TETHRA – Il suono della Resilienza

Pubblicato il 13/05/2017 da

Gli appassionati e i cultori della scena doom nostrana avranno certamente apprezzato il ritorno discografico di un gruppo come i Tethra: una band che viene da un cambio praticamente totale di line-up con il solo frontman Clode come unico superstite al timone di questa truppa. Nonostante questo terremoto il gruppo oggi pare più solido che mai ha mantenuto la sua personalità e uno stato di forma sorprendente. Per questo ci tenevamo ad approfondire la questione proprio con l’affabile vocalist con cui abbiamo affrontato sia questo che diversi altri temi in questo lungo e piacevole scambio di opinioni.

CIAO CLODE, BENTORNATO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. NONOSTANTE SIANO PASSATI SOLO TRE ANNI DAL VOSTRO DEBUTTO, DA ALLORA SONO CAMBIATE PARECCHIE COSE. AD ESEMPIO, RISPETTO ALLA VOSTRA PRECEDENTE LINE-UP, SEI RIMASTO SOLTANTO TU. TI ANDREBBE DI SPIEGARCI COME SONO ANDATE LE COSE CON I PRECEDENTI MEMBRI DEI TETHRA?
“Come in ogni famiglia che si rispetti anche noi abbiamo avuto i nostri problemi, a volte è dura condividere una passione così viscerale con altri perché ognuno la vede a suo modo e da importanza a cose diverse. Nei Tethra non è successo nulla di diverso rispetto a quello che puoi leggere in ogni biografia di ogni band, a volte la storia si ripete e puoi solo esserne spettatore, attendi che passi la tempesta, cerchi altri musicisti motivati e ricominci da dove avevi lasciato. Spesso si inizia un’avventura musicale con le migliori intenzioni, poi la vita ti assesta un duro colpo che va oltre il lato puramente musicale e le cose iniziano a cambiare mentre cambia anche il tuo modo di vedere le cose. A volte le strade sono destinate a separarsi, spesso si rimane in contatto, altre volte questa cosa non è possibile purtroppo. Ora la situazione all’interno della band è molto più rilassata e il frutto di questo nuovo stato mentale è stato un diverso processo di composizione che ha reso meno ‘arrabbiata’ e più introspettiva la nostra musica: questo è quello che potete ascoltare in ‘Like Crows For The Earth'”.

TI ANDREBBE DI INTRODURRE I NUOVI COMPONENTI DEI TETHRA?
“Certo, erano anni che si discuteva della possibilità di aggiungere una chitarra alla band e questo periodo mi è sembrato perfetto per sperimentare questa nuova formazione a cinque, sono arrivati Luca Mellana con il suo talento innato per la melodia e la sua tecnica frutto dei suoi trascorsi del technical death e Gabriele Monti che invece arriva dal quel filone del black metal dove le atmosfere dilatate la fanno da padrone, lui è riuscito ad essere il perfetto completamento musicale di Luca e ha portato alla band delle ottime idee, i suoi famosi arpeggi e un’attitudine alla vita che a volte sconfina nell’ascetismo. Completano la formazione Lorenzo Giudici, batterista perfetto per noi perché non proviene dal death ma dall’epic, che ha saputo trovare il giusto drumming in ogni pezzo senza per forza dover strafare e Salvatore Duca che è un bassista di grande talento che ha sposato fin da subito la filosofia della band, il suo lavoro non passa inosservato e si lascia ricordare come farebbe una chitarra”.

CREDI CHE QUESTA LINE-UP ATTUALE SIA QUELLA DEFINITIVA PER I TETHRA OPPURE TI ASPETTI ALTRI CAMBIAMENTI?
“Nella vita ho imparato a mie spese che è più saggio non dare nulla per scontato perché tutto è in evoluzione e a volte ci sono eventi su cui non puoi avere il controllo. Spero vivamente che questa formazione rimanga immutata a lungo perché tra noi si è instaurato un legame che va oltre il lato musicale e trascende spesso in questa cosa che ho il piacere di chiamare ‘famiglia’, ognuno con le sue idiosincrasie, le sue paranoie e i suoi problemi. Siamo persone che cercano di contrastare la marea della vita come possono portando avanti questo progetto musicale condiviso chiamato Tethra”.

IMMAGINO QUINDI CHE SIA CAMBIATO ANCHE IL VOSTRO MODO DI COMPORRE MUSICA, COME SONO NATI I BRANI CHE HANNO DATO VITA A “LIKE CROWS FOR THE EARTH”?
“‘Like Crows for the Earth’ è figlio di un periodo particolarmente travagliato all’interno della band e questo ha portato sicuramente la nostra musica ad essere più essenziale e diretta per far arrivare ai nostri ascoltatori senza troppi giri di parole il messaggio che volevamo veicolare. Come giustamente hai fatto notare le atmosfere sono meno tragiche rispetto al passato, infatti tutti noi siamo fieri sostenitori della resilienza, che in psicologia è la capacità di un individuo di resistere e superare un evento traumatico. Sotto molti aspetti siamo certamente un gruppo doom atipico perché la nostra musica non si riveste del manto dell’autocommiserazione ma, al contrario, ti spinge a reagire. Noi abbiamo affrontato questo periodo assieme, riadattando un eremo montano a sala prove e suonando e componendo per giorni interi, tornati a casa avevamo dell’ottimo materiale per il nuovo album, questa cosa ci ha aiutato ad avere un’idea più chiara di quella che sarebbe stata la direzione musicale del nuovo lavoro”.

MUSICALMENTE SI NOTA UN BEL CAMBIAMENTO STILISTICO, I BRANI HANNO UN APPEAL PIÙ DIRETTO E, OSEREI DIRE QUASI SEMPLIFICATO. DIREI CHE LA COMPONENTE PIÙ TRAGICA SIA STATA LEGGERMENTE ACCANTONATA PER DARE SPAZIO AD ATMOSFERE PIÙ INTROSPETTIVE ED EVOCATIVE. SEI D’ACCORDO CON QUESTA AFFERMAZIONE? E’ STATO UN PROCESSO CONSCIO?
“Molto poco di quello che potete sentire sotto il nome di Tethra è un processo studiato a tavolino perché l’unica cosa che ci guida è l’emozione del momento e l’atmosfera in cui tutti noi siamo calati quotidianamente. Normalmente la vita non è una faccenda facile da gestire ma devo dire che i drammi che ogni elemento della band ha dovuto vivere lo scorso anno ci hanno segnato in profondità e hanno reso le nostre composizioni sicuramente diverse…più cupe”.

NONOSTANTE L’EVIDENTE CAMBIAMENTO SIETE RIUSCITI A MANTENERE UNA VOSTRA IDENTITÀ PROPRIA. COME CI SIETE RIUSCITI?
“E’ difficile per me cercare di spiegare a parole quello che il più delle volte è un processo di gruppo che ha le sue radici in un’estrema empatia reciproca, spesso i nostri pezzi nascono con una semplicità disarmante e questa cosa ci lascia attoniti ogni volta. E’ come un’orchestra che si trova per la prima volta a provare senza uno spartito e tutti riescono a trovare il loro posto all’interno della composizione nel momento stesso che la musica inizia a fluire. Credo che alla fine siamo riusciti a mantenere la nostra identità perché i nuovi membri hanno avuto modo di diventare realmente fan della band prima di esserne i musicisti, si unisce a tutto questo il significato molto ampio che noi diamo al genere doom, sempre in bilico tra differenti realtà e dove tutti possono trovare il proprio spazio ideale”.

PENSATE DI AVER DATO VITA AD UN ALBUM DEFINITIVO, DAL PUNTO DI VISTA DEL SOUND ALMENO, OPPURE CREDI CHE CI SIA SPAZIO PER UN’ULTERIORE EVOLUZIONE? ED EVENTUALMENTE IN QUALE DIREZIONE?
“Potessi farlo ti risponderei con molto piacere, la verità è che è impossibile prevedere dove ci porterà la nostra musica nel prossimo futuro, siamo una band in costante evoluzione quindi quello che mi sento di promettere e che non ci sarà un altro album come “Like Crows For The Earth” proprio come quest’ultimo non è uguale a quello precedente pur avendo molteplici punti di contatto. Io non sono la stessa persona che ero tre anni fa e sicuramente non sarò lo stesso individuo tra altri tre anni, noi viviamo tutto questo come un viaggio, la nostra musica cresce e si modifica insieme a noi mentre il panorama e le persone che ci circondano cambiano continuamente, proprio per questo motivo noi riteniamo inconcepibile che si proceda nel proprio percorso evolutivo senza che nulla cambi”.

COSA MI PUOI DIRE A RIGUARDO DEI TESTI? IL VOSTRO PRECEDENTE ALBUM ERA UN CONCEPT, ANCHE QUESTO DISCO HA UN FILO CONDUTTORE CHE LEGA I BRANI TRA DI LORO?
“Scrivere un concept è sempre un’esperienza gratificante da una parte ma davvero spossante dall’altra, mantenere il focus su un argomento solo non lascia spazio per scrivere di altre cose che meriterebbero di essere raccontate e sviscerate allo stesso modo. Per questo album, più che in passato, hanno preso il sopravvento la malinconia e la sensazione di solitudine perché lo scorso anno abbiamo passato dei momenti difficili legati alla prematura scomparsa di alcuni dei nostri cari. Immagino fosse inevitabile che la nostra musica e i nostri testi risentissero di questo periodo funesto così abbiamo pensato di esorcizzarlo componendo alcuni dei nostri pezzi più sentiti quasi fossero un epitaffio alla memoria di chi non è più con noi. In questa nuova release c’è spazio anche per un tema che mi è sempre stato molto a cuore, quello dello sfruttamento selvaggio del nostro pianeta, noi stessi siamo i ‘Corvi Per La Terra’ e proprio come questo animale deprediamo il suolo su cui viviamo fino a quando non lo rendiamo arido e privo di altre forme di vita. Mi auguro che in futuro si capisca che questi comportamenti scellerati ci portano ogni giorno sempre più vicini all’estinzione e che si possa arrivare a prendere coscienza del problema attuando un’inversione di rotta…ammesso di essere ancora in tempo”.

C’È UN ELEMENTO (SONORO, ATMOSFERICO, OPPURE UNA SENSAZIONE) CHE ASSOLUTAMENTE NON PUÒ MANCARE IN UNA VOSTRA CANZONE?
“Assolutamente, nella nostre canzoni non può mai mancare la voglia di rivalsa, siamo tutte persone molto pratiche e non ci facciamo schiacciare facilmente dalle cose negative che ci succedono. Possiamo avere, come tutti, periodi di alti e bassi, ma cerchiamo sempre di scorgere, per quanto flebile possa essere, quella luce che ci fa reagire a dispetto dei nostri giorni più bui. Siamo proprio l’antitesi di quel luogo comune che vede il doomster come un individuo sempre triste e rinchiuso nel suo bozzolo letargico, la tristezza fine a se stessa per noi è una cosa priva di senso perché la viviamo più come un elemento utile come trampolino di lancio per uno stato mentale più costruttivo”.

COME VI SIETE TROVATI A LAVORARE CON GREG CHANDLER DEGLI ESOTERIC?
“Greg è davvero un grande professionista, abbiamo avuto il piacere di collaborare con lui qualche anno fa per il master della nostra cover di ‘Solitude’ dei Candlemass e il suo lavoro è stato così dannatamente buono che quando è stato il momento non abbiamo avuto esitazioni scegliendo ancora i suoi Priory Studios per il master del nuovo full length. I suoi attestati di stima al termine dei registrazioni sono stati davvero molto graditi soprattutto perché, negli anni, ha avuto modo di lavorare con tante fantastiche realtà in campo doom e questa cosa ci ha confermato che quello che avevamo in mano era un lavoro importante”.

QUANTO È DIFFICILE PER UNA BAND RIMANERE IN PIEDI CON SEMPRE MENO LOCALI DOVE SUONARE, SEMPRE MENO GENTE CHE COMPRA DISCHI E FREQUENTA CONCERTI, SPECIALMENTE DI PICCOLE REALTÀ? COSA SI POTREBBE FARE DI CONCRETO PER MIGLIORARE LA SCENA METAL IN ITALIA?
“La vita non è facile per una band come la nostra e se la passione non fosse l’unica cosa che ci manda avanti certo avrebbe senso mollare ora vista la pessima situazione in cui versa il nostro genere preferito. Provo molta tristezza nel vedere band senza il minimo rispetto per se stesse utilizzare il ‘pay to play’ come risorsa per evitare l’indispensabile ‘gavetta’ che dovrebbe portare ogni gruppo alla maturità, ormai è quasi impossibile andare all’estero a suonare senza pagare qualcuno se non sei un gruppo un minimo famoso, gli organizzatori hanno fiutato il business e molti gruppi hanno abboccato togliendo definitivamente (salvo rari casi) ai validi combo italiani la possibilità di intraprendere tour fuori dal paese. Per quanto mi riguarda non vado per principio a vedere band che pagano per suonare perché rovinano la scena e lo fanno per nulla in quanto, finiti i soldi, finita la visibilità. Quello che per loro è solo una ‘gita dispendiosa’ si trasforma inevitabilmente per gli altri gruppi nell’impossibilità di emergere. Certe mail arrivano a tutti e visto che la stragrande maggioranza di chi va ora ai concerti è un musicista tutti sappiamo benissimo chi fa cosa, auspico per il futuro che si possa fare fronte comune per cercare di migliorare la scena italiana supportando i gruppi più meritevoli (siano essi già famosi o meno) e dando il giusto risalto alle band di valore disinteressandosi di quelle che pretendono di brillare di luce riflessa degli headliner di turno”.

IN CONTESTO COME QUELLO ATTUALE, DOVE SI PUÒ RAGGIUNGERE IL PUBBLICO TRAMITE PIATTAFORME STREAMING, SOCIAL ECC., QUANTO È ANCORA IMPORTANTE IL SUPPORTO DI UN’ETICHETTA DISCOGRAFICA?
“Il supporto dell’etichetta per una band come la nostra è fondamentale perché ci aiuta ad arrivare dove da soli non riusciremmo, in questo senso per questa release ci sono stati degli sforzi maggiori rispetto al passato per promuovere al meglio il nuovo album e i risultati non sono tardati ad arrivare. Personalmente trovo che sia questo il fulcro di tutto il problema: è difficile essere dei buoni musicisti e degli ottimi manager ed è per questo che ci affidiamo a dei professionisti in questo settore per portare la nostra musica in ogni parte del globo. Le uscite discografiche sono diventate innumerevoli e la promozione è in assoluto il punto più importante per cercare di emergere nel mare magnum di album ormai tutti ben suonati e registrati”.

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