“Be’, per cercare di essere conciso ed esauriente, posso dire che questo disco è la naturale evoluzione di ciò che avete potuto sentire su ‘rEVOLVEr’. In quel lavoro già avevamo cambiato qualcosa e ora abbiamo aumentato ulteriormente la dose di melodia, abbiamo sviluppato meglio le dinamiche dei pezzi ed in definitiva abbiamo scritto canzoni migliori”.
APPUNTO: L’ALBUM E’ MOLTO DIVERSO DA TUTTI I VOSTRI PRECEDENTI LAVORI E TU MI DICI CHE E’ STATA UNA SCELTA PIU’ O MENO STUDIATA O PERLOMENO PENSATA. MA COME MAI C’E’ STATA QUESTA FORTE VOLONTA’ DI CAMBIARE?
“In effetti, ‘The Dead Eye’ è differente da ogni nostro album; ma se ci pensi, ogni nostro disco è diverso dal precedente e da quelli che l’hanno preceduto. Questo è ciò che rende i The Haunted speciali! Non sai mai cosa aspettarti. Voglio dire, non abbiamo proprio pianificato a tavolino di stravolgere il nostro suono…più che altro è stata una progressione naturale. E a noi non sembra così drammatica oltretutto. E’ semplicemente ciò che sono i The Haunted nel 2006, eppure è strettamente collegato a quello che era la band nel 1998”.
TORNANDO UN ATTIMO A “rEVOLVEr”: POSSIAMO CONSIDERARLO UN ALBUM DI TRANSIZIONE, ALLA LUCE DI QUANTO COMPOSTO PER “THE DEAD EYE”? E COSA PENSI ORA A RIGUARDO?
“Sì, ‘rEVOLVEr’ è decisamente un disco di transizione! Vedi, abbiamo affrontato qualche stravolgimento di line-up durante la nostra carriera, ma quello che più ha causato cambiamenti è stato il ritorno di Peter (Dolving, ndR) in sostituzione di Marco (Aro, singer su ‘The Haunted Made Me Do It’ e ‘One Kill Wonder’, ndR): si sa bene quanto sia fondamentale per un gruppo il cambio di cantante e, sotto questo punto di vista, i The Haunted possono essere benissimo visti come due entità diverse, una con Peter alla voce e l’altra con Marco. ‘rEVOLVEr’ per me resta un bel disco e mi piace, però risulta un pochettino ‘fatto di corsa’: eravamo forse troppo ansiosi di registrare qualcosa e mostrare a tutti il ritorno del nostro primo singer. Per questo, è ovvio che cambierei degli elementi…qualche arrangiamento e la produzione, direi”.
MOLTI ASPETTI DEL VOSTRO SONGWRITING SONO CAMBIATI IN “THE DEAD EYE”: PIU’ CLEAN VOCALS, PIU’ PASSAGGI LENTI, PIU’ MELODIA, PIU’ STONER, PIU’ ROCK. DA DOVE SONO SPUNTATE FUORI, IN MODO COSI’ UNIFORME, TUTTE QUESTE IDEE?
“Davvero non lo so! In un certo senso, io son sempre stato abbastanza schizofrenico nella composizione di canzoni. Penso che lo stato d’animo del presente determini poi la qualità e la natura della musica che compongo. Se ascolti tutti gli album a cui ho partecipato, ti accorgerai presto che non ho praticamente mai composto un brano simile all’altro. Prova con il vecchio materiale degli At The Gates (profonda riverenza ed inchino, ndR): quella è roba davvero particolare…ci scoverai dentro un sacco di influenze progressive! Mi sembra normale per me aver guardato al mio passato ed averci lavorato sopra, aggiungendo melodia e nuove idee. Inoltre, dopo aver scritto circa settantacinque canzoni ad una certa velocità, probabilmente ho sentito il bisogno di esprimermi in altri modi”.
RIGUARDO LA COVER, E’ COLLEGATA IN QUALCHE MODO ALLE LYRICS? COSA STA A SIGNIFICARE? INOLTRE, CI SPIEGHI COME VI E’ BALZATA IN MENTE LA TROVATA DEI TITOLI TUTTI INIZIANTI CON “THE”?
“Certo, la copertina dell’album, i testi e tutto il tema-base di ‘The Dead Eye’ sono collegati. Però, guarda…non vi voglio rovinare la sorpresa, quindi vi invito a comprare il disco per avere così modo di scoprire tutto l’artwork e i testi nel dettaglio. Ti posso svelare comunque che l’idea del ‘the’ ci è venuta considerando la natura individuale delle lyrics, essendo esse tredici episodi separati, come una sorta di raccolta di novelle, ognuna incentrata su un tema ben preciso, appunto quello descritto nel rispettivo titolo”.
RIMANENDO IN TEMA LYRICS, SIETE SEMPRE STATI ISPIRATI DALL’ATTUALITA’ E DALLA REALTA’, NEI VOSTRI DISCHI PRECEDENTI: AVETE QUINDI CAMBIATO APPROCCIO PER IL NUOVO LAVORO?
“A dire il vero, non è che ci siamo basati solo sull’attualità e sulla realtà…comunque capisco il senso di ciò che dici, certo non abbiamo mai scritto testi fantasy. Per ‘The Dead Eye’, Peter ha principalmente scritto degli aneddoti legati alla sua vita. Cose di cui ha avuto esperienza, relazioni con persone varie e così via… Stavolta ha scritto in maniera molto personale, cercando di dare anche un senso al testo interpretabile da chiunque; diciamo che sono il bonus emozionale alla nostra musica”.
GIRERETE ANCHE VOI UN VIDEO COME STA FACENDO LA MAGGIOR PARTE DEI ‘GRUPPI IMPORTANTI’?
“Penso di sì, ma la scelta della canzone e i preparativi per tutto non sono ancora iniziati! Vi consiglio di tenervi aggiornati presso il nostro sito oppure su quello della Century Media”.
SO CHE CI SARA’ DEL MATERIALE BONUS ALLEGATO A “THE DEAD EYE”: CE LO PUOI DESCRIVERE?
“Ecco qua: ci saranno due bonus track inedite e un DVD-bonus con il making of del disco (della durata di circa venti minuti), due tracce live e due videoclip (di ‘All Against All’ e ‘No Compromise’)”.
LA DOMANDA SCOMODA ORA: AVETE PENSATO A COME REAGIRANNO I FAN AD UNA TALE VIRATA STILISTICA? NE GUADAGNERETE CERTO DI NUOVI, MA PROBABILMENTE LA FETTA PIU’ ESTREMA FARA’ FATICA A SEGUIRVI…
“Uhm…proprio non so che dirti…sarebbe davvero triste perdere i vecchi fan! Così, senza saper leggere né scrivere, posso solo consigliare a tutti quanti di dare almeno un ascolto ed una possibilità al disco: ascoltate prima di decidere. Noi siamo molto orgogliosi di come è venuto! E speriamo lo possiate essere pure voi”.
ALTRA DOMANDA SCOMODINA: IL ‘FENOMENO REUNION’ SEMBRA NON PASSARE MAI DI MODA…DOPO GLI ATHEIST, ORA ANCHE I CYNIC SI SONO RIFORMATI. UN’ORDA DI METALLARI ESULTEREBBE SE SI POTESSERO RIVEDERE ON STAGE GLI AT THE GATES…
“Mi spiace…non capisco bene la domanda…(ok, manco un contentino c’ha dato…, ndR)”.
COME GIUDICHI IL CRESCENTE MOVIMENTO METAL-CORE AMERICANO? HANNO PRESO THRASH METAL, DEATH SVEDESE, HARDCORE E LI HANNO MISCHIATI ASSIEME. MI SEMBRA DI RICORDARE UN ALBUM CHIAMATO “THE HAUNTED” CHE ERA UNA GRANDE ANTICIPAZIONE DI TUTTO CIO’…
“Ti dirò la verità: non mi interessa molto seguire le varie scene. Men che meno quella metal-core”.
VA BENE, COME NON DETTO… OK, E’ TUTTO, ALLORA! A TE LE ULTIME PAROLE…
“Grazie mille per l’intervista! Volevo anche porgere i miei rispetti a: Ennio Morricone, Bruno Nicolai, Sergio Martino, Duccio Tessari e Giulio Questi. Viva Italia !!”.