Sono sicuramente una delle band più chiacchierate degli ultimi tempi, sia per la loro provenienza geografica – la Mongolia – che per la particolarità della loro proposta sonora, ma anche per le loro innumerevoli collaborazioni, dai Metallica ai videogiochi (con “Star Wars – Jedi: Fallen Order”). I The Hu hanno nel corso di pochi anni fatto breccia nei cuori di molte persone, anche esterne all’ambiente metal, per via della loro particolarissima musica definita da loro stessi ‘hunnu rock’, un miscuglio azzeccato di riff, voci baritonali e musica tradizionale mongola. Dopo tre anni dall’esordio è uscita la seconda prova in studio nella band, “Rumble Of Thunder”; ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con Galbadrakh Tsendbaatar (per gli amici Gala), cantante e fondatore della formazione mongola. Direttamente dal tourbus che porta il gruppo in tour con Five Finger Death Punch e Megadeth – e con il prezioso supporto di un’interprete che traducesse le domande dall’inglese alla lingua mongola e viceversa per le risposte – il musicista orientale ci ha condotto in un viaggio attraverso le steppe e una natura incontaminata, sulle tracce di antichi popoli guerrieri.
CIAO GALA E BENVENUTO SU METALITALIA.COM. VISTO CHE È LA PRIMA VOLTA CHE VI INTERVISTIAMO TI ANDREBBE DI RACCONTARE AI NOSTRI LETTORI COME È NATA LA BAND E IN PARTICOLARE COSA SIGNIFICA IL VOSTRO NOME?
– Beh ovviamente noi viviamo in Mongolia e, quando ci siamo formati, il nostro primo obiettivo è stato far conoscere la nostra musica tradizionale all’infuori del nostro paese. La parola ‘Hu’ è il cuore della definizione di ‘essere umano’: si tratta di un termine usato molto nell’antica Mongolia anche dal punto di vista filosofico, come ciò che definisce l’intelletto degli esseri umani. Il progetto si basa sull’hunnu rock, un genere che è nato in realtà una decina di anni fa proprio grazie al lavoro della Dashka Production, con la quale oggi pubblichiamo i dischi, che ha inserito nel suo catalogo diverse band che suonano mescolando heavy metal, hard rock e la tradizionale musica del nostro Paese.
VENIAMO AL VOSTRO ULTIMO LAVORO, “RUMBLE OF THUNDER”. QUALI SONO LE DIFFERENZE PRINCIPALI FRA QUESTO NUOVO DISCO E “THE GEREG”?
– “Rumble of Thunder” non solo è un altro disco hunnu rock: quando abbiamo scelto il titolo abbiamo cercato qualcosa che significasse ‘toccare i cuori e le anime’ dei nostri fan. Volevamo un titolo che richiamasse, tramite la fusione fra rock e tradizione, il fatto che la musica va alle radici dell’anima delle persone: il ‘rombo del tuono’ è perché cerchiamo, come un fulmine, di toccare immediatamente quelle corde!
ASCOLTANDOLO ABBIAMO AVUTO LA SENSAZIONE CHE SI TRATTI DI UN DISCO PIÙ DIRETTO DEL PRIMO, CHE ERA MOLTO FOCALIZZATO SULLA SPIRITUALITÀ E SUL RAPPORTO FRA UOMO E NATURA. È COSÌ?
– In realtà il nostro obiettivo quando scriviamo i pezzi è per prima cosa far capire alle persone che bisogna andare fieri delle proprie radici culturali. Quando abbiamo composto “Rumble of Thunder” volevamo che fosse chiaro, nel nostro modo di suonare, il nostro approccio di rispetto per la natura, per i nostri antenati e la nostra famiglia. Non importa in quale parte del mondo si trovi un nostro fan ora o cosa stia pensando: quello che vogliamo è raccontare delle storie tramite la nostra musica e possibilmente emozionare le persone, facendole sentire vicine fra loro e dando coraggio in momenti difficili della loro vita. Se riusciamo a raggiungere questi obiettivi possiamo sentirci soddisfatti, sia come performer che come musicisti.
A PROPOSITO DI QUESTA ‘INTERCONNESSIONE’: VIVIAMO IN UN MONDO DOVE LA NATURA VIENE SPESSO DISTRUTTA NEL NOME DEL PROGRESSO. PENSI CHE LA VOSTRA MUSICA POSSA RIPORTARE LE PERSONE A UN’EPOCA IN CUI LA SPIRITUALITÀ ERA AL CENTRO DI TUTTO, BASATA SUL RAPPORTO FRA UOMO E NATURA?
– Quello che cerchiamo di dire alle persone è di provare a vivere la propria vita pensando anche a queste tematiche: ci sono moltissimi posti inesplorati in Mongolia, in cui letteralmente nessuno ha mai messo piede e dove è addirittura vietato entrate. Con alcune delle nostre canzoni abbiamo proprio provato a far passare il messaggio di rispettare la natura per come è, di lasciarla così senza cercare di alterarla e di preservarla come meglio si può. Ovunque andiamo cerchiamo sempre di lanciare un messaggio sulla protezione del nostro pianeta, ed è un messaggio di cui il secondo disco è profondamente carico.
UNA DOMANDA INVECE SUI VOSTRI FAN: NEGLI ULTIMI ANNI, COMPLICE ANCHE LA PANDEMIA, ABBIAMO VISTO SEMPRE MENO GIOVANI AI CONCERTI. FORSE RICOLLEGARSI ALLE CANZONI TRADIZIONALI È UN MODO PER ATTRARRE NUOVI SPETTATORI? O IL METAL È DIVENTATA UNA MUSICA ‘DA ANZIANI’?
– In realtà la nostra musica è rivolta a tutte le età! Certo, ci siamo accorti che ci sono molte persone ai nostri concerti di età differenti: dagli adolescenti fino agli ultrasettantenni! Comunque quello che posso dire è che non ci concentriamo molto su una determinata fascia d’età: come dicevo prima cerchiamo di toccare corde che crediamo abbiano tutte e tutti nel loro cuore.
PARLIAMO UN ATTIMO DELLE VOSTRE COLLABORAZIONI: DALLA SAGA DI “STAR WARS” CON IL VIDEOGIOCO “JEDI: FALLEN ORDER” AI METALLICA CON LA COVER DI “THROUGH THE NEVER”. SONO STATE LE CASE VIDEOLUDICHE E LE ETICHETTE A CHIAMARVI O VI SIETE PROPOSTI IN PRIMA PERSONA E SIETE STATI ASCOLTATI?
– Il merito è della Better Noise: sono stati loro a far ascoltare i nostri pezzi alla EA e ai Metallica e a fare per noi dei contratti di vera e propria partnership. Tutto è iniziato quando abbiamo suonato “Wolf Totem” davanti ai produttori di “Jedi: Fallen Order”: sono rimasti così colpiti che hanno voluto assolutamente un nostro pezzo nel videogioco! Per noi che siamo dei giocatori incalliti e amanti di “Star Wars” è stato come un sogno ad occhi aperti, anche perché troviamo che la nostra musica si sposi bene con le atmosfere del gioco. Per quanto riguarda i Metallica abbiamo registrato la cover di “Through The Never” nel nostro stile ed è capitato che la ascoltassero, da lì si sono prima accorti anche della nostra cover di “Sad But True” con il video originale che li ha fatti impazzire. Insomma si sono messi in contatto direttamente col nostro manager per includere il primo dei due pezzi nel disco di cover del “Black Album” intitolato “Metallica Blacklist”. Tutto quello che è successo in questi anni è stato un po’ grazie alla nostra musica e molto grazie alla nostra etichetta: non vediamo l’ora di poter collaborare ancora alle colonne sonore di altri videogiochi!
MA QUALI SONO LE VOSTRE INFLUENZE PRINCIPALI IN CAMPO ROCK E METAL?
– Come musicista professionista ti direi che siamo influenzati sostanzialmente da tutto, ma se devo guardare al teenager dentro di me ti direi che la cosa con cui siamo cresciuti è la scena degli anni ’90: Pantera, Sepultura, ovviamente Metallica, ma anche band come i Linkin Park! Si, la lista è molto lunga, ma dobbiamo davvero molto a quella scena!
VENENDO ALL’OGGI: SIETE IN PARTENZA PER IL TOUR CON MEGADETH E FIVE FINGER DEATH PUNCH, COME VI SENTITE A RIGUARDO?
– In realtà siamo già sul tour bus e sto facendo l’intervista dalla mia cabina! Comunque abbiamo suonato qualche volta e posso già dire che sarà bellissimo dall’inizio alla fine, oltre per la caratura delle altre due band con cui suoniamo anche perché è bello vedere finalmente la gente con le nostre magliette o le nostre spille in mezzo al pubblico! Abbiamo anche fatto dei meet & greet ed è stato divertente incontrare per la prima volta molti dei nostri fan. La cosa bella è che dopo i concerti spesso venivano a farci i complimenti persone che non avevano idea della nostra esistenza e che, anche se non capivano in che lingua stessimo cantando, fra un pezzo e l’altro urlavano comunque “The Hu! The Hu!”. Se avrete occasione di passare a trovarci vi aspettiamo a braccia aperte!
A TAL PROPOSITO VOLEVAMO FARVI UN PAIO DI DOMANDE SULLA DATA DI MILANO: IN PRIMIS È UNA DATA DA HEADLINER! COME VI SENTITE ALL’IDEA DI SUONARE PER UN’ORA E MEZZA O PIÙ SOLO I VOSTRI BRANI?
– Fino a poco tempo fa avevamo sempre suonato da supporto nei grossi tour nelle arene, come questo con Megadeth e Five Finger Death Punch. In realtà proprio ieri abbiamo fatto una data da headliner a Santa Cruz! Abbiamo suonato un’ora e mezza ed è stato bellissimo: i fan continuavano a chiederci di più e noi non eravamo mai stanchi, come potete vedere dalla mia faccia sono rilassatissimo oggi (ride, perchè in realtà sembra abbastanza provato, ndr)!
COSA POSSIAMO ASPETTARCI DAL VOSTRO CONCERTO? VI PORTERETE UNA SCENOGRAFIA E I VOSTRI COSTUMI TRADIZIONALI?
– Beh, è la prima volta che suoniamo in Italia! Avremmo dovuto fare il concerto a marzo con i Sabaton e i Lordi ma è stato posticipato per i motivi che ben sappiamo, come la pandemia. Intanto penso sarà molto bello portare le canzoni del secondo disco dal vivo, quindi faremo una bella scaletta bilanciata fra i due dischi per non scontentare nessuno! Non vediamo l’ora di incontrarvi.