THE HELLACOPTERS – Live ‘n’ loud!

Pubblicato il 02/01/2006 da


Abbandonati del tutto i riferimenti al punk evidenti nei primi album, gli Hellacopters hanno forgiato un suono forse meno abrasivo ma certamente interessante e personale. “Rock’n Roll Is Dead” è l’album più riuscito e vitale della seconda parte della carriera della band scandinava e la recente data milanese dei nostri ha confermato che gli Hellacopters sono anche e soprattutto un gruppo da palco. Ecco cosa ci hanno raccontato…

COME STA ANDANDO “ROCK’N ROLL IS DEAD”?
Boba: “Sta andando bene. In realtà l’industria musicale è in crisi, quindi le vendite calano per tutti, ma sulla lunga distanza le cose vanno bene. Dal punto di vista delle vendite molto è cambiato negli ultimi anni; qualcuno dice che sia colpa dei download da internet, ma sono speculazioni”.

COSA PENSATE DEL DOWNLOAD DAL PUNTO DI VISTA DEL FRUITORE? LO RITENETE UN DANNO PER VOI?
Kenny: “Il bello è che è possibile raggiungere le persone in modo diretto, senza la mediazione dei negozi. Purtroppo non si viene pagati per il proprio lavoro”.
Boba: “In realtà non siamo contrari alla cosa. E’ un modo per conoscere musica nuova e visto il modo in cui l’industria musicale si sta evolvendo, la possibilità di trovare delle alternative è vitale. Se scarichi un paio di buone canzoni, è probabile che ti venga voglia di comprare il disco. Credo ci si sia concentrati troppo sul fatto che c’è una perdita di soldi legata al download, ma sono discorsi legati all’industria e a noi non interessa molto”.

I VOSTRI PRIMI DISCHI AVEVANO UNA FORTE COMPONENTE PUNK, MA LA COSA SEMBRA ESSERSI AFFIEVOLITA CON IL TEMPO…
Boba: “Non abbiamo mai perso la nostra impronta punk. Il punk non è morto, il rock’n roll sì. Il fatto di essere in un gruppo fa sì che molte volte si debba seguire l’istinto, adattarsi ai cambiamenti che ognuno dei membri può attraversare. Non abbiamo mai pensato a come dovesse suonare un disco prima di registrarlo. Fin’ora quello che facciamo ci piace e probabilmente piace anche ad altre persone. Non possiamo ripeterci per sempre”.

QUANDO LA SCENA SCANDINAVA ESPLOSE, CIRCA DIECI ANNI FA, SI AVEVA L’IMPRESSIONE CHE CI FOSSE UN FORTE LEGAME, ANCHE PERSONALE, TRA I DIVERSI GRUPPI. COME STANNO LE COSE ORA?
Kenny: “La Svezia è un paese piuttosto piccolo. Incontriamo spesso i membri delle altre band ai festival estivi o nei club; la scena è molto unita, interconnessa. Ci si incontra abbastanza spesso”.
Boba: “Anche durante la fase creativa abbiamo modo di incontrare gli altri musicisti in studio. Siamo amici, non pensiamo alla cosa dal punto di vista della ‘scena’, ha tutto a che fare con i rapporti personali”.

SIETE INSIEME DA ORMAI UN DECENNIO E AVETE PASSATO MESI ON THE ROAD. COME RIUSCITE A MANTENERE IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA DI VOI?
Kenny: “Non ci riusciamo! In realtà non litighiamo mai. Non so se sia una cosa sana, ma ormai siamo insieme da tanto tempo e capiamo quando qualcuno ha bisogno di uno spazio personale e per quanto tempo. Sappiamo quando allontanarci e conosciamo i tasti giusti da schiacciare per farci incazzare a vicenda”.

COME FATE A FARE IN MODO CHE I VOSTRI MOMENTI DI STANCHEZZA NON SI RIFLETTANO SULLA BUONA RIUSCITA DEL CONCERTO? IMMAGINO CHE CI SIANO GIORNI IN CUI NON VOLETE SALIRE SUL PALCO…
Kenny: “E’ la cosa più pericolosa di questo lavoro. Nessuno vuole fare la figura dell’idiota di fronte a cinquecento persone. Capita di sentirsi stanchi o malinconici durante il giorno, ma quando sali sul palco, se il pubblico ti aiuta, dimentichi tutto”.
Boba: “Non credo che il fatto che l’umore di ciascuno di noi influenzi la riuscita del concerto sia necessariamente una cosa negativa. Ci aiuta a non mettere una maschera, a non sforzarci di essere quello che non siamo. Possiamo essere malinconici o felici, l’importante è che sul palco lo mostriamo. Ci sono molti modi di avvicinarsi al concerto; è possibile usare in senso positivo le proprie frustrazioni, l’ansia, la rabbia…”.
Kenny: “La stanchezza è difficile…”.

CREDO CHE LA STANCHEZZA SIA L’ASPETTO PIU’ EVIDENTE; CAPITA DI VEDERE UN CONCERTO E CAPIRE CHE IL GRUPPO HA AVUTO UNA BRUTTA NOTTATA O UN VIAGGIO SCOMODO…
Boba: “Sì, quando sei stanco si vede. Vuoi scendere dal palco il prima possibile ed è una cosa molto pericolosa…”.
Kenny: “Essendo cinque nel gruppo, è anche possibile che io faccia un brutto concerto, magari da incazzato, e gli altri ne facciano uno stupendo”.
Boba: “Credo che la cosa importante sia che possiamo essere cinque individui anche sul palco. Non cerchiamo di ‘fonderci’ insieme e credo che questo ci aiuti a fare dei buoni concerti anche quando uno di noi non è in forma. Ci sono cose difficili da affrontare quando sei su un palco: essere troppo ubriaco ad esempio…”.

PER UNO COME LEMMY KILMINSTER NON SEMBRA ESSERE UN PROBLEMA…
Kenny: “No, ma non mi sembra un esempio a cui ispirarsi…”
Boba: “In realtà non abbiamo un’icona a cui abbiamo sempre guardato dicendo: ‘voglio essere così’. I miei idoli sono fuori dalla musica”.

C’E’ STATO UN MOMENTO PRECISO IN CUI AVETE CAPITO DI ESSERE DIVENTATI DEI PROFESSIONISTI? DI POTER PAGARE LE BOLLETTE CON I DISCHI CHE VENDETE?
Kenny: “Se suoni spesso dal vivo non puoi avere un lavoro costante. Non ci siamo accorti di poter pagare l’affitto con la musica da un momento all’altro, piuttosto abbiamo pensato di doverci provare. Abbiamo tentato ed è andata bene. Ci sono molti musicisti che mi dicono ‘ehi, andavamo a scuola insieme e ora sei un professionista e io no’. Io rispondo che ci ho provato, mentre loro hanno rinunciato e hanno cominciato a lavorare in banca”.
Boba: “Abbiamo saputo sfruttare le opportunità che si sono presentate. Non abbiamo mai scelto di diventare ciò che siamo; è successo e ci è voluto tempo. Ormai siamo professionisti da diversi anni e non dipendiamo da altri lavori, ma è una condizione difficile. E’ difficile avere una vita sociale e mantenere le proprie amicizie perché si è sempre in giro. Non è una cosa di cui ci lamentiamo, semplicemente è così”.

COME VI AVVICINATE AD UN CONCERTO? PENSATE SIA “COMPLEMENTARE” AL DISCO O LO VEDETE PIU’ COME UN’ESPERIENZA A PARTE?
Boba: “In un concerto riveliamo la chiave che lega tutti i nostri album. Se ascolti il nostro primo disco e l’ultimo, ti accorgi che sembrano scritti da due gruppi diversi, ma quando ci vedi dal vivo ti rendi conto del legame che li unisce…”.

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