Per chi c’era e per chi non c’era. Per quelli che hanno goduto della musica dei 69 Eyes fin dall’inizio squisitamente glam, e per chi li ha conosciuti mettendosi il primo lucidalabbra nero. Per le Gothic Girls sotto la neve e per le Barbarelle di Rodeo Drive. Per i rocker impenitenti con la fissa dei “sunglasses after dark” e per il metallaro col vizietto di cantare sotto la doccia. Signore e signore, Angeli e Demoni, ecco a voi Jyrki69. Catturato prima dello show al Sottotetto di Bologna (vedi live report), ci ha raccontato le ultime novità della band di “Back In Blood”, di come procede il tour, e di come trasformarsi in pipistrelli dopo il tramonto… No, questo no.
CIAO JYRKI, E BENVENUTO SU METALITALIA.COM. PRIMA DI TUTTO TI FACCIO I COMPLIMENTI PERCHÉ SO CHE I 69 EYES HANNO VINTO UN GRAMMY. DI COSA SI TRATTA?
“Grazie mille (in italiano, ndR)! In effetti abbiamo avuto l’onore di essere stati nominati e di vincere il grammy finlandese nella sezione ‘export’, che significa musica che vende anche fuori dai nostri confini. È il nostro primo riconoscimento a questo livello, e la cosa ci incoraggia molto. Sapere che ci sono persone che ci hanno notato e proposto, magari anche fuori dal nostro giro abituale, non può che farci piacere”.
COME STA ANDANDO IL TOUR?
“È un’enorme figata! Suoneremo più di un mese in giro per l’Europa con le nuove canzoni di ‘Back In Blood’, ci sarà una prima parte di un paio di settimane, poi qualche day-off e poi ancora due settimane fino a fine marzo. Ogni show è da pazzi, siamo stati in Scandinavia, Germania, in paesi dell’est come Polonia, Ungheria, Croazia, e ogni singolo concerto ha avuto una reazione e una partecipazione eccezionali. La band si è impegnata al massimo tutte le sere, ma il pubblico ha veramente spaccato, è stato stupefacente vedere l’entusiasmo della gente ovunque. Merito del nuovo disco e dell’ottimo lavoro della Nuclear Blast. Voglio dire: abbiamo sempre avuto dei fan meravigliosi, ma questa reazione ha stupito anche noi”.
TOCCHERETE ANCHE GLI USA?
“Sì, appena finiremo di vampirizzare il Vecchio Continente toccherà agli Stati Uniti, anche lì suoneremo un paio di settimane”.
STASERA SUONERETE COI MANDRAGORA SCREAM, COSÌ COME PER IL RESTO DEI CONCERTI EUROPEI. COME È AVVENUTA LA LORO SCELTA?
“Siamo in contatto personalmente coi Mandragora Scream da tempo, e la band suona musica molto interessante. Loro non sono ancora molto conosciuti in giro, non so in Italia, e credo che meritino un’occasione come questa. Ci piace avere a supporto una band che non sia una fotocopia del nostro genere, una sorta di ‘69 Eyes 2’, in modo da ampliare lo spettro sonoro che lo spettacolo offre ogni sera. Sono ragazzi simpatici e spero che raggiungano il meritato riconoscimento, sia qui che nel resto del mondo”.
DOVEVANO ESSERCI ANCHE I CHRISTIAN DEATH IN QUESTO TOUR. CHE COSA È SUCCESSO CON LORO INVECE?
“Hai ragione, la cosa doveva andare proprio così, i ragazzi dei Christian Death dovevano essere al secondo posto nel bill. Invece, un paio di settimane primo dell’inizio del tour, abbiamo avuto la notizia che non sarebbero riusciti a organizzarsi per rispettare gli accordi presi. Siamo un pelo delusi perché avremmo realizzato uno dei nostri sogni e sarebbe stato un gran bel ‘pacchetto’ avere anche i Christian Death nel bill. Ma pur solo coi Mandragora Scream non ci si può lamentare dello show”.
SONO ORMAI SETTE MESI CHE IL NUOVO “BACK IN BLOOD” È USCITO. PUOI GIÀ TRARRE UN BILANCIO?
“Al momento il ‘peso’ del disco me lo dà la reazione del pubblico quando suoniamo i pezzi nuovi. Siamo riusciti a raggiungere una nuova fetta di persone senza per questo abbandonare la base che ci ha sempre seguito, anche se i nostri fan più dark saranno rimasti forse leggermente sorpresi dalle canzoni, ma dal vivo l’entusiasmo non cala nel passare dal vecchio al nuovo repertorio. ‘Back In Blood’ non è sicuramente l’album più cupo e gothic che abbiamo realizzato, questo è innegabile, ma c’è del sangue fresco che scorre nelle sue e nelle nostre vene ora, sangue di nuovo più rock che soprattutto nella fase live dà vita ai pezzi, e la band ci dà dentro come mai. Recentemente abbiamo suonato in Croazia, una domenica sera, e la domenica non è proprio il giorno migliore per avere una reazione dalla gente. Invece, anche lì la folla ha superato ogni nostra aspettativa (cosa ci dici del martedì, allora? È un buon giorno?, ndR). Voglio che si sappia che non diamo tutto questo per scontato, siamo molto felici e grati di come stanno andando le cose in questi show”.
UN TOUR CON FIOCCHI E CONTROFIOCCHI, ALLORA?
“Tu pensa solo al tour che abbiamo fatto l’anno scorso con i Tiamat. Era un’esperienza del tutto differente, possiamo quasi parlare di una cosa di culto, a basso profilo: meno gente perché più selezionata, insomma un target più mirato. Quindi avere adesso questa enorme risposta da parte dei fan ci impressiona ancora di più, risalta maggiormente l’affetto che ci dimostrano.
“BACK IN BLOOD” È IL PRIMO ALBUM DA DIVERSI ANNI CHE NON REALIZZATE CON JOHNNY LEE MICHAELS (PRODUTTORE STORICO DEL GRUPPO). SENTIVATE LA NECESSITÀ DI UN CAMBIAMENTO?“
"Più che di una necessità di cambiare produttore possiamo parlare della conseguenza di un’altra necessità. Il cambiamento di cui sentivamo di aver bisogno era quello di uscire dalla Finlandia per registrare altrove. Non perché a Helsinki manchino buoni studi di registrazione, ma volevamo cambiare totalmente la routine. C’era bisogno di testa libera dai soliti schemi di lavoro, e anche di dare un taglio alle distrazioni che innegabilmente ci avrebbero accompagnati nel clima familiare e confortevole a cui eravamo abituati. Per cui non abbiamo registrato con Johnny perché siamo ‘usciti di casa’, per un naturale processo di evoluzione e cambiamento di prospettiva, e non perché abbiamo detto ‘Ok, da oggi basta Johnny’. Volare al di là dell’Atlantico per registrare con Matt Hyde ci ha spinti a mettere del nuovo nella nostra scrittura, un nuovo stimolo alla nostra produttività. Poi non bisogna sottovalutare il peso che una città come Los Angeles può avere sulla tua ispirazione. La musica, il sole, lo stile di vita, gli storici locali, la gente diversa… personalmente ciò ha contribuito a disseppellire il lato più rock dei 69 Eyes e a cogliere un diverso ventaglio di vibrazioni che si sono riversate nel disco. Insomma, il solito malinconico e gotico suono dei 69 Eyes, che ha preso un calcio in culo dall’America!”.
JYRKI, NELLE DIVERSE INCARNAZIONI SONORE DEI 69 EYES POSSIAMO ASCOLTARE SFUMATURE SEMPRE DIVERSE DELLA TUA VOCE. QUALI SONO I TUOI CANTANTI PREFERITI?
“Su tutti Elvis. Semplicemente è il più grande di tutti, non c’è storia perché c’era qualcosa di magico nella sua voce. Ovviamente è inavvicinabile, ma è stato uno di quelli da cui ho imparato di più, sia a livello vocale che scenico”.
QUANDO SIETE IN TOUR SCRIVETE CANZONI O NON CI PENSATE PROPRIO?
“Dipende: di solito lo scrivere in tour non è il nostro metodo principale di scrittura ma – eccezione che conferma la regola – stiamo scrivendo una nuova canzone proprio in questi giorni”.
ALLORA COME FUNZIONA LA COSA DI NORMA?
“Chi dà l’input principale in fase di scrittura è Bazie, il nostro chitarrista solista. È da lui che proviene la quasi totalità del materiale dei 69 Eyes. In passato usavamo le care vecchie cassettine per scambiarci le registrazioni: un riff, un pezzo, la struttura di una canzone… ora invece è più pratico fare la stessa cosa via mail. Differenti tecnologie, ma il metodo è sempre quello. Questo è quello che normalmente facciamo per scrivere un album, anche se poi possono esserci altre strade: per esempio c’è un nostro caro amico, Rudi Protrudi dei The Fuzztones, che vive a Berlino e abbiamo fatto una session con lui, e ne è venuto fuori un bel pezzo veloce”.
TORNIAMO PER UN ATTIMO AL PASSATO: COSA RICORDI DEL PERIODO PIÙ GLAM DELLA BAND?
“Potrei risponderti così: nulla!”.
UN CLASSICO, DIREI! MA CI SARÀ ANCORA SPAZIO DAL VIVO PER I PEZZI DEI PRIMI DISCHI? INTENDO “BUMP ‘N’ GRIND”, “SAVAGE GARDEN”, “MOTOR CITY RESURRECTION” E “WRAP YOUR TROUBLES IN DREAMS"?
“Sfortunatamente no. E ti spiego il perché: non è che rinneghiamo il periodo o non ci piacciono più le cose che abbiamo scritto allora, ma semplicemente non è il tipo di materiale che potrebbe interessare i nostri fan attuali, che sono leggermente più propensi ad ascoltare le nostre cose gothic rock. Ma i nostalgici di quella parte della nostra carriera non devono disperare. Infatti, un po’ come abbiamo recentemente fatto con il box ‘Goth ‘n’ Roll’, stiamo pianificando l’uscita di una raccolta che contenga tutto il materiale più puramente glam, per chi ha smesso di ascoltare le nostre cose nuove, o magari anche per chi non conosce quell’era del gruppo. Intendiamoci: non è che io veda questo drammatico stacco tra una parte e l’altra della nostra storia, non abbiamo mai proceduto per grandi salti, ma c’è stata piuttosto una costante evoluzione da disco a disco, sempre aggiungendo qualcosa di nuovo, in base alla nostra ispirazione del momento. Se ci pensi già in ‘House By The Cemetery’ (da ‘Bump ‘n’ Grind’, 1992) scrivevo testi su cimiteri, film horror e creature notturne, e il nostro secondo album (‘Savage Garden’, 1995) prende il nome da ‘The Vampire Lestat’, un libro di Ann Rice, per cui un filo conduttore nei vari spostamenti del nostro suono c’è sempre stato, in un certo senso”.
CHE COSA GIRA NELL’MP3 PLAYER DI JYRKI69?
“Oh, boy… Elvis e una nuova hard rock band olandese, The Devil’s Blood”.
GRAZIE PER LA CHIACCHIERATA JYRKI, UN SALUTO DA METALITALIA.COM!
“Back In Blood!”.