TEMPERANCE – Un’immagine del pianeta

Pubblicato il 21/03/2020 da

I Temperance hanno pubblicato un bellssimo disco, intitolato “Viridian”, nel quale sono riusciti, sicuramente in maniera maggiore rispetto all’album precedente, a valorizzare le caratteristiche della nuova line-up, che vede di fatto la presenza di tre cantanti. In occasione del release party, svoltosi a Milano lo scorso 23 gennaio, ne abbiamo approfittato per incontrare il cantante Michele Guaitoli e farci raccontare qualcosa di questo nuovo lavoro. In effetti ne è venuta fuori una bella chiacchierata, grazie al fatto che Michele si è dimostrato davvero loquace, disponibile ed entusiasta di parlare di questo nuovo disco, di cui dimostra di andare veramente orgoglioso. Ci ha raccontato così davvero tanti dettagli e tanti retroscena, che hanno riguardato sia l’album in generale sia singole canzoni, andando a toccare anche quelli che sono, per così dire, tutti gli aspetti di contorno, dall’artwork fino alle riprese dei video.

IL VOSTRO NUOVO ALBUM, INTITOLATO “VIRIDIAN”, NASCE IN MANIERA UN PO’ DIVERSA DAL PRECEDENTE “JUPITER AND MOONS”: IN QUEL CASO, I NUOVI MEMBRI SONO ENTRATI UN PO’ IN CORSA, MENTRE STAVOLTA LA LINE-UP ERA GIA’ PIU’ CONSOLIDATA: COME E QUANTO HA INCISO QUEST’ASPETTO NELLA REALIZZAZIONE DI “VIRIDIAN”?
– Tanto. Tanto nel senso che io e Alessia siamo entrati nella formazione a Gennaio del 2018 e abbiamo trovato tutto scritto: Marco aveva già preparato tutto, lui il disco aveva iniziato a scriverlo ben prima che la vecchia line-up dei Temperance si sciogliesse. Quello che è successo è che nel momento in cui lui, attorno a Settembre/Ottobre 2017, ha cominciato la scissione della line-up con Chiara, non si è fermato e ha continuato a scrivere i pezzi. Una volta che ha trovato in me ed Alessia i sostituti – questo è successo appunto ad inizio Gennaio – ci ha dato tutto fatto. La cosa che è stata fatta è che ci siam presi una settimana di tempo in cui ci siamo trovati, abbiamo provato i pezzi e abbiamo cercato di entrare nel mood della band: eravamo i nuovi, ovviamente, ma non c’è stato modo di fare nulla dal punto di vista compositivo per noi se non scrivere i testi, ed abbiamo dovuto farlo anche piuttosto velocemente. Con “Viridian” è cambiato invece proprio il metodo compositivo, nel senso che io e Marco ci siamo trovati per una settimana in montagna in una baita che abbiamo affittato, dove lui ha portato dei pezzi che aveva lui, io ho portato dei pezzi che avevo io e ci siamo messi a raccogliere le idee, a elaborarle e a svilupparle. Diciamo quindi che lui ha prodotto i miei pezzi e io ho prodotto i suoi, nel senso che ci siamo confrontati per co-produrre questo disco e alcuni brani sono stati proprio scritti a quattro mani lì, sul posto; quindi è cambiata in maniera radicale la meccanica di produzione del lato compositivo del disco e penso che si senta.

CERTO, STAVOLTA AVETE POTUTO LAVORARE INSIEME DALL’INIZIO…
– Sì, sì, diciamo che comunque noi arriviamo sempre con dei brani che sono pronti, quando ce li presentiamo l’un l’altro abbiamo queste registrazioni che vanno da capo a coda, non arriviamo con il riff o l’idea o la linea melodica che poi si sviluppa, abbiamo già un’idea di brano intero e poi va lavorata assieme.

MI E’ MOLTO PIACIUTA LA PRODUZIONE E IL FATTO CHE SIATE RIUSCITI A CREARE UN SOUND POTENTE, FRESCO E MODERNO. CHI L’HA CURATA E A CHI VI SIETE AFFIDATI?
– Il merito è tutto di Jacob Hansen, un produttore che ha lavorato con gente come i Volbeat, gli Amaranthe, ma il suo curriculum è pieno di nomi, per quanto riguarda il metal melodico è uno dei più gettonati. Abbiamo dato carta bianca dal lato produttivo, nel senso che abbiamo fornito le tracce registrate e quello che ci è arrivato è il mix fatto da lui senza delle direttive, non è che siamo stati a dirgli se un brano suonasse in una maniera piuttosto che in un’altra, lì è il tocco di classe da parte sua che secondo me dà una marcia in più e si sente. Ci avevamo già lavorato per “Jupiter”, il disco dove veramente abbiamo fatto il più grosso salto di qualità, senza nulla togliere a Simone Mularoni, che è la persona che ha curato i dischi precedenti. Tra l’altro negli ultimi anni anche Simone sta facendo dei lavori incredibili, però abbiamo fatto questa scelta per provare a lanciarci in un mondo che effettivamente era diverso da quello dove si era camminato prima e secondo me è stata una scelta vincente.

RIGUARDO L’ARTWORK, INVECE?
– Anche qui carta bianca data all’artista. Diciamo che quando i Temperance coinvolgono qualcuno di esterno, ci piace che possa lavorare in totale libertà: l’abbiamo fatto sia con Tim Tronckoe per quanto riguarda il photo shooting, dove lui ci ha chiesto determinate cose e noi abbiamo cercato di soddisfare le richieste, sia appunto con Jacob Hansen per quanto riguarda il lavoro di mixaggio e mastering. Lo stesso anche per quello che riguarda l’artwork, dove sia per “Jupiter” che per “Viridian” lui (Yann Souetre, ndR) ci ha chiesto il testo di un brano significativo e il titolo dell’album e questo è ciò che noi abbiamo dato: non ha sentito nulla dal punto di vista musicale e non ha voluto suggerimenti su che tipo di tratto fare o delle linee guida e ci ha restituito la cover di “Jupiter”, che ci ha sorpresi in positivo in maniera incredibile. Abbiamo deciso di rifare questa cosa con “Viridian” e penso che ci ripeteremo con il prossimo disco perchè ci sorprende e ci piace essere sorpresi da questo lato.

HO TROVATO VERAMENTE STREPITOSO IL MODO IN CUI SIETE RIUSCITI A INCASTRARE ED AMALGAMARE LE VOSTRE VOCI E L’ENERGIA VOCALE CHE SIETE RIUSCITI A SPRIGIONARE, MENTRE NEL DISCO PRECEDENTE NON MI AVEVATE DEL TUTTO CONVINTO: COME AVETE LAVORATO SOTTO QUESTO PROFILO PER OTTENERE QUESTI RISULTATI?
– Penso sia dovuto alle date fatte insieme e al rafforzamento della line-up di cui si è parlato nella prima domanda che hai fatto, perchè abbiamo suonato quasi settanta concerti tra il 2018 ed inizi 2019 e, ovviamente, per quanto noi tutti ci conosciamo da veramente tanto tempo – perchè conosco Marco da almeno sette/otto anni e Alessia lo conosce addirittura da prima di me – però per quanto ti puoi conoscere umanamente è diverso quando poi ti conosci professionalmente e quindi nei live abbiamo capito in maniera molto chiara quali sono i punti di forza di uno e dell’altro (anzi, dell’altra, ovviamente, nel caso di Alessia), per cui già nel momento in cui stendevamo le canzoni nuove lavoravamo pensando a quali sarebbero state le vocalità con cui ognuno di noi avrebbe affrontato determinate parti. Marco quando ha portato i pezzi in quella settimana di composizione mi ha detto: “Guarda, questa è la parte che farei fare ad Alessia, poi ovviamente se viene meglio a me o a te lo rivalutiamo, ma è una parte che ho scritto pensando a lei”. Questa è una cosa che con “Jupiter” ovviamente non ha potuto fare, perchè come ti dicevo lui aveva i pezzi prima e poi si è trovato a farli cantare ad uno con delle vocalità per cui non erano stati costruiti. Con “Viridian” tutti avevamo delle idee chiare su chi avrebbe dovuto fare quella o quell’altra parte: poi qualcosa comunque è stato cambiato perchè in studio magari veniva meglio una parte fatta da uno piuttosto che dall’altro, ma credo che il sapere già con che tipo di colori si va a scrivere un brano faccia la differenza e sia questo che dia più potenziale a “Viridian” rispetto a “Jupiter”.

DIREI CHE NELLA PRIMA PARTE DELLA TRACKLIST CI SONO CANZONI TENDENZIALMENTE PIU’ DIRETTE E TRASCINANTI. SOFFERMANDOCI SU ALCUNE DI ESSE, MI VIENE IN MENTE “MISSION IMPOSSIBLE”, MA IL TITOLO FA PROPRIO RIFERIMENTO AL FILM?
– Questa non è una novità per i Temperance, nel senso che già in “Limitless” c’era un brano che si chiamava “Mr. White”: ovviamente io e Alessia non eravamo responsabili quella volta ma ai Temperance era piaciuta l’idea di prendere un elemento da fan, quindi in questo caso il telefilm “Breaking Bad”, dove Heisenberg è Mr. White, mentre invece con “Mission Impossible” è stata ripresa questa situazione di fan ‘di qualcosa’ ed è stata riportata in musica. Tutti siamo grossi fan della serie di “Mission Impossible”, in particolare di “Mission Impossible 2”, da cui è tratta questa canzone. È un po’ un caso isolato, perchè in linea di massima tutti i brani dei “Temperance” hanno una morale ed hanno un messaggio, però capita anche che certe volte si è un po’ spensierati. È successo che il titolo della canzone nella versione di pre-produzione l’avevamo chiamato “Mission Impossible” e abbiamo deciso di tenere il titolo e sviluppare il brano.

AVETE REGISTRATO UN VIDELOCLIP PER “MY DEMONS CAN’T SLEEP”: DOPO LA BELLISSIMA LOCATION DELLA SCORSA VOLTA DI CATANIA E DELL’ETNA PER “OF JUPITER AND MOONS”, STAVOLTA COSA AVETE SCELTO?
– È in Valle d’Aosta ed è la stessa location dove sono state girate alcune scene di uno dei film della serie “Avengers”. Noi in realtà non sapevamo questa cosa ma il regista ci ha indicato questo castello, il castello di Verrès, come una location che secondo lui sarebbe stata suggestiva per sposarsi tra il tipo di concept che aveva fatto lui per il video e le liriche del testo ed effettivamente è stato vincente. Anche in questo caso, come ti ho detto già prima, abbiamo dato carta bianca al direttore di scena, Beppe Platania, e lui ha avuto quest’idea, così come aveva avuto lui l’idea di andare sull’Etna.

UN PAIO DI CANZONI HANNO INVECE UN’IMPRONTA ECOLOGISTA COME LA TITLETRACK E “GAIA”.
– “Viridian” non è un titolo dato a caso ma è questa sfumatura, è un pigmento, un colore, che fonde il blu ed il verde ed è un colore che associamo moltissimo all’immagine che si ha della Terra vista dallo spazio, dove appunto il blu del mare si fonde con il verde degli alberi, dei prati: l’immagine tipica che si ha del pianeta. Capita spesso che lo citiamo durante il disco proprio perchè uno dei messaggi che stiamo cercando di dare con questo disco è quello di riflettere su dove siamo in questo momento perchè se oggi abbiamo ancora la fortuna di poter vivere in un mondo che è quello che è, dall’altro lato siamo tutti consapevoli che la situazione ambientale non sta andando per il meglio e magari, tra quarant’anni, noi di questa generazione avremo già vissuto il nostro tempo e saremo tranquilli ma c’è un futuro, è molto veloce e rapido non pensare a quello che sta succedendo perchè noi saremo vecchi o non avremo questo problema però è un po’ egoista, non è il tipo di messaggio che piace ai Temperance, mettiamola così.

NANOOK” INVECE SUPPONGO SIA ISPIRATO AD UNA NOVELLA O A UN VECCHIO FILM, COMUNQUE HO TROVATO QUESTA CANZONE PARTICOLARE E MOLTO CINEMATOGRAFICA CON ELEMENTI ETNICI E C’E’ PERSINO UN CORO DI VOCI BIANCHE, INSOMMA UN PO’ DIVERSA DAL RESTO DEL DISCO.
– Sì, “Nanook” è un esperimento che abbiamo fatto più che altro per la complessità del pezzo, non tanto dal punto di vista musicale quanto dal punto di vista della quantità di strumenti che sono stati utilizzati , perchè c’è sia l’arpa, la cornamusa, il coro di bambini, flauti, violini, il pianoforte, c’è un sacco di materiale oltre la band ed è il brano che di più ci ha impegnati in fase di registrazione proprio perchè volevamo cercare di dargli quest’aspetto e questo volto particolare: secondo me è anche quello che un po’ più si distacca, che emerge da “Viridian” di più per la diversità sonora. Anche qui il titolo è rimasto quello del work in progress: Marco aveva chiamato “Nanook” questa canzone ma semplicemente perchè gli piaceva questo nome e Alessia ci ha costruito poi una storia attorno. Di cinematografico c’è forse il fatto che c’è una narrazione, una storia che si sviluppa durante il testo ma non c’era una volontà da parte nostra di renderla particolarmente cinematografica, è più un risultato.

CIO’ CHE INTENDEVO E’ CHE FA PENSARE UN PO’ A QUALCOSA TIPO UNA COLONNA SONORA…
– Sì, ti fa viaggiare, in effetti è una bella cosa perchè ti fa staccare dalla realtà e ti proietta in questo mondo un po’ etnico, un po’ celtico , un po’ medievale, forse, però anche lì c’è una bella morale, io invito a leggere sempre i testi, perchè ci piace pensare che non li facciamo a cuor leggero, poi se il messaggio non arriva è un altro paio di maniche, ma l’intenzione di metterlo noi ce l’abbiamo.

“CATCH THE DREAM” INVECE MI HA FATTO PENSARE UN PO’ A “WE WILL ROCK YOU” DEI QUEEN: COME VI E’ VENUTA QUEST’IDEA?
– Anche questa è una storia interessante. “Catch The Dream” nasce da un brano che avevo scritto io, che abbiamo sviluppato sempre in questa famosa settimana di baita tra me e Marco. Siamo arrivati ad un punto in cui ci eravamo bloccati e siamo usciti da questo stallo con questo gospel, quindi il brano che c’era prima si sviluppa e sfocia in questo gospel che senti nel disco. Il ritmo è quello che prima aveva la batteria sul pezzo, che abbiamo trasportato su questo battimani e la melodia era invece un arrangiamento della melodia di questo brano. Alla fine dei giochi, succede che riascoltando il disco, il brano non ci piaceva più, però la parte in gospel ci piaceva da impazzire e quindi abbiamo deciso di tagliare tutto quello che c’era prima e di tenere soltanto il gospel, che era quello che abbiamo composto proprio lì, nel senso che io ho datto un incipit, Marco ha dato una risposta, io ho sviluppato un altro passaggio, poi lui ha sviluppato quest’altra cosa, io ho iniziato a buttare giù il testo e nel giro di due ore c’era questo gospel col brano prima e nel giro di quattro ore non c’era più il brano prima e abbiamo tenuto il gospel.

AVETE INCLUSO POI ANCHE UNA BONUS TRACK, “LOST IN THE CHRISTMAS DREAM”: COME MAI UN PEZZO NATALIZIO PER UN DISCO CHE ESCE QUASI A FINE GENNAIO?
– Anzitutto, l’idea di mettere il brano di Natale nel disco non è stata nostra ma è stata una scelta di Napalm, cioè dell’etichetta. Inizialmente noi volevamo isolare “Lost In The Christmas Dream” e renderlo una sorta di singolo natalizio, totalmente dissociato dal disco, perchè Marco da tanti anni aveva il sogno di scrivere questo brano di Natale, io credo lo avesse già ben prima di fondare i Temperance (risate, ndR). Da come ne parla sembra veramente una cosa che lo ha realizzato dal punto di vista personale, un sogno nel cassetto che voleva sviluppare. Noi siamo stati tutti favorevoli a quest’idea e avevamo preparato questo brano che nella nostra ipotetica programmazione andava ad inserirsi come singolo esterno, distaccato dall’album, però vista l’uscita di “Viridian” – che in realtà è stata posticipata, perchè inizialmente doveva essere a fine dicembre ma per tutta una serie di motivi discografici è stata spostata a Gennaio (un mese dove spesso ci sono molte più uscite rispetto a Dicembre che è un mese un po’ più ‘morto’ per via delle vacanze di Natale, ecc., ecc.) – si è deciso di farlo uscire come singolo prima, quindi a inizio Gennaio e di includerlo come bonus track del disco, non c’è altra motivazione.

TRA L’ALTRO QUESTO PEZZO MI HA RICORDATO QUALCOSA TIPO TRANS-SIBERIAN ORCHESTRA.
– Ce l’han detta in tanti questa cosa effettivamente. Penso che sia un insieme di cose dovute al fatto che con un brano di Natale rock, la prima cosa che ti passa per la testa è quella della Trans-Siberian Orchestra e poi queste armonie vocali, certe scelte che facciamo, credo si avvicinino sotto molti punti di vista a quello che fanno loro. C’è un po’ di Savatage, tra le altre cose, nelle sonorità, con questo piano, ecc.

A PARTE QUESTA SERATA COME PENSATE DI PROMUOVERE IL DISCO (L’INTERVISTA SI E’ SVOLTA IN OCCASIONE DEL RELEASE PARTY DI “VIRIDIAN”, ndr)?
– A Marzo e ad Aprile ci sarà un lungo tour con Tarja Turunen (ad oggi, purtroppo molte date sono state ovviamente rinviate a causa del Coronavirus, ndR), che per noi è innanzitutto un onore poter fare visto che siamo stati presi come special guest, non soltanto come opener, per cui è una grossa soddisfazione e per certi punti di vista la cosa ti dà anche un po’ di pressione, perchè comunque stiamo per andare in una tournèe di due mesi con una delle artiste che questo genere l’ha fondato, l’ha creato. Oltre a questo cercheremo ovviamente tramite il nostro management di inserirci in alcuni festival e sicuramente guarderemo avanti anche per fare qualcosa a settembre/ottobre. Attualmente, di ufficialmente programmato c’è soltanto questa tournèe con Tarja e queste quattro date. La cosa che sicuramente sottolineeremo, una scelta che è stata fatta, è che le date in Italia, purtroppo da un lato, per fortuna per altri aspetti, saranno limitate a diventare due o tre come quelle che fa qualsiasi band di caratura internazionale, non perchè vogliamo atteggiarci o fare gli altezzosi, ma semplicemente perchè per tutta una questione di programmazione e di scelte è ovvio che, come ad esempio gli Amaranthe non fanno dieci date in Italia, o gli Infected Rain o i Freedom Call, anche i Temperance faranno un numero molto limitato di date in Italia, distaccandoci quindi un po’ da quello che è stato il nostro passato, dove abbiamo sempre cercato di suonare il più possibile, però purtroppo il lato negativo è che bisogna anche ‘educare’ i fan italiani a capire che se ci sono due date quelle due saranno e bisogna spostarsi. Noi abbiamo un po’ questa voglia di stare seduti e trovare le cose comode che gioca a vantaggio di molte band che possono effettivamente fare tanti passaggi, magari oggi suonare a Bologna, domani suonare a Firenze, dopodomani suonare a Milano, ma anche a svantaggio di alcune band come noi che potrebbero fare cinquanta date ma alla fine si ritrovano a farne due o tre, però probabilmente riusciremo a raccogliere più persone in quelle serate lì, almeno la speranza è questa o magari no, vedremo stasera (risate, ndR).

PER QUANTO ADESSO SIATE CERTAMENTE CONCENTRATI SUI TEMPERANCE, ALCUNI DI VOI COLLABORANO CON ALTRE BAND: C’E’ GIA’ QUALCHE IDEA CHE PUOI ANTICIPARCI O E’ TUTTO FERMO?
– No, no, assolutamente, io in particolare sono quello che è più impegnato in questo momento, visto che suono con i Vision Of Atlantis e con Era. Con i Vision Of Atlantis tra le altre cose avremo una lunghissima tournèe, che partirà a Febbraio e finirà ad Aprile, in cui passeremo anche per gli Stati Uniti, di supporto ai Dragonforce e saranno i nostri primi due tour headliner. Alessia è la vocalist degli Era, dove anch’io contribuisco come voce maschile e con loro abbiamo una tournèe in Francia di un mesetto che è a Dicembre, abbiamo appena finito un altro tour a Dicembre e nel frattempo Marco è tornato da qualche giorno da una tournèe inglese con gli Even Flow, lui suona anche con i Virtual Simmetry, un progetto progressive metal misto italiano e svizzero, Luca suona con i Revenience, per cui ci sono parecchie attività, per non parlare di Alfonso, che di mestiere sostanzialmente fa il turnista, per cui oltre ad avere i Temperance e gli Starbinary come band fisse, ha diversi altri progetti con cui è sempre in attività.

E GLI OVERTURES?
– Purtroppo gli Overtures sono un progetto che mi spiace considerare morto ma in questo momento è in uno stallo ingestibile, per il semplice fatto che la formazione originale a fine 2017 si è scissa per motivi lavorativi, nel senso che il batterista aveva il suo lavoro che non gli permetteva più di reggere la quantità di date che avremmo dovuto fare per poter procedere dal punto di vista professionale, il bassista e il chitarrista idem, per cui ci siamo ritrovati a finire le ultime date con dei sostituti e alla fine dei conti sono iniziate a crescere le altre attività professionali: oggi come oggi io non ce la farei, già è difficile con tre gruppi. Addirittura è capitato che nei Temperance mi hanno dovuto sostituire perchè ero da qualche altra parte in tour, perchè quando ci sono date singole e tournèe, ovviamente la tournèe ha la priorità.

RICORDO DI MARCO ANCHE I LIGHT & SHADE.
– Ah, sì, lì la situazione è la stessa. Io so che loro avevano iniziato a parlare per fare un nuovo disco. Il problema è che Adrienne adesso è con gli Avantasia, Alex Landeburg, che è il batterista, con i Kamelot e con i CyHra (tra l’altro con lui ci siamo incrociati con i Vision Of Atlantis per l’ultimo tour fatto assieme con i Kamelot). So che c’era l’intenzione di ripartire, però il momento in cui ne parlarono è stato proprio prima che Adrienne partisse in tour con gli Avantasia e Alex con i Kamelot, per cui bisogna far combaciare tutti i rispettivi impegni.

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