Se esiste un gruppo che incarna alla perfezione un modo di intendere l’hardcore legato agli stilemi coniati ormai più di vent’anni fa da Agnostic Front e Youth of Today, questi sono i californiani Terror. Giunti al terzo album, i cinque non hanno cambiato strada e con “Always The Hard Way” sembrano aver raggiunto un perfetto compromesso tra sintesi e complessità. Ne abbiamo parlato con la voce della band, Scott.
PUOI INTRODURRE “ALWAYS THE HARD WAY” AL PUBBLICO ITALIANO?
“Il nuovo album è uscito circa due mesi fa. Molto veloce, molto diretto, decisamente vicino al nostro stile classico. Ma si tratta anche di un passo avanti. A partire dalla copertina, fino alla produzione e alla struttura dei pezzi, tutto è meglio di come ce lo aspettavamo. Sono contento al 99% di questo disco.”
SOLO AL 99%?
“Sì, non vorrei sbilanciarmi troppo…”.
PER CERTI VERSI SIETE UN GRUPPO CONTRO TENDENZA. MENTRE MOLTISSIMI GRUPPI HARDCORE HANNO VIRATO VERSO IL MOSH, VOI VI OSTINATE AD ANDARE VELOCISSIMI…
“Ci viene spontaneo. Amiamo l’hardcore più veloce e vitale e ci piace riproporre quello stile. Canzoni molto veloci con rallentamenti improvvisi sono decisamente meglio di canzoni lente e basta! Amo gruppi come Youth of Today, Agnostic Front, tutta gente che in quanto a velocità ne sapeva qualcosa…”.
IL TESTO DI “LAST OF THE DIEHARDS” SUONA COME UN TRIBUTO AI VECCHI GRUPPI HARDCORE…
“Molta gente non conosce la storia dell’hardcore e dei sacrifici che hanno dato vita a questo stile. Ci sono gruppi che usano la parola hardcore e che si definiscono hardcore ma che non riesco a considerare tali. “Last Of The Diehards” è un brano dedicato a gruppi come Sick of It All o Agnostic Front, bands che erano lì quando tutto è nato. Quelli sono i gruppi che dovrebbero fare un sacco di soldi e andare in tour negli stadi. Sono gruppi che in Europa hanno un buon pubblico, ma qui negli Stati Uniti non è così”.
NEI TESTI DELL’ALBUM SI PARLA ANCHE DI RAZZISMO. TROVI CHE SIA ANCORA UN PROBLEMA TANTO SENTITO ALL’INTERNO DELLA SCENA HARDCORE?
“Non credo che il razzismo sia così radicale e esplicito oggi. Una decina di anni fa era comune vedere dei nazi agli show, oggi è molto più raro. Oggi è una cosa più strisciante. Una battuta è una battuta e può essere divertente, ma c’è molta gente che passa il limite. Molti pensano che sia fico sentire gli Skrewdriver e dire ‘ascolto solo la musica, non mi interessa il messaggio’. Mi sembra una stronzata. Nell’hardcore il messaggio è più importante della musica…”.
TRA I COMMENTARIES CHE HAI SCRITTO PER I TESTI DELL’ALBUM NE HO TROVATO UNO PARTICOLARMENTE INTENSO. DICI CHE NEGLI ULTIMI TEMPI ALCUNI TUOI AMICI SI SONO ALLONTANATI DA TE A CAUSA DEL TUO CARATTERE E DEL FATTO CHE BEVI. NON DEV’ESSERE UNA COSA TANTO FACILE DA SCRIVERE…
“Ho scritto molti testi senza dare spiegazioni. Molti gruppi scrivono commentaries di questo tipo e così ho pensato che avrei potuto provarci anch’io. Nel caso specifico della canzone che citi, l’ho scritta pensando a quei fatti e non potevo mentire o evitare di dire di cosa stavo parlando. Non è stato difficile, era una cosa che dovevo fare e l’ho fatta…”.
COSA SIGNIFICA PER TE ESSERE HARDCORE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI?
“Si tratta sicuramente di uno stile di vita; è una cosa difficile da dire a parole, ma per me si tratta soprattutto di trovare una famiglia al di fuori della propria famiglia naturale. Non ho mai avuto rapporti idilliaci con i miei e l’hardcore mi ha dato un’altra famiglia. L’hardcore mi ha insegnato a rimanere giovane, divertirmi, vivere la vita senza condizionamenti”.
INOLTRE UNA BAND COME I TERROR TI DA MODO DI VIAGGIARE PER IL MONDO E FARE QUELLO CHE AMI A LIVELLO PROFESSIONALE…
“Una delle cose migliori della mia situazione è che ho la possibilità di viaggiare moltissimo. Con i Terror ho visitato mezzo mondo e non credo che nessuno di noi avrebbe avuto la possibilità di farlo senza la band. Ci sentiamo molto fortunati e a volte mi chiedo cosa avrei fatto senza i Terror. Non lo so davvero, ma non mi volto indietro”.
AD ESEMPIO SIETE STATI ANCHE IN ITALIA DURANTE IL TOUR CON BIOHAZARD E CALIBAN. COSA RICORDI DI QUEI CONCERTI?
“Era la prima volta che facevamo un tour così grande. Era una grande opportunità per noi e l’abbiamo presa al volo”.
ALL’INTERNO DEL LIBRETTO AVETE INSERITO UNA FRASE DI BUKOWSKI, CERTAMENTE NON UN’ICONA HARDCORE. COME MAI?
“L’ha scelta il nostro bassista. Si tratta di una frase che si intona perfettamente con il mood del disco e ci è sembrato un buon modo per dare alla gente qualcosa su cui meditare. Molti gruppi scrivono testi su cose che non hanno importanza. Musica stupida con testi stupidi. Non è il nostro stile”.
MOLTI GRUPPI SCRIVONO TESTI SUL FATTO DI ESSERE PIU’ GROSSI, PIU’ CATTIVI, PIU’ VEGETARIANI E PIU’ INCAZZATI DI ALTRI…
“Almeno loro stanno pensando a qualcosa, ma ci sono tantissimi gruppi che scrivono spazzatura…”.
QUINDI RITIENI CHE LA MUSICA DEBBA NECESSARIAMENTE ESSERE LEGATA A UN MESSAGGIO ‘PROFONDO’…
“Non la musica in generale, piuttosto l’hardcore o il punk. Se suoni questa musica hai il dovere di dire qualcosa di diverso da ‘la mia ragazza mi ha lasciato’ o stronzate del genere”.
AVETE INSERITO NEL DISCO UN BRANO HIP-HOP, COME MAI?
“L’hip-hop e l’hardcore hanno molto in comune, a partire dalla loro natura underground e dalla passione che gli artisti mettono in quello che fanno all’interno di queste scene. Ci sono moltissimi gruppi hip-hop che reputo ottimi. Mi piacciono molto i Jedi Mindtrick, con cui abbiamo anche collaborato, ma amo anche cose più commerciali come Nas”.