THE FORESHADOWING – Passato, presente e futuro

Pubblicato il 19/12/2024 da

Dopo un’attesa lunga otto anni, i capitolini The Foreshadowing tornano con un nuovo album “New Wave Order”,  un ritorno al passato che li vede rispolverare quelle sonorità che sono il marchio di fabbrica della loro carriera, in bilico tra doom metal e gothic con numerose incursioni in territori new wave.
Il disco, uscito un mese fa, ha ottenuto ottimi responsi da pubblico e critica, consolidando la reputazione dei musicisti romani quali maestri di un genere oscuro e malinconico, ma con la sensibilità necessaria per legarsi a tematiche attuali.
Ne parliamo con il tastierista del gruppo, Francesco Sosto.

CIAO, BENVENUTI SU METALITALIA.COM E COMPLIMENTI PER IL NUOVO ALBUM.
SONO PASSATI BEN OTTO ANNI DA “SEVEN HEADS, TEN HORNS”. COSA SI PROVA A TORNARE DOPO TUTTO QUESTO TEMPO? COS’E’ SUCCESSO DURANTE QUESTI ANNI? COSA VI HA INDOTTO A RIPRENDERE?
– Prima di tutto grazie per i complimenti! Abbiamo riscoperto una seconda giovinezza, dettata dagli stimoli che abbiamo avuto nel realizzare questo album. In realtà non ci siamo mai fermati, ma da un lato è vero che abbiamo una certa propensione alla lentezza, e forse anche per questo la matrice ‘doom’, che finora ha caratterizzato la nostra musica, rivela anche noi stessi caratterialmente.
Però è anche vero che ci sono stati quei due anni e mezzo in cui il mondo intero è rimasto sospeso nel tempo – mi riferisco alla pandemia.
Soltanto in quel lasso di tempo siamo stati ‘costretti’ a restare fermi, ed è stata proprio l’assurdità della cosa in sé che ci ha indotto a riprendere i lavori per questo nuovo album, stanchi come eravamo di marcire nei bunker delle nostre case, a causa delle restrizioni e dei distanziamenti sociali. È stato un danno enorme al nostro bioritmo artistico, ma l’importante è essere ritornati più vitali di prima, se vogliamo.

FACCIAMO UN PASSO INDIETRO: L’EP “FORSAKEN SONGS” HA FATTO DA APRIPISTA A QUESTO VOSTRO RIENTRO. COME E’ NATO?
– Con “Forsaken Songs” volevamo dare un segno di vita a quei fan che ci chiedevano insistentemente che fine avessimo fatto. Mentre il nostro quinto album era già in fase di ultimazione e missaggio, ci è venuto in mente che quello poteva essere il momento giusto per realizzare un EP che facesse da apripista al nostro ritorno.
Con questo pretesto ne abbiamo approfittato per raccogliere una serie di brani editi e inediti e due cover. Molto spesso ci sono dei brani che sono di buon livello ma, in un determinato momento, non li senti in linea con l’album che deve uscire: ecco, questo EP è stato un buon pretesto per riproporli nella migliore veste possibile e farli apprezzare al meglio al nostro pubblico.

ARRIVIAMO ORA A “NEW WAVE ORDER”: POTETE PRESENTARLO AI NOSTRI LETTORI?
– “New Wave Order” è un ritorno al passato, alle canzoni che hanno accompagnato la nostra infanzia, un tributo agli anni ’80 e alle varie scene musicali che si sono susseguite in quegli anni, dal gothic rock al post punk, dalla new romantic al synth pop.
Ci siamo ispirati a quel periodo perché quei brani rappresentavano spensieratezza nei momenti della nostra vita passata, questo dal punto di vista musicale. Sul piano lirico è anche un ritorno al passato, inteso, però, in un altro modo: forse è più giusto dire un richiamo nostalgico a un passato che non esiste più, per colpa di una società che va troppo di fretta, per colpa dei disastri ambientali e delle pandemie, ma soprattutto per colpa del consumismo sfrenato.
Gran parte del concept di quest’album si rifà molto al pensiero di Pier Paolo Pasolini che, con cinquanta o sessanta anni di anticipo, condannava il consumismo come una forma di dittatura più subdola e perversa rispetto alle dittature vere e proprie.
“New Wave Order” punta il dito proprio su questo meccanismo malato in cui siamo di fatto prigionieri. A differenza delle altre dittature però, il consumismo non ce lo fa capire; al contrario, ci fa credere che siamo persone libere instillandoci la cultura del desiderio. Così facendo ci tiene sotto scacco in una prigione in cui noi stessi volutamente ci chiudiamo. E allora comunichiamo non più per strada, ma tramite chat, social network, tablet e smartphone…
Anche quando usciamo fuori di casa, magari per recarci in qualche squallido centro commerciale, questi apparecchi ci accompagnano, quasi come una sorta di Grande Fratello che ci sorveglia in continuazione. Questo album serve dunque a dare la consapevolezza del proprio stato di prigionieri in un sistema sbagliato a chiunque avrà voglia di ascoltarlo. Non fornisce soluzioni, ma solo consapevolezza.

COS’E’ IL ‘NEW WAVE ORDER’ DEL TITOLO?
– È la sintesi musicale e testuale dell’album, derivante dall’unione di ‘new wave’, il riferimento a quel contesto musicale di cui abbiamo parlato in precedenza, e ‘new world order’, che si riferisce più che altro a quel sistema di potere composto da un numero esiguo di persone che ha bisogno di carne da macello, ovvero il resto del mondo, su cui banchettare.

CHI HA REALIZZATO LA COPERTINA DEL DISCO E QUAL E’ IL SUO SIGNIFICATO?
– La copertina del disco è stata realizzata da Fabio Timpanaro, stimato artista visionario, oltre che nostro amico.
Abbiamo scelto lui per l’artwork perché ritenevamo che fosse la persona più indicata per questo tipo di lavoro. Volevamo qualcosa che a livello grafico richiamasse stilisticamente le cover degli album anni ’80 e direi che il lavoro è stato davvero soddisfacente.
La donna contadina che regge il bambino al centro della scena, entrambi vestiti di nero in segno di lutto, rappresentano quel mondo nostalgico che non c’è più, entrambi sperduti in una landa desolata priva di rifugio… Dietro di loro un cielo minaccioso che rappresenta il cambiamento veloce della società. Sul retro della cover è ancora più evidente la contrapposizione tra un mondo rurale e antico e un mondo nuovo e industrializzato.
Fabio ha saputo cogliere nel segno con il suo lavoro perché era esattamente come ci immaginavamo il tutto.

C’E’ UN LEGAME TRA IL PEZZO DI APERTURA E QUELLO DI CHIUSURA, “VOX POPULI” E “VOX DEI”?
– È un riferimento alla locuzione latina di origine medievale “vox populi, vox dei” (‘voce del popolo, voce di Dio’). Il legame tra i due brani c’è nella misura in cui rimarca il senso di unitarietà dell’album, dal primo fino all’ultimo brano, quasi come se fosse una grande suite musicale.
Tra l’altro ci è sembrato un buon pretesto per indurre l’ascoltatore ad ascoltarlo dall’inizio alla fine, perché questo disco ha solo un senso se lo si ascolta per intero, senza saltare una sola traccia.

I VOSTRI QUATTRO ALBUM, PUR PESCANDO DA UN IMMAGINARIO TRA GOTHIC E DOOM METAL, SUONANO DIVERSI TRA LORO. COME SI COLLOCA “NEW WAVE ORDER” IN QUESTO VOSTRO CAMMINO? LO VEDETE COME UN’EVOLUZIONE NATURALE OPPURE IL TEMPO TRASCORSO DAL SUO PREDECESSORE HA CONTRIBUITO A CREARE UN DISTACCO PIU’ NETTO?
– Non credo che il tempo abbia molto a che fare con questa sorta di distacco, d’altronde gran parte dei brani risale a qualche anno fa.
Già da tempo pensavamo a un cambiamento più netto del nostro stile, ma certe scelte è meglio farle al momento giusto. Nei nostri primi quattro album abbiamo voluto seguire un percorso più graduale e sicuro, questa volta abbiamo deciso di osare un po’ di più. In ogni caso, abbiamo sempre fatto in modo di creare album diversi e non fotocopie di quello precedente, per cui era inevitabile che anche quest’album dovesse seguire questo criterio.
La ragione per cui abbiamo osato di più è che siamo un po’ stufi di essere etichettati come gothic-doom metal. Per noi è molto riduttivo essere definiti così, perché poi in realtà ci ispiriamo anche a moltissime band totalmente al di fuori del metal.

LA VOSTRA MUSICA E’ SEMPRE CURATA IN OGNI DETTAGLIO E, IN QUEST’OTTICA, I TESTI RIVESTONO UN RUOLO FONDAMENTALE. DA DOVE NASCE UN VOSTRO PEZZO? SCRIVETE PRIMA LA MUSICA O LE PAROLE?
– Prima la musica, poi le parole. Abbiamo sempre fatto così, mai il contrario per quel che ci ricordiamo.
Nella mia veste di paroliere principale della band, direi che l’importanza dei testi nella musica l’ho appresa durante il mio periodo adolescenziale. Allora ero un fan sfegatato dei Pink Floyd e, quando sei ossessionato da una band, finisci per imparare, tradurre, studiare e approfondire i testi delle canzoni a memoria, come feci io. Roger Waters, per quanto non mi sia particolarmente simpatico, è sempre stato un grande autore di testi ed il mio punto di riferimento principale, da lui ho cercato di apprendere il lato più ‘criptico’ che caratterizza gran parte dei nostri brani.

IN PASSATO AVETE RIFATTO PEZZI COME “RUSSIANS” DI STING E “SUCH A SHAME” DEI TALK TALK. C’E’ QUALCHE ALTRO ARTISTA CHE APPREZZATE PARTICOLARMENTE E DI CUI VI PIACEREBBE REALIZZARE UNA COVER?
– Sarebbero veramente tanti e di svariati generi, sarebbe stimolante e bello addirittura fare una sorta di EP dedicato. Ci penseremo, ti posso dire che in questo senso abbiamo già registrato una cover di un artista a noi molto caro che spiazzerà un po’.

L’ANNO SCORSO SIETE TORNATI ANCHE SUI PALCHI, IN UN TOUR EUROPEO CON SATURNUS E IN THE WOODS… COME E’ ANDATA?
– È stato il tour perfetto sotto molti punti di vista, prima di tutto quello umano. Fra di noi ci chiamiamo ancora ‘fratelli’ e davvero si è creato un clima di fratellanza e di unità che è rimasto immutato. Abbiamo occasione di sentirci ogni tanto tramite i vari social ed è sempre un piacere.
Anche in termini di riscontri è andata piuttosto bene un po’ a tutti. Mai uno screzio o un’incomprensione, massimo rispetto reciproco, tanta voglia di scherzare e cazzeggiare ad ogni momento, soprattutto nelle situazioni più difficili, che in un tour non mancano mai.

PROPRIO A PROPOSITO DI TOUR EUROPEI, COME VIENE ACCOLTA LA VOSTRA MUSICA FUORI DALL’ITALIA? C’E’ UN PAESE IN CUI AVETE UN SEGUITO MAGGIORE?
– Ce ne sono parecchi per fortuna, qualche mese fa per esempio siamo stati al Metal Gates a Bucarest e abbiamo riscontrato di essere una realtà ben consolidata, d’altronde mi sembra sia la sesta volta che suoniamo in Romania. Fuori dall’Italia direi Stati Uniti, Germania, Olanda, Sud America.

AVETE GIA’ PROGRAMMI PER IL FUTURO?
– Stiamo lavorando molto seriamente per la realizzazione di un tour, purtroppo questo non dipende soltanto da noi, ma dal sistema che ci ruota intorno e non sempre questo sistema è stato molto amichevole con noi in passato e nell’attuale presente… Vedremo, comunque.

 

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