Con l’ultimo “Last Of Our Kind”, gli effeminati rocker inglesi hanno raggiunto il traguardo del quarto album e, nonostante gli annosi problemi con i quali hanno avuto a che fare, non sembrano avere intenzione di appendere le chitarre al chiodo. L’ultimo lavoro, come avrete potuto constatare dalla nostra recensione di qualche giorno fa, vede una band in buona forma e con ancora voglia di provare a mettersi in gioco, trascinata come sempre dall’istrionico singer e ugola d’ora Justin Hawkins. Ed è proprio con Justin che abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole, curiosi di sapere un po’ di più del nuovo corso dei The Darkness. Check it out!
CIAO JUSTIN, COME VA? COMPLIMENTI PER IL QUARTO TRAGUARDO APPENA RAGGIUNTO CON L’ULTIMO “LAST OF OUR KIND”, NONOSTANTE I VARI PROBLEMI CHE HANNO AFFLITTO LA VOSTRA FORMAZIONE NEL RECENTE PASSATO. COME TI SENTI A RIGUARDO DI QUESTO NUOVO CAPITOLO DELLA VOSTRA CARRIERA MUSICALE?
“Ciao a voi. Sì, ti posso dire che siamo super eccitati in questo nuovo punto della nostra carriera. Come hai detto bene tu, gli ultimi anni non sono stati proprio facilissimi per i The Darkness, però abbiamo avuto sempre la forza di rimetterci in piedi e di continuare imperterriti sulla nostra strada. ‘Hot Cakes’ è stata la vera chiave di volta, abbiamo sentito un sacco di affetto da parte dei nostri fan e abbiamo deciso che era il caso di continuare”.
RACCONTACI QUALCOSA RIGUARDO ALL’ABBANDONO REPENTINO DELLA VOSTRA PRECEDENTE BATTERISTA EMILY. COME VI TROVATE ADESSO CON RUFUS TAYLOR (FIGLIO DEL PIU’ FAMOSO ROGER)?
“Non c’è molto da dire: semplicemente non eravamo sulle stesse coordinate e abbiamo deciso amichevolmente di non procedere oltre. Rufus è un grande batterista e un buon amico, ci troviamo molto molto bene con lui adesso. Speriamo che la caccia al batterista finisca qui (ride, ndR)”.
DOVE COLLOCHERESTI MUSICALMENTE QUESTO ULTIMO LAVORO ALL’INTERNO DELLA VOSTRA ORMAI MEDIO/LUNGA DISCOGRAFIA?
“Sai, ogni disco dei The Darkness è un tassello a se stante della nostra discografia, non saprei dove collocarlo o se collocarlo da qualche parte. Noi facciamo quello che ci sentiamo, disco dopo disco, e proviamo a fare il possibile per pubblicare dei buoni prodotti, cercando sempre di essere il più onesti possibile con noi stessi”.
COSA AVETE FATTO NEGLI ULTIMI TRE ANNI?
“Un anno lo abbiamo passato scrivendo il disco. Il resto del tempo siamo stati in tour, abbiamo passato più tempo con famiglie, amici e così via”.
QUALE PARTE DELL’IMMAGINE DEI THE DARKNESS E’ UN GIMMICK E QUALE PARTE RAPPRESENTA INVECE VOI STESSI?
“Inutile dire che buona parte del fascino del rock, quello vero, deriva dallo show che c’è dietro. Noi non siamo dei falsi rocker che vivono per stupire. Più che altro questo è il nostro modo di esprimerci, forse l’unico che abbiamo mai avuto, e ci piace creare uno show su più livelli”.
E’ INNEGABILE CHE VOI ABBIATE CONTRIBUITO IN QUALCHE MODO ALLA RESURREZIONE DEL MOVIMENTO GLAM NEI PRIMI ANNI ‘00. IN QUESTI ULTIMI ANNI, LA PALLA È STATA PRESA DAGLI AMERICANI STEEL PANTHER, ANCHE SE NEL LORO CASO ABBIAMO A CHE FARE CON UNA DIMENSIONE PIU’ CARICATURALE DEGLI STILEMI DEL GENERE. COSA NE PENSATE DI LORO?
“Be’, grazie del complimento. Gli Steel Panther li conosciamo bene e ci piacciono davvero un botto. Sono una band dichiaratamente parodistica, ma sono talmente bravi che a volte te ne scordi. Grandissimi!”.
VI SIETE MAI SENTITI IN QUALCHE MODO VITTIME DELL’INCREDIBILE SUCCESSO RISCOSSO DA “PERMISSION TO LAND”?
“Non proprio. Siamo stati molto grati a quel disco per averci lanciato e per averci permesso di farci conoscere in tutto il mondo. Non abbiamo mai sentito una particolare pressione a riguardo, però. La considererei più una fortuna”.
PERCHÉ L’ASTRONAVE È UN SIMBOLO COSTANTE IN MOLTI DEI VOSTRI LAVORI?
“Ci piace avere questa cosa ricorrente, per dare un po’ un senso di extraterrestre alla nostra musica. Non ha però un particolare significato”.
ABBIAMO SENTITO DELLE SOMIGLIANZE PER QUANTO RIGUARDA IL SOUND DI “LAST OF OUR KIND” CON UN CERTO TIPO DI SOUND BRITANNICO DEGLI ANNI ’80 (DEF LEPPARD SU TUTTI), MA ANCHE UNA CHIARA VIRATA VERSO IL ROCK ANNI ’70, PARTICOLARMENTE IN PEZZI QUALI “ROARING WATERS”. VI RITROVATE IN QUESTA LETTURA?
“Hai detto bene. Come sempre, non è stata una scelta cosciente. Semplicemente, scrivendo i pezzi per questo album siamo stati influenzati maggiormente dal tipo di musica in questione e di conseguenza il lavoro trasuda queste influenze. Probabilmente il prossimo disco suonerà in maniera diversa, chi lo sa (ride, ndR)?”.
QUAL E’ IL TUO PEZZO PREFERITO DI “LAST OF OUR KIND”, E PERCHÈ?
“Ti direi immediatamente ‘Roaring Waters’. E’ un pezzo al quale sono veramente molto legato, mi piace moltissimo il suo sound ed è, secondo me, uno dei pezzi bomba di questo disco. Spero che i fan siano dello stesso avviso”.
TI ANDREBBE DI CONDIVIDERE CON NOI QUALCHE SUCCOSO ANEDDOTO RIGUARDANTE LE VOSTRE ESPERIENZE IN TOUR?
“Oh, ce ne sarebbero eccome, di storie da raccontare, solo che preferirei non entrare troppo nel dettaglio. Quello che succede in tour, resta in tour (ride di gusto, ndR)”.
QUALI SONO I VOSTRI PIANI FUTURI PER I THE DARKNESS? QUANDO DOVREMO ASPETTARCI UN NUOVO ALBUM? E SOPRATTUTTO, AVETE INTENZIONE DI CAMBIARE IN QUALCHE MODO LE CARTE IN TAVOLA?
“Sicuramente suonare il più possibile, soprattutto pezzi del nuovo album. Per noi la dimensione live è di certo la parte più importante e bella del nostro lavoro. Dopodichè proveremo a scrivere tutti insieme per cercare di fare uscire qualcosa di nuovo nei prossimi due anni, quindi probabilmente ti direi 2017. Per il resto non saprei proprio, vi toccherà attendere per sapere come suoneranno i prossimi The Darkness”.
GRAZIE MILLE PER TUTTO, JUSTIN. IN BOCCA AL LUPO PER IL VOSTRO FUTURO, NON VEDIAMO L’ORA DI AVERVI IN ITALIA PRESTISSIMO. C’E’ QUALCOSA CHE VORRESTI DIRE AI VOSTRI FAN ITALIANI?
“Grazie a voi. Speriamo di riuscire a suonare nel vostro incredibile paese più spesso. Amiamo l’Italia, e ti posso dire che è senza dubbio la nostra meta preferita per suonare. Un saluto e a presto!”.