Pionieri del mathcore, avanguardisti dell’estremo e macchine da guerra in sede live. I The Dillinger Escape Plan incarnano la propria musica senza sfoggiare pose truci o fingere gimmick al limite del ridicolo. Con la pubblicazione dell’atteso “One Of Us Is The Killer” non abbiamo potuto fare a meno di raggiungere telefonicamente Greg Puciato, forse l’unico uomo in grado di personificare l’intensità della musica dei Dillinger: probabilmente uno dei migliori frontman sul pianeta, ogni volta che assistiamo ad una sua performance avvertiamo quel senso di pericolo e autodistruzione punk che ci convince della concreta possibilità di assistere al suo ultimo concerto di sempre. Infarto, caduta da altezze vertiginose, fuoco vivo…nulla ha mai fermato questa persona tranquillissima e placida che davanti a un microfono perde totalmente il senno, come fosse la macchina di distruzione verde targata Marvel: Greg, SMASH!
QUANTO TEMPO AVETE IMPIEGATO SU “ONE OF US IS THE KILLER”?
“Finalmente l’album è completo. Abbiamo iniziato le registrazioni il 5 novembre e il mastering è terminato il 2 marzo. Questa volta ci sono voluti mesi”.
IMMAGINO CHE I DILLINGER NECESSITINO DI UN ENORME LIVELLO DI DETTAGLIO IN STUDIO; SIETE FELICI DEL RISULTATO FINALE?
“Molto felici. Siamo dei perfezionisti in studio, anche stavolta abbiamo passato molto tempo a definire i suoni e un mese intero solo per il missaggio. Pubblicando un disco ogni tre anni circa, ci prendiamo tutto il tempo necessario per concretizzare il suono che abbiamo in mente. In passato, ascoltando un album finito, trovavamo sempre qualcosa che volevamo cambiare, qualche dettaglio o qualche sfumatura. Forse non siamo ancora abbastanza distaccati per poter giudicare in maniera ponderata, ma non è ancora successo col nuovo disco, siamo davvero molto felici”.
CHE RAPPORTO AVETE CON STEVE EVETTS?
“Come potrai immaginare il rapporto è molto particolare. Ha prodotto ogni disco dei Dillinger. In un certo senso è un componente della band, perché è sempre stato con noi in studio. Parliamo lo stesso linguaggio e sa alla perfezione fin dove può essere spinto ognuno di noi. Sa anche la forza con cui può spingere, chiedendo e pretendendo certe cose. Abbiamo un altissimo rispetto reciproco che ci permette di lavorare ad una tale intensità che, ci fosse di mezzo una persona nuova, sarebbe percepita con disagio. D’altro canto quando siamo in tour lui lavora con altri gruppi e il nostro rapporto entra in una stasi simile all’ibernazione. Entrare in studio con Steve è una sicurezza, ci conosce da tredici anni e può lavorare in maniera prospettica, può esprimere velocemente un’opinione o un giudizio obiettivo e competente. Assume anche diversi ruoli, da ingegnere del suono a psicologo, ad allenatore!”.
TRA DI VOI INVECE COME FUNZIONA? COME VI INCITATE CREATIVAMENTE SCRIVENDO NUOVE CANZONI?
“E’ un fattore personale, viene da ognuno di noi. In un certo senso ci sentiamo spinti a portare sul tavolo delle lavorazioni solo il meglio di quello che possiamo fare. Siamo una band davvero molto competitiva, anche nei riguardi degli stessi componenti del gruppo. A vicenda ci riserviamo lo spazio esclusivamente per il meglio. Ben scrive tutta la musica e io tutte le vocals. La nostra relazione è davvero solida dopo quasi tredici anni: sappiamo dove possiamo insistere, sappiamo di cosa siamo capaci, siamo da subito consapevoli del fatto che dobbiamo ottenere il meglio da noi stessi e che anche l’altro pretenderà solo ed esclusivamente il meglio, arrivando all’insulto se necessario. Spesso tuttavia non c’è bisogno di istigazioni, affrontiamo i giorni in studio oramai preparati e motivati, la pressione ce la procuriamo da soli”.
DI SOLITO ARRIVA LA STRUTTURA DELLA CANZONE DA BEN E TU LAVORI SULLE LINEE VOCALI, GIUSTO?
“Il processo è quello. Quando ho ricevuto le demo di ‘One Of Us Is The Killer’ mi è sembrato di ascoltare un alveare! Non è stato per niente facile. Quando Ben mi gira una canzone a volte mi ci vogliono settimane per adattare la mia mente a quel che succede. Non scrivo mai nulla prima di sentire il pezzo. Lo ascolto a ripetizione, per interi giorni, in macchina, in casa e quando passeggio. Dopo un po’ le linee vocali e i testi si creano da soli nella mia mente, so coscientemente quali parti vorrei accentuare e quali sottolineare. E’ un processo particolare che mi assorbe completamente”.
COME SONO QUESTE DEMO?
“Quello che arriva a me è molto strutturato e definito, non molto diverso da come suonerà la canzone su disco. Questo mi aiuta moltissimo, posso entrare in studio molto preparato”.
C’E’ UN TEMA DI FONDO CHE UNISCE LE CANZONI DEL NUOVO ALBUM?
“In questo disco c’è. Non è stato intenzionale, è successo probabilmente perché ho scritto i testi in maniera molto ravvicinata. E’ normale che i testi catturino qualcosa della tua vita privata. Il titolo ‘One Of Us Is The Killer’ è riferito alla co-dipendenza distruttiva che caratterizza una relazione in deterioramento. Bisogna fare un passo indietro e osservare la situazione da fuori per realizzare che non è sempre colpa dell’altra persona, entrambi sono equamente responsabili, a volte per voler vincere in continuazione dispute sostanzialmente inutili. Questo è quello che è accaduto in un paio di relazioni molto importanti nella mia vita, quindi è emerso in maniera spontanea nei testi”.
NON RICORDO DEI TESTI COSI’ PERSONALI IN PASSATO…
“Hai ragione, sono sicuramente i testi più personali che io abbia mai scritto”.
AVERE LA STESSA FORMAZIONE PER DUE DISCHI DI FILA VI HA AIUTATO NELLE REGISTRAZIONI?
“Non sai quanto! Il periodo tra ‘Calculating Infinity’ e ‘Miss Machine’ è stato l’ultimo in cui abbiamo avuto lo stesso batterista, ed è davvero molto importante perché la band sviluppa un linguaggio molto particolare e codificato per comunicare a livello artistico. Tra ‘Miss Machine’ e ‘Ire Works’ abbiamo dovuto insegnare questo linguaggio ad ogni nuovo componente entrato nel gruppo. Conoscerci tutti ci ha risparmiato un sacco di tempo ed energie. Ovviamente poi nel ciclo di tour il nostro affiatamento è cresciuto immensamente: in ‘One Of Us Is The Killer’ siamo riusciti a fare molti salti creativi proprio grazie alle energie risparmiate dall’insegnare a qualcuno nuove canzoni”.
AVETE COMUNQUE PERSO UN ELEMENTO: SO CHE JEFF TURTLE NON ERA COINVOLTO NEL PROCESSO DI SCRITTURA E REGISTRAZIONE, LO RIMPIAZZERETE?
“Abbiamo chiamato con noi James Love, il nostro chitarrista nel tour di ‘Miss Machine’ dal 2004 al 2006. Ci conosciamo già, e quando Jeff ci ha detto che non ce la faceva più, James è stata la nostra prima opzione. Per nostra grande fortuna si è dimostrato entusiasta e ha dovuto imparare solo un paio di album. Sarebbe molto intimidatorio per uno sconosciuto entrare in un gruppo con quasi quindici anni di storia”.
GREG: OGNI VOLTA CHE TI VEDO SUL PALCO HO COME L’IMPRESSIONE CHE TU VOGLIA AMMAZZARTI. TI PIACE FARE INCAZZARE LA SECURITY TUTTE LE SERE?
“Cerco di non pensare a quello che faccio! Sento ancora molto intensamente la musica, tanto che quando salgo sul palco non mi accorgo di nulla, non penso a nulla, sono posseduto completamente dalla musica. Spesso mi rendo conto di quello che è successo solo quando il concerto è finito, e qualcuno mi riferisce qualcosa. Capita che non mi rendo conto nemmeno di quello che succede attorno a me… Non c’è nulla di premeditato, viene tutto naturale, come espressione delle nostre personalità”.
TI SUCCEDE LA STESSA COSA QUANDO SEI IN STUDIO A REGISTRARE? RIESCI A STAR FERMO DAVANTI AL MICROFONO?
“Mi è difficilissimo, davvero. Non urlo mai fuori dal palco o dallo studio. Penso di non aver mai urlato in vita mia senza un microfono in mano. Quando urlo è una vera emozione che fuoriesce dal mio corpo, ed è sempre reale, viscerale. Steve si incazza tantissimo perché mi agito troppo e finisce per sentirsi nelle registrazioni, probabilmente qualche pugno che sbatte o qualche microfono piegato si sentirà anche nel disco finito. Che posso fare? Non riesco a urlare e stare immobile”.
SEI MOLTO IN FORMA: COME TI ALLENI QUANDO SEI IN TOUR? CERCHI SEMPRE UNA PALESTRA?
“Sai, a dire il vero sul palco faccio parecchio movimento. Di solito vado in palestra prima dei tour, per essere pronto e fisicamente preparato. Il tour ti sfianca, suoniamo tantissimo e prepararmi mi aiuta perché una serie di date si traduce spesso nell’accumulo di svariati piccoli infortuni, che si sommano l’un l’altro. Terminare un ciclo è come tagliare il traguardo di una maratona, spesso ci guardiamo in faccia e ci chiediamo ‘dio mio, come cazzo abbiamo fatto ad arrivare alla fine?'”.
E’ QUESTO IL MOTIVO DEI NUMEROSI CAMBI DI LINE-UP?
“Certo, non cazzeggiamo. Fissiamo quante più date ci risulta possibile, e come sai non ce ne stiamo impalati sul palco. La nostra musica ci assorbe a livello mentale, emozionale e fisico. Ne usciamo esausti, distrutti. Non si diventa nemmeno ricchi, di conseguenza ci vuole una passione enorme. Anzi, non basta l’amore per la musica e la passione, dev’essere una necessità: non suoniamo così perché ci piace, lo facciamo perché è necessario per noi stessi”.
UNA VOLTA IL BASSISTA DI ROB ZOMBIE, PIGGY D., MI RACCONTO’ DEL SUO PERIODO NEGLI AMEN PARAGONANDOLO AD UN INCIDENTE STRADALE…
“Ha perfettamente ragione, è così che ci si sente. Ovviamente non un incidente grave, perché ho ancora la testa attaccata al collo. Magari come cadere da un balcone al primo piano”.
CHE C’E’ NEL FUTURO DELLA VOSTRA ETICHETTA PARTY SMASH?
“Io e Ben abbiamo dei progetti paralleli che probabilmente vedranno la luce nei prossimi anni. Altrettanto probabilmente non cercheremo di firmare con altri artisti, non vogliamo essere un’etichetta discografica nel vero senso del termine. Vogliamo che Party Smash sia un ombrello che tenga al riparo le nostre pubblicazioni, quelle che non starebbero bene col marchio The Dillinger Escape Plan”.
PARLI DEL TUO PROGETTO CON MAX CAVALERA?
“No, è una cosa completamente diversa, una cosa più melodica. Il progetto con Max Cavalera uscirà per Nuclear Blast e verrà finalmente registrato a settembre, dopo un paio d’anni di gestazione, quando io, Max e Troy dei Mastodon avremo un mesetto libero. Finirà nei negozi ad inizio 2014, probabilmente”.
HO SENTITO CHE CI SARANNO ALTRE PERSONE COINVOLTE…
“Alla batteria c’è Dave Elitch, che ha suonato nei The Mars Volta. E’ stato molto interessante a livello creativo lavorare con altri cantanti, sono sempre stato l’unico autore di testi e voci nei Dillinger e questa è una cosa nuova per me”.