THE FORESHADOWING – Inni al dolore

Pubblicato il 10/07/2016 da

Nemmeno al quarto album il songwriting dei The Foreshadowing ha mostrato segni di cedimento. La gothic-doom metal band capitolina con “Seven Heads Ten Horns” è infatti riuscita a confezionare l’ennesima opera convincente, spingendo ancora sui binari di una proposta tanto complessa e raffinata quanto prontamente emotiva. A livello di eleganza, oggigiorno il sestetto è secondo solo ai maestri My Dying Bride, mentre resta inconfutabile la sua abilità nel rivisitare la tradizione gothic-doom e al contempo arricchire di nuove sensazioni il genere di partenza. Dopo avere apprezzato la suddetta recente prova in studio, abbiamo ritenuto opportuno contattare nuovamente il gruppo per sapere qualcosa in più sulla genesi del lavoro e sui programmi per l’immediato futuro. Alle nostre domande hanno risposto il chitarrista Alessandro Pace e il batterista Giuseppe Orlando…

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TRA IL NUOVO “SEVEN HEADS TEN HORNS” E IL DISCO PRECEDENTE SONO TRASCORSI CIRCA QUATTRO ANNI. PRATICAMENTE UN RECORD PER VOI, VISTO CHE CI AVEVATE ABITUATO AD INTERVALLI PIU’ BREVI. E’ STATO DIFFICILE COMPORRE QUESTO DISCO OPPURE AVETE DATO SEMPLICEMENTE LA PRIORITA’ AD ALTRO, FRA BAND E VITE PRIVATE?
Alessandro Pace: “In realtà sono successe molte cose tra ‘Second World’ e ‘Seven Heads Ten Horns’, in primis il cambio di batterista e poi il tour americano e quello europeo che ci hanno tenuti impegnati praticamente fino all’inizio del 2014. Il processo di scrittura di ‘7H10H’ si è poi protratto per tutto il 2014, mentre non ti nego che la fase di registrazione e mix ha preso un po’ più di tempo del previsto. Anche l’uscita che era prevista per fine 2015 ed è stata posticipata per problematiche legate alla realizzazione dell’artwork. In tutto questo è ovvio che anche i nostri impegni di vita quotidiana hanno fatto sì che si allungasse il tutto, però meglio così. Abbiamo avuto modo di curare tutto nel dettaglio senza la fretta dovuta ai tempi del mercato”.

PERSONALMENTE RITENGO “SECOND WORLD” IL VOSTRO DISCO MIGLIORE. MI SEMBRA CHE L’ACCOGLIENZA PER QUESTO LAVORO SIA STATA SIN DALLA SUA USCITA DECISAMENTE NOTEVOLE. AVETE SENTITO UN PO’ DI PRESSIONE QUANDO SI E’ TRATTATO DI INIZIARE A COMPORRE IL SUO SUCCESSORE?
Alessandro Pace: “E’ sempre una sfida quando si tratta di fare un nuovo lavoro, poi quando si ha a che fare con un disco come ‘Second World’ la cosa si fa davvero difficile, però è pur vero che non ci siamo mai fatti questo tipo di problemi. Cerchiamo sempre di dar vita ad album con personalità propria e quindi fare paragoni a quel punto diventa difficile. Ci sforziamo sempre di essere selettivi con le nostre composizioni, di proporre musiche di qualità e omogenee a livello di mood e sound; quindi, come ti dicevo, ci interessa produrre un ‘pezzo’ a sè stante e pare che il pubblico stia apprezzando!”.

COME DESCRIVERESTE QUESTA NUOVA PROVA? SE IN PASSATO TENDEVATE A CAMBIARE O INTRODURRE NUOVI ELEMENTI CON OGNI ALBUM, CON “SEVEN…” PERSONALMENTE CREDO CHE ABBIATE DATO CONFERMA DI TUTTE LE VOSTRE QUALITÀ’ SENZA COMPIERE GRANDI SALTI. LO TROVO UN DISCO SPONTANEO, AMMANTATO DI UNA EPICITA’ PIU’ ESPLICITA…
Alessandro Pace: “Beh, sì, si può dire che ‘7H10H’ sia una summa di ciò che abbiamo fatto in tutti questi anni, ma credo anche che ci siano elementi nuovi, a partire, come dici tu, da un’epicità più pronunciata e continuando con sonorità più pesanti e atmosferiche allo stesso tempo. Abbiamo anche aggiunto degli elementi ‘acustici’ e ‘post rock’ che secondo me rendono questo disco più variegato, pur rimanendo in tema con se stesso. Credo che come gli altri dischi abbia una sua personalità ben precisa”.

UN PAIO DI ANNI FA AVETE REALIZZATO UNA COVER DI “THE RAINS OF CASTAMERE”, TEMA TRATTO DALLA COLONNA SONORA DI “GAME OF THRONES”. HO PERCEPITO UN CHE DI MEDIEVALE IN ALCUNI TRATTI DEL DISCO. VI SIETE LASCIATI ISPIRARE DA QUESTA ESPERIENZA?
Giuseppe Orlando: “Noi siamo tutti fan di GoT e ‘The Rains of Castamere’ in qualche modo era già affine al nostro linguaggio musicale, infatti la cover è venuta in modo spontaneo e naturale in pochissimo tempo. Non credo però che ci abbia influenzato più di tanto nella stesura del disco. Secondo me ‘7H10H’ presenta una pronunciata epicità (soprattutto nella prima parte dell’album) e quindi si può respirare un’aria ‘medievaleggiante’ ogni tanto, ma non sempre. Molto di quanto dici tu penso sia dovuto anche all’uso di determinati strumenti acustici un po’ insoliti per i canoni del genere”.

IN OGNI CASO, NON VA DIMENTICATO COME LA TRACKLIST PRESENTI IL VOSTRO BRANO PIU’ LUNGO E ARTICOLATO DI SEMPRE. QUESTA E’ UNA BELLA NOVITA’. COME E’ NATO “NIMROD”?
Alessandro Pace: ‘Nimrod’ è i risultato dell’unione di due brani portanti – ‘The Eerie Tower’ e ‘Collapse’ – legati insieme dai due movimenti ‘Omelia’ e ‘Inno al Dolore’. Come ti dicevo abbiamo sempre fatto attenzione all’omogeneità in seno agli album e ‘Collapse’, anche se in forma embrionale, era già tra il nostro materiale all’epoca di ‘Second World’, ma diciamo che i tempi non erano maturi. Quando poi abbiamo composto ‘The Eerie Tower’ tutto è venuto da sè. Le idee a quel punto scorrono in maniera naturale e non è stato difficile congiungerle con ‘Omelia’, che in qualche modo riporta a un concetto inverso di ‘quiete dopo la tempesta’ e quindi ‘prima’ del collasso. ‘Inno al Dolore’ invece è la degna conclusione trascendentale di questo viaggio. Per noi è stata una bella soddisfazione realizzare la nostra prima ‘suite’, visto che abbiamo sempre avuto questo pallino e sembra che lo sforzo sia stato gradito!”.

A LIVELLO DI TESTI E CONCEPT COME VI SIETE MOSSI QUESTA VOLTA? DI COSA PARLATE IN “SEVEN…”?
Giuseppe Orlando: “Il disco fa dei parallelismi tra la caduta di Babilonia, l’Europa di oggi e non solo. Ciò che esternamente è unito e stabile poi crolla a causa dell’essere umano che non riesce ad essere solidale con sè stesso. E’ciò che sta succedendo oggi in Europa e a quanto pare non ci siamo sbagliati di molto (vedi la Brexit). La brama dei potenti di soggiogare il popolo che a sua volta sguazza nell’ignoranza, nel razzismo e nell’insofferenza verso il prossimo fanno sì che questa ‘Unione’ sia fragile e difficile da mantenere. Un pezzo come ‘New Babylon’ fotografa perfettamente alcune realtà del vicino medio oriente vessate da pseudo dittature o ’17’, che prende spunto dal passo dell’apocalisse in cui si parla della bestia con ‘Sette Teste e Dieci Corna’, che guarda caso era raffigurata in alcune monete commemorative dell’Euro. Questo concetto di precarietà che caratterizza molte civiltà decadute durante la nostra storia è presente in tutto l’album”.

CREDO CHE LA VOSTRA MUSICA BEN SI PRESTI A FARE DA COLONNA SONORA O AD ESSERE TRADOTTA IN UN VIDEO. AVETE QUALCHE PROGRAMMA A RIGUARDO?
Giuseppe Orlando: “Sono d’accordo con te, ma alle colonne sonore non ci siamo ancora arrivati. Posso dirti però che abbiamo appena concluso la realizzazione di un brano che accompagnerà l’uscita del quarto numero di ‘Paranoid Boyd’ – ‘Il corpo del Mostro’, un fumetto di Edizioni Inkiostro con sceneggiatura di Andrea Cavalletto e Marta Carotenuto e disegnato da Enrico Carnevale. Il progetto nasce da una loro volontà di inserirci nella storia di questo numero e di supportare lo stesso con una sorta di ‘colonna sonora’. Ci sarà infatti una tiratura limitata dell’albo con all’interno un codice QR che permetterà di scaricare in anteprima nazionale il brano inedito appositamente realizzato per il fumetto. Un qualcosa di sicuramente inedito per noi! Per quanto riguarda invece la promozione del disco, posso dirti che stiamo lavorando ad un videoclip i cui dettagli verranno resi noti a breve”.

GIUSEPPE ORLANDO HA SEMPRE REGISTRATO I VOSTRI DISCHI, O ALMENO PARTE DI ESSI. ORA CHE GIUSEPPE FA UFFICIALMENTE PARTE DEL GRUPPO, IL SUO APPROCCIO CON VOI O ALLE REGISTRAZIONI HA SUBITO DEI CAMBIAMENTI?
Alessandro Pace: “Giuseppe è sempre stato in qualche modo un membro della famiglia. Ha prodotto i nostri primi due lavori e registrato parte di ‘Second World’. Più che un cambiamento di approccio possiamo parlare di un approfondimento, visto che oggi prende parte anche alle composizioni e agli arrangiamenti. Ovviamente si è occupato di gran parte delle registrazioni e ha seguito tutto il processo di mix di ‘7H10H’. Non è stato difficile trovare l’alchimia giusta proprio perché ci conosce a fondo sin dagli esordi e sa come sono strutturati i The Foreshadowing. In più aggiungi che siamo amici da tempo e che condividiamo molte ‘basi’ musicali, quindi è stato un processo di integrazione più che naturale”.

E’ CURIOSO CONSTATARE COME OGNI VOSTRO ALBUM SIA STATO MIXATO/MASTERIZZATO DA UN PROFESSIONISTA DIVERSO. E’ PER VOI FONDAMENTALE DARE AD OGNI LAVORO UN TAGLIO SONORO DIVERSO? COME E’ STATO LAVORARE CON I FRATELLI WIESLAWSKI NEGLI HERTZ STUDIOS IN POLONIA?
Alessandro Pace: “Sì, diciamo che tendiamo a cercare la sonorità giusta per ogni album senza stare appresso ai nomi del momento. ‘Second World’ vedeva Dan Swano dietro al processo di mix e mastering, che ha conferito  quel sound ‘glaciale’ proprio delle tematiche del disco, ma che per ‘7H10H’ non andavano bene”.
Giuseppe Orlando: “Fin dalle realizzazioni delle demo era chiaro che questo disco necessitava di un suono più caldo e mastodontico, per questo ci siamo rivolti ai fratelli Wieslawski. Alcune delle loro produzioni rimandavano direttamente a ciò che avevamo in mente per ‘7H10H’ e alla fine si è rivelata la scelta giusta. Lavorare con loro è stato molto stimolante. Abbiamo fatto il reamp di chitarre e basso e loro sono molto attenti a trovare i suoni giusti sin dall’inizio del processo in modo da non snaturarli troppo in fase di mix. Lavorando in due si ha il vantaggio di avere sempre un confronto e alla fine quattro orecchie possono fare la differenza. Diciamo però che in alcuni momenti è stato difficile seguirli, in quanto lavorando a staffetta non si ha mai un attimo di pausa, ma ne è valsa la pena!”.

CHE ASPETTATIVE AVETE ATTORNO A “SEVEN…”? QUANDO SARA’ POSSIBILE CONSIDERARLO UN SUCCESSO PER VOI?
Alessandro Pace: “Che dire, il cosiddetto ‘mercato’ attuale è quanto di più incomprensibile e difficile da decifrare. Crediamo molto in questo disco, ma è sempre meglio stare con i piedi per terra. Per noi ogni disco è un successo almeno sotto il profilo personale. Speriamo che la gente lo apprezzi sempre di più e che il pubblico che ci segue diventi sempre maggiore”.

NEL 2012 VI SIETE IMBARCATI IN UN TOUR STATUNITENSE CON MARDUK, MOONSPELL E INQUISITION. TUTTORA E’ COSA PIUTTOSTO RARA VEDERE UNA BAND ITALIANA INTRAPRENDERE TOUR DI QUEL CALIBRO. NON DOBBIAMO POI DIMENTICARE QUELLO DI SPALLA AGLI SWALLOW THE SUN IN EUROPA. COSA RICORDATE DI QUELLE ESPERIENZA? QUANTO VI HANNO INSEGNATO?
Giuseppe Orlando: “Sono state entrambe delle bellissime esperienze! Diciamo che il tour in America ci ha fatto prendere ancor  più coscienza di noi stessi sul palco e con la relazione col pubblico. Si tratta di una realtà diversa dalla nostra, ma non così tanto da incutere timore, quindi è stato per certi versi ‘educativo’. Condividere il palco con delle grandi band ti fa crescere molto sia professionalmente che umanamente. Stesso discorso vale per l’esperienza fatta con gli Swallow the Sun e gli Antimatter, ma diciamo che suonando in Europa ci sentivamo un po più a casa. Ricordo con grande affetto la partecipazione di Mikko alla voce sulla cover di ‘Russians’ a Londra o i Moonspell che ci hanno dato una mano a spingere il van quando si scaricò la batteria. Non sembra, ma sono piccole cose che ti legano per sempre”.

NON ESSENDO PIU’ DEI “RAGAZZINI”, IMMAGINO CHE CONCILIARE GLI IMPEGNI DELLA BAND CON QUELLI DELLA SFERA PRIVATA O LAVORATIVA STIA DIVENTANDO SEMPRE PIU’ COMPLICATO. I VOSTRI FAN POSSONO COMUNQUE SPERARE IN UN MINIMO DI ATTIVITA’ LIVE NEI PROSSIMI TEMPI?
Alessandro Pace: “Dici bene, non siamo più dei ragazzini, tanto è vero che da poco sono diventato padre, ma questo non cambia ciò che siamo. Abbiamo avuto la volontà e la fortuna di fare dei lavori che si conciliano abbastanza bene con la nostra attività artistica, infatti ad ottobre ci vedrete spalleggiare i nostri amici Moonspell nella quinta parte del ‘Road to extinction Tour’, che toccherà paesi per noi nuovi come per esempio la Grecia, Slovenia, Bulgaria, Croazia e Slovacchia. Inoltre, saremo il 29 Luglio all’Artmania Fest in Romania in una serata con i Katatonia e sempre in autunno avremo un mini-tour in Italia con una band molto apprezzata del genere che verrà annunciata a breve”.

IL DOOM E DERIVATI SEMBRANO GODERE DI BUONA POPOLARITA’ NEGLI ULTIMI TEMPI, ALMENO SE SI CONSIDERA IL NUMERO DI BAND CHE SI CIMENTANO NEL GENERE E RELATIVO FLUSSO DI NUOVE USCITE. SI PRENDANO COME ESEMPIO I RITORNI DI SKEPTICISM, SHAPE OF DESPAIR, AHAB O DI BAND PIU’ GIOVANI COME I LYCUS O I BELL WITCH. AVETE SEGUITO IL “FENOMENO”? VI CAPITA OGGIGIORNO DI PERCEPIRE MAGGIORE INTERESSE ATTORNO A VOI E AL VOSTRO OPERATO?
Alessandro Pace: “A dire il vero non conosco le ultime due band citate, mi informerò subito. Mentre ho sempre ascoltato ed apprezzato band culto come Shape of Despair e Ahab. Maggiore interesse nel genere non saprei, per una band come la nostra il sentiero è sempre pieno di ostacoli, ma ci piacciono le sfide e non demordiamo!”.

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