THE COMMITTEE – La violenza della Storia

Pubblicato il 30/06/2017 da

“Memorandum Occultus”, terza fatica degli apolidi The Committee, rappresenta l’ennesimo e affascinante viaggio attraverso gli orrori della Storia e del Potere, un percorso su cui i sei mascherati ci guidano con testi profondi e ricercatissimi, e con il loro black metal atmosferico e affascinante; in parte debitore dei suoni più classici e avvolgenti, ma soprattutto capace di spingere con classe un po’ più in là l’asticella dell’estremo in musica. In questa lunga intervista il fondatore Igor Mortis, noto anche con lo pseudonimo di The Conspirator, ha mantenuto il suo anonimato (comune al resto della band, che si presenta sul palco in passamontagna), ma si è prestato con disponibilità e acume al fuoco di fila delle nostre domande.

CIAO E BENVENUTI SU METALITALIA.COM. VI CHIEDEREI INNANZITUTTO DI PRESENTARE LA GENESI DEL VOSTRO PROGETTO THE COMMITTEE AI NOSTRI LETTORI.
“Ciao e innanzitutto grazie mille per il vostro interesse! La storia dei The Committee è iniziata nel 2007 come one-man band. Solo dopo parecchio tempo il batterista W.A. è riuscito ad ascoltare le prime canzoni, portando il progetto verso la sua forma attuale; proveniamo da diverse nazioni e abbiamo visioni diverse su quale tipo di Metal ci ispira, e la nostra collaborazione si basa tanto sulla musica quanto sui temi che cerchiamo di raccontare nei nostri album. Voglio sottolineare che i The Committe non sono una band politica e non intendiamo promuovere alcuna ideologia; cerchiamo solo di avere un approccio a mente aperta e sangue freddo, diciamo, sugli argomenti che trattiamo, come un chirurgo con i suoi pazienti”.

COME CI HAI APPENA DETTO, VI SIETE FORMATI NEL 2007: COME MAI CI SONO VOLUTI SEI ANNI PER ARRIVARE ALL’ESORDIO DISCOGRAFICO?
“C’è stato un lungo periodo di silenzio dovuto sia ad impegni personali che alla mia timidezza e riluttanza all’idea di pubblicare le canzoni che poi sono finite su “Holomodor”. Ci è voluta una grande azione persuasiva da parte di W.A. prima che credessimo tutti in questo progetto e ci dedicassimo ad esso al 100%; non ho però rimpianti, se penso alla lunga attesa: non si può cambiare il passato o crogiolarsi in esso”.

DOMANDA SCONTATA E LEGATA AI TEMPI: LA SCELTA DI NASCONDERE LA VOSTRA IDENTITÀ È MOSSA DAL DESIDERIO DI AGGIUNGERE IMPERSONALITÀ O, COME A VOLTE VIENE DA PENSARE, DAL FATTO CHE ALCUNI DI VOI FACCIANO PARTE DI ALTRE BAND PIÙ O MENO NOTE (NON VI CHIEDIAMO OVVIAMENTE DI RIVELARCELE).
“Diciamo un po’ di entrambe le cose. Principalmente vogliamo mantenere l’attenzione più sulla musica che creiamo rispetto a noi, è attraverso di essa che i nostri ascoltatori possono capire il nostro messaggio; il nostro aspetto personale è del tutto ininfluente: vogliamo mantenerci minimali e non farci distrarre rispetto ai risultati che ci prefiggiamo, e per questo tenere un basso profilo è decisamente una buona cosa. Per il resto, tre di noi suonano effettivamente in altre band e hanno scelto di rimanere anonimi, in questo caso. Quello che mi colpisce è come i nostri fan abbiano compreso perfettamente il nostro punto di vista e rispettino il nostro anonimato, e di questo gli siamo sinceramente grati”.

AVETE BASE UFFICIALE (E COME SITO) IN BELGIO: POSSO CHIEDERVI – SEMPRE SE È POSSIBILE – DA DOVE PROVENGONO I VARI MEMBRI DELLA BAND?
“Sì, siamo effettivamente localizzati in Belgio, anche se ad oggi due di noi vivono all’estero, ma riusciamo comunque a organizzarci per provare. In generale il Belgio è molto piccolo e variegato, molte band metal hanno membri provenienti da varie nazioni e differenti background, è una situazione decisamente comune! Nel nostro caso, al momento, siamo un mix di radici belga, ungheresi, russe, serbe e tedesche. Ripeto, non è infrequente nel caso di una nazione piccola ma in posizione strategica come il Belgio”.

MUSICALMENTE SI NOTA UNA GRANDISSIMA CAPACITÀ DI SPAZIARE IN TUTTA L’AREA COMPRESA TRA IL BLACK METAL PIÙ OSSESSIVO E NON POCHI AFFLATI ATMOSFERICI E QUASI DOOMMEGGIANTI: AVETE QUALCHE BAND CHE CITERESTE COME FONTE D’ISPIRAZIONE?
“Tutti noi abbiamo preferenze diverse in ambito musicale, che spaziano dagli anni Settanta al black e al death più estremi; proprio per questo proviamo a collaborare e mischiare tutte queste differenze quando creiamo la nostra musica. In questo momento ci sono sei differenti personalità che interagiscono, e una cosa è centrale per tutti: la musica deve suonare bene (‘has to feel good’ in originale, ndR). Ecco perché passiamo un’enorme quantità di tempo a riscrivere il nostro materiale, ma scartando di rado idee e cercando di migliorarle sempre. Se qualcosa non piace a tutti noi, semplicemente vuol dire che non è abbastanza buona”.

 E BAND CONTEMPORANEE A CUI VI SENTITE AFFINI?
“Più che da altre band direi che traiamo ispirazione dall’analisi degli eventi mondiali: quella è una fonte enorme, visto che a tutti noi piace studiare la Storia e osservare come le rutilanti marionette che compaiono sugli schermi televisivi continuino a ripetere sempre gli stessi errori del passato. Per il resto, direi che al di là dei nostri interessi personali non ci ispiriamo a nessuna band in particolare”. 

FIN DALL’EP DI ESORDIO AVETE DIMOSTRATO UN’ATTENZIONE MIRABILE AI TESTI: QUAL È IL VOSTRO BACKGROUND DI INTERESSI E LETTURE?
“Personalmente, sono nato e cresciuto per i primi anni in Unione Sovietica, e anche se non tutti lo sanno, fin dagli anni Trenta dello scorso secolo nel mio paese ci fu un grosso progetto di miglioramento del tasso di alfabetizzazione e di crescita culturale nelle quattordici Repubbliche Sovietiche. Gli scienziati, gli scrittori, i geologi e perfino gli insegnanti erano visti come star del cinema. I biglietti per l’opera, il teatro, i musei o i balletti costavano la metà rispetto al cinema: può sembrare strano, ma l’ho vissuto di persona, l’intelligenza era sexy! Questo è sempre stato un punto centrale nel nostro paese, quindi da ragazzino – proprio come la maggior parte del popolo sovietico – leggevo tanto e fin da quando ero piccolo; era la norma, e sono veramente felice di essere cresciuto così. Oggi a tutti noi della band piace fare ricerche, leggere molto o guardare documentari, andare a seguire conferenze, ecc… Io leggo molti libri in inglese, olandese e russo, e anche avere differenti punti di vista mi sembra un buon equilibrio. Ci fa molto piacere, tra l’altro, aver scoperto che molti nostri fan apprezzano questo approccio e talvolta approfondiscono gli argomenti che trattiamo con letture, invece di farsi soffocare dalla diarrea verbale della tv e degli altri media mainstream”.

QUESTO LAVORO APPARE COME UN CONCEPT SUL POTERE, LE SUE MANIFESTAZIONI, LE SUE ABERRAZIONI: VOLETE PARLARCENE DIFFUSAMENTE?
“Il Memorandum Occultus a cui facciamo riferimento non è certamente un concept unico o nuovo all’interno della scena metal, tuttavia abbiamo provato un approccio nuovo nel presentarlo al nostro pubblico. Il Memorandum è un documento classificato che passa di mano in mano alle élites che si accingono a occupare posti di potere ufficiali o occulti, ed è una sorta di manuale per un controllo fluido delle masse. Una guida per il genocidio e la dominazione del genere umano, principalmente per mano di altri esseri umani. Quando alcuni fan ci hanno scritto che l’ascolto di ‘Memorandum Occultus’ li ha fatti riflettere in maniera diversa su taluni eventi o dubitare di altri, abbiamo capito che il messaggio che volevamo passare è arrivato. Dal punto di vista del disco, invece, abbiamo introdotto tre nuovi cantanti, abbiamo lavorato sui testi per circa sei mesi e abbiamo fatto lavorare tre differenti artisti grafici sull’artwork. Ammetto che è stato un vero e proprio incubo sia fisico che mentale, arrivare a completarlo, ma raccomandiamo assolutamente di prendere in considerazione tutti e tre questi elementi, per capirlo appieno: musica, testi e artwork”.

SEI STATO MOLTO CHIARO NEL SOTTOLINEARE L’ASSENZA DI POSIZIONI POLITICHE DA PARTE DELLA BAND, MA SICURAMENTE C’È MOLTA POLITICA – SE NON AFFILIAZIONE, DIETRO I VOSTRI TESTI, COSA NE PENSATE?
“Sì, non siamo una band politica e non promuoviamo alcuna ideologia, ma abbiamo assolutamente un enorme interesse verso la politica e gli eventi storici: come non potremmo? Viviamo su questa scacchiera di intrighi, menzogne e raggiri… io, tu e tutti quelli che stanno leggendo ora quest’intervista. Quello che proviamo a fare con il nostro progetto è tenere una mente aperta e ripeterci continuamente la domanda di un noto imperatore romano: ‘a chi giova tutto ciò?’ (il famoso ‘cui prodest?’, in realtà formulato da Lucio Cassio e reso famoso da Cicerone, ndR). Quando guardi al di là delle etichette che la società cerca di imporci, molte cose all’improvviso appaiono più chiare; avere questo sangue freddo e un approccio oggettivo ci ha aiutati parecchio nel nostro processo di ricerca e di scrittura”.

NELLA CARTELLA STAMPA INVIATA CON L’ALBUM AVETE SOTTOLINEATO COME ALCUNE INFORMAZIONI SU DI VOI E SUI VOSTRI PROGETTI SIANO SEGRETE E RISERVATE; C’È QUALCOSA SUL FUTURO DELLA BAND CHE POTETE ANTICIPARE AI NOSTRI LETTORI?
“Sì, cerchiamo di tenere per noi la maggior parte delle informazioni sulle prossime pubblicazioni, ma non per chissà quale segretezza: semplicemente perché dobbiamo ancora terminare le nostre ricerche, e non vediamo alcun senso nel fornire informazioni incomplete. Giunti a questo punto continueremo a espandere i nostri argomenti e a focalizzarci maggiormente sulla dimensione umana della Storia. Abbiamo già scelto un nuovo tema per il prossimo album, ma tenete conto che tutti noi siamo piuttosto impegnati con le nostre vite private, quindi – prima di dare false speranze – non inizieremo a lavorare su materiale nuovo prima della fine del 2018”.

C’È UNA QUALCHE SORTA DI “PROGRAMMA DEI LAVORI” DEFINITO OLTRE IL QUALE POTREBBE TERMINARE IL PROGETTO THE COMMITTEE?
“Tutto ha un inizio e una fine. Noi vediamo i The Committee come un viaggio attraverso la conoscenza di sé e, in qualche modo, un progressivo miglioramento di quanto creato finora. C’è chiaramente una progressione e un programma generale per la musica e gli argomenti che andremo a toccare, perché senza uno scopo la nostra musica sarebbe vuota, anche per noi. Non posso dirti quando arriverà il momento conclusivo nell’esistenza dei The Committee, semplicemente perché al momento abbiamo ancora troppi argomenti interessanti da trattare; va anche aggiunto che, sebbene abbiamo scelto di restare nell’underground, per noi è importante che i nostri fan capiscano completamente il messaggio che vogliamo trasmettere, molto più che non diventare una ‘grande band’, e anche per questo continueremo a lavorare e produrre materiale nuovo”.

PER IL 2017 AVETE GIÀ PREVISTO ALCUNE DATE LIVE SELEZIONATE: QUANDO POTREMO VEDERVI IN ITALIA?
“Purtroppo, a causa delle nostre vite private e lavorative non possiamo permetterci troppi eventi live, tantomeno interi tour. Essendo già stati in Italia in diverse occasioni, sappiamo che la scena locale è vivace e in forma, quindi speriamo assolutamente di poter suonare da voi”.

 

 

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