonimo e il secondo album “The Ashen Trail”, uscito verso la fine del 2024, la band si è tolta di dosso parte del suo ermetismo, arrivando a scrivere canzoni a loro modo orecchiabili e relativamente facili da approcciare. Non servirà probabilmente ad allargare chissà quanto il loro pubblico, ma va bene così in fondo, perché uno stile così peculiare è normale non possa aprirsi a platee oceaniche.
Nonostante siano piuttosto refrattari a mostrarsi – eufemismo – i musicisti teutonici ben volentieri parlano della loro arte e della loro filosofia musicale, dimostrandosi disponibili a dialogare con noi e sinceramente felici dell’interesse nei loro confronti.

LA VOSTRA AVVENTURA DISCOGRAFICA INIZIA NEL 2020 CON L’OMONIMO ALBUM “TAV”. UN DISCO USCITO PER UNA CASA DISCOGRAFICA METAL, LA VÀN RECORDS, MA POSSIAMO TRANQUILLAMENTE AFFERMARE COME IL VOSTRO ESORDIO NON SIA UN DISCO SOLAMENTE METAL.
È QUALCOSA DI ESTREMAMENTE PERSONALE, OSCURO, DARK SENZA ABBRACCIARE ESPLICITAMENTE UN’ESTETICA O TUTTE LE CONNOTAZIONI DI UNO SPECIFICO GENERE. IN QUELL’ALBUM POSSIAMO APPREZZARE UNA STRANA IDEA DI DOOM, CHE SI INCROCIA CON POST ROCK/METAL, QUALCOS’ALTRO CHE POTREBBE ARRIVARE DAL CROONING PIÙ PLUMBEO E DAL MONDO DELLE SOUNDTRACK. COME È NATO “TAV”?

– Ad essere veramente onesti e franchi, non c’è un modo eccitante per descrivere la sua genesi. Non c’è stato alcun grande progetto preventivo per quell’album, è qualcosa che semplicemente è accaduto, è nato e si è sviluppato nel tempo senza uno schema preordinato.
Avevamo un’idea in testa, quella sì ferma e chiara, in termini di atmosfera ed emozione, mentre fin dal principio sapevamo che non ci volevamo porre restrizioni in termini di genere. Abbiamo iniziato ad esplorare diverse idee tutti assieme in sala prove. Così le cose sono andate sviluppandosi e definirsi in modo molto organico, cercando di catturare il feeling che avevamo in testa.
Per quanto riguarda la cooperazione con la Ván Records: per noi questa è sempre stata più che una metal label. Non si sono mai tirati indietro nel far uscire qualcosa di inusuale, di spiazzante, questo li ha sempre definiti e li ha resi ammirevoli ai nostri occhi. Dato che alcuni di noi avevano già lavorato con loro in passato per altri progetti, sono stati la nostra prima scelta e siamo ben felici di far parte del loro roster.

FACENDO UN PASSO INDIETRO: QUAL È IL SIGNIFICATO DEL VOSTRO MONIKER? È UN ACRONIMO, O COS’ALTRO?
– Il significato non potrebbe essere più lontano da un acronimo. Tav è semplicemente l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, che è anche rappresentata nel nostro logo. In senso biblico, ognuno ha familiarità con Alfa e Omega, che ovviamente derivano dalla traduzione dal greco. Andando ancora più indietro nel tempo, alla radice di questi significati, troverai appunto le controparti di Alfa e Omega, rispettivamente Aleph e Tav. E questa è anche la versione breve del perchè abbiamo scelto proprio questo moniker.

TORNANDO AL VOSTRO PRIMO ALBUM, UNA DELLE SUE CANZONI HA UN TITOLO CHE A MIO PARERE SINTETIZZA AL MEGLIO L’ATMOSFERA INDOTTA DAL DISCO NELLA SUA INTEREZZA. SI TRATTA DI “SILKEN SLUMBER”.
“TAV” È PROPRIO UN ALBUM CAPACE DI TRASPORTARE NELLA DIMENSIONE DEL SOGNO, MESCOLANDO SENSO DI IRREALTÀ, SCONCERTO, INCANTO, TRATTEGGIANDO TALE QUADRO EMOZIONALE ATTRAVERSO UNA MUSICA SOFFICEMENTE PLUMBEA. COME AVETE LAVORATO PER OTTENERE QUESTE SONORITÀ COSÌ PARTICOLARI?

– Il suono del nostro esordio si è sviluppato un po’ da sé, non sapevamo mai in partenza verso quale direzione si sarebbe indirizzata una canzone. Per farti un esempio, legato proprio a “Silken Slumber”: questa è stata la prima canzone che abbiamo mai scritto e le basi sono state poste addirittura la prima volta che abbiamo suonato tutti assieme.
Prima di allora, l’unica idea che avevamo era quella di suonare una specie di black metal atmosferico dalle tendenze doomeggianti. Un’idea preliminare spazzata via immediatamente, appena ci siamo messi a suonare tutti assieme.
Dopo un paio di prove ognuno di noi si è sentito libero di aggiungere qualsiasi cosa gli sembrasse opportuna in quel contesto, da queste prime idee abbastanza vaghe ha preso forma “Silken Slumber”. A quel punto abbiamo semplicemente lasciato che ogni cosa andasse al suo posto. Non siamo stati a interrogarci su cosa sarebbe dovuta diventare questa band, cosa avrebbe dovuto rappresentare.

NELLO SPAZIO DI QUATTRO ANNI, QUELLI CHE SEPARANO “TAV“ DA “THE ASHEN TRAIL”, AVETE CONFERMATO LE QUALITÀ ESPRESSE NEL PRIMO ALBUM, CAMBIANDO UN POCO L’APPROCCIO ALLA MUSICA. IL VOSTRO SECONDO DISCO È PIÙ DIRETTO, PIÙ STRETTAMENTE METAL, LE CANZONI MEDIAMENTE PIÙ COMPATTE E FACILI DA COMPRENDERE GIÀ AI PRIMI ASCOLTI. “TAV” È PIÙ DILATATO E RAREFATTO DI “THE ASHEN TRAIL”. COSA VOLEVATE OTTENERE NEL NUOVO LAVORO E PERCHÉ IL SUONO SI È MODIFICATO IN QUESTA MANIERA?
– So di ripetermi e probabilmente di annoiare, ma anche in questo caso non ci sono state grandi pianificazioni prima di iniziare a scrivere la musica. Abbiamo soltanto seguito l’ispirazione e il feeling. Per ottenere qualsiasi cosa, bisogna indirizzare i propri sforzi verso qualcosa che sembra andar bene per te.
Date le circostanze, il songwriting è stato differente da quello di “Tav”. Abbiamo lavorato più spesso ognuno per conto suo, mettendo poi assieme successivamente le nostre idee, rifinendole e arrangiandole tutti assieme. Anche stavolta il filo conduttore è rappresentato dal nostro intuito, dall’istinto, lasciando accadere le cose invece che cercare un determinato risultato. Il risultato, in effetti, è un poco più diretto nel complesso di quanto prodotto in precedenza.
Dopo tutto, quale sarebbe l’interesse nel guardare alle cose sempre dallo stesso punto di vista, non credi?

FATE CONFLUIRE NELLA VOSTRA MUSICA MOLTE INFLUENZE DIFFERENTI, MA NON È COSÌ SEMPLICE TROVARNE UNA CHE SIA DOMINANTE. SE DOVESSI SPENDERE UN SINGOLO NOME COME TERMINE DI PARAGONE, USEREI QUELLO DEI THE CURE, CHE RICORDATE IN UNA DIMENSIONE PIÙ METALLICA. ASCOLTANDO PROPRIO IL LORO ULTIMO ALBUM, “SONGS OF A LOST WORLD”, MI È VENUTA NATURALE QUESTA ANALOGIA, SIA PER L’ATMOSFERA GENERALE CHE PER IL SUONO IN SÉ. QUALI SONO GLI ARTISTI CHE HANNO EFFETTIVAMENTE MAGGIORMENTE INFLUENZATO IL VOSTRO PERCORSO ARTISTICO SINO AD ORA?
– Prima di tutto, ti ringrazio di questo paragone così lusinghiero, mentiremmo se non ammettessimo che la cosa ci fa molto piacere. Detto questo, non c’è una sola influenza più forte di altre ad indirizzare quello che suoniamo: attingiamo da una miriade di sonorità diverse, praticamente qualsiasi cosa può diventare importante per il nostro songwriting, dal black metal krautrock, dal folk al post-punk. La lista potrebbe proseguire a lungo.
Inoltre, leggendo i paragoni che vengono fatti tra i Tav e altri artisti, tra i quali alcuni che mai ci sarebbero venuti in mente, onestamente – taluni neanche li ascoltiamo o li apprezziamo, a dirla tutta – ci pare anche abbastanza inutile nominare qualche musicista o band in particolare da accostare a quanto suoniamo. Non penso sia un male, che non si riesca facilmente a descriverci, e ci sia una specifica band che viene in mente ascoltandoci.

UNA CANZONE COME “A PILGRIM’S DREAM OF DEATH” È ABBASTANZA ORECCHIABILE E DINAMICA PER I VOSTRI STANDARD, EVOCANDO L’HARD ROCK PSICHEDELICO DEGLI ANNI ’70. AVETE CERCATO IN “THE ASHEN TRAIL” DI ESPANDERE ALCUNE CARATTERISTICHE DEL VOSTRO SUONO, PER ENTRARE IN UNA NUOVA DIMENSIONE?
– Abbiamo cercato modi differenti di esprimere quello che avevamo in testa e la canzone menzionata ne è un esempio. L’ispirazione iniziale per il brano si è sviluppata durante una sessione di prove ristretta a soli due membri del gruppo. Da lì è andata gradualmente crescendo, mentre l’idea iniziale è rimasta fermamente al suo posto.
Secondo noi, una particolare sensazione, specialmente incastonata nel contesto dell’album, non deve essere per forza legata a un solo tipo di suono. Un certo feeling può anche scaturire da sonorità abbastanza differenti tra di loro.
Quindi non abbiamo cercato di espandere la nostra identità sonora forzatamente: crediamo semplicemente sia interessante e bello trovare cose simili in posti diversi e che alcune cose, pur essendo diverse in superficie, spesso portino a raggiungere un medesimo obiettivo comune.

GUARDANDO GLI ARTWORK DEI VOSTRI DUE ALBUM, LEGGENDO I TITOLI DELLE CANZONI, SI HA L’IMPRESSIONE CHE VOGLIATE DESCRIVERE UN MONDO MOLTO DETTAGLIATO, SIA ATTRAVERSO LA MUSICA, CHE TRAMITE PAROLE E ATMOSFERE. POTRESTI DESCRIVERE QUAL È L’OBIETTIVO PRINCIPALE DELLA VOSTRA MUSICA E QUALI LE PRINCIPALI STATI D’ANIMO CHE TENTA DI FAR SCATURIRE?
– Tav riguarda gli inizi e i finali. Indaghiamo le fragilità insite in un modo di vivere vuoto e minaccioso e sui passi che compiamo per scoprire cosa c’è oltre. La sottile linea che divide la virtù e l’inutilità.
Potremmo anche definirlo un viaggio molto personale attraverso la consapevolezza fisica e spirituale, un concetto che mi rendo conto essere assai ampio e interpretabile in tanti modi diversi. Non osiamo dare una descrizione più precisa di questa nostra idea, sarebbe eccessivo da parte nostra offrire una definizione più netta di questa nostra idea. Mentre cerchiamo di portarci in una certa direzione, vogliamo consentire a ogni ascoltatore di trarre dalla musica ciò che per lui è più importante e sente risuonare nel suo intimo.

NELLA MUSICA DEI TAV SONO CENTRALI GLI ARPEGGIATI, SOPRATTUTTO IN “THE ASHEN TRAIL“. PERCHÈ SONO COSÌ IMPORTANTI PER VOI? VI COLLEGA IN QUALCHE MODO A QUALCHE ALTRO ARTISTA, MAGARI PIÙ AFFINE AL CROONING, AL CANTAUTORATO? LA VOSTRA MUSICA PARE IN EFFETTI UN VEICOLO IDEALE PER RACCONTARE DELLE STORIE…
– Nessun elemento della nostra musica, preso da solo e isolato dal resto, è così importante. È sempre una questione di contesto. Alti e bassi, rumore e silenzio, nulla da solo ha grande importanza, è il contesto che glielo dà. Per quanto riguarda la nostra capacità di ‘raccontare storie’: percepiamo le nostre canzoni come fossero un viaggio. E sì, possono anche essere definite come delle storie, delle novelle, o ancora una manifestazione della propria interiorità, un momento onirico.
Tuttavia, preferiremmo lasciare che ad dar loro un’interpretazione fosse l’ascoltatore: ognuno percepisce una storia diversa nella propria singola esperienza di ascolto.

AVETE BEN POCA ATTENZIONE PER LA VOSTRA IMMAGINE. NON AVETE ALCUNA FOTO PROMOZIONALE E NON DITE PRATICAMENTE NULLA DI VOI STESSI. IN UN MONDO COME QUELLO DI OGGI CENTRATO SULL’IMMAGINE, QUANTO È IMPORTANTE PER VOI STARE SOTTOTRACCIA, NASCONDERVI, RIMANENDO COSÌ DISTANTI DAL MOSTRARE VOI STESSI, PER FAR PARLARE ESCLUSIVAMENTE LA MUSICA?
– Il nostro approccio sicuramente non è l’ideale, nel business musicale. Ad ogni modo, pensiamo che avere più cura dell’immagine non aggiungerebbe nulla di significativo. Non sentiamo il bisogno di essere persone per cui provi forti sentimenti o simpatia, creando così una narrazione più banale e accattivante attorno alla nostra produzione musicale.
La decisione di mantenere la nostra immagine pubblica ai minimi termini è arrivata abbastanza presto, del resto. Non siamo importanti, dopo tutto. Non c’è nulla di speciale che ci riguarda, siamo solo persone che suonano la loro musica. Se qualcuno dovesse provare qualcosa di speciale verso di noi, dovrebbe farlo esclusivamente per ciò che la nostra musica sa dargli e nient’altro.

NON SUONATE MOLTO DAL VIVO, ALMENO PER ORA. NONOSTANTE CIÒ, HO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI VEDERVI ALL’OPERA IN UNA DELLE VOSTRE RARE ESIBIZIONI AL CHAOS DESCENDS FESTIVAL.
PROBABILMENTE NON ERA LA SITUAZIONE IDEALE PER VOI, NEL PRIMO POMERIGGIO E IN PIENO SOLE, TUTTAVIA CREDO CHE QUEL FESTIVAL CON LA SUA ETEROGENEA LINE-UP FOSSE UN BUON HABITAT PER LA VOSTRA ECLETTICA VISIONE DEL ROCK E DEL METAL. COME AVETE VISSUTO QUESTA ESPERIENZA? DEBBO AMMETTERE CHE È STATO ABBASTANZA STRANO AMMIRARE UN’ESIBIZIONE COSÌ ELEGANTE E MISURATA APPENA PRIMA CHE SUONASSERO FORMAZIONI BEN PIÙ BRUTALI E FEROCI…

– Nei fatti, quella per noi è stata una situazione ideale. Il Chaos Descends è un festival che ci sta a cuore, siamo suoi fan da tanto tempo. È stata una grande esperienza farne parte. In quel festival, da tradizione, ti puoi aspettare l’inaspettato. Hanno ospitato nel corso degli anni gruppi che nessun altro metal festival oserebbe proporre.
Gli organizzatori propongono spesso cose sembrano bizzarre sulla carta ma, alla prova dei fatti, hanno senso e portano a qualcosa di inimmaginabile, in senso positivo ovviamente. È la prova che sanno guardare al di là della superficie dei singoli giorni e hanno a cuore il vero spirito di ogni singola tipologia di musica, dando la possibilità a formazioni inusuali come la nostra di suonare. Per questo ci sentiamo ben più che onorati di essere stati su quel palco.

CHE TIPO DI REAZIONI AVETE RICEVUTO AI VOSTRI DUE ALBUM? PENSATE DI ESSERE RIUSCITI A GUADAGNARVI UNA PICCOLA, MA DEVOTA AUDIENCE, FORMATA DA PERSONE INTERESSATE A UN TIPO DI SONORITÀ COSÌ FUORI DAI CANONI COME CIÒ CHE SUONATE VOI?
– Direi che siamo più che felici dai commenti ricevuti. Siamo consapevoli che suoniamo qualcosa che non è per tutti, non abbiamo mai cercato di compiacere nessuno. D’altronde, è anche impossibile capire in partenza cosa le persone penseranno della tua musica. Detto questo, non suoniamo per ottenere un riconoscimento all’esterno.
Indubbiamente, però, siamo ben contenti che diverse persone, provenienti dai background musicali più disparati, apprezzino la nostra musica e poi vengano a vederci ai concerti. È bello avere familiarità con alcuni volti, vederli tornare ai nostri concerti.
Se quello che offriamo sia effettivamente ‘metal’ o altro, ecco, su questo punto non saprei trovare una risposta esaustiva. E presumo non sia nemmeno importante farlo. Quello che la musica ti fa provare, dove sa trasportarti con la mente, non è strettamente legato a un singolo genere.

QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER IL 2025? CERCHERETE DI AUMENTARE LE ESIBIZIONI DAL VIVO, CERCANDO ANCHE DI SUONARE ALL’ESTERO?
– Sì, proveremo a suonare più degli altri anni, e di farlo anche fuori dalla Germania. Ma non ci focalizzeremo solo sul numero degli show, cerchiamo anche opportunità che ci soddisfino, che siano adatte a noi. Spero che potremo dare a breve notizie in questo senso.

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