TETHRA – Annegare nel mare della vita

Pubblicato il 07/03/2014 da

Abbiamo scoperto gli italianissimi Tethra sul finire del 2013, grazie al loro ultimo lavoro in studio “Drown Into The Sea Of Life”, e ci siamo trovati immersi in plumbee atmosfere death doom dalle oscure e fascinose tinte gotiche. Non è cosa da tutti i giorni trovarsi al cospetto di un lavoro tanto intenso quanto grintoso, ispirato ed emotivo, intelligente ma istintivo, lento ma pericoloso… Abbiamo rintracciato Clode, affabile e disponibile frontman della band, per conoscere più da vicino questa interessantissima nuova realtà nostrana.

Tethra 2014 - Intervista

CIAO CLODE, COMPLIMENTI PER IL VOSTRO ULTIMO ALBUM E GRAZIE PER L’INTERVISTA. BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM, INIZIEREI CON UNA BREVE PRESENTAZIONE DELLA BAND PER I NOSTRI LETTORI CHE ANCORA NON VI CONOSCONO: QUANDO VI SIETE FORMATI AVEVATE GIA’ IN MENTE COME DOVEVA SUONARE UN ALBUM DEI TETHRA?
“La genesi della band è relativamente recente, ci siamo formati durante il 2008 con l’idea di comporre dei brani di doom/death evocativo. La cosa particolare è che prima di ritrovarci tutti insieme nella stessa stanza avevamo in mente un altro tipo di suono, tanto che erano circolate anche delle demo composte con la sola chitarra, ma quando ci siamo ritrovati tutti i nostri ‘piani’ sono stati accantonati, quasi fossimo stati vittime di un maleficio, e alla fine della prima prova avevamo praticamente composto per intero, comprese le liriche, quello che sarebbe diventato il nostro manifesto ‘Everyone Must Die’ e dato inizio a quello che sarebbe diventato il nostro suono particolare”.

“DROWN INTO THE SEA OF LIFE” E’ UN DISCO CHE IN UN CERTO SENSO – CREDO CHE CONVERRAI CON ME – NON INVENTA NULLA DI REALMENTE NUOVO. IL SUO PUNTO DI FORZA PERO’ STA NELLA VOSTRA CAPACITA’ DI SONGWRITING. QUANTO VI HA AIUTATO LA VOSTRA ESPERIENZA NELLE VOSTRE BAND PRECEDENTI?
“Per questo disco, come in generale per tutta la musica che componiamo, non ci sono state particolari pianificazioni. Soprattutto i primi pezzi sono stati composti con una facilità che non avevo mai trovato in nessuna altra band in cui ho militato, semplicemente ci vediamo in sala prove, il più delle volte Belfagor propone un riff o una bozza di canzone e da lì iniziamo a lavorarci improvvisando e migliorando l’idea iniziale man mano. Siamo tutti appassionati di un certo tipo di sonorità oscure nate all’inizio degli anni Novanta, anni che hanno dato alla luce gruppi fondamentali per il doom/death. Noi partiamo dalla nostra passione per quelle band e filtriamo il tutto attraverso le nostre passate esperienze, è per questo motivo che pur non inventando nulla di nuovo ci si trova in estrema difficoltà quando si tenta di avvicinarci ad una sola band. Quando si parla di musica oscura l’eterogeneità è il nostro credo e la Nera Signora la nostra musa ispiratrice”.

COME NASCE UN BRANO DEI TETHRA? AVETE UNA MENTE COMPOSITIVA OPPURE SCRIVETE INSIEME I PEZZI IN SALA PROVE?
“Solitamente un brano dei Tethra nasce da un’idea di Belfagor, poi al riff o al brano completo vengono aggiunti tutti gli altri strumenti attraverso una jam session abbastanza rilassata che ci permetta di provare varie soluzioni melodiche e infine, quando l’ossatura del brano ci soddisfa pienamente, discutiamo su come migliorarlo ulteriormente togliendo o aggiungendo delle parti in modo da rendere tutto il più armonioso possibile”.

ENTRANDO PIU’ NEL DETTAGLIO, QUANDO COMPONETE UNA CANZONE VI BASATE SU UNA SENSAZIONE CHE CERCATE DI TRASMETTERE, SU UN’IMMAGINE, UN SUONO, UN RIFF…?
“Molto spesso sono gli eventi importanti della nostra vita, siano essi drammatici o meno, a ispirare il nostro songwriting. Tutto quello che lascia un segno nelle nostre coscienze e che ci fa cambiare ci fa da costante musa ispiratrice. Siamo quattro persone molto diverse ed abbiamo quindi diversi approcci sia verso la musica che nei confronti della vita in generale; ma questa diversità di vedute è il nostro punto di forza, perché alla fine riusciamo a prendere i nostri rispettivi caos personali e a trasformarli in un qualcosa di unico che acquista un senso compiuto sotto il nome di Tethra”.

MI E’ PIACIUTA MOLTO L’IMMAGINE DI COPERTINA DEL VOSTRO ALBUM. TI ANDREBBE DI SPENDERE DUE PAROLE A RIGUARDO?
“L’immagine che puoi ammirare in copertina è stata creata dalla talentuosa artista visionaria che risponde al nome di Damned in Black per adeguarsi al nostro concept sul trapasso attraverso l’elemento acquatico. Chi non ha mai pensato, trovandosi al cospetto dell’immensità dell’oceano, a come sarebbe lasciarsi andare tra le sue onde, che possono simboleggiare il peso che ci dà vivere ogni giorno durante la continua battaglia dell’esistenza? Nell’immagine di copertina, infatti, si può notare come le persone ritratte cerchino questo tipo di conforto ma che alcune, nel loro ultimo istante, sembrano aver cambiato idea. Attenzione dunque a quello che cercate perché potreste trovarlo veramente e potrebbe non farvi piacere sapere cosa si nasconde al di là del vortice”.

COSA MI PUOI DIRE INVECE A RIGUARDO DEI TESTI DELLE CANZONI? CHI SE NE OCCUPA, QUALI TEMI TRATTANO?
“Come dicevo nella risposta precedente, questo CD si basa su un concept: l’idea che sta alla base delle liriche è quella dell’abbandono di se stessi in un mare che spesso può prendere forme inaspettate e portarci a gesti che non avremmo mai immaginato di compiere. L’acqua, e tutto quello che si può ricollegare ad essa, mi ha aiutato a sviscerare meglio anche alcuni aspetti dell’animo umano. In ‘Drifting Islands’, ad esempio, diciamo che alla fine ogni essere umano somiglia ad un’isola alla deriva, perché è nella nostra natura allontanarci ed isolarci, non solo fisicamente, da chi ci circonda. Purtroppo l’arroganza e l’egoismo che sono tornati prepotentemente, insieme alla crisi, ci hanno portato ad essere più chiusi verso gli altri, abbiamo creato un guscio sottile attorno a noi stessi che dovrebbe permetterci di soffrire meno durante gli eventi che naturalmente la vita ci propone, non siamo più capaci di accettare la sofferenza e la solitudine come mali necessari per migliorarci e renderci più forti e viviamo nel terrore dell’abbandono e dell’incomprensione”.

TETHRA: COME MAI QUESTO NOME?
“Il nome della band per noi è sempre stato sinonimo del cancello che separa il mondo dei vivi da quello dei dipartiti. Poi se cerchi nella mitologia irlandese Tethra era il re dei Fomoriani che regnò dopo la sua morte nel mitico reame del Mag Mell, accessibile solo attraverso la morte o la gloria e visto come una lontana isola o un regno sito sul fondo degli abissi. Tutto, intorno alla musica e al concept lirico di questa band, ci riporta costantemente al nostro ultimo momento, fin dagli albori del genere umano il culto dei morti è stato trattato come una delle più fondamentali e importanti forme d’arte, questo è il nostro modo di rendere omaggio all’inevitabile che dall’alba dei tempi ci affascina, lo conferma la nostra tenuta da palco: delle tonache nere. Siamo i sacerdoti di uno dei culti più duraturi e prolifici dell’intera storia”.

COSA CI SI PUO’ ASPETTARE DA UNA PERFORMANCE LIVE DEI TETHRA?
“Siamo in giro sotto questo monicker ormai da qualche anno e i ragazzi che ci conoscono sanno che mettiamo il massimo della passione in questo progetto, la summa delle nostre passate esperienze, i dischi registrati, i concerti fatti in Italia e all’estero e in generale tutte le straordinarie persone che abbiamo incontrato fin dall’inizio di questa fantastica avventura sono sempre con noi sul palco. Suoniamo perché non ne possiamo fare a meno, abbiamo molto da dire e siamo consci della fortuna che abbiamo nell’avere sempre costantemente intorno amici che non ci fanno mai mancare il loro supporto e che ci rispediscono indietro le vibrazioni che stanno alla base della nostra passione per la musica”.

QUALI SONO LE BAND DEL PASSATO ALLE QUALI SIETE PIU’ AFFEZIONATI? E QUALI INVECE QUELLE PIU’ ATTUALI?
“Contrariamente da quanto si potrebbe immaginare non ascoltiamo solo generi musicali caratterizzati da chitarre pesanti e tematiche oscure, certo band seminali come Black Sabbath, My Dying Bride, Candlemass e Paradise Lost hanno lasciato un segno indelebile nel nostro modo di concepire e suonare musica, ma possiamo dire che è la tragicità stessa della vita a ispirarci di più. Da sempre siamo grandi fruitori dei generi più disparati, io stesso mi sono trovato a cantare in contesti molto differenti tra loro e, anche se devo dire che con i Tethra ho trovato quello che cercavo da anni per arrivare ad esprimermi nel modo migliore, quello che ho passato per arrivare fino a qui mi ha permesso di essere quello che sono. Per quanto riguarda i gruppi attuali la lista potrebbe molto lunga ma, diversamente dai gruppi sopra citati, con cui abbiamo in comune i suoni, con queste band ci sono delle affinità emotive a livello personale e nel modo di vedere la musica: The Black, Opera IX, Thunderstorm, Mater Dea e Midryasi sono alcune di esse”.

MOLTI RAGAZZI TENDONO AD ASCOLTARE MUSICA IN MANIERA MOLTO FRETTOLOSA E DISTRATTA, SICURAMENTE ANCHE A CAUSA DEL DOWNLOAD SELVAGGIO DI MUSICA. QUAL E’ LA VOSTRA OPINIONE A RIGUARDO E IN CHE MISURA QUESTO PUO’ DANNEGGIARE LA VOSTRA BAND?
“Dai tempi di Napster e in generale da quando una normale connessione Adsl è scesa a costi non più proibitivi ed ha potenziato la connessione, si sono aperte per tutti le porte di un universo dalle infinite possibilità. Non c’è nozione che non possiamo ricercare attraverso il dio web e fino a certi limiti non c’è musica che non possa raggiungerci comodamente sul nostro computer di casa. Il problema sta nel come usiamo questo potere smisurato. Ovviamente molto dipende anche dal contesto: non condanno un ragazzino che non avendo introiti scarica sul suo PC la sua musica preferita, le persone che ora hanno trenta-quarant’anni si ricorderanno che vent’anni fa i negozi davano la possibilità di affittare per un giorno o due i CD che volevi, quello era un buon modo per conoscere gruppi nuovi e farti una cultura musicale. Oggi si fa un po’ come una volta ma credo che i tempi portino molta gente ad agire in modo diverso, ormai il numero di band e quindi di dischi in circolazione è decuplicato e questa iniezione massiva di nuova musica ha fatto in modo che ci trovassimo costantemente sommersi da novità musicali non permettendoci di prenderci il giusto tempo per un ascolto di qualità. Siamo nell’era della musica usa-e-getta e purtroppo questo modo di fare non è appannaggio esclusivo solo del pop, ma è entrato nella quotidianità di quasi tutti gli amanti di ogni genere. Per fortuna esistono ancora i veri appassionati che comprano un CD, magari prima sentito via web, per gustarsi non solo la musica ma anche per il piacere di leggere i testi e guardare una bella copertina. Internet può essere una risorsa ma anche un enorme danno per la musica, dipende sempre da come viene usato”.

BENE CLODE, ABBIAMO TERMINATO CON L’INVERVISTA. LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
“Innanzitutto volevo ringraziare Metalitalia.com per averci permesso, con questa intervista, di sviscerare argomenti che rivestono un ruolo fondamentale nella vita dei Tethra. Un saluto anche a coloro che troveranno il tempo di leggere queste righe, spero di avervi aiutato a conoscere meglio la filosofia che risiede all’interno di questa band e che le mie parole vi abbiano lasciato qualcosa su cui riflettere, se così è stato vi aspettiamo ai nostri concerti per continuare il discorso e collaborare insieme perché il metal italiano goda sempre di ottima salute. Che il nero cancello possa attendervi a lungo”.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.