THE GHOST INSIDE – Aspettando il sole

Pubblicato il 25/10/2024 da

I The Ghost Inside hanno visto letteralmente la morte in faccia nel tragico incidente che, nel tour americano del 2015, causò la morte del driver e gravissime ferite a tutti i passeggeri, con il batterista Andrew Tkaczyk che perse sfortunatamente una gamba.
Dopo anni spesi in un lungo e faticoso periodo riabilitativo, la band giunse all’eccellente ritorno discografico nel 2020, con un disco omonimo, il cui lancio venne ovviamente stroncato dalla pandemia.
In uno stato mentale temprato dalle intemperie della vita la band ha dato luce nell’aprile di quest’anno all’intenso ed emotivo “Searching For Solace”, un disco nato da una profonda riflessione e dal forte desiderio di rinascita, che si traduce in uno spettro sonoro allargato per questi paladini del metalcore melodico.
In occasione della prossima data in Italia, prevista il 1 novembre al Live Music Club di Trezzo, in provincia di Milano, abbiamo raggiunto il frontman Jonathan Vigil per commentare l’ultimo disco e lo stato mentale di una band che sta assaporando appieno il ritorno sui palchi internazionali.

 

E’ STATO PIÙ DIFFICILE DARE UN SEGUITO AL VOSTRO DISCO PIÙ POPOLARE “GET WHAT YOU GIVE” O AL SELF-TITLED DEL 2020?
– Penso sia stato più difficile dare un seguito al nostro disco omonimo. Qualche anno fa non ci saremmo mai aspettati che “Get What You Give” andasse tanto bene, stranamente non ci siamo nemmeno resi conto, lavorando a “Dear Youth”, che stavamo dando seguito a un disco così grande ed importante per la nostra carriera.

COME SIETE RIUSCITI A LAVORARE CON MOLTI PRODUTTORI DIVERSI PER “SEARCHING FOR SOLACE”?
– Per quest’ultimo disco abbiamo prenotato un sacco di ore in studio con grande anticipo. Abbiamo contattato produttori che rispettiamo ed amiamo realmente (Dan Braunstein , al lavoro con Spiritbox, Dayseeker; Cody Quistad, Wage War; Carson Slovak e Grant McFarland, August Burns Red, Bloodywood, ndr), coloro con cui avremmo voluto davvero collaborare. Ognuno di loro ci ha aiutato ad elevare le canzoni che abbiamo scritto, rendendole decisamente migliori.

COME VI SIETE AVVENTURATI IN TERRITORI PIÙ MELODICI RISPETTO AL PASSATO? AVETE CERCATO VOLONTARIAMENTE UN CONTRASTO?
– “Searching for Solace” è un concept album. Ci sono molti cambiamenti umorali, molti up and down, c’è una sorta di yin e yang nel disegno generale: volevamo che il disco riuscisse a rappresentarlo.

LEGGENDO SU INTERNET, MOLTI FAN NON ERANO CONVINTI DEI PRIMI SINGOLI PUBBLICATI PRIMA DEL DISCO: COME LI AVETE SCELTI?
– Quando si tratta di singoli, le decisioni non si prendono solo tra noi cinque del gruppo. Abbiamo l’ultima parola in merito, ma dobbiamo prendere in considerazione anche l’opinione del nostro management e della nostra etichetta discografica. Se vuoi la mia, tutto sommato le scelte che sono state fatte hanno funzionato, alla fine.

PARLANDO DI INTERNET: LEGGI LE RECENSIONI ONLINE? E I COMMENTI SUI FORUM E I SOCIAL MEDIA?
– Non importa di quale pubblicazione si tratti, c’è sempre qualcuno che la ama e qualcuno che la odia. Devi vivere ogni singola sessione di scrittura di ogni singola canzone per sapere che lo fai solo per te stesso: se poi la gente apprezza è davvero fantastico. Ma sei tu che devi suonare quelle canzoni giorno dopo giorno e devi amare quello che fai. Noi amiamo davvero questo disco.

C’E’ QUALCHE MOTIVO PER CUI, IN “CITYSCAPES”, HAI DECISO DI PARLARE DELLA MORTE DI TUO PADRE, OGGI CHE SONO PASSATI BEN DODICI ANNI?
– Non c’è una ragione precisa per cui ho atteso dodici anni per parlare della perdita di mio padre. Per un tema così importante volevo essere sicuro che la canzone potesse rappresentare degnamente il testo. Ho pensato di aver trovato quella canzone finalmente, quella in cui la musica si adatta alle sensazioni delle liriche: così è nata “Cityscapes”.

PENSI CHE IN FUTURO PROVERETE AD ALLARGARE ULTERIORMENTE I VOSTRI CONFINI MUSICALI?
– Quello che ti posso dire è che continueremo a scrivere canzoni al meglio delle nostre possibilità. Scriveremo sempre canzoni che pensiamo siano fresche, divertenti ed eccitanti. Per un soffio non abbiamo perso questa band per sempre, quindi la possibilità di fare di nuovo musica implica che non possiamo far altro che dare il 110%.

VI SIETE ASSICURATI DI INSERIRE QUALCHE PEZZO MOSH NEL DISCO, COME “WRATH” E “RECKONING”, PER SODDISFARE I VOSTRI VECCHI FAN?
– Fa tutto parte del processo di scrittura. Non è stato intenzionale scrivere canzoni come quelle, ma quando un riff nasce e le idee cominciano a scorrere… è così che finisce.

DOPO L’INCIDENTE C’E’ STATA LA PANDEMIA. COME AVETE MANTENUTO UN ATTEGGIAMENTO POSITIVO? C’E’ QUALCHE MEMBRO DEL GRUPPO CHE HA AVUTO BISOGNO DI PIÙ TEMPO E SUPPORTO RISPETTO AD ALTRI?
– La pandemia è stata difficile per tutti, non solo per noi. Paradossalmente, a causa del nostro incidente eravamo per così dire ‘preparati’ e abbiamo capito presto come sarebbe stato il periodo pandemico. Penso che tutti noi eravamo davvero pronti a tornare al termine delle restrizioni, perché abbiamo speso davvero tanto tempo per riprenderci. La canzone “Light Years” parla proprio di questo.

A VOLTE ARTISTI E FANBASE NON CONDIVIDONO GLI STESSI SENTIMENTI SUL DISCO CHE HA RESO POPOLARE UN GRUPPO: TU COME TI RAPPORTI CON “GET WHAT YOU GIVE”? NE SEI FIERO TUTT’OGGI O LO VEDI COME ACERBO, IMMATURO?
– Penso sia l’evoluzione di come una band funziona. E’ come passare dall’adolescenza alla maturità: guardi sempre indietro e vorresti aver fatto qualcosa diversamente, vorresti che qualche canzone si sia sviluppata in un modo diverso e che qualche altra sia più popolare, ma non lo vedi mai come immaturo o acerbo, è solo un momento diverso della tua vita.

STIAMO ASSISTENDO ALLA NASCITA DI INTELLIGENZE ARTIFICIALI SEMPRE PIÙ ABILI E COMPLESSE: SUNO E’ CAPACE DI CREARE INTERE CANZONI, MOLTE ALTRE CREANO ARTWORK CHE VEDIAMO GIA’ ESSERE UTILIZZATI COME COPERTINE DI DISCHI. COME GRUPPO AVETE CONSIDERATO DI AVVICINARVI A QUESTI STRUMENTI?
– Se devo essere completamente onesto, non conosco molto l’intelligenza artificiale. So che alcune persone sono state in grado di creare canzoni e lo trovo interessante, penso anche che la IA abbia molte applicazioni utili ma è dura interagire con essa per artisti creativi come noi che scriviamo testi e canzoni. Sarà interessante vedere dove ci porterà il futuro in ogni caso.

CHE CI DOBBIAMO ASPETTARE DALLA VOSTRA PROSSIMA DATA IN ITALIA?
– Un sacco di energia, un sacco di canzoni e un sacco di divertimento!

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