I The Amity Affliction ci hanno stupito. Non sono la solita party band fatta da giovani ipertatuati. Non solo. Non sono la solita formazione che fonde hardcore con metal e melodie vocali intriganti. Non solo. I The Amity Affliction sono il nuovo regalo che ci arriva dall’altra parte del mondo, dalla lontana Australia. La loro forza sta nell’intensità lirica che canta speranza sopra dramma, che il gruppo riesce a fondere naturalmente all’attitudine agitata e festaiola. Un dualismo magnetico che rappresenta alla perfezione i tumulti adolescenziali, quelli di una gioventù che li ha accolti a braccia aperte come il nuovo fenomeno heavy australiano, premiandoli con un incredibile primo posto in classifica. La nostra chiacchierata con Ahren Stringer racchiude un po’ l’essenza dei The Amity Affliction, tra serietà e risate…
COME PRIMA COSA: CONGRATULAZIONI PER IL VOSTRO PRIMO POSTO IN CLASSIFICA AUSTRALIANA! TI RICORDI IL MOMENTO IN CUI HAI SCOPERTO CHE ERAVATE AL NUMERO UNO?
“Grazie mille! Nulla di particolarmente poetico, è stato il nostro manager a chiamarci e a comunicarci questo incredibile successo. Ovviamente non abbiamo potuto fare a meno di uscire a bere tutti insieme, sull’onda di adrenalina… abbiamo festeggiato in maniera adeguata tutta la notte”.
SO CHE SOLO PANTERA E BRING ME THE HORIZON SONO RIUSCITI AD ARRIVARE ALLA NUMERO UNO, NEMMENO I PARKWAY DRIVE CI SONO RIUSCITI. COME VI SENTITE AD ESSERE PARAGONATI A QUEI NOMI? SIETE ENTRATI IN COMPETIZIONE COI PARKWAY DRIVE PER QUESTO PRIMATO?
“Oddio, la situazione mi imbarazza tantissimo, non avremmo mai pensato ad un risultato del genere. Non penso possa metterci in competizione con i Parkway Drive, entrambi ci siamo guadagnati duramente la nostra fetta di mercato in Australia, arrivando a questi livelli di audience con il sudore. Siamo amici, stiamo pianificando un tour assieme, probabilmente nel 2013”.
‘YOUNGBLOODS’ E’ ANDATO MOLTO BENE. QUESTO SUCCESSO VI HA MESSO SOTTO PRESSIONE NEL MOMENTO DI REGISTRARE UN SUCCESSORE?
“Direi di sì, al momento di comporre nuove canzoni sapevamo non sarebbe stato facile riuscire a raggiungere quei livelli. In più ‘Chasing Ghosts’ è il nostro primo album per Roadrunner Records, un’etichetta importante che avrebbe potuto accompagnarci in maniera adeguata nel lungo periodo: non volevamo fare un buco nell’acqua. Tutto questo però si è rivelato positivo da un certo punto di vista, ci ha spinto a lavorare molto duramente”.
LA COPERTINA E’ DAVVERO MOLTO FORTE.
“Chi conosce la band sa che già da tempo abbiamo affrontato apertamente delle campagne contro il suicidio. L’immagine forte ha una valenza fortemente provocatoria da una parte, ma dall’altra è anche particolarmente magnetica, ti spinge ad approfondire l’argomento. In questo modo abbiamo attirato l’attenzione su un messaggio che troviamo profondo ed importante. Direi che ha fatto il suo dovere”.
IL TEMA LIRICO E’ IMPORTANTE QUANTO LA COPERTINA INFATTI…
“Joel ha attraversato dei periodi di forte depressione, che sono sfociati anche in tentativi di suicidio sfortunatamente. Ha riflettuto molto duramente su questo argomento che l’ha segnato in prima persona, per questo si è deciso a diffondere il messaggio che il suicidio non è la giusta soluzione, e che spesso una sola persona, con un singolo gesto, può aiutare gli aspiranti suicidi a non compiere un gesto definitivo. Sfortunatamente l’argomento è vivido e reale perché Joel ci è passato in prima persona, e anche se è stato già toccato marginalmente in ‘Youngbloods’ ha pensato di sviscerarlo in maniera compiuta su ‘Chasing Ghosts’. Non siamo la tipica band che parla di macchine e ragazze, insomma”.
SO CHE AVETE LAVORATO CON MICHAEL BASKETTE, CHE OLTRE AD ESSERE UN PRODUTTORE E’ ANCHE UN AUTORE MOLTO QUOTATO. HA SCRITTO QUALCOSA SU QUESTO DISCO?
“E’ vero, è un autore eccellente e molto stimato nell’industria musicale. Noi però siamo entrati in studio con il materiale già ultimato. Non nego che Michael abbia messo un po’ di idee sul tavolo, ma le canzoni gli sono piaciute così tanto che ha fatto veramente molto poco dal punto di vista della scrittura. E’ tutto farina del nostro sacco, insomma”.
HO SENTITO UN ANEDDOTO DIVERTENTE SUI THE AMITY AFFLICTION: SO CHE NOEL GALLAGHER HA DETTO CHE ‘SUONATE DI MERDA’… ‘MERDA SECCA’ GIUSTO? VUOI RISPONDERGLI?
“Assolutamente no, è stato divertentissimo (ride, ndR)! Siamo cresciuti ascoltando ‘Wonderwall’ non ci metteremmo mai contro Noel, è un personaggio”.
CHE MI DICI DELL’ABBANDONO DEL VOSTRO CHITARRISTA IMRAN SIDDIQI? NON AVETE RILASCIATO NESSUN COMUNICATO IN MERITO. CONTINUERETE IN QUATTRO?
“La separazione è stata naturale, progressivamente Imran si è allontanato dalla band dedicandosi ad altri suoi interessi. E’ stata quindi una decisione comune, che non ha influito sulla nostra amicizia. Non abbiamo rilasciato comunicati in merito perché in un certo senso gli abbiamo lasciato la porta aperta, infatti stiamo continuando in quattro. Non so se cercheremo un rimpiazzo permanente, anche se di sicuro ci porteremo un secondo chitarrista in tour”.
COSA FARESTI SE I THE AMITY AFFLICTION NON ESISTESSERO?
“Probabilmente sarei un tatuatore. Molto più probabilmente sarei in un’altra band”.
OLTRE AI THE AMITY AFFLICTION ABBIAMO IMPARATO AD AMARE PARKWAY DRIVE, DEEZ NUTS, I KILLED THE PROM QUEEN. CI CONSIGLI QUALCHE ALTRO GRUPPO AUSTRALIANO CHE MERITA LA NOSTRA ATTENZIONE?
“Posso citarti gli Hopeless da Melbourne, che sono anche nostri ottimi amici. Scoprite anche Buried In Verona e Phantoms, non ve ne pentirete”.
PARLIAMO UN PO’ DI LUOGHI COMUNI. POSSIEDI UN BOOMERANG?
“Ora no, però devo ammettere che ne avevo uno da piccolo. Non ho idea di dove sia finito”.
FAI SURF?
“Mi spiace, non surfo. Però Joel è in gamba con la tavola. Ci ho provato, ma sono una frana, ho anche rischiato di farmi seriamente del male, e quindi…”.
HAI UN KOALA O UN CANGURO IN GIARDINO?
“Niente koala. Però ho un canguro nel frigo”.
QUALE DI QUESTI LUOGHI COMUNI TI INFASTIDISCE DI PIU’?
“Nessuno di questi a dire il vero, so che siete tutti gelosi dei canguri! Se proprio devo essere sincero, mi dà fastidio che ci prendano in giro per il nostro accento. Inoltre odio il fidanzato australiano di Barbie, non siamo tutti come lui!”.