“Dark Roots Of Earth” era certamente tra gli album più attesi dell’anno. I Testament sono infatti tra le band thrash metal storiche più amate e seguite nel nostro paese e con questo ultimo disco hanno saputo soddisfare le aspettative di molti. Forse chi si attendeva un disco più estremo e vicino a “The Gathering”, o più ancora a “Demonic”, sarà rimasto in parte deluso, ma la frangia di thrasher più classicista ha avuto di che gioire all’ascolto di un album vario, che ha amalgamato diversi stili e influenze. Grazie anche al ritorno dietro alle pelli di Gene Hoglan e ad un’intesa ormai totalmente recuperata tra i due chitarristi e compositori, Eric Peterson e Alex Skolnick, i Testament del 2012 sono una garanzia sia su disco che in sede live, cosa non da poco considerando che si parla di una band ormai al trentennale. Prima della pubblicazione del disco, Metalitalia.com ha raggiunto al telefono proprio la mente principale del gruppo, Eric Peterson, per una presentazione traccia per traccia del lavoro pubblicata in anteprima, presentazione che ha occupato buona parte della chiacchierata. Cordiale e disponibile come al solito, Eric ci ha anche concesso qualche minuto extra in cui parlare di come è nato il nuovo album e di qualche altra curiosità…
BENE, ERIC, VUOI DIRCI COME E’ NATO IL NUOVO ALBUM “DARK ROOTS OF EARTH” E DA DOVE HAI TRATTO ISPIRAZIONE PER I BRANI?
“Solitamente traggo ispirazione dalla lettura di un libro, da un film o cose di questo tipo. Poi tutto nasce da un riff. Questa volta, prima di trovarci e provare con la band, mi sono trasferito qualche giorno in Inghilterra dal nostro produttore Andy Sneap, per cercare di mettere assieme qualche idea. Qui a casa mia ho tutti i miei impegni, la famiglia, quindi avevo bisogno di un po’ di tranquillità per lavorare ai pezzi. L’Inghilterra, con quel tempaccio piovoso e quella casa che sembrava un castello del Sedicesimo secolo, mi ha permesso di tornare in America con delle belle tracce. La prima che ho composto lì è stata proprio ‘Rise Up’, la prima del disco”.
HAI COMPOSTO PRINCIPALMENTE TU IL MATERIALE DEL DISCO?
“A me piace scrivere pezzi, ma cerco di non essere l’unico o il principale compositore. Per questo disco, infatti, ho voluto comporre anche assieme ad Alex, che ha spesso delle ottime idee. Ora che si è di nuovo reintegrato alla perfezione nella band, e difatti suona volentieri anche pezzi scritti quando lui non c’era, come ‘D.N.R.’, ho voluto scrivere con lui come ai vecchi tempi di ‘The Legacy’ o ‘The New Order’. Abbiamo passato un paio di settimane solo io e lui concentrandoci sui brani. All’inizio con la batteria ci ha aiutato John Allen dei Dragonlord, poi invece si è unito a noi Gene”.
ALLA BATTERIA ORA INFATTI AVETE DI NUOVO UN ASSO COME GENE HOGLAN. IN CHE MODO HA INFLUITO SUI NUOVI PEZZI RISPETTO A PAUL BOSTAPH, CHE AVEVA INVECE SUONATO SUL PRECEDENTE “THE FORMATION OF DAMNATION”?
“Diciamo che le parti di batteria sul nuovo album sono più variegate rispetto a quanto fatto da Paul su ‘The Formation Of Damnation’. Avere Gene nella band ci ha dato modo di aggiungere anche elementi come blastbeat e passaggi più tecnici, più fantasiosi. Il suo modo di suonare è unico, a volte intricato, ma si è amalgamato perfettamente con il sound dei Testament anche sui pezzi più lenti”.
UNA CONSIDERAZIONE SULLE PARTI VOCALI E SUL SOUND PIUTTOSTO CRUDO DELLA VOCE…
“Sì, per ‘Dark Roots Of Earth’ abbiamo voluto evitare l’eco sulla voce o più linee vocali contemporaneamente in un pezzo. Abbiamo optato per delle parti vocali dal sound più secco e potente e devo dire che la cosa ci piace molto”.
VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA CIRCA LE REGISTRAZIONI E LA SCELTA DEI SUONI DELLE PARTI STRUMENTALI?
“Abbiamo ricercato un sound molto organico e caldo, reale. Abbiamo cercato di evitare di mettere, ad esempio, cinque chitarre ritmiche su un pezzo ma solo due, cosiccome non ci sono esagerazioni con i trigger. Il sound questa volta è più naturale”.
RECENTEMENTE IL CANTANTE DEI FEAR FACTORY, BURTON C. BELL, HA PERÒ DIFESO LA SCELTA DELLA SUA BAND DI REGISTRARE IL LORO ULTIMO ALBUM CON LA DRUM MACHINE, DICENDO CHE COMUNQUE ANCHE SE FOSSERO STATE SUONATE, SAREBBERO COMUNQUE PASSATE PER UN COMPUTER. TU INVECE AL CONTRARIO DICHIARI CHE PER “DARK ROOTS OF EARTH” AVETE USATO SUONI DI BATTERIA PIU’ NATURALI…
“Vedi, dipende un po’ da cosa credi sia giusto fare e cosa credi che stia bene per la tua band. Band come Ministry o Fear Factory potrebbero in effetti anche utilizzare parti di batteria programmate; per i Testament invece non credo che funzionerebbe, perchè nel sound c’è troppo groove per poter usare una drum machine, avrebbe un sound troppo robotico per il nostro stile”.
COSA RAPPRESENTA LA COPERTINA DI “DARK ROOTS OF EARTH”? QUAL È IL SUO SIGNIFICATO?
“Ha diversi significati… Diciamo che fondamentalmente raffigura Kernunnos, il guardiano della foresta, della terra e degli animali, in uno scenario post-apocalittico. Rappresenta gli umani che tentano di ‘ragionare’ con il guardiano e di riavere la Terra dopo che per lungo tempo l’umanità l’ha trattata senza rispetto. Credo che questa sia una cosa di cui in molti oggi si stiano rendendo conto… Il disco però ha diversi significati per noi e ‘Le Radici Oscure Della Terra’ (traduzione italiana del titolo dell’album, ndR) rappresenta anche le oscure radici di noi stessi, del mondo, di ciò che sta per accadere. Le profezie apocalittiche, tra cui quella legata alla fine del calendario Maya, sono un altro dei possibili significati che per noi ha ‘Dark Roots Of Earth’. In molti non credono a queste cose, ma comunque non puoi ignorarle”.
CI SONO NOVITÀ CIRCA LA TUA ALTRA BAND, I DRAGONLORD?
“Certo, ho da poco firmato un contratto con la Spinefarm e dovremmo registrare a ottobre. Ho scritto pezzi per due anni, ma prima d’ora non ho avuto il tempo di registrare per via degli impegni con i Testament e anche degli impegni degli altri membri della band. Abbiamo avuto anche delle occasioni per fare dei tour, ma c’era sempre qualcuno che non poteva; ad un certo punto stavo quasi per rinunciare ai Dragonlord, ma poi la stampa e i fan ogni volta mi chiedevano di questa band, quindi ho deciso di tenere duro”.
RECENTEMENTE DIVERSE BAND STORICHE DELLA SCENA THRASH, COME EXODUS, OVERKILL, KREATOR, HANNO PUBBLICATO DEI DISCHI MOLTO BUONI. QUAL E’ LA THRASH BAND CHE CONSIDERI PIU’ IN FORMA IN QUESTO PERIODO?
“Kreator, direi che loro sono quelli che preferisco. Recentemente hanno lavorato molto bene, come i Testament. Migliorano di volta in volta. In un certo senso sono i Testament europei (risate, ndR)!”.
I CINQUE MIGLIORI ALBUM THRASH METAL DI TUTTI I TEMPI?
“Direi: ‘Reign In Blood’ degli Slayer, ‘Ride The Lightning’ dei Metallica, ‘Bonded By Blood’ degli Exodus, ‘Peace Sells…But Who’s Buying’ dei Megadeth e ‘The Legacy’ dei Testament… anche se mi verrebbe da dire ‘The Gathering’ dei Testament, ma ‘The Legacy’ è più famoso”.
UNA DOMANDA PIU’ PERSONALE: COSA FAI QUANDO NON SEI IMPEGNATO CON LA BAND, QUALI HOBBY HAI?
“Direi che vado in giro in Porsche a tutta velocità a prendere multe (risate, ndR)! No, seriamente, sto imparando a maneggiare la katana, ma la cosa che mi sta appassionando di più ora come ora è il tiro con l’arco. Ho un paio di archi e ora devo dire che me la cavo piuttosto bene”.