Pur avendoli intervistati solo pochi mesi fa in occasione del loro concerto al TAO Fest di Como, non potevamo certo lasciarci sfuggire l’opportunità di fare di nuovo quattro chiacchiere con i The Haunted, oggi in procinto di rilasciare il loro terzo album intitolato “One Kill Wonder”. Questa volta il mio interlocutore è stato il chitarrista Jensen, raggiunto negli uffici della SpinGo!, che si è dimostrato un ragazzo simpaticissimo e a tratti quasi logorroico…l’esatto contrario del suo amico Anders Bjorler! Nonostante gli abbia fatto subito presente che il loro nuovo album non mi ha convinto quanto i precedenti, il nostro amico si è lasciato comunque andare ad una lunga e distesa chiacchierata che si è protratta per diversi altri minuti oltre la conclusione dell’intervista ufficiale, toccando argomenti come l’amore del nostro per il thrash degli anni Ottanta, il Natale e relativo albero presente nell’ufficio, dei pazzi italiani conosciuti da lui a Goteborg e dell’esame di Semiotica che da lì a poco avrei dovuto tenere all’università! Ma comunque, bando alle stupidaggini…ecco a voi Mr. Jensen!
TI ANDREBBE DI PRESENTARE “ONE KILL WONDER” AI NOSTRI LETTORI? QUANTO PENSI CHE SIATE PROGREDITI DA “THE HAUNTED MADE ME DO IT”, MUSICALMENTE PARLANDO?
“Certamente. Se non ti dispiace però, in merito alla nostra progressione, vorrei iniziare parlando del nostro debut album. ‘The Haunted’ era stato fatto quasi per scherzo, volevamo suonare thrash e divertirci un po’. Con ‘Made Me Do It’ le cose cambiarono un po’ perché perdemmo un paio di membri importanti (il drummer Adrian Erlandsson, ora nei Cradle Of Filth, e il cantante Peter Dolving, nda) e registrare quel disco fu per noi una sorta di sfida, volevamo dimostrare di essere ancora in grado di suonare quel tipo di musica e di essere all’altezza delle grandi band del passato. Crediamo di esserci riusciti e scrivendo ‘One Kill Wonder’, avendo oggi una line up stabile, ci siamo posti l’obiettivo di sperimentare un pochino, scrivendo un album più vario con diversi tipi di ritmiche e cercando di trasportare su disco la nostra carica live…ci eravamo stufati di sentirci dire: ‘Il disco è carino ma vi preferiamo in sede live’! Abbiamo tenuto circa duecento concerti dopo la pubblicazione del secondo album, suonare così spesso dal vivo ti fa capire che cosa davvero può far decollare uno show: abbiamo capito che proporre esclusivamente brani veloci era un po’ noioso, sia per noi che per il pubblico, e che alternare brani del genere con altri più meditati sarebbe stato più redditizio”.
HAI MENZIONATO IL SOUND DELL’ALBUM, SICURAMENTE PIU’ LIVE E GREZZO RISPETTO AL PASSATO. COSA PUOI DIRMI RIGUARDO ALLE REGISTRAZIONI? PERCHE’ AVETE DECISO DI TORNARE NEI FREDMAN STUDIOS? FORSE NON SIETE CONTENTI DEL SUONO DI “MADE ME DO IT”, IL QUALE ERA STATO REGISTRATO NEI BERNO?
“Noi siamo molto soddisfatti della produzione di ‘Made Me Do It’, ma questa volta non avevamo proprio voglia di muoverci da casa per registrare (ride, nda)! Come ti ho detto, siamo stati per molti mesi in tour e l’idea di viaggiare anche per registrare il disco non ci andava molto a genio. Abbiamo scelto di tornare ai Fredman perché si trovano nella nostra città e questo ci dava la possibilità, una volta completata una session, di poter tornare a casa o di uscire coi nostri amici. Ci siamo trovati molto bene, gli studi sono cambiati molto rispetto al ’97, quando registrammo il debut, oggi sono più spaziosi e hanno una miriade di nuove e modernissime apparecchiature”.
LEGGENDO I CREDITS ALLEGATI AL PROMO HO NOTATO CHE BUONA PARTE DEI BRANI DEL NUOVO DISCO SONO STATI SCRITTI DA ANDERS. E’ UNA COSA PIUTTOSTO CURIOSA SE PENSIAMO AL FATTO CHE E’ STATO FUORI DALLA BAND PER DIVERSI MESI…
“Sì, ma devi sapere che abbiamo iniziato a dedicarci seriamente al songwriting solo poco dopo il suo rientro. Prima di allora non avevamo composto granché. Anders, pur essendo fuori dal gruppo, aveva continuato a scrivere riff e quando ha deciso di tornare aveva già alcuni brani quasi pronti. Non abbiamo impiegato molto a rifinirli, avevamo tutti un sacco di idee: infatti anche io e Jonas ci siamo dati da fare, scrivendo circa la metà dei brani che puoi sentire sul cd”.
“SHADOW WORLD” E’ FORSE IL BRANO PIU’ PARTICOLARE DEL LOTTO, ABBASTANZA INSOLITO PER I VOSTRI CANONI. AD ESSERE SINCERI NON MI HA IMPRESSIONATO MOLTO, TU COSA NE PENSI?
“Be’, come ti ho detto, su ‘One Kill Wonder’ abbiamo cercato di avere un approccio più variegato in fase di songwriting, quindi abbiamo evitato di scrivere solo brani veloci. Onestamente alcune delle cose che ha scritto Anders non convincono troppo neanche me… non dico che siano brutte, anzi, ma forse sono io che non sono abituato ad ascoltare certe cose, non mi trovo molto a mio agio a suonarle. Forse sono un po’ troppo ‘contorte’, io preferisco cose un po’ più dirette. Non sei comunque la prima persona che mi parla di ‘Shadow World’ in questi termini, molte persone mi hanno detto di essersi un po’ annoiati durante l’ascolto… spero però che sentendola dal vivo la vostra opinione cambi! Sin’ora è stato molto divertente sentire le opinioni di chi ha ascoltato il disco: c’è chi dice che questo sia il nostro lavoro più melodico e chi invece sostiene che sia quello più brutale. Io penso che sia entrambe le cose, i brani sono tutti diversi l’uno dall’altro, in ‘Godpuppet’ spacchiamo tutto mentre in un brano come ‘Shadow World’ facciamo respirare l’ascoltatore con un sacco di melodia. Non ho ancora conosciuto qualcuno a cui il disco piaccia nella sua interezza, però tutti hanno un brano che letteralmente adorano e la cosa mi fa comunque felice”.
VISTO CHE SIAMO IN TEMA TI ANDREBBE DI “LANCIARTI” IN UN TRACK BY TRACK?
“Nessun problema!
Privation Of Faith Inc.: E’ tutta opera mia! Quando siamo entrati in studio ho assillato gli altri affinché preparassimo un intro per il disco, è una cosa a cui tengo molto. Avevo alcuni riff pronti così sono tornato a casa, ci ho lavorato su per tutta la notte e il mattino seguente li ho sottoposti agli altri, loro hanno dovuto solo imparare le loro parti e registrarle. E’ un intro molto diverso rispetto a quello di ‘Made Me Do It’ ma è comunque molto buono.
Godpuppet: L’ho scritta alla fine di una giornata davvero stressante. Era piena estate e faceva molto caldo, quel giorno avevamo provato per cinque ore filate senza però combinare un bel nulla. Ero davver incazzato e quando gli altri sono tornati a casa ho continuato a suonare da solo. In circa mezz’ora il brano era pronto, non so neanch’io come ho fatto!
Shadow World: E’ stato il primo brano che Anders ci ha sottoposto dopo essere rientrato nella band. Un brano molto atipico, o lo ami o lo odi!
Everlasting: Penso che sia uno dei brani migliori del disco. E’ stato scritto principalmente da Anders e poi rifinito da tutti in sala prove. Molto veloce ed incazzato, lo suoneremo di sicuro dal vivo.
D.O.A.: Questa canzone è nata mentre stavamo cercando un riff adatto per il ritornello di ‘Shithead’. Stavamo suonando diversi riff che però non si addicevano a quel pezzo. Ci siamo accorti però che sarebbe stato uno spreco non utilizzarli così abbiamo provato ad assemblarli ed è nata ‘D.O.A.’. Il riff in apertura è inoltre quello portante del brano ‘Forensick’, presente sul nostro debut. Adoro letteralmente quel riff e non mi sono fatto problemi a riprenderlo pure qui.
Demon Eyes: Una strumentale scritta da Anders. Posta a metà album proprio per far riposare le orecchie. In questo modo i brani successivi risalteranno di nuovo per la loro potenza.
Urban Predator: Un altro brano scritto da Anders. La maggior parte dei riff in esso contenuti provengono da un demo su cassetta registrato da lui tanti anni fa.
Downward Spiral: Un brano di Jonas, ricorda un po’ gli At The Gates. Ci abbiamo messo tanto tempo ad arrangiarlo, eravamo molto frustrati alla fine. Mi è un po’ antipatica per questo motivo, ma è comunque una bella canzone (ride, nda).
Shithead: Un classico brano thrash, il preferito di Anders.
Bloodletting: Per me è molto ispirata dai Dark Angel. Anders ha voluto invitare Mike degli Arch Enemy per suonare un assolo su di essa e noi non abbiamo avuto niente in contrario!
One Kill Wonder: Un brano molto veloce e diretto. Risale addirittura ai tempi del debut, ma per un motivo o per l’altro non lo avevamo mai registrato.
PERFETTO! CAMBIAMO ARGOMENTO: LA SCORSA ESTATE ANDERS MI DISSE CHE QUESTO PROBABILMENTE SAREBBE STATO IL VOSTRO ULTIMO ALBUM PER LA EARACHE. LE COSE STANNO ANCORA COSI’ O AVETE FORSE RICEVUTO UNA PROPOSTA PER RINNOVARE IL CONTRATTO?
“No, posso confermarti che questo è l’ultimo album per la Earache. Ultimamente si stanno impegnando molto per promuoverci ma purtroppo non è stato sempre così, in passato abbiamo goduto di una promozione davvero scarsa. Ora stiamo ricevendo diverse offerte interessanti da altre label ma non abbiamo ancora preso una decisione e credo che ciò non avverrà a breve termine”.
VENIAMO AI VOSTRI PROSSIMI APPUNTAMENTI LIVE. COSA PUOI DIRMI A RIGUARDO?
“Inizieremo a suonare a metà febbraio con una serie di concerti in Svezia. Poi ci sposteremo in Gran Bretagna per una decina di date. Successivamente saremo in Sud Africa, Australia e Giappone! Il tour europeo invece inizierà ad aprile e se non sbaglio terremo quattro concerti in Italia. Non c’è ancora nulla di confermato ma forse, per la data di Milano, ci aggregheremo alle band del No Mercy festival anche se onestamente non so proprio quale sia il bill di quest’anno… tu ne sai qualcosa?”.
SI, DOVREBBERO SUONARE, TRA GLI ALTRI, TESTAMENT, DEATH ANGEL, MARDUK, NUCLEAR ASSAULT E DARKANE…
“Wow!!! Un vero thrash metal party! Allora spero proprio che ciò si avveri, non ho mai visto i Death Angel dal vivo e suonare con i Testament è sempre un piacere!”.
GIA’, E PENSARE CHE INIZIALMENTE DOVEVANO ESSERCI ANCHE I DARK ANGEL…
“Davvero? E’ un vero peccato, sono la mia band preferita! Comunque mi ha assai amareggiato apprendere che Jim Durkin non farà parte della nuova formazione… è un mio buon amico. Se poi penso che l’idea della reunion era partita da lui e che poi gli altri lo hanno estromesso mi fa davvero incazzare… chissà poi se sono ancora in grado di stare su un palco (ride, nda)!”.
LO SAPREMO A WACKEN…
“Ah, suoneranno a Wacken quest’anno? Ehi Luca, mi stai dando un sacco di belle notizie oggi! Allora ci daremo appuntamento là!”.
OK! PARLIAMO D’ALTRO ORA: SEI SULLE SCENE ORMAI DA PARECCHI ANNI, PRIMA CON I SÉANCE E ORA CON THE HAUNTED E WITCHERY. PRESUMO CHE TI SIA TOLTO DIVERSE SODDISFAZIONI MA C’E’ ANCORA QUALCOSA A CUI ASPIRI? QUALI SONO I TUOI OBIETTIVI A QUESTO PUNTO DELLA CARRIERA?
“Be’, il mio obiettivo principale è quello di scrivere di anno in anno musica sempre più buona. Poi mi piacerebbe, un giorno, poter suonare ogni sera davanti a migliaia di persone urlanti come accade ai vari Slayer ed Iron Maiden. Comunque non corriamo troppo, al momento mi accontento di poter usufruire di un bagno e di un camerino decente ogni sera… se hai presente il camerino del Rainbow di Milano sai di cosa sto parlando… spero di non mettere mai più piede là dentro!”.
HO ACCENNATO AI WITCHERY… COME VANNO LE COSE CON LORO?
“I Witchery ora sono in vacanza e ci resteranno sino a quando il lavoro promozionale per ‘One Kill Wonder’ sarà finito. Gli altri ragazzi della band ora si stanno dedicando ai loro lavori e alle loro famiglie. Non abbiamo piani precisi per il nuovo album ma ti posso assicurare che ci faremo di nuovo vivi in futuro. Sono molto contento di “Symphony For The Devil”, credo che sia il miglior album che abbiamo realizzato e spero proprio di riuscire a scriverne un degno successore”.
MI PARE DI CAPIRE CHE I THE HAUNTED SIANO LA TUA PRIORITA’…
“Sì, i The Haunted sono la mia band principale. Con loro è tutto molto professionale, ogni cosa che riguarda il gruppo viene affrontata in modo molto serio. I Witchery sono per lo più un passatempo, mi danno la possibilità di sfogare la mia passione per il metal degli anni Ottanta e di svuotare il cassetto da tutti i riff non adatti per i The Haunted (ride, nda)!”.
OK JENSEN, IO MI FERMO QUI, GRAZIE PER L’INTERVISTA…
“Grazie a te Luca. Un saluto a tutti i fan Italiani, ci vediamo ad aprile”!