THE FORESHADOWING – Poesie d’autunno

Pubblicato il 03/11/2007 da
Metalitalia.com vi conduce alla scoperta di una nuova esaltante realtà della scena metal italiana e non: i gothic-doom metallers capitolini The Foreshadowing! La band ha composto quasi in gran segreto il suo primo full-length “Days Of Nothing” nel corso degli ultimi anni, per poi accordarsi in breve tempo con la storica Candlelight Records e dare oggi in pasto a tutti gli appassionati quello che è a tutti gli effetti uno dei migliori lavori ascoltati ultimamente in questo campo! Ai nostri microfoni, è intervenuto il chitarrista e membro fondatore Alessandro Pace, ovvero uno dei nomi di punta della scena romana, viste le sue collaborazioni con gruppi del calibro di Klimt 1918, Spiritual Front e Dope Stars Inc.! A lui la parola…

 
NON SI ERA SAPUTO QUASI NULLA DEI THE FORESHADOWING SINO A QUANDO, ALCUNI MESI FA, È USCITA LA NOTIZIA DELL’ACCORDO CON LA CANDLELIGHT. PER FARE UN PO’ DI CHIAREZZA E PER PRESENTARE LA BAND AI NOSTRI LETTORI, TI ANDREBBE DI RIASSUMERE LA VOSTRA STORIA E DI INTRODURRE GLI ALTRI MEMBRI DELLA LINEUP?
“In effetti immagino che, vista dall’esterno, la nostra comparsa sulla scena sia risultata alquanto strana e improvvisa! Tutto in realtà ha inizio tanti anni fa, verso la fine degli anni ’90… reduce da alcuni anni di esperienze death metal, mi ritrovai ad un certo punto con l’intento ben preciso di avviare una band dedita alle sonorità gothic-doom a me care e con la quale sono cresciuto e formato musicalmente. Mi venne spontaneo contattare subito Andrea Chiodetti alla chitarra (attualmente nei Grimness ed ex-Spiritual Front) e Francesco Sosto alle tastiere (anche lui ex-Spiritual Front, nonché sessionman nei Klimt 1918 successivamente), amici prima di tutto, nonché gli elementi perfetti con cui avviare questa band. Con questo nucleo partì il processo compositivo embrionale, ma, allo stesso tempo, subì subito una brusca frenata a causa della difficoltà nel trovare a quei tempi altri validi elementi compatibili con noi. Negli anni successivi, le varie esperienze musicali intraprese ci fecero accantonare temporaneamente questo gruppo fino agli ultimi mesi del 2005. In quel preciso momento alcuni eventi e incontri riaccesero in noi questa fiamma, e ci ritrovammo insieme in un momento molto ispirato a comporre ed arrangiare materiale, coadiuvati man mano da Jonah Padella alla batteria (Grimness), dall’amico di vecchia data Davide Pesola al basso (con la quale ho condiviso l’esperienza nei Klimt 1918) e infine da Marco Benevento (vocalist e mastermind della doom band romana How like a Winter). Proprio con quest’ultimo si chiuse il cerchio e fu trovata la giusta alchimia per portare a termine l’album ‘Days of Nothing’. È stato un processo ed un cammino dai tratti tortuosi e romanzeschi, se vogliamo, ma risulta ai nostri occhi carico di un fascino e una soddisfazione particolare soprattutto per questo”.
“DAYS OF NOTHING” È APPUNTO IL VOSTRO PRIMO ALBUM: TI ANDREBBE DI DESCRIVERNE NEI DETTAGLI LA GENESI? QUANDO E DA CHI SONO STATI COMPOSTI I BRANI? DOVE HANNO AVUTO LUOGO LE REGISTRAZIONI?
“Come già detto sopra, la genesi vera e propria dell’album è partita gli ultimi mesi del 2005. I brani sono stati composti da me, Andrea e Francesco nel lungo e freddo inverno di quell’anno. Successivamente, una volta trovata la quadratura alla line-up e dopo qualche mese di pre-produzione, abbiamo pianificato le registrazioni: abbiamo iniziato con la batteria ripresa agli Outer Sound Studio, poi abbiamo completato il resto nel nostro piccolo studio casalingo, tranne le parti di voce, registrate ai Subsound Studio. Il tutto è stato poi affidato all’esperienza e al talento di Giuseppe Orlando per il missaggio finale, sempre nei suoi Outer Sound studio. Il mastering è stato effettuato ai Principal Studio in Germania. Devo ammettere che il risultato finale ci soddisfa enormemente, considerato il budget contenuto che avevamo! Terrei a sottolineare anche quanto la classe e le performance dei membri arrivati all’ultimo abbiano impreziosito e reso unico tale risultato”.
IL VOSTRO SOUND PUO’ ESSERE DESCRITTO COME GOTHIC-DOOM METAL, SEI D’ACCORDO? QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE? MY DYING BRIDE, PRIMI ANATHEMA, PARADISE LOST…?
“In linea di massima, è sicuramente la definizione più corretta per il nostro sound, dato che attinge ed è ovviamente debitore alle band storiche di questa scena. Il nostro intento è sempre stato quello di rileggere e interpretare con stile e in chiave personale un sound che vedevamo un po’ abbandonato e messo da parte in questi ultimi anni”.
PER QUALE MOTIVO, DOPO ANNI TRASCORSI COME PROTAGONISTA IN BAND MOLTO DIFFERENTI COME DOPE STARS INC. E KLIMT 1918, HAI DECISO DI DAR VITA AD UN PROGETTO COME I THE FORESHADOWING? SECONDO TE CHE COSA C’È DI TANTO AFFASCINANTE IN QUESTO GENERE DI MUSICA?
“L’unico motivo è la passione e il desiderio di poter suonare e comporre insieme alla mia band della musica onesta, genuina e senza fronzoli. Trovo ci sia una magia unica insita in queste sonorità, qualcosa che ancora oggi dopo tanti anni mi tiene legato ad esse. Anche nel mezzo di tante esperienze musicali così diverse tra loro, ho sempre coltivato questo desiderio e ora voglio portarlo avanti nel miglior modo possibile”.
È ABBASTANZA FACILE NOTARE COME LA SCENA ROMANA ABBIA PARTORITO NEL CORSO DEGLI ANNI DIVERSE BAND CON ALCUNE CARATTERISTICHE E INFLUENZE IN COMUNE. AD ESEMPIO, NOVEMBRE, PRIMI KLIMT 1918, PRIMI ROOM WITH A VIEW E ORA VOI E THE SUN OF WEAKNESS… TUTTE BAND CHE PROPONGONO UN SOUND CREPUSCOLARE E MALINCONICO. QUALI SONO SECONDO TE I MOTIVI DIETRO LA NASCITA E L'”ESPLOSIONE” DI UNA TALE SCENA?
“Penso che da sempre in Italia ci sia una validissima schiera di musicisti che sa interpretare e personalizzare le sonorità nate nel nord Europa in un modo unico e speciale. Lo vedo come una sorta di dna in comune, una particolare sensibilità artistica mediterranea che in realtà ha avuto difficoltà ad emergere solo ed esclusivamente per una mancanza di cultura musicale “di massa” verso certa musica e per la costante carenza di strutture di supporto adeguate. Sono in questa scena dai primi anni ’90, in quel periodo la situazione era drammatica, ci sono stati dei grossi miglioramenti (dovuti in grossa parte all’avvento del web e della tecnologia) che hanno portato gruppi validissimi a maggiore visibilità, ma, secondo me, rimangono ancora molte cose da migliorare per poter competere coi mercati esteri tipo la Germania, l’Inghilterra o la Scandinavia. Il mio è uno spunto critico che riguarda non le band, ma chi dovrebbe valorizzarle (vedi label, media, clubs) invece di ‘costringerle’ a scappare all’estero per avere la giusta considerazione che si meritano. È una sorta di ‘fuga di cervelli’, problema tipicamente italiano applicato in piccolo alla nostra realtà musicale. Mi fermo qui, perché e un argomento così vasto ed interessante che meriterebbe uno speciale appositamente dedicato”.
TORNANDO ALL’ALBUM, CHE COSA PUOI DIRMI SULL’ASPETTO LIRICO DEI BRANI? CHI HA SCRITTO I TESTI E DI CHE COSA PARLANO?
“I testi sono stati curati dal nostro tastierista Francesco, che si è occupato anche di alcune backing vocals nel disco. Diciamo che dalla prima all’ultima canzone si sviluppa un’idea portante che è l’attesa dell’apocalisse che sta per abbattersi su questo mondo marcio in cui viviamo. Non trattano tematiche puramente astratte e metaforiche, ma sono soprattutto storie ed esperienze di vita reale, una vita alienante che spesso ci ritroviamo a condurre per andare avanti. Viviamo i nostri giorni facendo sempre le solite cose, i soliti movimenti, percorrendo le solite strade, guardando le stesse facce. Basta fermarsi e rendersi conto che stiamo passando la nostra vita chiusi dentro a delle mura, con la costante frustrazione di dover rispondere ad obblighi e limitazioni che la vita ci impone, non abbiamo libertà, siamo schiavi silenziosi e consenzienti. ‘Days of Nothing’ è una reazione a tutto questo, un chiedersi se non sarebbe meglio che arrivasse la fine del mondo e ricominciasse tutto da zero, cancellando i sorrisi di circostanza, le strette di mano, la voglia di potere e tutte le convenzioni che regolano questo mondo”.
FRA I BRANI DELL’ALBUM HO PARTICOLARMENTE APPREZZATO “THE WANDERING”, “DEATH IS OUR FREEDOM” E “LADYKILLER”. TI ANDREBBE DI SPENDERE QUALCHE PAROLA SU OGNUNO DI ESSI? TROVI CHE QUESTI POSSANO ESSERE CONSIDERATI ALCUNI DEI PEZZI PIU’ RAPPRESENTATIVI DI “DAYS OF NOTHING” O SONO ALTRI I TUOI PREFERITI?
“Non ho brani preferiti in particolare, amo questo album nella sua completezza perché ogni singolo pezzo rappresenta un tassello della nostra vita. Nasconde tanti ricordi, tante esperienze condivise insieme, lo considero come un riassunto di ciò che siamo stati fino ad ora. I brani da te menzionati li considero alcuni degli episodi più particolari dell’album. ‘The Wandering’ è musicalmente l’esatto riflesso del titolo, un vagare affannosamente riflettendo e cercando risposte sulla nostra esistenza. Si sviluppa su un groove deciso ed ossessivo e contiene a mio avviso una performance vocale da brivido. ‘Death is our Freedom’ la considero una sorta di manif’sto del nostro stile e pensiero, anche qui la cadenza ossessiva e opprimente la fa da padrone. ‘Ladykiller’ è il brano che forse spiazza di più al primo ascolto, una sorta di fusione tra il suono doom funereo sabbattiano ed un approccio vocale catchy alla Depeche Mode. Temevo un po’ di ostilità verso quest’ultimo pezzo, data la particolarità stilistica, invece sto notando da più parti che è stato recepito al meglio e ciò non può che farci piacere”.
COME È NATO IL CONTRATTO CON LA CANDLELIGHT RECORDS E PER QUALE MOTIVO AVETE SCELTO QUESTA ETICHETTA?
“La proposta della Candlelight è stata improvvisa e spiazzante, direi. Ad album terminato, abbiamo ricevuto con molto piacere numerose offerte di contratto, ed eravamo in procinto di firmare con un’altra nota label europea, quando all’improvviso è arrivata la Candlelight e ci ha proposto un deal irrinunciabile! È stato tutto molto veloce ed entusiasmante, ed in una decina di giorni la trattativa si è conclusa per il meglio. Tutti noi abbiamo sempre amato questa storica label ed è motivo di onore avere la possibilità di lavorare con loro ora”.
AVETE IN PROGRAMMA DELLE DATE LIVE O I THE FORESHADOWING DEVONO ESSERE CONSIDERATI UN PROGETTO DA STUDIO? PENSI CHE LA VOSTRA PROPOSTA POSSA RENDERE AL MEGLIO IN UN SIMILE CONTESTO?
“Ci tengo a sottolineare che i The Foreshadowing sono una band a tutti gli effetti e stiamo già muovendoci per suonare dal vivo e promuovere il disco in tutta Europa. Stiamo preparando il nostro live-set e speriamo di organizzare qualcosa a breve scadenza”.
LIVE A PARTE, QUALI SONO I PROGRAMMI PER IL FUTURO DELLA BAND? POSSIAMO ASPETTARCI UN SECONDO ALBUM IN TEMPI BREVI?
“Per ora vogliamo concentrarci sul versante live, inizieremo comunque a programmare il prossimo album dopo l’estate prossima. Posso dire che stiamo componendo già tantissimo materiale, ma vogliamo fare tutto con calma e la dovuta meticolosità. A livello stilistico abbiamo intenzione di sviluppare un concept album che presenterà al suo interno un’ulteriore evoluzione del nostro sound”.
TUTTI VOI SIETE COINVOLTI IN NUMEROSE ALTRE BAND… CHE COSA PUOI DIRCI RIGUARDO ALLE PROSSIME MOSSE DEI VARI DOPE STARS INC., GRIMNESS, KLIMT 1918, ETC?
“Per quanto riguarda i Dope Stars Inc, ho da poco lasciato la band quindi non posso dirti molto se non che continueranno con l’attività live in programma. I Klimt 1918 hanno da poco ultimato le registrazioni del nuovo album e stanno mixando il tutto ai prestigiosi Fascination Street studios, mi aspetto un album stupendo! I Grimness hanno registrato un nuovo full-length e sono in cerca di una label, mentre gli How like a Winter stanno componendo del nuovo materiale per il secondo album, cercando anch’essi una nuova etichetta”.
OK, GRAZIE MILLE PER IL TEMPO CONCESSOMI! SE VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA, QUESTE ULTIME RIGHE SONO PER TE!
“Grazie a te per quest’intervista molto interessante e invito chiunque voglia avere notizie e aggiornamenti sulla band di consultare il nostro sito web e la nostra pagina myspace www.myspace.com/theforeshadowing“.
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